Il governo russo ha detto che ritirerà i propri soldati dal confine tra Armenia e Azerbaijan (Il Post 10.05.24)

Giovedì il governo russo ha annunciato che ritirerà i propri soldati stanziati lungo il confine tra Armenia e Azerbaijan: la Russia li aveva inviati nel 2020, durante una delle guerre tra Armenia e Azerbaijan per il controllo della regione del Nagorno Karabakh, territorio separatista collocato in Azerbaijan ma controllato dall’Armenia. L’invio dei soldati russi, richiesto dal governo dell’Armenia, serviva ad assistere l’esercito armeno nel contrasto a possibili attacchi azeri. I soldati russi erano rimasti lì anche dopo la fine della guerra, vinta dall’Azerbaijan, per via di un accordo che prevedeva che la Russia agisse come garante per assicurare che il passaggio tra Armenia e Nagorno Karabakh rimanesse aperto.

A settembre tra Armenia e Azerbaijan c’era stata una nuova guerra, con l’esercito azero che aveva attaccato nuovamente il Nagorno Karabakh, costringendo le autorità locali alla resa e spingendo decine di migliaia di persone di etnia armena verso l’Armenia. Lo scorso dicembre le due parti avevano detto che avrebbero avviato colloqui di pace, senza grandi progressi: gli scontri e gli attacchi sono continuati anche nei mesi successivi, con qualche passo avanti lo scorso aprile, quando l’Armenia ha iniziato a ritirare i propri soldati da quattro cittadine al confine tra i due paesi.

Nel frattempo, però, negli ultimi anni i rapporti tra Russia e Armenia sono peggiorati: in diverse occasioni il governo armeno ha accusato la Russia di non aver fatto abbastanza per contrastare le forze azere, e ha iniziato a mettere sempre più esplicitamente in discussione la relazione tra i due paesi, avvicinandosi invece di più ai paesi occidentali. La Russia aveva già iniziato a ritirare alcuni soldati lo scorso settembre. Annunciando il ritiro delle forze militari, il portavoce del governo russo Dmitrij Peskov ha detto che è stato chiesto dal governo armeno, secondo cui la presenza russa «non è più necessaria». Non ci sono ancora molti dettagli su come funzionerà il ritiro: al momento i soldati russi sono presenti sia lungo il confine tra Armenia e Azerbaijan che all’aeroporto armeno di Yerevan, dove il ritiro dovrebbe terminare entro il prossimo agosto.

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Confronto tra Azerbaigian e Italia su formazione e informazione verso la Cop29 di Baku. Riconoscimenti a FarodiRoma e Eurasiaticanews (Faro di Roma 10.05.24)

Baku, capitale della repubblica dell’Azerbaigian, ospiterà alla fine del 2024 la COP29 (29^ conference of parties), l’appuntamento annuale istituito dalla Convenzione quadro ONU sui cambiamenti climatici, a cui aderiscono i 196 Paesi membri delle Nazioni Unite. La scelta di Baku è il prodotto di un serrato confronto diplomatico globale, e di un’evoluzione della politica regionale. La CoP doveva tenersi, secondo le regole di rotazione, in Europa orientale o Eurasia. La Russia, in polemica con l’UE, ha prima prevedibilmente bloccato la designazione dell’Ucraina e dopo continuato ad opporsi a quella della Bulgaria. Baku è stata una scelta di mediazione.

In questo contesto sono numerose le iniziative di rilancio dell’Azerbaigian a livello internazionale dopo la crisi legata al conflitto con l’Armenia riguardo all’enclave del Nagorno Karabakh, che il diritto internazionale assegna agli azeri e che Baku ora indica come “zona economica Garabagh” dopo l’offensiva del 19 settembre 2023 conclusa in pochi giorni con il disarmo delle forze della autoproclamata Repubblica dell’Artsakh e l’esodo di decine di migliaia di abitanti armeni dalla regione oggi in fase di ricostruzione dopo le distruzioni delle ricorrenti guerre che hanno insanguinato la regione del Caucaso dalla fine dell’Urss.

Lo studio legale Nunziante Magrone ha ospitato nella mattinata di giovedì 9 maggio, nella prestigiosa sede di Roma in Piazza di Pietra 26, una delegazione di 22 componenti del Centro per l’Istruzione e lo Sviluppo “EduTime” dell’Azerbaigian in visita a Roma per un incontro di networking e confronto.

