Usa. L’opposizione armena punta sulla destra cristiana per influenzare Trump (Notizie Geopolitiche 29.05.25)
di Giuseppe Gagliano –
Washington-Yerevan, asse caldo. L’opposizione armena negli Stati Uniti, guidata da figure di spicco della diaspora, sta giocando una carta pesante: stringere legami con la destra cristiana americana per guadagnarsi un canale diretto con l’amministrazione Trump. Il leader dell’Alleanza Nazionale Democratica, Jirair Sefilian, non fa mistero delle sue mosse. Il 20 settembre 2024, a Yerevan, ha infiammato la folla con un comizio seguito da una marcia verso l’ambasciata russa, un segnale chiaro contro l’influenza di Mosca in Armenia. Le immagini, catturate da Anthony Pizzoferrato per Middle East Images (via AFP), mostrano un Sefilian determinato, che parla a migliaia di persone sotto un cielo plumbeo, con bandiere armene sventolanti e slogan anti-russi.
Ma la vera partita si gioca oltreoceano. L’Alleanza Nazionale Democratica ha ingaggiato una nuova società di lobbying, un colosso con radici profonde nel Partito Repubblicano e connessioni strette con i movimenti cristiani globali. Fonti vicine al dossier parlano di una strategia mirata: sfruttare la sensibilità della destra evangelica americana, che da anni vede nell’Armenia un baluardo del cristianesimo in una regione turbolenta. L’obiettivo? Fare pressione su Trump per ottenere un sostegno più deciso contro le ingerenze russe e turche in Caucaso, oltre a un possibile rafforzamento delle sanzioni contro Baku per la questione del Nagorno-Karabakh.
I dettagli dell’operazione sono ancora fumosi, ma i rumors indicano che la società di lobbying, con base a Washington, abbia già avviato incontri con figure di peso del GOP e leader di organizzazioni cristiane come la Family Research Council. Si parla di una campagna ben finanziata, che punta a dipingere l’Armenia come una causa morale per l’elettorato conservatore americano. Non è un caso che Sefilian, ex militare e figura carismatica, stia alzando i toni contro la Russia, sapendo che l’anti-putinismo è una leva potente per ingraziarsi i falchi repubblicani.
Sul terreno, però, la situazione resta tesa. La marcia di Yerevan ha visto momenti di scontro con le forze dell’ordine, e l’opposizione armena è accusata dal governo Pashinyan di destabilizzare il paese. Intanto, negli USA, la diaspora armena, forte di oltre un milione di persone, concentrate soprattutto in California, si sta mobilitando. Petizioni, raccolte fondi e incontri con parlamentari repubblicani sono all’ordine del giorno. La destra cristiana, da parte sua, sembra ricettiva: l’Armenia, con la sua antica tradizione cristiana, è un simbolo perfetto per galvanizzare un elettorato sensibile ai temi della fede e della libertà religiosa.
Resta da vedere se questa strategia pagherà. Trump, notoriamente imprevedibile, potrebbe cedere al fascino di una narrazione che unisce cristianesimo e geopolitica, ma le priorità della sua amministrazione, ovvero Cina, Medio Oriente, economia interna, potrebbero relegare il Caucaso in secondo piano. Per ora, Sefilian e i suoi continuano a tessere la tela, tra comizi infuocati e strette di mano a Washington. La partita è aperta, e il prossimo passo potrebbe essere decisivo.