Armenia. Il primo ministro Nikol Pashinyan a Roma e alla Santa Sede (Notizie Geopolitiche 20.10.25)

di Giuliano Bifolchi * –

La visita di lavoro del primo ministro armeno Nikol Pashinyan a Roma, articolata in incontri presso le sedi diplomatiche armene in Italia e la Santa Sede e nella partecipazione alla cerimonia di canonizzazione dell’arcivescovo Ignazio (Ignatius) Maloyan, presenta un valore simbolico e politico multiplo nel contesto delle relazioni internazionali dell’Armenia.
Sul piano bilaterale Italia–Armenia tale visita rafforza le relazioni tra Roma e Yerevan e offre un’ulteriore opportunità a entrambi i paesi per sviluppare la cooperazione economica e culturale e mantenere aperti i contatti politici utili in una fase regionale segnata da negoziati di pace con l’Azerbaigian.
Sul piano delle relazioni Armenia–Santa Sede, la partecipazione di Pashinyan alla canonizzazione e i colloqui previsti (incluso un incontro privato con il Santo Padre e un appuntamento con il Segretario di Stato) consolidano il ruolo diplomatico-religioso del Vaticano sia nel complesso sistema delle relazioni internazionali sia a livello culturale per quel che concerne la tematica del Genocidio Armeno.

La visita ufficiale del primo ministro armeno Nikol Pashinyan in Italia si è svolta tra il 18 e il 20 ottobre 2025, con la maggior parte delle attività concentrate nella giornata del 19 ottobre tra Roma e la Città del Vaticano.
Durante il soggiorno, il capo del governo armeno ha visitato le due rappresentanze diplomatiche del proprio Paese: l’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia e quella presso la Santa Sede. In entrambe le occasioni, accompagnato dagli ambasciatori competenti, Pashinyan ha incontrato il personale diplomatico, esaminando lo stato delle relazioni bilaterali e discutendo i canali di cooperazione con le autorità italiane e vaticane.
Il momento centrale della visita è coinciso con la partecipazione alla cerimonia di canonizzazione di Ignatius (Ignazio) Maloyan, arcivescovo armeno-cattolico martirizzato nel 1915, che si è tenuta in Piazza San Pietro alla presenza del Pontefice e del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Il rito, presieduto da Papa Leone XIV, ha rappresentato un passaggio simbolico di grande rilievo per la comunità armena nel mondo. Nell’ambito della stessa giornata, Pashinyan ha avuto anche un incontro privato con il Santo Padre e un colloquio con il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, durante il quale sono stati affrontati temi legati alla cooperazione interreligiosa e al ruolo della Santa Sede nella promozione della pace nel Caucaso.
A margine della cerimonia, il Primo Ministro ha preso parte a una cena ufficiale organizzata in onore della canonizzazione dal Patriarca della Chiesa armeno-cattolica di Cilicia. In quell’occasione ha incontrato esponenti della diaspora armena e membri della gerarchia ecclesiastica presenti a Roma, ribadendo il legame tra lo Stato armeno e la comunità religiosa all’estero.
Questa missione diplomatica si inserisce in un contesto più ampio di rilancio dell’attività estera dell’Armenia nei confronti dell’Unione Europea e dei principali partner occidentali. La visita a Roma arriva infatti in un momento in cui Yerevan è impegnata in un delicato processo di negoziato di pace con l’Azerbaigian (dopo il raggiungimento della bozza di pace lo scorso agosto 2025 a Washington) e mira a rafforzare le proprie relazioni politiche, economiche e culturali con i Paesi europei, individuando nell’Italia e nella Santa Sede interlocutori strategici per consolidare la propria posizione internazionale.