L’iniziativa si è inserita nel calendario di eventi che l’Associazione Italia-Azerbaigian in Milano ha avviato per il 2024. Dal 7 al 12 maggio il Centro “EduTime” incontra infatti prestigiose università e scuole tra l’Italia, l’Ungheria e l’Austria partecipando a conferenze e corsi di formazione nell’ambito del “Programma europeo di esperienza professionalizzante per gli educatori” rivolto a operatori educativi, dirigenti scolastici e insegnanti dell’Azerbaigian.

La tavola rotonda presso lo Studio Nunziante Magrone si è svolta attraverso la presentazione del sistema educativo italiano ai convenuti da parte del Vicepresidente dell’Associazione Italia-Azerbaigian e Direttore di Eurasiaticanews Carlo Marino, mentre Corrado Rosano, Socio Fondatore di Nunziante Magrone, ha illustrato l’attività internazionale dello Studio.

In conclusione, il Centro per l’Istruzione e lo Sviluppo “EduTime” ha premiato con una targa lo Studio Nunziante Magrone, Carlo Marino, direttore di Eurasisticanews e Salvatore Izzo, direttore del FarodiRoma che ha presentato l’attività editoriale di questa testata online in 4 lingue e il suo impegno a favore del multipolarismo.

“Negli ultimi dieci anni l’Italia e l’Azerbaigian hanno consolidato il loro rapporto in campo economico, culturale e politico, nel 2003 l’Azerbaigian ha aperto la sua ambasciata in Italia. Il nostro Paese è al secondo posto, dopo la Turchia, per numero di aziende che lavorano in Azerbaigian. La cooperazione economica è eccellente, l’Italia è tra i partner commerciali principali di un paese produttore di idrocarburi. Il petrolio e il gas dell’Azerbaigian rappresentano infatti una parte sostanziale del consumo italiano. L’Azerbaigian sarà protagonista del 2024 in vista della COP29 che si svolgerà a Baku: l’appuntamento più importante della diplomazia climatica globale si terrà infatti nella capitale azera, Baku, dall’11 al 22 novembre 2024”, ha spiegato l’avv. Corrado Rosano, socio fondatore di Nunziante Magrone.

“L’iniziativa costituisce un primo passo per avviare una collaborazione in diversi settori economici e culturali di Azerbaigian e Italia ed è in programma un “Information day” sul Paese che il nostro Studio intende promuovere nell’ambito del tradizionale format del country breakfast”, ha concluso Rosano.

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Incontro Putin-Pashinyan a Mosca (Trt 09.05.24)

Il Presidente russo Vladimir Putin e il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan hanno discusso le questioni legate alla sicurezza regionale.

Secondo un comunicato stampa del Cremlino, il Presidente russo Putin e il Primo Ministro armeno Pashinyan si sono incontrati al Cremlino a margine del Vertice dell’Unione Economica Eurasiatica (UEE) tenutosi a Mosca.

“Il volume dell’interscambio commerciale tra l’Armenia e i paesi dell’UEE è aumentato di 14 volte. I nostri rapporti bilaterali stanno sviluppandosi in modo molto positivo. Il volume dell’intercambio commerciale ha superato i 7 miliardi di dollari. Non abbiamo mai visto una cifra del genere nei nostri rapporti commerciali ed economici. Naturalmente, oltre alla crescita del volume degli scambi, ci sono anche questioni relative alla sicurezza nella regione” ha detto il presidente russo.

Dal canto suo il premier armeno ha reso noto all’importanza dei rapporti bilaterali e ha aggiunto “L’ultima volta ci siamo incontrati lo scorso dicembre. Naturalmente, da allora abbiamo avuto tanti oggetti sul tavolo”.

