Il calamaio armeno

Gas non olet

Per chi si fosse perso la notizia, il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev è stato in visita ufficiale in Italia una decina di giorni or sono. Il consueto cerimoniale riservato ai capi di Stato, incontri ufficiali ad alto livello, strette di mano e sorrisi.

Il dovere istituzionale impone alle più alte cariche dello Stato di accogliere gli ospiti stranieri con il massimo degli onori senza guardare troppo per il sottile. Sono infatti pochissimi i capi esteri la cui visita sarebbe quanto meno imbarazzante e in nessun paese al mondo ci si può permettere il lusso di tagliare relazioni diplomatiche con un’altra nazione basandosi solo su principi morali e patenti democratiche.

Così è stato anche per il leader azero.

Poco importa che il suo Paese figuri, da anni ormai, agli ultimissimi posti della classifica mondiale sulla libertà di stampa. L’ultimo report di “Freedom press index 2019” colloca l’Azerbaigian al 166° posto su 179 nazioni, nel gruppo degli Stati classificati con una “very serious situation” in termini di libertà di espressione.

Le elezioni politiche di metà febbraio sono state l’ennesima farsa caratterizzata da accuse di brogli e manipolazione di dati. Basta leggere il report dell’Osce al riguardo per avere un’idea chiara di come siano andate le cose a Baku e dintorni: «Nonostante un numero elevato di candidati, la campagna era in gran parte indiscernibile a causa di un ambiente politicamente controllato» si legge tra l’altro nel report. I risultati di quattro distretti sono stati annullati per evidenti brogli, in alcuni seggi sono state piazzate telecamere nascoste per monitorare il voto degli elettori, alcuni osservatori ‘non graditi’ sono stati allontanati a forza. Il report di monitoraggio dell’Osce è impietoso e non poteva essere diversamente.

La situazione in Azerbaigian sfugge tuttavia sempre a qualcuno… Tra gli osservatori italiani, la senatrice Maria Rizzotti (Forza Italia) e la deputata Rossana Boldi (Lega) hanno seguito le orme di Pino Arlacchi che qualche hanno fa definì “libere e trasparenti” le consultazioni il cui risultato, per un banale errore informatico…, si conobbe con qualche ora di anticipo rispetto all’orario di chiusura dei seggi.

Chi ha avuto l’occasione di seguire la serie Netflix “Narcos Mexico” sa di cosa stiamo parlando…

Considerato che la Boldi ha ricevuto lo scorso novembre una medaglia di gratitudine da parte dell’ambasciatore azero in Italia in quanto presidente del gruppo interparlamentare di amicizia italo-azero e che la Rizzotti a più riprese è stata associata ad eventi promossi dall’Azerbaigian, non dobbiamo stupirci più di tanto.

“Pecunia non olet”, anzi “gas non olet”. E qui ritorniamo all’incipit di questo commento. L’importazione in Italia di una gran quantità di energia azera (prossimamente anche con il contestato TAP) consente di sorvolare sulle carenze democratiche dell’Azerbaigian.

L’Armenia nella citata classifica di Reporter Senza Frontiere vola scalando ben 19 posizioni in classifica e attestandosi a un onorevole 61 posto (l’Italia è al 43°) avvicinandosi sempre di più agli standard richiesti dall’Unione europea.

All’Azerbaigian di Aliyev rimane invece il triste primato di nazione più vicina geograficamente all’Europa tra quelle con il peggior indice di democrazia.

Ma che importa. Una stretta di mano, un sorriso e avanti con la prossima commessa …