109 anni dal Genocidio del popolo Armeno. Roma, cerimonia commemorativa di vittime ‘negata (Rivieraoggi 26.04.24)

ROMA – In tutta Italia e nel mondo sono state organizzate iniziative, convegni, incontri, preghiere, per ricordare, si legge in una nota del Consiglio per la comunità armena di Roma, “il milione e mezzo di armeni e per ribadire insieme il forte ‘mai più’ contro ogni violenza e contro ogni crimine contro l’umanità”. Lo slogan designato per la cerimonia commemorativa di quest’anno è “La forza di un popolo che sfida l’oscurità dell’indifferenza”, rappresentato nell’immagine “da un uomo che scala una montagna arrivando in cima, come simbolo di fatica, ma anche di forza. Mentre la sfida all’indifferenza e all’oscurità viene presentata come l’alba alla quale l’uomo volge il suo sguardo di speranza, tenendo in mano la bandiera che rappresenta il popolo armeno”.

Il ricordo delle tragiche vicende del popolo armeno è uno strumento importante per vincere la battaglia del riconoscimento del genocidio e, soprattutto, un modo per ribadire la ferma condanna di ogni forma di persecuzione”.

Il genocidio del 1915 iniziò a Costantinopoli nella notte tra il 23 e il 24 aprile, nelle case degli intellettuali, degli studiosi, dei poeti, e compiuto in massima parte dai Giovani Turchi. Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento.

A 109 anni da questo terribile evento, il dramma del popolo armeno sembra rinnovarsi; la guerra del 2020 nel Nagorno Karabakh. Nonostante l’accordo di cessate il fuoco con la vittoria azera, lo scorso settembre la popolazione all’interno del Nagorno Karabakh è stata espulsa dalle proprie case, si parla di oltre 120.000 armeni.

La Turchia esercita forti pressioni su Erevan attraverso gli alleati azeri, è compito dunque della Comunità Internazionale garantire la pace dell’area ed evitare che i terribili eventi del novecento si rinnovino nel contesto attuale.

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Rasa al suolo la chiesa di San Giovanni Battista a Shushi. Ferrari: “Anche oggi l’Armenia grida al mondo: Salvatemi” (Difesa del Popolo 28.04.24)

Le fotografie satellitari mostrano la distruzione totale tra il 28 dicembre 2023 e il 4 aprile 2024, della chiesa di San Giovanni Battista (S. Hovhannes Mkrtich), un punto di riferimento di 177 anni a Shusha. Le foto sono state pubblicate dal “Caucasus Heritage Watch”. Costruita dagli armeni nel 1847, la chiesa, nota anche come Kanach Zham (cappella verde), era stata danneggiata durante la guerra del 2020. La diocesi di Baku della Chiesa ortodossa russa nel rivendicare l’edificio si era impegnata a restaurarla. Ma la chiesa ora non c’è più

Rasa al suolo la chiesa di San Giovanni Battista a Shushi. Ferrari: “Anche oggi l’Armenia grida al mondo: Salvatemi”

La notizia della distruzione totale di una seconda chiesa armena, completamente rasa al suolo, a Shushi. “Adesso abbiamo le fotografie aeree che mostrano come l’intera area sia stata polverizzata. Così come è stato polverizzato fra il 2005 e il 2008 tutto il patrimonio culturale e storico del Nakhichevan. Di mestiere faccio lo storico, non il giornalista, ma sono cose perfettamente note e dimostrabili. Chiedo: non ci sarebbe qualcosa da dire a riguardo?”. È Aldo Ferrari, professore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore dell’area di ricerca Ispi per Russia, Caucaso e Asia Centrale, a mostrare al Sir le fotografie satellitari che mostrano la distruzione totale tra il 28 dicembre 2023 e il 4 aprile 2024, della chiesa di San Giovanni Battista (S. Hovhannes Mkrtich), un punto di riferimento di 177 anni a Shusha. Le foto sono state pubblicate dal “Caucasus Heritage Watch”. Costruita dagli armeni nel 1847, la chiesa, nota anche come Kanach Zham (cappella verde), era stata danneggiata durante la guerra del 2020. La diocesi di Baku della Chiesa ortodossa russa nel rivendicare l’edificio si era impegnata a restaurarla. Ma la chiesa ora non c’è più. Anche quest’anno, il 24 aprile, gli italiani di origine armena e gli armeni in Italia, ricorderanno insieme alle comunità cittadine e alle Istituzioni italiane, il Genocidio subito dagli Armeni nel 1915. Ferrari è inderogabile: “il genocidio compiuto dai giovani turchi è perfettamente riuscito, nel senso che l’intera popolazione armena è stata massacrata o espulsa e la Turchia ha potuto tenersi vastissimi territori, sostanzialmente tutta la parte orientale della Turchia e incamerarne i beni. Tutto questo è avvenuto senza che la Turchia ne pagasse un prezzo. Non ha mai dovuto riconoscere il genocidio, non è mai stata costretta a farlo, continua a negarlo ufficialmente. E allora vengono i dubbi”.

