Nagorno-Karabakh: la questione irrisolta degli sfollati e dei prigionieri di guerra dopo l’accordo di pace. (Sardegnagol 14.10.25)
Nonostante la firma dell’accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian l’8 agosto 2025, la situazione umanitaria nella regione del Nagorno-Karabakh resta una ferita aperta. Gli sfollati armeni e i prigionieri di guerra continuano a vivere in condizioni di incertezza, mentre permangono gravi interrogativi sul rispetto dei diritti umani da parte di Baku.
La crisi umanitaria e l’accordo di pace.
Nel 2023, l’Azerbaigian aveva provocato una grave crisi umanitaria bloccando il corridoio di Lachin, unica via di collegamento tra l’Armenia e il Nagorno-Karabakh, in violazione di un ordine della Corte Internazionale di Giustizia. Un blocco, ma non è una novità pensando alla poca sostanzialità dei movimenti pro-pal, contro il quale nessuna protesta di piazza si è registrata (diversamente dal blocco nella Striscia di Gaza), confermando una certa solidarietà settoriale della sinistra europea.
Questioni etiche e morali a parte, nel mese di settembre del 2023, un’offensiva militare azera portò alla fuga forzata di circa 120.000 armeni dalla regione e all’arresto di diversi leader locali, processati successivamente da tribunali militari.
Nonostante il trattato di pace firmato nell’agosto 2025, il testo non prevede misure di riparazione per le vittime del conflitto, lasciando irrisolte le questioni legate ai diritti umani e alla giustizia transizionale.
La chiusura delle operazioni del Comitato Internazionale della Croce Rossa.
Il 3 settembre 2025, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) – l’unica organizzazione autorizzata ad accedere ai prigionieri di guerra armeni – è stato costretto a sospendere le proprie attività in Azerbaigian, aggravando ulteriormente la mancanza di trasparenza sulle condizioni di detenzione e sulla sorte dei prigionieri.
L’interrogazione alla Commissione europea.
Gli eurodeputati Thijs Reuten, Nacho Sánchez Amor, Juan Fernando López Aguilar (tutti del gruppo S&D) e Marie Toussaint (Verts/ALE) hanno presentato un’interrogazione scritta all’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Kaja Kallas, chiedendo chiarimenti sul ruolo dell’UE e sulla responsabilità dell’Azerbaigian.
I firmatari chiedono se Baku stia rispettando gli obblighi in materia di diritti umani previsti dall’Accordo di partenariato e cooperazione UE-Azerbaigian del 1999 e dall’articolo 21 del Trattato sull’Unione Europea, che impegna l’UE a promuovere la pace, la democrazia e il rispetto dei diritti fondamentali.
I diritti dei rifugiati e dei detenuti armeni.
La stessa Commissione (che però nel 2022 ha firmato un accordo energetico proprio con l’Azerbaigian) aveva recentemente sottolineato che “il diritto degli armeni sfollati a tornare senza intimidazioni e discriminazioni è un diritto umano fondamentale”, così come lo è la garanzia di processi equi e condizioni di detenzione dignitose per i prigionieri di guerra.
L’interrogazione chiede inoltre alla Commissione europea di esprimere o meno il proprio parere sulla condotta dell’Azerbaigian che non ha ancora adempiuto pienamente ai propri obblighi internazionali e quali strumenti l’UE possa attivare per promuovere giustizia, responsabilità e protezione dei diritti umani nella fase post-conflitto.
