Ignazio Choukrallah Maloyan: il santo martire armeno (In Terris e altri 19.10.25)
Domenica 19 ottobre Papa Leone XIV proclamerà santo l’armeno Ignazio Choukrallah Maloyan nato il 19 aprile 1869 a Mardin, una cittadina del sud-est della Turchia, che all’epoca faceva parte dell’Impero Ottomano. Egli sentì fin da giovane una vocazione forte alla vita religiosa. All’età di 14 anni entrò nell’istituto clericale patriarcale di Bzommar, in Libano. Nel 1896 fu ordinato sacerdote, assumendo il nome di Ignazio, in onore di sant’Ignazio di Antiochia.
Svolse il suo ministero in varie comunità armene cattoliche, ad Alessandria e al Cairo in Egitto, dove dimostrò la sua abilità nella predicazione, e l’impegno e l’attenzione verso i più deboli e bisognosi. Dopo essere stato nominato nel 1904 segretario particolare del Patriarca dell’Armenia Cattolica Boghos Bedros XII Sabbaghian (1836-1915) che durante il Sinodo dei Vescovi armeni riunito a Roma, lo nominerà Arcivescovo di Mardin il 22 ottobre 1911.
Il nuovo Arcivescovo visse in un periodo estremamente difficile per gli armeni nell’Impero Ottomano, dovuta ad una sempre più crescente tensione politica, discriminazioni, persecuzioni: tutto ciò sfociò negli eventi tragici del “genocidio armeno” iniziato il 24 aprile 1915. Quando cominciarono le deportazioni e le persecuzioni, Maloyan rimase con la sua comunità, non fuggì, il 3 giugno 1915 fu arrestato insieme a sacerdoti e fedeli armeni cattolici. Gli fu chiesto più volte di abiurare, di rinnegare la fede e di convertirsi all’Islam, in cambio della vita: ma egli rifiutò sempre. Fu quindi torturato, imprigionato, e infine ucciso, con un colpo di pistola alla nuca, presumibilmente fra il 10 e l’11 giugno 1915, vicino a Diyarbakir, in una località chiamata Kara-Keupru. Il 7 ottobre 2001 Papa Giovanni Paolo II lo ha beatificato, riconoscendo il suo martirio.
Sono passati 110 anni dall’inizio del genocidio del popolo armeno, in cui morirono milioni di persone, anche a causa della loro identità cristiana, questo è stato uno dei fattori che hanno contribuito alla persecuzione da parte del governo ottomano, a maggioranza musulmana, che vedevano le minoranze cristiane come un elemento estraneo e potenzialmente ostile. Il genocidio fu un evento tragico che portò alla sistematica eliminazione di una vasta parte della popolazione armena che risiedeva nei territori dell’Impero Ottomano.
E’ giusto ricordare che già negli anni 1894-1897 c’era stata una campagna contro gli armeni, per opera del sultano ottomano Abdul-Hamid II (1876-1909), successivamente nel periodo che precede la prima guerra mondiale, nell’impero ottomano, salì al potere il movimento dei “Giovani Turchi”, essi volevano creare uno stato di ispirazione nazionalista, a centralizzare tutto il potere, ed erano convinti inoltre di poter modernizzare l’Impero ottomano, sul modello delle potenze europee. Ecco, allora, che la presenza di minoranze etniche e religiose come gli armeni, divenne motivo di crescente preoccupazione, essi erano percepiti e visti come un ostacolo a questa visione, prevalentemente quelli di religione cristiana.
Di conseguenza, il genocidio verso i cristiani armeni, si manifestò pienamente in seguito all’approvazione della “Legge Techir” nella quale si stabiliva la deportazione della popolazione armena dell’Impero ottomano, per cancellarne oltre la religione, la storia e la cultura. In base a quanto stabilito le autorità ottomane, diedero inizio alle deportazioni di massa di intellettuali armeni, residenti a Costantinopoli, in seguito vennero arrestati, deportati e massacrati, uomini, donne vecchi e bambini, di conseguenza sparì la popolazione armena da tutta l’Anatolia orientale.
Papa Francesco nel messaggio agli armeni del 12 aprile del 2015, in occasione del centenario del genocidio, così si espresse: “Cari fratelli e sorelle armeni, un secolo è trascorso da quell’orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo, nel quale molti innocenti morirono da confessori e martiri per il nome di Cristo. Non vi è famiglia armena ancora oggi, che non abbia perduto in quell’evento qualcuno dei suoi cari: davvero fu quello il “Metz Yeghern”, il “Grande Male”, come avete chiamato quella tragedia. In questa ricorrenza provo un sentimento di forte vicinanza al vostro popolo e desidero unirmi spiritualmente alle preghiere che si levano dai vostri cuori, dalle vostre famiglie, dalle vostre comunità… – ha poi proseguito il pontefice – …Fare memoria di quanto accaduto è doveroso non solo per il popolo armeno e per la Chiesa universale, ma per l’intera famiglia umana, perché il monito che viene da questa tragedia ci liberi dal ricadere in simili orrori, che offendono Dio e la dignità umana…”. Questo si può considerare il primo genocidio del XX secolo, purtroppo nella storia dell’umanità, ne seguiranno altri, e il 24 aprile è riconosciuto giustamente come il “Giorno della Memoria del Genocidio Armeno”.
Il futuro santo Ignazio Maloyan resterà per sempre un simbolo di fede salda, di resistenza spirituale e di amore verso il suo popolo soprattutto in un momento drammatico, il suo martirio è un messaggio per i cristiani, specialmente in contesti di persecuzione religiosa, e discriminazione, in cui vivono e soffrono ancora in alcune parti del mondo.
Ecco, che allora la canonizzazione di Maloyan assume importanza anche oggi, che ricorda il genocidio armeno, una ferita della storia poco riconosciuta e spesso negata; e invita alla riflessione su cosa significhi vivere la fede in situazioni di ostilità, discriminazione, minaccia.