“Come è possibile che il mondo e la comunità internazionale abbiano sottovalutato una tragedia di questo tipo? Induce a pensare che uno dei problemi principali nella storia e nelle relazioni internazionali non sia tanto la malvagità umana e degli Stati, ma il fatto che esiste una realpolitik in base al quale certe tragedie siano più importanti di altre”.

Che tipo di conseguenze ha avuto questa indifferenza internazionale sul popolo armeno? 

Il genocidio del 1915 è chiaramente qualcosa di lontanissimo. Sono passati quasi 110 anni. E’ un’eternità. Il problema principale è che il popolo armeno si trova ancora oggi in una situazione “quasi” genocidiaria. Vale a dire: non solo ha perduto una regione, il Nagorno-Karabakh, che è storicamente e demograficamente armena.

Non solo l’intera popolazione armena è stata espulsa da quella regione, per sempre, ma l’Azerbaijan ha già cominciato ciò che si temeva, cioè la distruzione del patrimonio artistico armeno, in particolare di monasteri e chiese.

E tutto questo è avvenuto sostanzialmente nel completo silenzio della comunità internazionale. Alcune proteste, soprattutto da parte della Francia e della Germania, ci sono state. Gli armeni in giro per il mondo si fanno sentire. Ma il silenzio è stato particolarmente grave in Italia e queste sono cose che fanno malissimo.

Che cosa ha da dire oggi l’Armenia? 

Ha tante cose da dire ma una in particolare: “Salvatemi”.

Noi forse non ce ne accorgiamo ma l’Armenia è realmente a rischio nella sua stessa esistenza. Il totale silenzio e la totale indifferenza nei confronti della brutalità dell’Azerbaigian, espone l’Armenia al rischio di scomparire fisicamente. Una situazione che non ha paralleli a livello politico internazionale. C’è Israele, naturalmente, che è minacciata da altri paesi, ma Israele è un Paese fortissimo. L’Armenia è debolissima e avendo perso il suo tradizionale protettore, cioè la Russia, è completamente in balia di un vicino di fronte al quale è sostanzialmente inerme. Questo potrebbe significare il rischio per l’Armenia di un nuovo genocidio; il rischio di essere completamente cancellata come paese dalla storia e il fatto che l’attenzione internazionale sia completamente concentrata su altri fatti gravissimi come la guerra russa-ucraina o la tragedia di Gaza, a mio giudizio è un esempio di quella diseguaglianza di situazione secondo cui ci sono dei casi che vengono portati all’attenzione internazionale e altri di cui non si parla nemmeno”.

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Genocidio Armeno, messaggio del Patriarca Minassian ai giovani: “Dopo gli orrori siete voi la nuova generazione che resisterà” (Ancoraonline 26.04.24)

Raphael Bedros XXI Minassian, Patriarca di Cilicia dei cattolici armeni (Foto SIR)

“È vero che hanno cercato di sterminare, è vero che un milione e mezzo di persone sono state martirizzate per la loro fede cristiana, ed è vero che sono stati deportati nei deserti della Siria dove hanno trovato la loro morte in un’imboscata, affamati, assetati, madri, figli e neonati. E’ vero che hanno subito tutto questo male. Ma sono come l’albero degli ulivi che quando s’invecchia, lascia nascere dalle radici il nuovo albero che dà frutta, una frutta fresca e più gustosa”. In questo giorno, 24 aprile, in cui gli armeni – in patria e in diaspora  – fanno memoria dei martiri del Genocidio armeno, Sua Beatitudine Raphael Bedros XXI Minassian, Patriarca di Cilicia dei cattolici armeni, si rivolge ai giovani. “Così dopo gli orrori e la desolazione del Genocidio del 1915, siete voi la nuova generazione figli e nipoti dei martiri”, scrive nel messaggio. “Siete la rinascita e crescita. Le esperienze passate vi rendono più forti e saggi. Siete voi che affronterete le sfide future con maggior consapevolezza e determinazione”.

Tra le innumerevoli tragedie che hanno segnato la prima guerra mondiale, una delle più grandi e meno conosciute è quella dello sterminio della popolazione armena. Fu una strage di dimensioni enormi, per decenni coperta dall’oblio. Le deportazioni e le eliminazioni furono perpetrate tra il 1915 e il 1916 e causarono circa 1,5 milioni di morti. Nel suo viaggio in Armenia, nel giugno del 2016, Papa Francesco – il primo papa a parlare esplicitamente di “genocidio armeno” – fece visita al memoriale del “medz yeghern”, il “grande male” come viene chiamato in Armenia), situato in cima al colle di Tzitzernakaberd, la “Fortezza delle Rondini”, che sovrasta Yerevan. Qui il Papa dopo aver deposto dei fiori al centro del mausoleo circolare dove arde la “fiamma eterna”, si è fermato a pregare per le vittime del massacro.

