Il duduk, lo strumento in cui risiede lo spirito dell’Armenia (2righe 06.03.25)
Non esiste uno strumento più rappresentativo dell’anima dell’Armenia del duduk. Realizzato in legno di albicocca e probabilmente risalente almeno al V secolo, questo particolare strumento ha viaggiato, mutando forma, anche in altri paesi attraverso i Balcani.
Resta però uno strumento interamente armeno, per la sua storia e anche per il suono, colorato e sfaccettato, capace di rendere la gioia e la malinconia.
Oggi il duduk accompagna ogni festività del paese e gode di un profondo riconoscimento anche a livello internazionale.

Anatomia e storia moderna del duduk armeno
Il duduk è uno strumento ad ancia doppia, con otto fori per la melodia e tre dimensioni possibili. Pur coprendo una sola ottava, lo strumento può produrre un’ampia varietà di suoni.
Al duduk è stata attribuita una sonorità espressiva, simile alla voce umana, capace di riprodurre perfettamente l’emotività della lingua armena.
I primi duduk potrebbero risalire a 1500-3000 anni fa. In principio veniva impiegato per suonare ballate popolari, ma dalla seconda metà del Novecento in poi è entrato a far parte del repertorio più recente. Tutto grazie al compositore armeno Avet Terteryan, il primo musicista a introdurre il duduk nella musica moderna.

Nel mondo e nel cinema
Pur sembrando uno strumento di nicchia e vincolato alla cultura armena , il duduk è comparso nelle colonne sonore di molti film. L’incontro con la cultura pop e cinematografica occidentale è avvenuto grazie al compositore Djivan Gasparyan, che ha collaborato con Peter Gabriel alla realizzazione della colonna sono di “L’ultima tentazione di Cristo” di Scorsese (1988).
Emblematica poi la collaborazione con Hans Zimmer per la stesura di “Il Gladiatore”, vincitore di 5 Oscar nel 2001.
Lo strumento è comparso anche nel film “The Passion” (2004), con Mel Gibson, in merito al quale il musicista venezuelano Pedro Eustache ha raccontato: “Il suono del duduk sembrava l’incontro di un violoncello con una voce, con un clarinetto, con molta sofferenza, un’incredibile espressività che ha decisamente fatto tremare il mio mondo”.
Come ulteriore conferma dell’importanza dello strumento non solo per l’Armenia (simbolico l’approdo del duduk anche all’Eurovision Song Contest del 2010), nel 2005 il duduk è stato proclamato “capolavoro del patrimonio orale e intangibile dell’umanità” dall’Unesco.