Nagorno Karabakh, accordo Azerbaijan-Armenia-Turchia: cosa prevede/ Corridoio Zangezur: NATO sfida la Russia? (Il Sussidiario 13.07.25)
L’accordo tra Armenia, Azerbaijan e Turchia sul corridoio di Zangezur apre la pace sul Nagorno Karabakh: le conseguenze per Russia, Iran (e UE)
IL CAOS IN NAGORNO KARABAKH NON FINISCE DOPO LA TREGUA DEL MARZO 2025: COSA PREVEDE IL NUOVO ACCORDO CON LA TURCHIA
Da un lato una pace si conferma e struttura dopo la prima stretta di mano dello scorso marzo, dall’altro un potenziale scontro ancora più ampio rischia di prendere origine dall’accordo tra Armenia, Azerbaijan e Turchia sul Nagorno Karabakh: è uno scacchiere molto complesso quello che sembra emergere tra lìEuropa e l’Asia minore, con sullo sfondo il potenziale “strappo” tra NATO e Russia dopo le tensioni ormai “infinite” generate dalla guerra in Ucraina.
Dopo il recente meeting ad Abu Dhabi con i leader di Armenia e Azerbaijan, il Premier armeno Nico Pashinyan e il Presidente azero Ilham Aliyev si sono dati appuntamento anche per la prossima settimana per ratificare l’accordo di pace complessivo tra i due Paesi in guerra ormai da anni per il controllo della regione del Caucaso, il Nagorno Karabakh, conteso tra i due Paesi rispettivamente a maggioranza cristiana e musulmana.

A livello geografico il Nagorno apparterebbe all’altopiano dell’Armenia ma centro di scontro da decenni, con la svolta avvenuta nel settembre 2023 quando più di 100mila armeni sono stati esiliati dall’intervento delle truppe azere: Erevan rivendica la piena indipendenza del Nagorno, sognando la riunificazione con l’Armenia mentre Baku ritiene legittima l’assegnazione fatta dalla Russia di Stalin di quell’enclave nel 1921.
Tornando ai giorni nostri, l’accordo chiuso negli scorsi giorni prevede un via libera trilaterale tra Armenia, Azerbaijan e Turchia per il controllo del corridoio di Zangezur, di fatto allontanando sempre più il “controllo” della Russia sull’area del Caucaso meridionale come diretta conseguenza della lunga guerra tra Ucraina e Mosca che ha reso possibile una pace altrimenti complicatissima sul Nagorno Karabakh.
Com il nuovo accordo “federato” da Erdogan, si rende molto più facilitato il collegamento regionale sul Mar Caspio, oltre ad aprire la prospettiva di una nuova base NATO (controllata alla Turchia, membro attivo e attore principale nell’area) che si combina con l’influenza sempre più centrale del corridoio TRACECA che punta ad isolare maggiormente Putin allungando invece la “mano” americana e turca nell’area, tanto da far trovare una pace stabile ai due “duellanti” sul Nagorno.
LE CONSEGUENZE DELL’ACCORDO SUL NAGORNO TRA ARMENIA E AZERBAIJAN
Se da un lato l’UE si conferma ancora una volta un “attore” piuttosto debole e ambiguo, incapace di prendere una direzione netta sulla vicenda (così come sull’Ucraina, pur sostenendo Kiev con aiuti e armi da ormai oltre tre anni), il ruolo crescente della Turchia di Erdogan sembra aver “sostituito” le possibilità di influenza dell’Unione Europea all’interno del difficile conflitto tra Armenia e Azerbaijan.

L’accordo sul corridoio (che separa Turchia e Azerbaijan) potrebbe a questo punto essere l’ultimo tassello della pace complessiva sul Nagorno Karabakh, con possibile rischio per la Russia di Putin di dover anche ritirare la presenza militare dall’enclave di Gyumri proprio per gli effetti della pace siglata con il corridoio di Zangesur.
Pur rimanendo tra i principali attori internazionali in dialogo con la Russia, i leader di Armenia, Azerbaijan e Turchia avrebbero chiuso l’affare con l’aiuto della diplomazia USA-UK che punta ad offrire a Erdogan il ruolo di “hub” strategico dell’intera Asia minore in attesa di capire se realmente possa esser questa l’area per completare l’asse di sfida della NATO al Cremlino. Con un accordo del genere, in un colpo solo, non si isola solamente la Russia dallo scacchiere asiatico ma si diminuisce il ruolo potenziale dell’Iran, a vantaggio ovviamente del principale nemico (e alleato USA), lo Stato di Israele.
NUOVA SFIDA-SCONTRO TRA NATO E RUSSIA?
Secondo diversi osservatori internazionali, la mediazione di Erdogan tra Putin e Aliyev (come tra Kiev e Mosca, ndr) rischierebbe una “mossa” simile a quella avvenuta a Kiev nel 2014 con l’erosione graduale dell’influenza russa sull’area internazionale e locale. Mosca per la prima volta viene esclusa dal dialogo Armenia-Azerbaijan (sostituita dalla Turchia filo-NATO), come spiega a Euronews il direttore del Centro Studi Regionali di Erevan, Richard Giragosian.
«Con la Russia sopraffatta dalla sua fallita invasione dell’Ucraina, questo è un evento che esclude la Russia». In tutto questo l’Armenia sembra aver comunque “sacrificato” parte del Nagorno Karabakh in nome di un accordo a lungo termine più ampio e che la pone più sostenuta e difesa dall’Occidente.
Da ultimo, proprio l’offensiva degli scorsi anni dell’Azerbaijan ha dimostrato all’Armenia quello che altri alleati di Mosca hanno sperimentato in questi mesi, dalla Siria all’Iran: quando gli alleati vengono attaccati, la Russia non reagisce e/o interviene come dovrebbe. E così la sfera di alleanze internazionali si modifica ulteriormente con il rischio di un vero ed effettivo scontro non più solo a distanza tra NATO e Putin.