Papa Francesco partecipa all’incontro ecumenico e alla preghiera per la pace nella Piazza della Repubblica (Yerevan, 25 giugno 2016)

Ma lo sguardo oggi della Chiesa cattolica armena punta al futuro e ai giovani. “Come gli ulivi che continuano a produrre frutti – scrive Minassian – anche voi continuerete a dare il meglio di voi stessi con un nuovo spirito di Fede cristiana. Metterete radici solide e crescerete con fiducia e resilienza. Siete Voi il nuovo albero, la nuova generazione che resisterà a tutte le persecuzioni e problemi della vita”. “Le nuove generazioni hanno il potere oggi di rompere il ciclo di violenza e ingiustizia, di diffondere l’amore e la compassione di Cristo in un mondo spesso caotico e spietato. Possono essere la luce della fede cristiana che brilla nelle tenebre, la speranza che sostiene che sostiene coloro che sono oppressi e privati dei loro diritti”. Nel messaggio, il Patriarca addita ai giovani due esempi di vita, il Beato Maloyan che ha testimoniato “Gesù con l’effusione del suo sangue e vita” e il card. Gregorio Agagianian, servo di Dio, salvato dal Genocidio. “Siate fieri di questi modelli e copiate il loro esempio”. “Sono certo che di fronte alle avversità, al male inspiegabile e a una storia  dolorosa e sanguinosa, occorre dilatare il nostro cuore nella speranza in Dio. La Speranza in Dio è la nostra Bandiera nazionale. Non piangete per il passato ma ricordatelo sempre per non ricadervi mai più. Non piangete per i nostri sacrifici perché sono stati offerti per amore a Dio, al contrario, siate orgogliosi di appartenere a  un’identità cristiana armena, che nessuna violenza può sottrarre. Fieri ed orgogliosi perché nonostante lo sterminio, oggi siamo ancora qui e abbiamo una Patria Madre, Hayastan”.

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Concerto a Treviso per ricordare il genocidio degli Armeni (Enordest 24.04.24)

Armellino in fiore è il titolo dell’evento che vuole commemorare il dramma del genocidio degli armeni avvenuto il 24 aprile 1915. Sarà un viaggio ipnotico, un intreccio senza tempo di storia e memoria. Il prossimo 4 maggio, alle ore 21, all’Auditorium Santa Caterina (Piazzetta Mario Botter 1, Treviso), Artur Zakiyan si esibirà intrecciando l’essenza ipnotica della musica etnica armena al fascino immortale della musica classica contemporanea, con cadenze rilassanti d’influenza new age.

Il concerto per non dimenticare il genocidio degli Armeni, il libro e la mostra

L’esibizione si inserisce in un programma che include anche la presentazione del libro Il genocidio degli armeni di Sandra Fabbro Canzian, prevista il 24 aprile alle ore 17 presso il Museo civico di Treviso “Luigi Bailo”, in Sala Vittorio Zanini e la mostra dell’artista Ararat Sarkissian, che sarà inaugurata alle 17 e aperta al pubblico dal 19 aprile al 12 maggio presso lo stesso Museo, nelle sale espositive temporanee al pianterreno.

Entrambi gli eventi sono a ingresso libero.

A portare in città gli appuntamenti è il Comune di Treviso insieme all’Unione Armeni d’Italia

Il concerto è organizzato dall’associazione nusica.org attiva dal 2012 nella realizzazione di eventi a carattere culturale e in particolare di concerti di musica jazz, con il patrocinio del Consolato Onorario della Repubblica di Armenia in Venezia in collaborazione con Gayane Sahakyan, Fondazione “Feder Piazza” e Galleria Antikyan.

L’evento è supportato inoltre da  Jane Demirchian, mecenate armena. Nel solco di un percorso musicale iniziato sotto la guida del nonno Christopher, rinomato percussionista e fondatore della prestigiosa scuola di strumenti a percussione in Armenia, e dopo un lungo perfezionamento negli USA, Zakiyan si abbevera alla fonte della migliore tradizione musicale classica, coniugando innovazione e modelli antichi, in un viaggio sensoriale che celebra il patrimonio culturale del suo Paese.

Chi apre il concerto

Ad aprire il concerto sarà Baykar Sivazliyan, Presidente dell’Unione degli Armeni d’Italia. Politico, turcologo e armenista, dirigente politico della Diaspora armena, che terrà un discorso in commemorazione del genocidio.

