L’Ucraina tra l’Azerbaijan e la Russia (Osservatorio Balcani e Caucaso 22.05.25)
Nonostante i reiterati inviti, il presidente azero Ilham Aliyev ha disertato la tradizionale parata del 9 maggio a Mosca: un’assenza che lascia trapelare un certo nervosismo nei rapporti tra Azerbaijan e Russia, soprattutto sulla questione della guerra in Ucraina
Alla parata per il 9 maggio sulla Piazza Rossa a Mosca, delle ex repubbliche sovietiche – protagoniste al pari della sconfitta dei regimi nazi-fascisti – si sono presentate poco più della metà, per la precisione otto, contro sette assenti.
Erano tutti presenti i 5 stan dell’Asia centrale (Kazakhstan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan, Tagikistan), mentre per quella che era l’Unione Sovietica europea, a parte la Russia c’erano solo il primo ministro armeno e il presidente bielorusso. Presenti i secessionisti di Abkhazia e Ossezia del Sud, assenti Ucraina, Georgia, Moldova (che hanno l’esercito russo sul proprio territorio), i tre Baltici, e dopo un esasperato negoziato, l’Azerbaijan.
Assente quindi Ilham Aliyev, il partner strategico azero. Dal febbraio 2022 Russia e Azerbaijan sono in regime di partnership strategica, firmato il giorno dopo il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass da parte di Mosca.
All’epoca Aliyev, primo leader a incontrare Putin nei drammatici giorni che hanno preceduto l’aggressione su larga scala in Ucraina, era rimasto in silenzio, nonostante il riconoscimento azero dell’integrità dell’Ucraina, e la presunta battaglia azera contro il neo-colonialismo degli ex imperi. In verità questa battaglia è declinata contro la Francia più che contro il proprio ex colonizzatore.
Negli ultimi anni però quel silenzio si è rotto più frequentemente, galvanizzato da un contesto diverso, e dalla piena riconquista del Karabakh.
Il Cremlino ha cercato di evitare in ogni modo l’assenza dell’Azerbaijan dalla parata del 9 maggio, inclusa una visita del Patriarca russo Cirillo a Baku il 3 maggio, che si era speso per la causa. “Prima di lasciare Mosca, ho avuto l’opportunità di incontrare Vladimir Vladimirovich”, ha dichiarato Cirillo a colloquio con la leadership azera. “Anche lui ha speso parole molto sincere nei vostri confronti. Mi ha chiesto di portarvi un invito per l’80° anniversario, affinché possiate visitare Mosca per celebrare questa data importante […] della Vittoria sul terribile nemico [nazifascista]”.
Il Capo della Chiesa ortodossa russa ha poi conferito l’Ordine di primo grado della Santa Principessa Olga della Chiesa ortodossa russa alla first lady azera Mehriban Aliyeva, in riconoscimento del suo contributo alla conservazione dei valori tradizionali nella società e alla promozione del dialogo interculturale e interreligioso.
Nonostante le pubbliche insistenze di Mosca, ribadite dal personale diplomatico e dal ministero degli Esteri, il 9 maggio Aliyev e la first lady sono rimasti in Azerbaijan, dove hanno celebrato il 102° anniversario della nascita del leader nazionale Heydar Aliyev, presidente dell’Azerbaijan fino al 2003 e padre dell’attuale, visitando la sua tomba a Baku.
Hanno poi visitato Shusha e Khojaly riconquistate con la seconda guerra del Karabakh, inaugurando diverse strutture chiave, tra cui una moschea a Dashalti, il Centro Benessere e Salute e un complesso residenziale a Shusha, la sottostazione “Khojaly”, un Centro di Controllo Digitale di Azerishig e un complesso zootecnico a Khanabad.
Il 10 maggio, Aliyev ha visitato il distretto di Aghdam per inaugurare un nuovo complesso ferroviario e terminal degli autobus. Questo snodo di trasporto integrato fa parte del progetto ferroviario Barda-Aghdam-Khankendi. Dopo l’inaugurazione, un simbolico treno passeggeri è partito dalla linea ferroviaria Barda-Aghdam, appena completata.
Non c’è occasione in cui Aliyev non rimarchi la grande vittoria azera, sottolineando che è stata una guerra legittima, in linea con il diritto internazionale perché ha riportato all’integrità territoriale dell’Azerbaijan.
La questione ucraina
Sono diversi i capitoli su cui Mosca e Baku sono ai ferri corti, pur mantenendo ufficialmente ottimi rapporti e procedendo con investimenti e scambi a volume sostenuto.
Alcuni di questi capitoli di scontro sono di natura bilaterale, altri sono di natura multilaterale. Fra questi la questione ucraina, che per Mosca è una spina nel fianco.
Aliyev ha recentemente dichiarato : “In primo luogo, per quanto riguarda la nostra posizione sulla guerra tra Russia e Ucraina, abbiamo sempre sostenuto, sosteniamo e continueremo a sostenere l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina. Come Paese che ha sofferto a causa dell’occupazione e del deterioramento della propria integrità territoriale, comprendiamo appieno questa situazione”.
“Tutti dicono: ‘Vogliamo che la guerra cessi immediatamente’. Sì, lo vogliamo anche noi”, ha continuato il presidente azero. “Tuttavia la domanda chiave è come e se questo cessate il fuoco, o un potenziale cessate il fuoco temporaneo, sarà sostenibile. Come paese che ha avuto due guerre attive e un periodo intermedio, posso dirvi che il cessate il fuoco non ferma mai la guerra. Mai, e non si è fermato nel nostro caso. È solo un sollievo temporaneo per i paesi che vogliono riorganizzarsi, mobilitarsi e ricominciare. ”
Frizioni nell’area di conflitto, a distanza
Non sono solo parole. L’Azerbaijan ha sostenuto lo sforzo umanitario dell’Ucraina con numerosi interventi e spedizioni di materiale, da generatori di energia ad assistenza medica a vari beni sia per chi si trova al fronte, sia per i cittadini di Kyiv, sia per gli sfollati in Moldova.
In Ucraina sia l’ambasciata che il consolato azeri sono stati danneggiati dal fuoco russo. L’ambasciata ha subito danni per effetto dell’esplosione in un vicino palazzo residenziale nella capitale, e sono comparse crepe nei muri, esplosi i vetri delle finestre. Anche l’edificio del Consolato onorario dell’Azerbaijan a Kharkiv è stato danneggiato .
L’Azerbaijan ha poi fatto rientrare alcuni cittadini azeri spediti illegalmente a combattere in Ucraina per l’esercito russo. Lo scorso settembre Baku ha inviato una nota verbale al ministero degli Esteri russo in merito a Nihad Rzayev, Elkhan Shirinov e Vugar Maharramov detenuti in Cecenia per attraversamento illegale del confine e trasferiti con forza nella zona di guerra.
La prassi russa di fare dei prigionieri carne da cannone è ampiamente documentata, ma arruolare forzatamente nel proprio esercito cittadini che sono di un altro paese e che hanno obblighi militari verso il proprio paese è una misura totalmente differente.
E l’Azerbaijan non ha chiuso un occhio in merito. I cittadini azeri sono stati pertanto allontanati dalla zona di guerra e l’Azerbaijan ne ha ottenuto il rimpatrio .