GeopoliticaIl premier armeno: pronti a firmare la pace con l’Azerbaigian (Renovatio21 17.04.25)
Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha annunciato che Yerevan è pronta a firmare un accordo di pace con l’Azerbaigian e contemporaneamente a sciogliere il Gruppo di Minsk dell’OSCE, un formato di mediazione ormai defunto per il conflitto del Nagorno-Karabakh.
La dichiarazione fa seguito alla decennale disputa tra le due ex repubbliche sovietiche sulla regione del Karabakh. L’Azerbaigian ha ripreso il controllo del territorio nel 2023, provocando la partenza della rimanente popolazione di etnia armena e lo scioglimento della sua amministrazione separatista. Da allora, Baku ha chiesto lo scioglimento formale del Gruppo di Minsk, istituito nell’ambito dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), come condizione per la firma di un accordo di pace.
Parlando martedì al parlamento armeno, Pashinyan ha affermato che Yerevan «comprende l’agenda dell’Azerbaigian in merito allo scioglimento del Gruppo di Minsk dell’OSCE. In effetti, se stiamo chiudendo il capitolo sul conflitto del Nagorno-Karabakh – e lo stiamo facendo – allora qual è lo scopo di un formato che si occupi della sua risoluzione?»
Pashinyan ha aggiunto che l’Armenia è pronta a formalizzare entrambi i passaggi contemporaneamente. «Proponiamo di firmare l’accordo di pace e di sciogliere contemporaneamente il Gruppo di Minsk dell’OSCE, il che significa la firma di entrambi i documenti lo stesso giorno», ha affermato.
I funzionari azeri hanno dichiarato in precedenza che qualsiasi accordo di pace dovrà includere lo scioglimento del Gruppo di Minsk dell’OSCE e modifiche alla costituzione armena, che a loro dire conterrà rivendicazioni territoriali nei confronti di Baku.
Il Gruppo di Minsk, presieduto congiuntamente da Russia, Francia e Stati Uniti, è stato istituito nell’ambito dell’OSCE negli anni Novanta. È rimasto in gran parte inattivo dopo la guerra del Nagorno-Karabakh del 2020 e l’operazione militare azera del 2023 che ha ripristinato il controllo di Baku sulla regione.
Nel 2022, il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha riconosciuto che il Gruppo di Minsk dell’OSCE aveva di fatto cessato di funzionare su iniziativa di Stati Uniti e Francia. La risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh è stata quindi realizzata principalmente attraverso contatti diretti tra i leader di Russia, Azerbaigian e Armenia, ha aggiunto.
In precedenza, anche il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan aveva dichiarato ai giornalisti che Yerevan e Baku si erano riconosciute reciprocamente l’integrità territoriale in base ai rispettivi confini al momento del crollo dell’Unione Sovietica. Ha descritto l’attuale versione del trattato di pace come «una questione storica».
Secondo Mirzoyan, le consultazioni per la firma del trattato dovrebbero iniziare presto, anche se non ha fornito né una data né un luogo.
Come riportato da Renovatio 21, l’esodo degli armeni dell’Artsakh (così chiamano l’area del Nagorno-Karabakh) a seguito dell’invasione nell’énclave delle forze azere arriverebbe a contare 100 mila persone, in una zona dove la popolazione armena ha un numero di poco superiore. Le immagini del corridoio di Lachin intasato da vetture di famiglie che fuggono sono a dir poco impressionanti.
Il primo ministro Pashinyan, cedendo alle lusinghe dell’Ovest, ha irritato giocoforza la Russia, che è l’unico Paese che si era impegnato davvero per la pace nell’area. Mosca non può aver preso bene né le esercitazioni congiunte con i militari americani (specie considerando che Yerevan aderisce al CSTO, il «Patto di Varsavia» dei Paesi ex sovietici) né l’adesione dell’Armenia alla Corte Penale Internazionale, che vuole processare Putin.
Bisogna aggiungere anche i rapporti dell’Occidente con Baku, considerato un fornitore energetico affidabile e ora piuttosto necessario all’Europa privata del gas russo. L’Azerbaigian è una delle ex repubbliche sovietiche ritenute più strategicamente vicine all’Occidente: si consideri inoltre le frizioni con l’Iran e quindi il ruolo nel contenimento degli Ayatollah.
Dietro all’Azerbaigian vi è l’appoggio sfacciato della Turchia e, si dice, quello militare-tecnologico di Israele. È stato detto che la Turchia avrebbe impiegato nell’area migliaia di mercenari siriani ISIS per combattere contro i cristiani armeni.
Come riportato da Renovatio 21, il clan Erdogan farebbe affari milionari in Nagorno-Karabakh e la Turchia, come noto, è già stata accusata di genocidio per il massacro degli armeni ad inizio Novecento.
Baku invece accusa la Francia di essere responsabile dei nuovi conflitti con l’Armenia. Il dissidio tra i due Paesi è arrivato al punto che il ministro degli interni di Parigi ha accusato l’Azerbaigian di aver avuto un ruolo nelle recenti rivolte in Nuova Caledonia.