(Biglietti: ingresso € 15,00, in vendita su OOH.EVENTS e in loco, previa disponibilità. Per info: +39 3274610693, staff@nusica.org)

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Armenia e Azerbaigian opposti da battaglie giuridiche, mentre cercano di fare la pace (Scenari Economici 23.04.24)

L’Armenia e l’Azerbaigian sono impegnati in un contorto processo di pace nel Caucaso, ma sono ancora invischiati in un’aspra battaglia all’Aia.

Nel corso di diversi giorni di udienze a metà aprile, la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite (ICJ), che ha sede presso la sede del governo olandese, ha valutato i meriti di una mozione dell’Azerbaigian che sostiene che la ICJ non ha giurisdizione su una causa di tre anni fa intentata dall’Armenia.

La causa chiede che l’Azerbaigian venga giudicato per una serie di crimini di guerra, tra cui la fomentazione dell’odio verso gli armeni che ha portato a numerosi omicidi e al tentativo sistematico di cancellare le vestigia della cultura armena nel Nagorno-Karabakh, che Baku ha riconquistato l’anno scorso. L’acquisizione ha comportato l’espulsione di massa di oltre 100.000 armeni del Karabakh dal territorio.

Nel sollecitare la Corte a procedere con il caso, l’agente dell’Armenia presso l’ICJ, Yeghishe Kirakosyan, ha caratterizzato l’aggressione dell’Azerbaigian come un’aggressione a sfondo razziale. “Non c’è esempio migliore di discriminazione razziale, che turba la pace e la sicurezza, delle recenti aggressioni armate dell’Azerbaigian, che hanno portato alla pulizia etnica di tutto il Nagorno-Karabakh”, ha detto Kirakosyan il 16 aprile.

Un giorno prima, l’Azerbaigian ha chiesto l’archiviazione, sostenendo che il caso non rientrava nel mandato della CIG, adducendo un cavillo.

Poco dopo che l’Armenia ha presentato la sua causa alla CIG nel 2021, l’Azerbaigian ha presentato una causa simile contro Yerevan. Potrebbero volerci anni prima che questi casi si svolgano presso l’ICJ. Nel frattempo, il tribunale ha emesso diverse ingiunzioni, tra cui una sentenza emessa lo scorso autunno, secondo la quale i rifugiati armeni che erano stati ripuliti dal Karabakh avevano il diritto di tornare “in modo sicuro, senza ostacoli e rapido”, se lo desideravano.

In uno sviluppo separato, un gruppo di difesa dei diritti con sede in California ha presentato una petizione alla Corte Penale Internazionale (CPI), anch’essa con sede a L’Aia, documentando il 18 aprile i crimini di guerra dell’Azerbaigian in Karabakh, secondo un rapporto dell’Associated Press. I funzionari di Baku non hanno dato una risposta iniziale alla richiesta.

La petizione chiede alla CPI di avviare un’indagine sulla condotta dei cittadini azeri durante il conflitto del Karabakh. L’Armenia è diventata uno Stato parte della CPI all’inizio del 2024, dopo aver ratificato lo Statuto di Roma, il documento che ha istituito il tribunale. La Corte penale internazionale e la Corte internazionale di giustizia sono sedi legali distinte: la Corte internazionale di giustizia ha un mandato più ampio per affrontare le controversie legali interstatali, mentre la Corte penale internazionale processa gli individui, non gli Stati, nei casi di crimini di guerra.

Le recenti manovre legali all’Aia arrivano un mese dopo che il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan ha lanciatoun ballon d’essai,  sondando la possibilità che entrambe le parti abbandonino i rispettivi casi. Nel corso di una conferenza stampa del 12 marzo, Pashinyan si è interrogato sull’utilità di proseguire con le controversie legali una volta che le due parti avranno raggiunto un accordo di pace globale. Le cause potrebbero essere interrotte come componente finale di qualsiasi accordo di pace, ha suggerito.

La possibilità di abbandonare gli sforzi per ottenere la giustizia storica ha suscitato reazioni da diverse direzioni a Yerevan, unendo segmenti disparati della società contro tale idea. I critici la considerano un’altra concessione unilaterale da parte del Governo, che segue a ruota l’offerta di Pashinyan di restituire incondizionatamente all’Azerbaigian quattro villaggi contesi, per accelerare la conclusione di un accordo di pace. “È di nuovo a favore dell’Azerbaigian”, ha detto Artak Beglaryan, ex funzionario di alto livello della Repubblica del Nagorno-Karabakh de facto, non più esistente. “È importante capire che queste denunce dell’Azerbaigian [all’Aia] sono prive di fondamento, a differenza delle cause armene. Baku ha intentato una causa per utilizzarla come oggetto di contrattazione politica”.

Anche i sostenitori armeni dei diritti umani hanno cercato di abbattere il pallone di prova di Pashinyan. Oltre 40 organizzazioni non governative armene hanno rilasciato una dichiarazione che descrive il processo della Corte Internazionale di Giustizia come fondamentale per ritenere l’Azerbaigian responsabile delle violazioni dei diritti umani e dei crimini commessi contro gli armeni. L’interruzione del procedimento dell’Aia comprometterebbe gli sforzi per ottenere giustizia per le vittime del passato e per prevenire i crimini futuri.