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Chi sono i LADANIVA, Armenia/ Significato della canzone Jako, seconda semifinale Eurovision 2024 (Il Sussidiario 09.05.24)

L’Armenia ha partecipato per la prima volta all’Eurovision Song Contest nel 2006 piazzandosi a un dignitoso ottavo posto. Non ha mai vinto la kermesse, ma ha un ottimo record di qualificazioni per la finale. Nel 2008, la cantante Sirusho ha vinto il Marcel Bezençon Fan Award per la sua canzone QéléQélé. Quest’anno per l’Eurovision 2024, alla seconda semifinale di giovedì 9 maggio, si presenta con una coppia esplosiva, i LADANIVA, un duo folk che porta un pezzo in armeno, Jako, che farà certamente ballare la platea di Malmö.

LADANIVA, chi sono i rappresentanti dell’Armenia, in gara all’Eurovision 2024

LADANIVA sono un duo musicale armeno che ha fatto della fusione di sonorità tradizionali e moderne, la propria firma musicale. Dal 2019, questo giovane duo ha trasformato le proprie radici della cultura e della tradizione armena con la loro musica e nelle loro performance coinvolgenti.
Il nome LADANIVA è un connubio tra “Lada”, un’antica divinità armena della fertilità, e “Niva”, che significa “bene” in lingua armena. Questo nome incarna l’essenza del duo, che mira a celebrare la ricchezza della cultura armena e a portare avanti la sua eredità attraverso la musica e la danza.

La loro musica è caratterizzata da una combinazione di strumenti tradizionali armeni, come il duduk e il saz, e influenze moderne che creano un suono unico e coinvolgente che è allo stesso tempo autentico e innovativo. I LADANIVA hanno raggiunto la fama nazionale e internazionale con una serie di album e singoli di successo che hanno catturato l’attenzione del pubblico in tutto il mondo.

Gli artisti hanno espresso la loro emozione nel rappresentare l’Armenia, definendola un’opportunità per essere di ispirazione a molti altri artisti. Hanno manifestato l’entusiasmo e l’importanza di portare un messaggio di gioia e celebrazione attraverso la loro esibizione, che hanno anticipato essere molto grintosa e colorata.

LADANIVA, significato della canzone Jako, in semifinale all’Eurovision 2024

Più che una canzone, Jako è un’esperienza sensoriale che celebra la ricchezza e la bellezza della cultura armena. La traccia inizia con una melodia incalzante che cattura l’orecchio dell’ascoltatore, introducendo una serie di ritmi tradizionali armeni che si mescolano con sonorità moderne ed elettroniche, creando un’atmosfera coinvolgente e avvolgente.

Il termine Jako significa “balla” in armeno, e la canzone invita l’ascoltatore a lasciarsi trasportare dal ritmo travolgente e dalle melodie incantevoli. È una celebrazione della gioia della vita e della forza della comunità, e un omaggio alla tradizione musicale armena che ha radici profonde nella storia e nella cultura del Paese. Le percussioni ritmiche, i flussi melodici e le armonie vocali si combinano per creare un’esperienza sonora che è allo stesso tempo emozionante e rinfrescante.

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A Cosenza una targa per ricordare il genocidio degli armeni (Ansa e altri 09.05.24)

L’Amministrazione comunale di Cosenza ha ricordato il genocidio degli armeni del 1915.

E lo ha fatto collocando una targa “a perenne memoria di un milione e 500 mila martiri” e come “atto di sensibilità nei confronti della comunità armena calabrese e cosentina”.
“Un gesto simbolico, ma importante – ha affermato il sindaco della città Franz Caruso in occasione della cerimonia – e che, nel ricordare quel genocidio compiuto durante la prima guerra mondiale, deve riaccendere i riflettori su una pagina di storia che non dovrà mai più ritornare.

