Dal Genocidio al rifugio in Libano: gli Armeni Libanesi (Iari 29.05.25)

La storia degli armeni in Libano corre parallela a quella dello Stato stesso: entrambe iniziano negli anni ’20.

Il genocidio armeno del 1915 rappresenta non solo la prima grande operazione di pulizia etnica sistematica del XX secolo, ma anche un momento chiave nel disfacimento dell’Impero Ottomano e nella riconfigurazione geopolitica del Medio Oriente. Condotto durante la Prima Guerra Mondiale da settori del Comitato di Unione e Progresso (CUP), il genocidio rifletteva il passaggio da un Impero multietnico in crisi verso una visione statuale etno-nazionalista. Gli armeni, accusati di collaborazionismo con la Russia zarista nel Caucaso, furono considerati un rischio strategico interno. Il risultato fu l’eliminazione fisica e lo sradicamento di un intero popolo dalla propria terra storica.

In questo scenario, il genocidio si inserisce in una dinamica geopolitica più ampia: il collasso degli imperi centrali, la spartizione del Levante tra Francia e Regno Unito secondo gli accordi Sykes-Picot (1916) e la marginalizzazione delle aspirazioni armene nel successivo Trattato di Sèvres (1920), mai attuato. Il Trattato di Losanna (1923) confermò il nuovo assetto internazionale, riconoscendo la Repubblica di Turchia ma escludendo qualsiasi menzione alla causa armena. Da quel momento in poi, la questione armena divenne una questione diasporica, più che territoriale.

 

 

La diaspora armena: il caso libanese

La diaspora armena si è trasformata nel tempo in un attore transnazionale capace di preservare identità, cultura e memoria collettiva, pur in assenza di uno Stato sovrano. In questo contesto, il Libano ha acquisito un ruolo centrale. Sotto mandato francese, il paese offrì un primo spazio di ricollocamento per migliaia di rifugiati armeni. A partire dal 1921, intere famiglie si stabilirono soprattutto a Beirut e nelle aree circostanti, con epicentro a Bourj Hammoud. Qui svilupparono un tessuto comunitario denso, articolato su basi religiose, culturali, educative (es. Nshan Palandjian; Armenian Evangelical School; Haigazian University) ed economiche.

Con l’indipendenza del Libano nel 1943 e il consolidamento del sistema confessionale, gli armeni ottennero pieno riconoscimento politico e cittadinanza. Intere famiglie furono naturalizzate. Compresa nelle 18 confessioni religiose ufficiali riconosciute in Libano, la comunità armena cristiana, ottenne seggi parlamentari, rappresentanza ministeriale e accesso a organi pubblici. La presenza di una struttura partitica armena articolata – con la Federazione Rivoluzionaria Armena (Tashnag), il Partito SocialdemocraticoHunchakian e il Partito Liberale Democratico Armeno/Ramgavar – permise alla comunità di partecipare attivamente al sistema consociativo libanese, pur mantenendo una forte identità etnico-culturale.

La Chiesa Apostolica Armena (Catolicosato della Grande Casa di Cilicia, Մեծի Տանն ԿիլիկիոյԿաթողիկոսութիւն), con sede ad Antelias, in Libano, ha svolto un ruolo fondamentale come “istituzione-madre” della diaspora mediorientale. Essa rappresenta un punto di riferimento religioso e politico e soprattutto l’unico riferimento unitario e stabile, e un canale di comunicazione privilegiato tra la diaspora e lo Stato armeno post-sovietico. È fede, baluardo identitario, voce politica per la memoria del genocidio e cuore spirituale per la Nazione armena, in patria e in diaspora. All’interno del contesto libanese, la Chiesa ha anche agito come garante della memoria del genocidio, promuovendo il riconoscimento internazionale.

La comunità armena libanese costituisce un modello riuscito di integrazione senza assimilazione, mantenendo lingua, memoria e tradizione in equilibrio con la cittadinanza nazionale. Durante la guerra civile libanese (1975–1990), la scelta di neutralità armata le ha conferito una posizione di equilibrio inter-settario, rafforzando il suo profilo come attore moderatore. Questo ruolo è tuttora significativo in una regione frammentata da linee etniche, religiose e politiche.

Il Libano è anche l’unico paese arabo ad aver riconosciuto ufficialmente il genocidio armeno (2000), rafforzando il legame tra Stato e comunità e sottolineando la centralità della questione della memoria nella costruzione delle relazioni politiche in Medio Oriente. Ogni 24 aprile, commemorazioni pubbliche e religiose vedono la partecipazione di autorità libanesi e diplomatiche, confermando il peso simbolico e politico degli armeni nella vita pubblica del Paese.

Conclusioni

La presenza armena in Libano costituisce un caso esemplare di minoranza resiliente e strategica in un contesto fragile e pluriconfessionale. La loro storia riflette i principali snodi geopolitici del Novecento mediorientale: la fine degli imperi, la creazione degli Stati-nazione, la gestione postcoloniale della diversità, la crisi della cittadinanza e la politicizzazione della memoria. In questo quadro, la comunità armena libanese non solo sopravvive, ma contribuisce attivamente alla stabilità e al pluralismo del Libano, offrendo un modello alternativo alla polarizzazione etno-religiosa e alla marginalizzazione delle minoranze.

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