Yerevan dovrà trovare una via che permetta di evitare la prosecuzione di cause legali con la necessità di garantire una giustizia per le parti che hanno subito ingiustizie e violenze nel recente conflittoche ha portato lalla perdita del Nagorno Karabakh. Una via potrebbe essere quella di proseguire le cause contro i singoli casi di violazione di legge assistendo le persone danneggiate, ma interrompendoli a livello di stato. Oppure, semplicemente, separare il processo di pace dalla persecuzione dei delitti compiuti dai singoli.

Comunque l’Armenia non potrà dimenticare i suoi concittadini cacciati dalle proprie terre.

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Armellino in fiore: il pianista Artur Zakiyan in concerto per ricordare il genocidio armeno (Treviso today 23.04.24)

QUANDODal 04/05/2024 al 04/05/202421:00
PREZZO€ 15
ALTRE INFORMAZIONI
Un viaggio ipnotico, un intreccio senza tempo di storia e memoria. Artur Zakiyan in concerto a Treviso per ricordare il genocidio armeno.

Armellino in fiore è il titolo dell’evento che vuole commemorare il dramma del genocidio armeno 24 aprile
1915.

Il 4 maggio 2024, alle ore 21 presso l’Auditorium Santa Caterina (Piazzetta Mario Botter 1, Treviso), Zakiyan si esibirà intrecciando l’essenza ipnotica della musica etnica armena al fascino immortale della musica classica contemporanea, con cadenze rilassanti d’influenza new age.

L’esibizione si inserisce in un programma che include anche la presentazione libro Il genocidio degli armeni di Sandra Fabbro Canzian, prevista il 24 aprile alle ore 17 presso il Museo civico di Treviso “Luigi Bailo”, in Sala Vittorio Zanini e la mostra dell’artista Ararat Sarkissian, che sarà inaugurata alle 17 e aperta al pubblico dal 19 aprile al 12 maggio presso lo stesso Museo, nelle sale espositive temporanee al pianterreno. Entrambi gli eventi sono a ingresso libero.

A portare in città gli appuntamenti è il Comune di Treviso insieme all’Unione Armeni d’Italia.
Il concerto èorganizzato dall’associazione nusica.org attiva dal 2012 nella realizzazione di eventi a carattere culturale e in particolare di concerti di musica jazz, con il patrocinio del Consolato Onorario della Repubblica di Armenia in Venezia in collaborazione con Gayane Sahakyan, Fondazione “Feder Piazza” e Galleria Antikyan.
L’evento è supportato inoltre da Jane Demirchian, mecenate armena.

Nel solco di un percorso musicale iniziato sotto la guida del nonno Christopher, rinomato percussionista e fondatore della prestigiosa scuola di strumenti a percussione in Armenia, e dopo un lungo perfezionamento negli USA, Zakiyan si abbevera alla fonte della migliore tradizione musicale classica, coniugando innovazione e modelli antichi, in un viaggio sensoriale che celebra il patrimonio culturale del suo Paese.

Ad aprire il concerto sarà Baykar Sivazliyan, Presidente dell’Unione degli Armeni d’Italia, politico, turcologo e armenista, dirigente politico della Diaspora armena, che terrà un discorso in commemorazione del genocidio.

(Biglietti: ingresso € 15,00, in vendita su OOH.EVENTS e in loco, previa disponibilità. Per info: +39 3274610693, staff@nusica.org)

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“Alla ricerca del paradiso” – Mostra personale di Ararat Sarkissian (Trevisotoday 22.04.24)

ARARAT SARKISSIAN
Mostra personale
ALLA RICERCA DEL PARADISO
MUSEO LUIGI BAILO, TREVISO

dal 19 Aprile al 12 Maggio 2024

Questa affascinante esposizione presenta una varietà di creazioni artistiche, tra cui antichi sistemi di scrittura provenienti da tutto il mondo, complesse opere cartografiche e pregevoli Khachkar, libri armeni e dipinti ad olio.
La mostra accompagna l’osservatore in un affascinante viaggio verso dimensioni celestiali. A volte svela il concetto di paradiso, a tratti elusivo ma profondamente desiderato. Altre volte esplora la ricerca di un rifugio ideale, una splendida esistenza immaginata dall’umanità.
Per gli armeni, questo Eden è incarnato dall’Armenia occidentale e rende omaggio anche ai paradisi che svaniscono nell’Armenia orientale.

Il progetto “Alla ricerca del Paradiso” ha attraversato il mondo, incantando persino i cultori dell’arte più esigenti. Particolarmente affascinante è che la ricerca del paradiso è un tema universale condiviso da tutte le nazioni. Come un giornalista americano ha una volta osservato, persino gli europei che hanno scoperto l’America erano alla ricerca del loro proprio paradiso.

