Il vertice in Alaska e quei 47 chilometri nel Caucaso. Il prezzo di Trump per salvare Putin (Quotidiano 14.08.25)

Il presidente determinato ad affermare la sua presenza nella regione cerniera fra l’Asia Centrale e l’Ue e tagliare fuori la Cina. La chiave è il corridoio di Zangezur tra Azerbaigian, Iran e Armenia

Roma, 14 agosto 2025 – Il vertice di venerdì potrebbe risolversi con un enorme salvagente tirato dal presidente americano, Donald Trump, a quello russo, Vladimir Putin, sulla carta il nemico storico degli USA. Ma nel mondo multipolare, anche le alleanze diventano più fluide, così fluide da riuscire addirittura a ribaltarsi.

Il pericolo numero uno si chiama Pechino e il tycoon è pronto a salvare di fatto la Russia dall’isolamento internazionale, anche se non lo farà gratis. Per sua stessa definizione, il presidente fa accordi e quello con Putin riguarda una pacifica convivenza in determinate aree del mondo, evidentemente per entrambi più simile a una torta e dove entrambi vogliono la loro fetta.in

L’Artico è la parte con più crema, ma non è l’unica a fare gola al tycoon. Con l’accordo fra Azerbaigian e Armenia, gli USA ora fanno parte a pieno titolo anche della partita sul Caucaso, regione per lungo tempo di pertinenza esclusiva della Russia, ma dove Mosca ha perso molto terreno negli ultimi decenni.

C’è una parte di quest’area, in particolare, che fa gola agli USA: il corridoio di Zangezur. In tutto, sono 47 chilometri. Tecnicamente, servirà a connettere l’Azerbaigian con la exclave di Nakhchivan. Due terre separate dall’Armenia. Baku e Yerevan sono nemiche giurate per motivi religiosi e territoriali, con la prima uscita notevolmente rafforzata dopo le guerre fra il 2020 e il 2023, che le hanno permesso di riconquistare molte posizioni in Nagorno-Karabakh, a maggioranza armena, ma di fatto in territorio azero.

All’Armenia, uscita sconfitta, non è rimasto altro che accettare condizioni molto pesanti, fra cui acconsentire alla costruzione del Corridoio Zangezur e realizzarne una parte. L’accordo è stato mediato proprio da Donald Trump che, come ‘garanzia’ per la pacificazione dell’area ha imposto/proposto che il corridoio, che consisterà in una sede ferroviaria e una stradale, sia gestito dagli USA.

Se l’affare dovesse andare in porto, la gestione per 100 anni del Corridorio di Zangezur potrebbe fare entrare nelle casse statali dai 50 ai 100 miliardi di dollari all’anno. Il passaggio, poi, connetterebbe il Caspio con la Turchia e dunque con l’Europa.

Un disegno altamente strategico, da cui, però, rimangono fuori Russia e Cina, anche se in modo diverso. Mosca dovrà accettare di essere ridotta a un ruolo di comparsa in un territorio dove prima era la protagonista assoluta, con in cambio, forse, la possibilità di mantenere una presenza in Siria, Paese vitale per la sua prospezione sul Mediterraneo.

L’opera, poi, penalizzerà l’Iran, che si trova in una posizione di forte debolezza a causa degli eventi successivi al 7 ottobre e il ‘colpo di grazia’ inferto da Israele e Stati Uniti, e che quindi potrà obiettare ben poco. Ma dietro c’è una vittima ancora più eccellente. Si tratta della Cina, che proprio con la Repubblica Islamica ha avviato un imponente programma di investimenti per potenziare la sua presenza sull’area e che sembra aver puntato su un cavallo che è tutto, ma non vincente.

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