L’Italia e l’Armenia insieme per il restauro dello stabilimento termale del Tempio di Garni (Tornicronaca 12.03.25)
È stato annunciato di recente che alcuni specialisti di architettura italiani sono stati ingaggiati per iniziare i lavori di ristoro dello storico stabilimento termale all’interno del Tempio di Garni in Armenia, un progetto che mira a preservare uno dei monumenti nazionali più significativi del paese del Caucaso.
L’annuncio è stato dato dal Ministero dell’Istruzione, Scienza, Cultura e Sport armeno, che collaborarerà con gli esperti italiani, i quali andranno a lavorare sui mosaici ed eseguire lavori di architettura moderna per la sua preservazione. Già nel 2019, l’architetto Lucio Speca aveva fatto una prima proposta chiamata “Progetto per la Valutazione e il Ristoro del Stabilimento termale di Garni” al Ministero e dopo aver raggiunto un accordo nel 2024, i lavori saranno condotti dall’Opificio delle Pietre Dure, un’istituto italiano specializzato nel settore. Sostenitore del progetto sarà anche l’Ambasciata Italiana in Armenia.
I lavori ancora non sono iniziati ma le prime misure sono state prese durante il 2024 e ulteriori visite sono state programmate per Aprile e Maggio del 2025 per raccogliere dei campioni di test. I lavori ufficiali inizieranno più tardi nell’anno.
Il Tempio di Garni, situato nella provincia di Kotayk’, a 32 chilometri dalla capitale Yerevan, è una delle strutture di architettura greco-romana (costruita nel primo secolo d.C. sotto commissione del re Tiridate) che ancora sta in piedi. Questa è la ragione per cui lavori di ristoro come questi sono di vitale importanza per la cultura armena. Il tempio era dedicato al neopaganesimo armeno, prima che il nipote del re, Tiridate III, ufficializzasse il Cristianesimo come religione primaria, rendendo il paese il primo nella storia a ufficializzarla.
All’interno del Tempio di Garni
Il ristoro è anche un segno del sostegno europeo per la preservazione della nazione stessa, che fin dagli arbori della sua esistenza, si è trovata in pericolo di sterminio da parte della Turchia e dell’Azerbaijan, come attestano il genocidio armeno del 1915 da parte dell’Impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale e le guerre contro l’Azerbaijan a partire degli anni ’90, poi nel 2020 per il controllo della zona di Artsakh, donata dall’Unione Sovietica rinominandola Nagorno-Karabakh, costringendo milioni a scappare mentre altri venivano trucidati dai soldati azeri, distruggendo allo stesso tempo chiese armene millenarie.