Un indecente doppio standard. Per gli ostaggi Armeni dell’Artsakh nelle carceri dell’Azerbajgian neanche un po’ della giustizia di Sharm (Korazym 14.11.25)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.11.2025 – Renato Farina] – A Sharm el Sheik, in Egitto, davanti a un mare favoloso, i leader massimi di 22 Stati hanno firmato, o meglio controfirmato, apporto il loro sigillo di benedizione, all’accordo di pace per Gaza tra Israele e Hamas di fatto imposto da Donald Trump alle parti atrocemente confliggenti dal 7 ottobre 2023. Intanto, quel lunedì 13 ottobre 2025 (data completa come si conviene quando si avverte lo scalpiccio di cavalli della storia che passa) si è realizzata una “tregua”. Fine bombardamenti, ostaggi liberati, inizio della restituzione dei corpi morti alle famiglie.
Che c’entra il Molokano, che se ne sta con i suoi guai e le sue ferite che non cicatrizzano, sul lago di Sevan? L’Armenia mi ha insegnato che esiste la comunione dei morti, le schiere delle vittime, le lacrime passate e presenti dei miti, mescolate ai denti degli assassini, giacciono nel lago della nostra umanità intera. Una “scintilla di speranza” in Terra Santa (definizione di Leone XIV) buca il buio del mondo intero, mobilita ogni popolo a ricordare cos’è la luce, per cercare di farsi incendiare da quel brivido fiammeggiante. Sperare per tutti!
Dunque posso sperare, possiamo sperare anche per gli Armeni che non hanno dove posare il capo e sono stati strappati, lasciando lacerti di carne viva in Nagorno-Karabakh, sbattuti fuori dalla terra-case-chiese-monasteri, ormai due anni fa, il 25 settembre 2023, 120mila. Quindi questo apre squarci per gli ostaggi Armeni arrestati e tenuti in condizioni infami (torture?) nelle carceri dell’Azerbajgian, trascinati via dalle loro case perché leader o supposti tali degli Armeni dell’Artsakh-Nagorno. Sperare per tutti! Ripeto.
Invece no. Sono costretto a dire che (per ora! o forse fino all’ultimo giorno del tempo?) quella scintilla non è stata considerata idonea ad accendere la penna di alcun trattato almeno simile a quello che, secondo il piano di Trump, beneficerà i Gazawi e le famiglie ebraiche degli ostaggi liberati…
Tra i capi presenti in Egitto nella festosa e trepidante giornata della gloria trumpiana c’erano il Presidente della Repubblica dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, e il Premier della Repubblica d’Armenia, Nikol Pashinyan. Erano lì perché firmatari dell’intesa preliminare di pace concordata davanti al medesimo Trump, in Washington, l’8 agosto 2025.
Mi domando: ha letto Pashinyan i 20 punti esecutivi del trattato israelo-palestinese? Io sì. E mi esplode il cuore di santa invidia. Trascrivo e metto a confronto i due protocolli. Dapprima cito quello di Sharm, poi, tra parentesi (in corsivo), il corrispettivo punto dell’accordo di Washington.
2. “Gaza sarà ricostruita e riqualificata a beneficio del popolo di Gaza, che ha già sofferto più che a sufficienza” (Non sono citati né il Nagorno Karabakh, né i suoi abitanti cacciati via. Nessun diritto al ritorno, e – figuriamoci – nessun accenno alle sofferenze di chi è stato sbattuto via, dopo un assedio con l’uso della fame per 9 mesi!).
4. Entro 72 ore dall’accettazione pubblica dell’accordo da parte di Israele, tutti gli ostaggi, vivi o deceduti, saranno restituiti” (Nessun accenno è presente nell’accordo di Washington a prigionieri Armeni in mano ad Aliyev. Il Lemkin Institute, che prende il nome dal giurista polacco che inventò la parola genocidio studiando il “Grande Male” provocato dai turchi agli Armeni nel 1915, afferma che nel trattato che il trattato “nella sua forma attuale … non affronta … il destino dei prigionieri di guerra Armeni e dell’ex leadership politica dell’Artsakh nelle carceri azere”. Quanti? Quattordici sono i politici, imprecisabile quello dei militari).
13. Israele si impegna a non annettere né occupare Gaza. 15. “Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza; chi desidera partire potrà farlo liberamente e potrà ritornare quando lo vorrà” (Invece il Nagorno-Karabakh? Non esiste, si dà per ovvio e scontato che sia da sempre e per sempre a sovranità azera e abitato da Turcomanni. Gli Armeni di Stepanakert sono stati costretti a lasciare l’Artsakh, siccome non esistono, non possono avere diritti, chi non esiste è impossibile pretenda di avere dei diritti).
Mi chiedo? Possibile che nessuno abbia informato Trump? O Giorgia Meloni? Questo è un indecente doppio standard…
Possibile che nessuno abbia informato Papa Leone XIV che il 17 ottobre ha ricevuto la moglie del dittatore Aliyev nominata Primo Vicepresidente dell’Azerbajgian? (foto di copertina) [*].
Se fosse vivo Charlie Kirk si precipiterebbe nella camera ovale a pretendere da Trump un po’ di amore per noi Armeni, una briciola di giustizia. Ce ne sarebbero le premesse. Finalmente il Premier Bibi Netanyahu ha riconosciuto e usato la parola genocidio davanti allo scempio degli Armeni del 1915. Persino Simon Perez aveva negato l’uso di questa parola per altri che non fossero gli Ebrei.
Quella scintilla di Gaza per favore, lo chiedo in ginocchio, illumini un poco le terre intorno al lago di Sevan, nero di dolore.
Il Molokano
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di novembre 2025 di Tempi in formato cartaceo.
[*] «Nella mattinata di venerdì 17 ottobre 2025, il Santo Padre Leone XIV ha ricevuto in Udienza, nel Palazzo Apostolico Vaticano, S.E. la Sig.ra Mehriban Aliyeva, Primo Vicepresidente della Repubblica dell’Azerbajgian, che si è successivamente incontrata con Sua Eminenza il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, accompagnato dal Rev.mo Mons. Daniel Pacho, Sotto-Segretario per il Settore Multilaterale della Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali. Durante i cordiali colloqui in Segreteria di Stato, è stata espressa da ambo le Parti soddisfazione per lo sviluppo e il rafforzamento delle buone relazioni bilaterali esistenti, con particolare riferimento alla collaborazione in ambito culturale, e con apprezzamento per le attività della Chiesa Cattolica nel Paese. Nel contempo non si è mancato di prestare attenzione ad altri temi di comune interesse, in modo particolare della necessità di una pace giusta e duratura nel Caucaso meridionale».
Fonte: Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede sull’Udienza di Papa Leone XIV al Primo Vicepresidente della Repubblica dell’Azerbajgian, Mehriban Aliyeva.
Visita del Primo Vicepresidente della Repubblica dell’Azerbaigian Mehriban Aliyeva alla Santa Sede, 16-17 ottobre 2025