Gli armeni hanno un’affinità speciale per l’Italia, in particolare Venezia.
Non è un caso che gli armeni, nella loro ricerca del paradiso, finiscano spesso a San Lazzaro. È proprio a Venezia, che ha avuto inizio la stampa armena, con il primo libro armeno stampato, “l’Urbatagirk”, realizzato nel 1512 da Hakob Meghapart.

L’esposizione “Archetipi” che fece il suo debutto a Erevan nel 1994, gettò le basi per un progetto straordinario che presenta 60 sistemi di scrittura, ciascuno accompagnato dalla sua controparte sonora unica.
A partire dal 1999, questo progetto ha intrapreso un viaggio trionfante in tutto il mondo.
Ha fatto la sua prima tappa a Oxford, seguita da affascinanti mostre e master class a Cipro, Chicago, Singapore, Giordania, Ginevra, Zurigo, Vienna, Iran, Francia, recentemente ha incantato i visitatori in Italia, nel cuore di Venezia, presso il centro d’arte Palazzo Pisani Revedin ed ora a Treviso, presso il Museo Civico: Luigi Bailo.

Secondo Ararat Sarkissian, i sistemi di scrittura sono le pietre angolari delle culture nazionali. Sottolinea il fatto che gli armeni non producevano carta; invece, la acquistavano, la pulivano e la lavoravano. Con ogni iterazione, la carta creata da Ararat Sarkissian guadagna nuovi strati e condivide nuove narrazioni. L’artista apprezza in particolare la descrizione fornita dal critico d’arte americano Aydin Small, che ha definito il suo stile creativo come “memoria culturale”. Indubbiamente, è questa memoria culturale che offre un viaggio affascinante che abbraccia l’arte e la storia in tutte le direzioni.

Il mistero che avvolge il legame di Ararat Sarkissian con Venezia è affascinante. Nato a Gyumri, una città industriale simile a Venezia nel suo spirito e carattere unici, entrambe le città, purtroppo, si sono trasformate in destinazioni turistiche, con gran parte delle loro popolazioni originali che se ne sono andate. Ararat Sarkissian dipinse il
suo “Lendutas” anni fa, tratto dagli esempi delle “Vedute” (paesaggi veneziani) creati dagli artisti veneziani. Riflette su come, seguendo gli esempi di artisti come Canaletto, abbia avvertito la profonda somiglianza e grandezza di entrambe le città, descrivendole come incredibilmente belle e desiderose di essere preservate.

La installazione “Storia degli Armeni” rappresenta un riferimento e una ricreazione dei 6 volumi dal medesimo titolo stampati nel periodo sovietico. Quest’opera riverbera il sentimento di un rumore ovattato derivante da un’impressione non chiara che ha colpito l’artista durante la lettura, e la realizzazione di come politica e autorità possano influenzare la documentazione storica delle nazioni.
Come un’ideologia plasmi e sottolinei ciò che è utile in un determinato periodo e ciò che si perde tra le pagine. Lo schermo racchiuso nell’installazione a forma di libro mostra costantemente solo un rumore statico, il che enfatizza la sensazione confusa dell’autore.

L’esposizione “Croci di pietra” è un personale omaggio all’arte della croce di pietra.
Si tratta anche di uno sforzo per focalizzare l’attenzione internazionale sulla distruzione sistematica e continua delle pietre della croce in vari territori confinanti con l’Armenia. Nel 2006, dopo un attacco particolarmente atroce e ufficialmente autorizzato alla distruzione della croce di pietra avvenuto in una terra non lontana da dove vivo, la mia risposta iniziale di tristezza e indignazione mi ha portato a intraprendere il presente progetto. Ho continuato a ricreare minuziosamente 36 croci di pietra che furono rase al suolo, tentando di dare a questi monumenti scomparsi una nuova prospettiva di vita attraverso la pittura e la carta fatta a mano. Ho scelto il numero 36 perché richiama il numero sacro delle lettere dell’alfabeto armeno. E ho deciso di fornire una traiettoria visiva di ciò che queste pietre crociate hanno attraversato: dalla sopravvivenza alla distruzione fino a una forma di rinascita su carta come apparivano una volta, quando furono scheggiate e fatte a pezzi, e quando divennero i miei amati compagni nel mio studio.

Ararat Sarkissian è un artista onorato dalla Repubblica di Armenia.
E’ membro dell’Accademia Europea di Scienze Naturali e Associazione Internazionale d’Arte.
Nel 2013 ha presentato l’Armenia alla 55 Biennale d’Arte di Venezia, all’isola di San Lazzaro, Venezia.
L’arte di Ararat Sarkissian esprime la conservazione dell’esperienza, dell’identità e della memoria. ll lavoro di Sarkissian, postmoderno, concettuale e in parte astratto, fa riferimento a culture antiche; quindi non solo all’importante tradizione medievale armena e ai manoscritti miniati ma anche all’arte più ampia dell’Europa medievale e rinascimentale.

