Arrestato arcivescovo armeno per reati legati alla droga; la Chiesa denuncia un arresto politico (Entrevue.fr 05.12.25)
Un alto funzionario della Chiesa Apostolica Armena è stato posto venerdì in custodia cautelare per due mesi, accusato di aver piazzato droga sui manifestanti sette anni fa. Il suo avvocato ha definito l’accusa infondata, mentre la Chiesa Armena ha condannato fermamente l’arresto, definendolo politicamente motivato.
Questo arresto avviene in un contesto di crescenti tensioni tra la Chiesa e lo Stato armeno. Diversi membri del clero sono stati arrestati negli ultimi mesi, alimentando le accuse secondo cui il governo starebbe cercando di indebolire l’influenza religiosa nel Paese, mentre l’Armenia cerca di avanzare verso un accordo di pace con l’Azerbaigian. La Chiesa, istituzione centrale dell’identità nazionale, critica regolarmente alcune decisioni del governo, in particolare dopo la sconfitta nel Nagorno-Karabakh.
Secondo l’avvocato del prelato arrestato, le accuse derivano da manifestazioni avvenute sette anni fa, sollevando dubbi sull’opportunità e la tempistica del procedimento giudiziario. La Chiesa ha denunciato le accuse come “persecuzione politica” e un “grave precedente” per la libertà religiosa.
Il Catholicos Karekin II, guida spirituale di tutti gli armeni, ha ribadito la solidarietà della Chiesa con i suoi leader e ha denunciato un clima “preoccupante” di pressione statale. Questa vicenda scoppia mentre il Paese si prepara a importanti negoziati diplomatici e attraversa un periodo di fragilità politica, aggravato dalle divisioni interne e dalle conseguenze del conflitto con l’Azerbaigian.
Per molti osservatori, questi arresti consecutivi rischiano di alimentare ulteriormente la sfiducia tra le istituzioni religiose e il governo, in un contesto in cui la coesione nazionale appare essenziale per il futuro politico e di sicurezza dell’Armenia.