Chi non ha storia non ha futuro. E la storia serve a diffondere nelle nuove generazioni la cultura della non violenza”.
Alla cerimonia, presenti rappresentanti istituzionali, politici e studenti delle scuola cittadine, ha partecipato l’ambasciatrice plenipotenziaria dell’Armenia, Tsovinar Hambardzumy. “Non è casuale – ha detto ancora il sindaco – aver scelto piazza Cappello per la cerimonia di oggi, perché questa piazza, dove siamo cresciuti, porta il nome di Paolo Cappello, un martire del fascismo, un socialista vittima dello squadrismo fascista. E come, durante la seconda guerra mondiale, la dittatura fascista affiancò il nazifascismo che si rese responsabile del genocidio contro gli ebrei, nella prima guerra mondiale si consumò, ad opera dei turchi, il genocidio nel quale persero la vita circa un milione e mezzo di armeni”.
“La storia serve a ricordare – ha sostenuto ancora Caruso – cosa il Novecento ha rappresentato. Essere qui oggi significa avere l’opportunità di conoscere una parte della storia, molto negativa, contro la quale noi ci schieriamo per perseguire la pace e dimostrare una volta di più la nostra contrarietà ad ogni forma di violenza”.
L’ambasciatrice Hambardzumy, ha espresso apprezzamento per l’iniziativa e ha sottolineato come “la collocazione della targa commemorativa per noi armeni, ma anche per tutto il mondo, non solo onora la memoria delle vittime del genocidio, ma ha anche lo scopo di impedire e prevenire il ripetersi di ulteriori crimini contro l’umanità”.


Cosenza ricorda il genocidio degli Armeni: collocata una targa in Piazza Cappello (IlDispaccio)


Cosenza, targa per ricordare il genocidio degli armeni. Caruso: “dire no a ogni violenza” (QuiCosenza)


Ricordato a Cosenza il genocidio degli armeni del 1915 (Nuovosud)


Cosenza, una targa ricorda il sacrificio degli armeni (CosenzaChannel)


 

Laura Ephrikian da attrice di successo a volontaria in Africa. “Una famiglia armena” è la sua autobiografia (Nonsolocontro 09.05.24)

Una donna di incredibile dolcezza, ma forte e coraggiosa. Determinata e consapevole di ogni parola pronunciata con estrema pacatezza, ma con la risolutezza di chi sa esattamente quello che sta dicendo. E’ stata una sopresa a metà, almeno per me, Laura Ephrikian che conoscevo principalmente come attrice degli anni ’60, ’70 e non solo nei leggeri “Musicarelli”. Arrivando da una famiglia amante del teatro avevo potuto ammirarla anche in opere teatrali importanti come “Il mercante di Venezia” o “La Cittadella” di Cronin, lei che era uscita dalla prestigiosa Accademia di Giorgio Strehler.

Non avevo mai letto un suo libro e quando mi sono trovata tra le pagine di “Una famiglia armena” presentato a Borgaro ieri, giovedì 8 maggio al ristorante La Perla (per motivi di campagna elettorale non in una sede istituzionale) ho compreso quanto grande sia questa piccola donna, alla soglia ormai degli 84 anni che compirà a giugno.

Una donna che ha calcato le scene è stata diva in TV, ma non ha mai dimenticato quelle origini armene. Una donna capace di parlare con pacatezza di una terra e di un popolo da sempre sofferente per i soprusi che ha patito e che tuttora patisce e che è stato vittima del genocidio del 1915. Un milione di persone uccise senza un perchè, vittime di quella follia umana di cui il ‘900 è stato protagonista in prima fila.

La sua di ieri è stata una lezione di storia, carica di emozione, ma anche di profondissima umanità che ha colpito il pubblico presente che non ha potuto far altro se non ascoltare in religioso silenzio quelle parole così profonde, portandosi a casa un peso sul cuore. Perchè pensare alle persecuzioni, come quella che ha subito suo nonno Akop, tra i fortunati che sono riusciti a fuggire da quel inferno per ricominciare una nuova vita in Italia, non ha potuto non riportarci alla mente le immagini che ogni giorno vediamo in TV di barconi carichi di esseri umani che fuggono o almeno tentano di sfuggire ad un tragico destino.

Immagini che come ha voluto evidenziare il sindaco Claudio Gambino, presente con l’assessore Eugenio Bertuol, sono quasi diventate un’abitudine ed evitiamo di chiederci “perchè” e spesso siamo infastititi, quando, peggio, non vorremmo neppure vedere o sapere.

Ed ecco che allora il racconto di Laura, così intenso, non può non colpirci come una coltellata al cuore, ma soprattutto farci riflettere.