Alcune mostre personali:

– Permanent exhibition, Armenian Street Foundation Museum,
and 11.12 Gallery, Singapore
– Harvest Gallery, Glendale, California, USA
– Tufenkian Gallery, Los Angeles, USA
– Vicki Hovannesian Contemporary Art Gallery, Chicago, USA
– Signs & Icons, National Gallery of Armenia, Yerevan, Armenia
– Archetypes, Gallery Lobby, Nicosia,Cyprus
– Focus Armenia, Halle, Germany

Alcune mostre collettive:
– Art Innsbruck, Innsbruck, Austria
– Armenian Contemporary Art, Annexis Gallery, Zurich, Switzerland
– Contemporary Armenian Artists, University of Kassel, Germany
– Bergen Community College, Armenian Genocide Exhibition, New Jersey, USA
– I Colori Dell’ Armenia, Castel Sant Angelo, Rome, Italia
– Art Contemporaine d’Arménie, Orangerie du Luxembourg, Paris
– TGAA Marzuki Gallery Chicago,USA
– Multitude, Artists Space, New York,USA
– Stream of Fire: New Art From Armenia, Jordan National Gallery, Amman
– Les chants de la mer, Musée Cantini, Marseille,France
– Palais des Congrès et de la Culture, Le Mans,France
– Japan International Artists Society + Soviet Artists, Tokyo, Japan
– New Figurative Art of Armenia, Pesaro, Italia
– 44° GROLLA D’ORO 2023 Premio Internazionale di Pittura, Scultura e Fotografia, Treviso, Italia

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Presentazione del libro “Il genocidio armeno. Dalle cause storiche alle conseguenze odierne” (Trevisotoday 22.04.24)

al 19 aprile 2024 al 12 maggio 2024 si svolgerà a Treviso una interessantissima rassegna dedicata alla cultura armena e alla commemorazione del genocidio che il popolo armeno ha subito 109 anni orsono nell’Impero ottomano. Il titolo della rassegna è Armellino in fiore. Una scelta evocativa, che allude alla pianta dell’armellino, uno dei simboli dell’armenità. Con il suo legno viene costruito il duduk, il più noto strumento musicale armeno. Il progetto di questa rassegna è stato ideato da Gayane Sahakyan, da qualche anno cittadina trevigiana di origini armene che, con vera passione e determinazione, si impegna per far conoscere il suo popolo e la sua terra d’origine in Italia.Gli eventi in programma hanno visto il patrocinio e la coordinazione del Comune di Treviso e il patrocinio del Consolato Onorario della Repubblica d’Armenia di Venezia. Hanno collaborato l’Unione Armeni d’Italia (Milano), la Fondazione Federpiazza (Treviso) la Galleria Antikyan (Yerevan), l’Associazione Italiarmenia (Padova) e l’Associazione musica.org (Treviso).
Gli eventi si svolgeranno con la seguente cadenza:
19 aprile: Inaugurazione presso il Museo Civico Luigi Bailo, alle ore 17.00 della mostra personale dell’artista armeno Ararat Sarkissian intitolata Alla ricerca del paradiso. La mostra resterà aperta fino al 12 maggio.
24 aprile: Nella data considerata il “Giorno della Memoria” del genocidio armeno, presso il Museo Bailo (Sala Zanini), alle ore 17.00, avrà luogo la presentazione del libro Il Genocidio armeno. Dalle cause storiche alle conseguenze odierne, Prefazione Antonia Arslan, (Piazza Editore. Il professor Baykar Sivazliyan, presidente dell’Unione Armeni d’Italia, armenista e autorevole membro della Diaspora in Italia, ne discuterà con l’autrice, Sandra Fabbro Canzian.
4 maggio: Nell’Auditorium di Santa Caterina (Piazzetta Mario Botter 1), alle ore 21.00 avrà inizio il concerto del musicista Artur Zakiyan, illustre pianista e compositore armeno, che coniuga magistralmente la musica etnica armena, con quella classica e moderna. Il concerto sarà preceduto da una presentazione del professor Sivazliyan.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a: biglietteriatreviso@gmail.com (per Museo Bailo) e staff@musica.org (per concerto)

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Memoria, la Comunità armena in Italia: il 24 aprile ricordiamo il genocidio (Redattore Sociale 22.04.24)

l 24 aprile è la Giornata della memoria del popolo armeno che in tale data ricorda l’inizio di quello che la Comunità armena in Italia ricorda come “uno dei più atroci crimini contro l’umanità: il genocidio del 1915, che gli armeni ricordano come ‘Metz Yeghern’ il ‘Grande Male'”.