Valore politico-diplomatico della partecipazione alla canonizzazione. La canonizzazione di Ignatius Maloyan ha una forte risonanza simbolica per l’Armenia: Maloyan è riconosciuto come martire del Genocidio Armeno e la canonizzazione presso la sede pontificia proietta in chiave internazionale la memoria storica armena. La presenza del Primo Ministro al rito pontificio costituisce un atto diplomatico e culturale di estremo significato, perché conferma l’importanza del riconoscimento del Genocidio Armeno e riporta tale argomento all’interno delle agende dei paesi europei. La canonizzazione di Maloyan può agevolare iniziative di riconoscimento, sostegno alla diaspora e all’internazionalizzazione delle istanze di Yerevan. Dal punto di vista del Vaticano, la canonizzazione rafforza il dialogo ecumenico e la responsabilità morale sulle persecuzioni storiche, creando una piattaforma comune con cui discutere anche temi di tutela delle minoranze e cooperazione umanitaria.

Rapporti Italia–Armenia: opportunità a livello economico, culturale e politico. L’incontro con la comunità diplomatica armena in Italia e i contatti con la società civile e la diaspora sono elementi pratici per rafforzare legami economici, culturali e parlamentari. L’Italia, quale Stato membro dell’Unione Europea con una nutrita comunità armena e tradizioni di cooperazione culturale con Yerevan, può offrire canali per progetti di supporto umanitario agli armeni del Nagorno-Karabakh/Artsakh fuggiti dopo il settembre 2023, ma al contempo può dare vita a iniziative di sviluppo locale, partenariati commerciali e incentivi per investimenti. Inoltre, gruppi parlamentari di amicizia e ONG italiane impegnate sulle tematiche del Caucaso possono costituire una leva di influenza che l’Armenia potrebbe sfruttare con il fine di promuovere una soluzione di pace negoziata e duratura.

Armenia–Santa Sede: dialogo religioso e memoria storica. Il colloquio del Primo Ministro armeno con il Santo Padre e i colloqui con il Segretario di Stato Vaticano hanno rappresentato un’opportunità per consolidare il rapporto bilaterale con la Santa Sede, spazio dove si intrecciano questioni di memoria (genocidio), diritti delle minoranze e ruolo della Chiesa armeno-cattolica. Per l’Armenia, il rafforzamento di questi canali è utile non soltanto per la diplomazia commemorativa ma anche per facilitare la cooperazione educativa, umanitaria e la protezione delle comunità cristiane nella regione. Tuttavia, la rilevanza di tali risultati deve essere valutata alla luce delle tensioni interne tra il Governo armeno e la Chiesa apostolica nazionale, che potrebbero ridurre l’impatto politico domestico di successi internazionali.

Implicazioni per la politica estera italiana nel Caucaso. Per l’Italia, la visita di Pashinyan costituisce una opportunità per riaffermare un ruolo di mediatore nel Caucaso meridionale, in particolare promuovendo iniziative di cooperazione post-conflitto, assistenza umanitaria e dialogo interreligioso. Roma può sfruttare i legami culturali e religiosi (incluso il ruolo del Vaticano) per facilitare le confidence-building measures tra Yerevan e i partner regionali. Tuttavia, la capacità italiana di influenzare il corso dei negoziati di pace deve essere inserita in un contesto più ampio di politiche dell’Unione Europea, considerando il crescente interesse che Bruxelles ha dimostrato nei confronti dell’Armenia e del panorama geopolitico caucasico.

La visita di Pashinyan a Roma e in Vaticano rappresenta un mix efficace di diplomazia simbolica e networking istituzionale: infatti, la presenza del Primo Ministro armeno a Roma ha permesso di consolidare i canali di politica estera e comunicazione con la Santa Sede, rafforzare i rapporti con le rappresentanze armene in Italia e offrire all’Armenia un’occasione per rinnovare la memoria storica in sedi internazionali.
Per massimizzare i benefici politico-diplo­matici, sia l’Italia che l’Armenia (e anche la Santa Sede) dovrebbero continuare il dialogo volto alla firma di ulteriori accordi di cooperazione economica, programmi congiunti di tutela della minoranza e progetti di sviluppo con finanziamenti mirati.

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