Ma questa donna così forte, non si è limitata a raccontare quelle origini di cui è fiera e quel cognome così strano, modificato ai tempi in cui faceva l’attrice e recuperato inseguito con l’orgoglio delle proprie radici, ma ha voluto far partecipe il pubblico anche della “Sua Africa” che non è quella dei safari e dei villaggi turistici. Il suo è il Kenya della povertà estrema, della mancanza di acqua e di bambini che spesso non hanno nulla da mangiare. Ecco che allora la multiforme e poliedrica Laura, attrice e diva in un tempo ormai lontano, si è trasformata in una volontaria che a quei villaggi offre tutto quello che può e da cui, nonostante l’età, non può mai star per troppo tempo lontana.

Tutto questo è molto di più è questa incredibile donna che dopo il successo e il matrimonio con Gianni Morandi ha scelto di occuparsi dei suoi figli, Marianna e Marco, e ancora si reinventata come pittrice, arredatrice, scrittrice e volontaria. Un esempio da seguire e un libro da leggere tutto d’un fiato.

Ecco perchè per me Laura Ephrikian è stata una sopresa a metà: leggendo quelle pagine avevo già capito che mi sarei trovata di fronte ad una persona eccezionale, ma ieri ho scoperto che lo è ancor di più di quanto avrei mai potuto immaginare. Una donna che grazie alle sue opere contribuisce a rendere il mondo un posto migliore.

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Quel che resta dell’Armenia (Elle 08.05.24)

Nell’anniversario del genocidio ordinato dal governo turco il 24 aprile 1915, Sonya Orfalian, figlia della diaspora, racconta il senso profondo del suo lavoro di scrittrice e della sua nostalgia

“In seguito all’esodo forzato, parte della mia famiglia sopravvissuta al genocidio armeno è arrivata in Palestina, a Gerusalemme. Poi, il cammino verso una vita degna, in libertà, è continuato, e sono diverse le città in cui abbiamo trovato rifugio. Una di queste è Tripoli in Libia, dove sono nata come rifugiata palestinese. Un’altra meravigliosa città oltremare è Roma, dove, ancora una volta in seguito a un evento storico, la rivoluzione di Gheddafi, sono infine approdata. Qui ho aggiunto una tappa al percorso dei miei antenati e ho trovato rifugio come profuga armena, in quanto figlia di sopravvissuti al genocidio. Non è semplice da spiegare”. Sonya Orfalian, figlia della diaspora armena e scrittrice, inizia così il racconto della sua rocambolesca e romantica storia, accogliendoci nella casa romana piena di libri, musica e spezie, dove vive col suo compagno, il compositore Riccardo Giagni.

Il termine genocidio non è a casoil giurista ebreo polacco Raphael Lemkin, che aveva coniato il temine per designare l’Olocausto degli ebrei, si era ispirato esplicitamente al “grande male”, lo sterminio di un milione e mezzo di armeni, la metà della popolazione dell’Armenia storica, di cui fu responsabile il Governo turco. Poi il racconto prosegue: “Il mio popolo è stato vittima di un genocidio a tutt’oggi negato dalla Turchia e, devo dire con gran dispiacere, anche da Israele. Da allora, sulle terre che furono nostre non restò nessun armeno, né donna né uomo”. La storia racconta che il 24 aprile 1915 la retata e l’eliminazione di circa 250 intellettuali armeni di Istanbul, notabili, artisti, preti, delegati al parlamento, diede avvio allo sterminio che durò fino al 1922. Il 24 aprile è pertanto diventato il Giorno della memoria del genocidio degli armeni. “Tutti i capifamiglia e gli uomini abili erano rastrellati e uccisi immediatamente o costretti ai lavori forzati, trattati come bestie da soma. Le donne, i bambini e i vecchi venivano deportati, costretti a marciare senza meta, senza cibo né acqua, nei deserti della Siria. La soldataglia che accompagnava queste carovane della morte era armata solo di lame, per risparmiare le pallottole e le armi che venivano usate al fronte per la prima guerra mondiale. Alcuni deportati venivano spinti nei dirupi dove scorrevano i corsi d’acqua, che si avvelenavano con i loro corpi. A volte le donne preferivano gettarsi nei precipizi di loro volontà piuttosto che essere violentate. Altre erano condotte in schiavitù nelle case dei villaggi”, aggiunge Sonya Orfalian.

