Francia. Disinformazione e guerra invisibile contro l’Armenia (Notizie Geopolitiche 19.08.25)

di Giuseppe Gagliano –

Nell’estate del 2025 l’Armenia è diventata il bersaglio di una delle più sofisticate campagne di disinformazione degli ultimi anni. Un sito fasullo, battezzato “Courriere France 24”, ha simulato di essere un canale legittimo dell’emittente francese e ha pubblicato articoli falsi firmati da giornalisti veri. Una manovra che va oltre la semplice fake news: qui siamo davanti all’usurpazione dell’identità di professionisti dell’informazione, alla manipolazione di immagini e testi generati dall’intelligenza artificiale e a un piano di propaganda volto a destabilizzare la presidenza armena di Nikol Pashinyan.
Il meccanismo è stato semplice quanto efficace. Registrato in Perù a metà giugno, il sito ha rilanciato la notizia secondo cui la Francia avrebbe esportato rifiuti nucleari in Armenia, con la complicità del governo di Yerevan. Per dare autorevolezza, le firme di sei giornalisti di France 24 e di altre testate sono state falsificate. Alcuni, come Romain Fiaschetti, hanno dovuto perfino smentire pubblicamente il furto della loro identità. La storia ha fatto il giro del web: milioni di visualizzazioni, rilanci su social e addirittura la temporanea diffusione da parte di media rispettati. L’effetto voluto era chiaro: indebolire Pashinyan, accusato di corruzione, e gettare ombre sulle relazioni tra Francia e Armenia.
Dietro l’operazione si scorgono due regie. Da un lato Mosca. Il gruppo Storm-1516, collegato all’intelligence russa, è noto per orchestrare campagne simili in Europa. La sua missione: minare la credibilità dei governi filo-occidentali, alimentare sfiducia e seminare caos informativo. Dall’altro lato l’Azerbaigian, da tempo irritato dalle posizioni critiche della Francia e dall’appoggio parigino a Yerevan. Gli account e i media azeri hanno amplificato la falsa notizia sui rifiuti nucleari, sfruttandola per erodere l’immagine della leadership armena. Qui il punto non è soltanto la rivalità con l’Armenia sul Nagorno-Karabakh ma la volontà di colpire la Francia stessa, divenuta in questi anni un avvocato della causa armena nei consessi internazionali.
L’operazione va letta in un quadro più ampio. L’Armenia, tradizionalmente legata a Mosca, ha negli ultimi anni accentuato la sua apertura verso l’Occidente, rafforzando i legami con Parigi e Bruxelles. Una scelta che ha irritato il Cremlino, sempre più convinto che la piccola repubblica caucasica stia sfuggendo alla sua orbita. Per l’Azerbaigian, invece, è l’occasione di sfruttare gli strumenti digitali per compensare sul piano politico ciò che ha già ottenuto su quello militare: la superiorità sul campo dopo la guerra del 2020 e la riconquista del Karabakh. Disinformare significa plasmare l’opinione pubblica, indebolire la legittimità di un leader, preparare il terreno a nuovi equilibri regionali.
L’impatto della campagna non va sottovalutato. La storia sui rifiuti nucleari ha avuto oltre due milioni di visualizzazioni su X. L’Armenia, che già vive una fase delicata di instabilità politica ed economica, si trova a dover fronteggiare non solo le pressioni militari dell’Azerbaigian ma anche un attacco informativo che mina la fiducia interna e i rapporti con i partner esterni. La Francia, a sua volta, viene trascinata in una guerra digitale che mira a screditarne il ruolo internazionale, proprio mentre cerca di rafforzare la sua influenza nel Caucaso.
La vicenda dimostra che la disinformazione non è un fastidio marginale ma un’arma geopolitica a tutti gli effetti. Non si tratta soltanto di “fake news”: è un campo di battaglia in cui gli Stati testano nuove tecniche di influenza, combinando strumenti tradizionali della propaganda con le potenzialità dell’intelligenza artificiale. France 24 ha reagito smascherando il sito e i giornalisti colpiti hanno avviato azioni legali. Ma la sfida rimane aperta: per l’Armenia come per la Francia, la difesa della verità è diventata parte integrante della sicurezza nazionale.

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