Diana Markosian alla ricerca del padre perduto (Il Giornale dell’Arte 10.03.25)

Fino al 28 maggio , il Foam presenta la mostra «Father» , che per la prima volta espone nella sua interezza l’omonima serie, creata tra il 2014 e il 2024 , con cui la fotografa americana, di origine armena, racconta il viaggio alla ricerca del padre da cui è stata allontanata durante l’infanzia e costruisce una relazione con lui .

Diana Markosian (1989) ha solo sette anni quando, pochi anni dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica , viene svegliata dalla madre nel cuore della notte, chiedendole di prendere le cose a cui tiene di più. Poche ore dopo, Markosian si imbarca su un aereo con la madre, il fratello di 11 anni e uno zaino di Bambi pieno di bambole: anche se lei lo ignora, la destinazione è Santa Barbara, California, dove li aspetta il futuro patrigno, che ha sponsorizzato il loro visto in seguito a una relazione epistolare. La madre, scoprirà Markosian da adulta, è una delle cosiddette «mogli per corrispondenza» , forzata a cercare una vita migliore per sé ei figli negli Stati Uniti dopo che la dissoluzione dell’Unione Sovietica le preclude ogni opportunità di carriera, condannando la famiglia alla povertà. Del padre , che non ha salutato prima di partire, non sa più nulla : sua madre ne taglia la figura dalle fotografie di famiglia e Markosian e il fratello ne dimenticano la fisionomia. I due impiegheranno quasi vent’anni prima di tornare a Mosca, la loro città natale, e poi in Armenia, da cui proviene la famiglia, nel tentativo di trovarlo.

Nel frattempo, Markosian si costruisce una reputazione come fotografare, combinando diversi approcci e discipline in uno stile narrativo unico , a cavallo tra la fotografia documentaria e quella concettuale . Vince premi internazionali e le sue opere vengono esposte in istituzioni quali il San Francisco Museum of Modern Art, l’International Center of Photography e la National Portrait Gallery di Londra. Quando finalmente si ricongiungono con la famiglia paterna , quindi, la fotografia diventa la scelta ovvia per elaborare le proprie emozioni .

Con fotografie di famiglia, fotografie documentarie e immagini d’archivio, «Father» mette in mostra il dolore della separazione : le lettere mai spedite e mai ricevute, i tentativi del padre di ritrovare i figli, il risentimento verso l’abbandono percepito. E poi, quando finalmente si incontrano, Markosian continua ad affidarsi al medium fotografico per raccontare le difficoltà di creare una relazione, di condividere una quotidianità, di accettare la nuova famiglia di lui . Difficoltà che non sono mai svanite: come scrive Markosian in accompagnamento alla serie, « Continuo a cercarlo. Penso che lo farò sempre ».

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