In tutta Italia e nel mondo, si legge in una nota, sono state organizzate “iniziative, convegni, incontri, preghiere, per ricordare il milione e mezzo di armeni e per ribadire insieme il forte ‘mai più’ contro ogni violenza e contro ogni crimine contro l’umanità”.

A Roma la giornata sarà ricordata con una cerimonia che si svolgerà alle ore 11, presso il Giardino del genocidio armeno di piazza Augusto Lorenzini (quartiere Portuense), alla quale parteciperanno oltre ai rappresentanti diplomatici della Repubblica di Armenia in Italia esponenti del mondo politico, diplomatico, ecclesiastico e della società civile.

Lo slogan scelto per la cerimonia commemorativa è “La forza di un popolo che sfida l’oscurità dell’indifferenza” ed è rappresentato nell’immagine da un uomo che ha scalato la montagna arrivando in cima, come simbolo di fatica, ma anche di forza. Mentre la sfida all’indifferenza e all’oscurità viene presentata come l’alba alla quale l’uomo volge il suo sguardo di speranza, tenendo in mano la bandiera che rappresenta il popolo armeno.

Giovedì 2 maggio 2024 alle ore 18.30, presso l’Institut français Centre Saint-Louis, in Largo Toniolo 22 a Roma, sarà proiettato il film vincitore del premio della giura del Francofilm Festival ‘Aurora’s Sunrise’ di Inna Sahakyan che narra la storia vera di una sopravvissuta al genocidio armeno. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti. (DIRE)

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ARMENIA. Inizia la delimitazione dei confini con l’Azerbaigian (Agccomunication 22.04.24)

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha elogiato l’accordo sulla delimitazione dei confini con l’Azerbaigian, affermando che “per la prima volta Armenia e Azerbaigian hanno risolto una questione attorno a un tavolo negoziale”.

L’accordo di delimitazione è arrivato più di tre anni dopo l’avvio della prima riunione delle commissioni competenti in seguito alla vittoria dell’Azerbaigian nella seconda guerra del Nagorno-Karabakh nel 2020, riporta BneIntelliNews. Secondo l’accordo, la prima fase della delimitazione inizierà nelle province di Tavush in Armenia e di Gazakh in Azerbaigian, con l’Armenia che restituisce unilateralmente i territori conquistati all’inizio degli anni ’90. L’Azerbaigian, tuttavia, non è obbligato a restituire i territori armeni che controlla nella stessa area.

Nonostante la sua recente dichiarazione secondo cui l’accordo è stato raggiunto attraverso negoziati, Pashinyan in precedenza aveva affermato di aver accettato concessioni unilaterali per fermare la guerra nella regione. Le dichiarazioni di Pashinyan sono state seguite dalla propaganda statale azera che ha avvertito l’Armenia di un’altra escalation se avesse ritardato la restituzione dei villaggi. L’Azerbaigian aveva chiesto la restituzione dei villaggi come precondizione per un accordo di pace.

Al di là degli elogi di Pashinyan, tuttavia, sono scoppiate proteste tra i residenti delle comunità di confine nella provincia di Tavush in Armenia, esprimendo preoccupazione per le implicazioni del processo di delimitazione e demarcazione. I residenti di Tavush temono che il processo di delimitazione e demarcazione possa comportare la perdita di accesso ai terreni agricoli e una maggiore vulnerabilità agli attacchi.

In risposta, Pashinyan ha rassicurato l’opinione pubblica che il governo avrebbe adottato misure per mitigare i rischi. Ha dichiarato: “Non abbiamo una linea del fronte qui, ma avremo un confine, e il confine è un segno di pace”. Ha inoltre riaffermato l’impegno dell’Armenia a salvaguardare la propria sovranità.

Pashinyan ha anche confermato il ritiro delle guardie di frontiera russe da Tavush dopo la delimitazione. Ha dichiarato: “Le guardie di frontiera dell’Armenia e dell’Azerbaigian saranno in grado di proteggere autonomamente il confine interagendo tra loro”, evidenziando una nuova fase di cooperazione.

L’Armenia ha anche recentemente chiesto ai soldati russi di ritirarsi dall’aeroporto di Yerevan, mentre si muove per riorientare la politica estera del paese. Il premier armeno ha anche sottolineato l’importanza vitale di raggiungere un accordo di pace con l’Azerbaigian, anche se ciò implica concessioni e l’abbandono del Nagorno-Karabakh, che Baku ha riconquistato a dicembre.

A livello internazionale, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno espresso sostegno al processo di delimitazione dei confini, considerandolo un passo positivo verso una pace sostenibile. Nel frattempo, l’Azerbaigian ha salutato l’accordo come una pietra miliare storica, celebrando il ritorno dei villaggi sotto il controllo armeno dagli anni ’90.

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