Questo non significa però che la cultura armena sia stata definitivamente cancellata, anzi: “All’interno delle famiglie dei sopravvissuti è rimasta viva e si è tramandata negli anni. Anch’io ho sempre lavorato intorno alle mie radici pubblicando libri con le nostre bellissime fiabe tradizionali come A cavallo del vento (Argo ed., 2017) , raccontandole al posto di chi non poteva più farlo. Poi ho scritto della nostra cultura culinaria La cucina d’Armenia (Ponte alle Grazie, 2009), di quel focolare domestico che hanno tentato di spegnere e che però è rimasto sempre acceso nelle case degli armeni in diaspora. Le donne, attraverso la loro dedizione alla famiglia, cucinando per nutrire i bambini sopravvissuti insieme a loro, sono riuscite anche a tramandare la nostra cultura: dalla porta della cucina entrano tantissime tradizioni che riguardano la vita sociale del nostro popolo con i piatti dei giorni delle feste, dei santi, delle ricorrenze che hanno a che fare col ciclo naturale delle stagioni, entrano i canti”, ricorda la scrittrice.

Classifica libertà di stampa, l’Italia peggiora: Armenia e Tonga fanno meglio di noi (Money.it 08.05.24)

Il rapporto 2024 sulla libertà di stampa di Reporter sans frontier vede l’Italia al 46° posto, peggiorando di cinque posizioni rispetto all’anno precedente.

Classifica libertà di stampa, l’Italia peggiora: Armenia e Tonga fanno meglio di noi

Classifica libertà di stampa, dov’è l’Italia? Stando al World Press Freedom Index 2024, l’annuale rapporto sulla libertà di stampa di Reporter sans frontier, il nostro Paese non sembrerebbe passarsela molto bene peggiorando di sei posizioni rispetto al 2023.

Il World Press Freedom Index è una classifica annuale in cui viene valutata la situazione dei vari Paesi, esclusi quelli più piccoli, relativa alla libertà di stampa focalizzandosi soprattutto sulle pressioni e gli attacchi diretti ricevuti dai media.

La classifica 2024 sulla libertà di stampa stilata da Rsf vede l’Italia al 46° posto – su 180 Paesi presi in esame – di questa speciale graduatoria: nel 2023 invece era al 41° posto.

La libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, soprattutto nel Sud del Paese, nonché da vari piccoli gruppi estremisti violenti – si legge nel rapporto -. I giornalisti denunciano anche i tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà e di coprire i casi giudiziari attraverso una ‘legge bavaglio’”.

Due sarebbero così le criticità maggiori per quanto riguarda la situazione della stampa in Italia: l’aspetto economico – ovvero gli stipendi dei giornalisti – e quello politico, visto il legame strettissimo che da noi c’è tra i partiti e una buona fetta dei media.

Classifica libertà di stampa: Italia al 46° posto

Questo è il responso del World Press Freedom Index 2024, una sorta di classifica in merito alla libertà di stampa in tutto il mondo.

