Quell’incontro tra il Papa e il Catholicos degli armeni. Una buona mancata notizia (Tempi 31.10.25)

Ammollo i piedi nel mio lago, mi dà qualche brivido la sua acqua amica ma oggi dolente, nera. Del resto lago Sevan vuol dire lago Nero, e presto – se sopravvivo – ve ne racconterò il perché. È scura come il cielo quest’acqua, e come il firmamento anch’essa è punteggiata di scintille, un milione e mezzo, forse due milioni di lucette. Vibrano su nella volta celeste, e scendono giù ad accarezzare il lago: sono segno del milione e mezzo, due milioni (ripeto, ripeterò sempre) di martiri proclamati tali dalla Chiesa apostolica armena, che non ha fatto differenze tra vescovi e ignoti, i senza nome sono la grandissima maggioranza, ma Dio conosce i loro nomi, li chiama – «Proprio io?», «Sì tu» –, stringe tutti a sé, i buoni figli e quelli cattivi, le ragazze pure e i ragazzi impuri, gli ubriaconi e i morigerati, i delinquenti e gli innocenti, le zitelle rancide e i chiacchieroni, persino qualche magistrato e giornalista, todos todos todos, perché assassinati in odio a Cristo senz’altra colpa né…

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