Armenia e Azerbaigian firmano la pace (La Stampa 23.05.25)

all’Ucraina al Medio Oriente in questo momento si discute di paci o di tregue per grandi guerre, ma intanto in una dimenticata periferia del mondo è stata firmata in sordina la pace fra Armenia e Azerbaigian; la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è congratulata con i leader dei due Paesi definendo l’accordo «un importante passo avanti» e promettendo che «l’Ue è pronta a investire nel Caucaso e ad avvicinare l’intera regione alla nostra Unione». Purtroppo la fine del conflitto ha ratificato la scomparsa della comunità cristiana del Nagorno-Karabakh che esisteva (e resisteva) da più di millesettecento anni; per impedire questo risultato non sono state decise sanzioni economiche occidentali né è stata costituita alcuna coalizione di Volenterosi.

Un’entità cristiana dal 301 D.C.

Il Nagorno-Karabakh era un’enclave cristiana nel territorio islamico dell’Azerbaigian, con una popolazione di centocinquantamila anime in una frazione di territorio dell’antica Armenia, che fu il primo regno in assoluto a convertirsi al cristianesimo, nel remoto anno 301 d.C. Facendo un salto di molti secoli, nel 1991 la guerra fra l’Armenia e l’Azerbaigian per disputarsi questa piccola regione è scoppiata nel punto di intersezione fra due macro-eventi, cioè l’esplosione di un’ostilità religiosa plurimillenaria e il crollo dell’Unione Sovietica che ha fatto saltare molti equilibri etnici nel mondo ex comunista. Nel conflitto che scoppiò nel ’91 ognuno dei due popoli, gli armeni e gli azeri, aveva diritti da rivendicare: gli armeni sventolavano il vessillo dell’identità e dell’autodeterminazione, gli azeri si appellavano al principio dell’integrità territoriale del loro Stato. Dal 1991 al 2020 gli armeni sono riusciti a prevalere, ma due offensive militari azere nel 2020 e nel 2023 hanno liquidato la loro posizione; ne è seguito un esodo che ha quasi cancellato l’antica comunità cristiana del Nagorno-Karabakh. Pulizia etnica.

Chi si è interessato alla vicenda e chi no

Questa regione non arriva alla superficie dell’Umbria. Gli Stati Uniti e l’Europa hanno mostrato una generica simpatia per la causa armena, se non altro in ricordo del genocidio armeno compiuto un secolo fa dai turchi, che sono etnicamente affini agli azeri; ma al di là di qualche declamazione retorica, in concreto l’Occidente non si è impegnato a difendere la popolazione del Nagorno-Karabakh. Invece la Turchia ha direttamente appoggiato l’Azerbaigian.

La Russia, potenza egemone del Caucaso, per tre decenni ha tenuto a freno gli azeri, poi nel 2020 ha dato loro via libera quando l’Armenia ha deciso una svolta politica internazionale in direzione dell’Occidente (che non le ha recato alcun frutto). La seconda offensiva azera del 2023 ha liquidato le residue e quasi indifendibili posizioni che gli armeni ancora presidiavano nel Nagorno-Karabakh. Peraltro, il Cremlino ha proibito all’Azerbaigian di proseguire l’offensiva verso il territorio dell’Armenia vera e propria; gli azeri ci avevano fatto un pensiero, per connettere la madrepatria alla provincia azera distaccata del Nakhichevan. L’accordo appena raggiunto fra Armenia e Azerbaigian è stato promosso da Mosca con l’intento di stabilizzare una “pax russa” nel Caucaso. Che avvantaggia anche l’Europa, visto che dall’Azerbaigian ci arriva una quota importante del metano di cui abbiamo bisogno.

La posizione della Francia e quella dell’Iran

In coda vanno segnalati due fatti curiosi, passati quasi inosservati dalla cronaca internazionale. Il primo è che dopo la pulizia etnica nel Nagorno Karabakh il presidente francese Macron ha inviato un contingente militare in Armenia, ammonendo azeri e turchi a non provare a invadere quel Paese. Il capo di Stato turco Erdogan si è arrabbiato. Comunque è evidente che la geografia rende difficile qualunque tentativo da parte della Francia, dell’Europa, e persino della superpotenza americana, di recitare un ruolo significativo nell’Armenia stretta fra Russia e Turchia. Il secondo fatto curioso da sottolineare è che l’Iran storicamente appoggia l’Armenia, e che il Paese ha accolto e continua a proteggere una piccola parte della diaspora armena sfuggita al genocidio in Turchia post-1915.

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