Caucaso, pace in bilico tra Armenia e Azerbaigian (Ticinolive 08.10.25)
Che cosa è successo ad agosto, perché non c’è ancora un trattato e quali sono i prossimi passi
L’8 agosto 2025, alla Casa Bianca, il premier armeno Nikol Pashinyan e il presidente azero Ilham Aliyev hanno inizializzato (non firmato) il testo di un Accordo di pace e relazioni interstatali e sottoscritto una dichiarazione congiunta: impegno a riconoscere reciprocamente sovranità e integrità territoriale, rinuncia all’uso della forza e normalizzazione graduale dei rapporti. Il testo è stato pubblicato tre giorni dopo dai due ministeri degli Esteri. L’UE ha salutato il passo come “svolta significativa”, ma ha invitato a passare rapidamente alla firma e alla ratifica. consilium.europa.eu+3Reuters+3state.gov+3
Cosa prevede (in sintesi)
Oltre al riconoscimento dei confini in linea con la Dichiarazione di Alma-Ata (1991), la bozza impegna le parti a comporre le controversie con strumenti legali, avviare relazioni diplomatiche e cooperare su persone scomparse. Secondo il testo divulgato e le analisi indipendenti, il documento esclude forze terze lungo il confine (tema sensibile per la presenza russa e la missione civile UE), e segna la chiusura del Processo di Minsk dell’OSCE. Restano da definire gli allegati tecnici su delimitazione di frontiera e collegamenti regionali. mfa.gov.az+3Reuters+3crisisgroup.org+3
Il nodo politico: la Costituzione armena
Il principale ostacolo alla firma è la richiesta di Baku che Armenia modifichi la propria Costituzione, eliminando riferimenti interpretati come pretese su territori azeri (l’eco dello status storico del Nagorno Karabakh). Erevan riconosce la necessità di un aggiornamento costituzionale ma non ha ancora fissato date referendarie. Finché il punto non si sblocca, il trattato non verrà firmato.

Il corridoio dei trasporti (e la geopolitica)
La dichiarazione di Washington ha rilanciato un itinerario di connettività attraverso il sud dell’Armenia per collegare l’Azerbaigian con l’exclave di Naxçıvan: progetto presentato dagli USA come volano economico e infrastrutturale (energia, ferrovia, digitale) e come tassello di stabilizzazione regionale. Resta una partita delicata: sovranità armena sul tracciato, modalità operative e garanzie di sicurezza sono oggetto di negoziato. ft.com+1
Perché il processo è “delicato”
Sul fronte interno armeno il dossier si intreccia con forti tensioni politiche (proteste, scontro tra governo e settori della Chiesa apostolica, procedimenti giudiziari a carico di esponenti ecclesiastici e opposizione), elementi che riducono i margini di manovra del premier Pashinyan. Gli oppositori parlano di “pace a caro prezzo”; l’esecutivo replica che “la pace è stata stabilita” e che il trattato chiuderà un conflitto quarantennale. AP News+2Reuters+2
Dove si gioca la partita esterna
La mediazione statunitense ha ridimensionato il ruolo tradizionale di Mosca nel Caucaso; l’Unione Europea sostiene il percorso e offre assistenza tecnica. Intanto continuano colloqui ai margini dei vertici regionali (dalla European Political Community a Copenaghen all’imminente CIS in Asia centrale), utili per ribadire impegni e limare i dossier tecnici.
