Azerbaijan, ancora repressione: il caso Abilov (Osservatorio Balcani e Caucaso 29.05.25)

Nell’ultimo decennio l’Italia è stata la principale destinazione delle merci esportate dall’Azerbaijan. Mentre Roma beneficia dell’economia del petrolio azerbaijano, il regime di Ilham Aliyev continua la sua campagna di repressione, condannando a diciotto anni di carcere un giovane studioso e aspirante regista

Igbal Abilov, 35 anni, etnografo e regista, è stato recentemente condannato da un tribunale dell’Azerbaijan a diciotto anni di carcere  per “alto tradimento”. La sentenza è stata emessa al termine di un processo tenutosi a porte chiuse e nessuna prova è stata mai resa pubblica.

Nato in Azerbaijan e cresciuto in Bielorussia, Abilov ha conseguito  una laurea in relazioni internazionali, per poi frequentare un corso di dottorato, pubblicando diversi contributi scientifici  e iniziando a insegnare all’università. Oltre al suo principale lavoro accademico, Abilov ha sviluppato un forte interesse per lo studio del popolo talysh, a cui lui stesso appartiene. Si tratta di una minoranza etnica di lingua iraniana che vive nell’Azerbaijan meridionale e nell’Iran settentrionale.

Il lavoro di Abilov si è a lungo concentrato sulla lingua e la cultura dei talysh. È stato redattore di una rivista accademica edita dalla Talysh National Academy  , dedicata alla storia e la cultura del popolo talysh. È stato arrestato nel giugno 2024, durante una visita alla sua famiglia in Azerbaijan.

Secondo l’avvocato di Abilov  , il principale elemento di prova addotto dall’accusa è uno scambio accademico via Skype tra Abilov e Garnik Asatryan  , noto ricercatore specializzato in studi iraniani presso l’Università Statale di Yerevan, in Armenia, anch’egli interessato allo studio della cultura del popolo talysh. Per le autorità azerbaijane, lo scambio tra i due studiosi suggeriva un’attività sovversiva.

Il procedimento penale è stato tutt’altro che trasparente. Pur non essendo mai stata presentata alcuna prova sostanziale contro di lui, Abilov è stato condannato a diciotto anni di carcere. Il processo si è svolto a porte chiuse e alla famiglia dell’imputato è stato impedito di assistere  alla lettura della sentenza.

Uno dei testimoni citati dall’accusa ha dichiarato  ai giornalisti che il giudice gli ha impedito di esprimersi liberamente quando ha cercato di parlare in difesa di Abilov. Il giudice si è rivolto al testimone in modo sprezzante e irrispettoso. Inoltre, le udienze finali si sono svolte via Zoom, senza la presenza del pubblico e senza alcun controllo legale.

Dopo l’arresto di Abilov sono state lanciate diverse iniziative internazionali e dichiarazioni ufficiali  in sua difesa, come documentato anche sul sito igbal.info  . Tra queste una dichiarazione  dell’American Historical Association, una campagna  di Amnesty International, una iniziativa congiunta  di Human Rights Watch, Freedom Now, FIDH e altre organizzazioni.

Dopo l’annuncio della sentenza, il gruppo “Scholars at Risk” ha lanciato un appello pubblico  esortando le autorità dell’Azerbaijan a rilasciare immediatamente Abilov, definendo la sua detenzione ingiusta. A reagire al verdetto è stata anche la relatrice generale per i prigionieri politici dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, sollevando serie preoccupazioni  sulle motivazioni politiche alla base dell’accusa e sugli attacchi ad Abilov per il suo impegno come studioso talysh.

Il caso di Igbal Abilov è stato discusso durante un’audizione  al Congresso degli Stati Uniti (in particolare al minuto 47:55) dove si è parlato di persecuzioni giudiziarie, arbitrarie e infondate, praticate in Azerbaijan sotto il regime di Ilham Aliyev contro i difensori dei diritti umani, i giornalisti e i membri delle minoranze etniche.

Nell’autunno del 2024, il cortometraggio Pieces di Igbal Abilov, in quel momento già rinchiuso in carcere, ha vinto  il premio per il miglior film di fantascienza al Monza Film Festival in Italia. Con una dichiarazione  inviata dal carcere, Abilov ha dedicato il premio a tutti i prigionieri politici in Azerbaijan “indipendentemente dal fatto che la libertà di espressione e di pensiero sia vicina o lontana”.

In un messaggio  , condiviso dopo la lettura della sentenza, Igbal Abilov ha dichiarato: “Nessuno dovrebbe essere privato dei propri diritti per motivi di genere, nazionalità, lingua, religione o per le proprie opinioni”. Abilov ha invitato quelli che si sono dimostrati solidali con lui a “rimanere sempre liberi e a continuare a sorridere: la conoscenza e la libertà interiore sono più forti di qualsiasi GULAG”.

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