  • 1 Norway 91.89
  • 2 Denmark 89.6
  • 3 Sweden 88.32
  • 4 Netherlands 87.73
  • 5 Finland 86.55
  • 6 Estonia 86.44
  • 7 Portugal 85.9
  • 8 Ireland 85.59
  • 9 Switzerland 84.01
  • 10 Germany 83.84
  • 11 Luxembourg 83.8
  • 12 Latvia 82.9
  • 13 Lithuania 81.73
  • 14 Canada 81.7
  • 15 Liechtenstein 81.52
  • 16 Belgium 81.49
  • 17 Czechia 80.14
  • 18 Iceland 80.13
  • 19 New Zealand 79.72
  • 20 Timor-Leste 78.92
  • 21 France 78.65
  • 22 Samoa 78.41
  • 23 United Kingdom 77.51
  • 24 Jamaica 77.3
  • 25 Trinidad and Tobago 76.69
  • 26 Costa Rica 76.13
  • 27 Taiwan 76.13
  • 28 Suriname 76.11
  • 29 Slovakia 76.03
  • 30 Spain 76.01
  • 31 Moldova 74.86
  • 32 Austria 74.69
  • 33 Mauritania 74.2
  • 34 Namibia 74.16
  • 35 Dominican Republic 73.89
  • 36 North Macedonia 73.78
  • 37 Seychelles 73.75
  • 38 South Africa 73.73
  • 39 Australia 73.42
  • 40 Montenegro 73.21
  • 41 Cabo Verde 72.77
  • 42 Slovenia 72.6
  • 43 Armenia 71.6
  • 44 Fiji 71.23
  • 45 Tonga 70.11
  • 46 Italy 69.8
  • 47 Poland 69.17
  • 48 Croatia 68.79
  • 49 Romania 68.45
  • 50 Ghana 67.71
  • 51 Uruguay 67.7
  • 52 Chile 67.32
  • 53 Ivory Coast 66.89
  • 54 Belize 66.85
  • 55 United States 66.59
  • 56 Gabon 65.83
  • 57 Mauritius 65.55
  • 58 Gambia 65.53
  • 59 Bulgaria 65.32
  • 60 Liberia 65.13
  • 61 Ukraine 65
  • 62 South Korea 64.87
  • 63 Malawi 64.46
  • 64 Sierra Leone 64.27
  • 65 Cyprus 63.14
  • 66 Argentina 63.13
  • 67 Hungary 62.98
  • 68 OECS 62.83
  • 69 Congo-Brazzaville 62.57
  • 70 Japan 62.12
  • 71 Comoros 61.47
  • 72 Andorra 61.44
  • 73 Malta 60.96
  • 74 Nepal 60.52
  • 75 Kosovo 60.19
  • 76 Central African Republic 60.12
  • 77 Guyana 60.1
  • 78 Guinea 59.97
  • 79 Botswana 59.78
  • 80 Niger 59.71
  • 81 Bosnia-Herzegovina 58.85
  • 82 Brazil 58.59
  • 83 Panama 58.55
  • 84 Qatar 58.48
  • 85 Eswatini 58.31
  • 86 Burkina Faso 58.24
  • 87 Thailand 58.12
  • 88 Greece 57.15
  • 89 Benin 56.73
  • 90 Northern Cyprus 56.72
  • 91 Papua New Guinea 56.02
  • 92 Guinea Bissau 55.95
  • 93 Haiti 55.92
  • 94 Senegal 55.44
  • 95 Zambia 55.38
  • 96 Chad 54.81
  • 97 Tanzania 54.8
  • 98 Serbia 54.48
  • 99 Albania 54.1
  • 100 Madagascar 54.07
  • 101 Israel 53.23
  • 102 Kenya 53.22
  • 103 Georgia 53.05
  • 104 Angola 52.44
  • 105 Mozambique 52.42
  • 106 Maldives 52.36
  • 107 Malaysia 52.07
  • 108 Burundi 51.78
  • 109 Mongolia 51.34
  • 110 Ecuador 51.3
  • 111 Indonesia 51.15
  • 112 Nigeria 51.03
  • 113 Togo 50.89
  • 114 Mali 50.56
  • 115 Paraguay 50.48
  • 116 Zimbabwe 50.31
  • 117 Brunei 50.09
  • 118 Tunisia 49.97
  • 119 Colombia 49.63
  • 120 Kyrgyzstan 49.11
  • 121 Mexico 49.01
  • 122 Lesotho 48.92
  • 123 Democratic Republic of Congo 48.91
  • 124 Bolivia 48.88
  • 125 Peru 47.76
  • 126 Singapore 47.19
  • 127 Equatorial Guinea 46.49
  • 128 Uganda 46
  • 129 Morocco / Western Sahara 45.97
  • 130 Cameroon 44.95
  • 131 Kuwait 44.66
  • 132 Jordan 44.3
  • 133 El Salvador 44.01
  • 134 Philippines 43.36
  • 135 Hong Kong 43.06
  • 136 South Sudan 42.57
  • 137 Oman 42.52
  • 138 Guatemala 42.28
  • 139 Algeria 41.98
  • 140 Lebanon 41.91
  • 141 Ethiopia 41.37
  • 142 Kazakhstan 41.11
  • 143 Libya 40.59
  • 144 Rwanda 40.54
  • 145 Somalia 39.4
  • 146 Honduras 38.18
  • 147 Bhutan 37.29
  • 148 Uzbekistan 37.27
  • 149 Sudan 35.73
  • 150 Sri Lanka 35.21
  • 151 Cambodia 34.28
  • 152 Pakistan 33.9
  • 153 Laos 33.76
  • 154 Yemen 33.67
  • 155 Tajikistan 33.31
  • 156 Venezuela 33.06
  • 157 Palestine 31.92
  • 158 Türkiye 31.6
  • 159 India 31.28
  • 160 United Arab Emirates 30.62
  • 161 Djibouti 30.14
  • 162 Russia 29.86
  • 163 Nicaragua 29.2
  • 164 Azerbaijan 27.99
  • 165 Bangladesh 27.64
  • 166 Saudi Arabia 27.14
  • 167 Belarus 26.8
  • 168 Cuba 25.63
  • 169 Iraq 25.48
  • 170 Egypt 25.1
  • 171 Myanmar 24.41
  • 172 China 23.36
  • 173 Bahrain 23.21
  • 174 Vietnam 22.31
  • 175 Turkmenistan 22.01
  • 176 Iran 21.3
  • 177 North Korea 20.66
  • 178 Afghanistan19.09
  • 179 Syria 17.41
  • 180 Eritrea 16.64

