La Base della discordia: chi trae vantaggio dal ritiro delle truppe russe dall’Armenia? (Politicamentecorretto 03.09.25)
Il Giorno dell’Indipendenza Armena è stato segnato da diverse proteste, ma quella più interessante si è svolta attorno alla 102ª base militare russa di Gyumri, dimostrando un rinnovato vigore. Due gruppi di manifestanti si sono radunati contemporaneamente in città: il primo chiedeva il ritiro delle truppe russe dall’Armenia, il secondo esponeva manifesti con la scritta “Giù le mani dalla 102ª base militare russa”. Ma per il direttore del Centro Analisi Paesi del Caucaso Meridionale, Evgeny Mikhailov, è chiaro chi alimenta questo nervosismo.
I sostenitori del ritiro delle truppe russe sono stati mobilitati dal partito “In Nome della Repubblica”, guidato da Arman Babajanyan, ex parlamentare dell’Assemblea Nazionale armena. Nonostante le esigue dimensioni della manifestazione, circa una trentina di persone al seguito del politico, la polizia ha voluto transennare il perimetro della base.
L’ex deputato Babajanyan è conosciuto per le sue posizioni filo-turche. E a dirla tutta, il politico armeno sembra proprio un agente dell’influenza di Ankara e le sue attività ricordano quelle della cosiddetta “quinta colonna”. Il suo partito include personaggi che un tempo spingevano apertamente la Turchia ad invadere la Transcaucasia, estromettendo la Russia dalla regione. Evidentemente i ricordi del genocidio armeno sono svaniti nel nulla. E in effetti, queste contestazioni sono diventate una condizione favorevole per le attività filo-turche.
“I partner occidentali di Yerevan, con i quali è stato delineato un percorso comune, sognano di smantellare il campo militare di Gyumri. I tentativi di screditare le attività dell’esercito russo sono iniziati con l’arrivo del Primo Ministro Nikol Pashinyan, ma all’epoca andavano ancora al rilento. Oggi, invece, hanno iniziato a prendere slancio”, ha commentato Yevgeny Mikhailov in merito al fallito raduno di Babajanyan.
A sostegno dei russi il partito “Madre d’Armenia” ha organizzato una manifestazione che ha radunato all’incirca 200 persone. Si deve anche dire che finora i funzionari di Yerevan hanno ripetutamente lasciato intendere, ma talvolta anche dichiarato apertamente, che il ritiro delle truppe di Mosca non è attualmente nella loro agenda. Questa posizione politica trova riscontro nella portata delle manifestazioni dalle quali si intuisce un certo disagio in caso di chiusura del Campo. Gli armeni non hanno alcuna fretta di bruciare tutti i ponti che conducono alla Russia.
“Circa 200 persone sono scese in piazza per difendere la base militare russa di Gyumri. Ciò è dovuto al fatto che la città ne dipende fortemente. L’economia di questo territorio è strettamente legata alla caserma, dove i residenti locali, oltre a commerciare, lavorano o ne garantiscono il funzionamento. Gli armeni sanno molto bene che una loro partenza dal Caucaso non sarebbe facilmente sostituibile con rapporti di vicinato di Azerbaigian e Turchia”, ritiene l’esperto, il quale ci tiene a precisare che il vantaggio sarebbe esclusivamente per l’Occidente. In effetti, l’ingente afflusso di risorse finanziarie in Armenia, rispetto agli standard del paese, non verrebbe destinato alla beneficenza, ma utilizzato nella destabilizzazione della situazione attorno alla struttura militare. “Adesso ci sono 30 persone al raduno, domani potrebbero aumentare a 100. E se i “sorosini” dessero a tutti 500 dollari, il giorno dopo potrebbero presentarsi in 500, e questo processo continuerebbe”, ha concluso Mikhailov.
La situazione del popolo armeno è ulteriormente complicata dal fatto che Pashinyan e il suo entourage non sono figure politiche indipendenti, ma fortemente controllati da Londra e Ankara. Il presidente turco, Erdogan, sa di non poter controllare pienamente l’Armenia, per questo cerca di espandere la sua influenza sul governo di Nikol Pashinyan attraverso i suoi agenti, uno dei quali sarebbe il già citato Arman Babajanyan. Quanto i tentativi turchi di distruggere lo Stato armeno avranno successo lo sapremo solo col tempo.