Come si può vedere l’Italia è al 46° posto per quanto riguarda la classifica della libertà di stampa. Giusto per rendere l’idea, siamo appena dietro a Tong, Fiji e Armenia. In classifica però siamo davanti agli Stati Uniti, dove il livello di libertà dell’informazione sarebbe peggiore rispetto all’Italia soprattutto per quanto riguarda l’aspetto della sicurezza dei giornalisti.

Libertà di stampa nell'Unione europea per RsfLibertà di stampa nell’Unione europea per Rsf Fonte rsf.org

Se però prendiamo in considerazione l’Unione europea, l’Italia è diciannovesima tra i ventisette Stati membri, con la Grecia che farebbe peggio di tutti in materia di libertà di stampa.

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Come è messa la libertà di stampa?

Alla base del dossier c’è un questionario che è stato inviato alle organizzazioni partner di Reporter sans frontier, oltre che ai suoi 150 corrispondenti in tutto il mondo e a diversi giornalisti, giuristi e attivisti per i diritti umani.

La classifica è stata stilata seguendo cinque criteri: contesto politico, quadro normativo, contesto economico, contesto socioculturale e sicurezza. Per ogni voce è stato dato un punteggio che va da 0 a 100.

L’Italia con un punteggio medio di 69.8 si trova nella fascia “soddisfacente”. Se guardiamo al 2021 quando eravamo stati accreditati di un punteggio di 76.61, appare evidente il peggioramento.

In particolare l’Italia nel report 2024 brilla poco negli indicatori economici, dove non raggiungiamo la sufficienza, e in quelli politici dove ci sarebbe stato un passo indietro rispetto allo scorso anno. Siamo migliorati invece per quanto riguarda la sicurezza , anche se il divario con la stampa del Nord Europa resta sempre molto ampio.

Armenia. La politica estera svizzera è chiamata in causa (Cath.ch 08.05.24)

La commissione Giustizia e pace dei vescovi svizzeri in un comunicato rende noto che l’Armenia, la più piccola repubblica del Caucaso meridionale, affronta nuove minacce dopo l’espulsione di circa 150.000 armeni dal Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaigian, il quale rivendica un corridoio nel sud dell’Armenia per ottenere un accesso diretto alla sua exclave Naxçıvan. Per evitare che la situazione sfoci in un ulteriore conflitto militare, la politica estera svizzera deve assumere una posizione più decisa in favore di una soluzione pacifica del conflitto.

La Commissione nazionale svizzera Giustizia e Pace e la rete delle Commissioni europee Giustizia e Pace sono preoccupate per le attuali tensioni nel Caucaso meridionale. In qualità di membro del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la Svizzera si dovrebbe impegnare per i diritti umani e il rispetto del diritto internazionale. Questa appartenenza comporta anche una responsabilità politica. Se la Svizzera vuole essere all’altezza delle proprie aspirazioni, dei propri interessi e del suo rapporto ultracentenario con la popolazione armena, deve assumere un ruolo più impegnato in politica estera.

Nel corso di discussioni e scambi con ONG, organizzazioni umanitarie ed esperti politici sul campo, Giustizia e Pace ha osservato che, nonostante le concessioni sostanziali fatte dall’Armenia nei negoziati di pace in corso, le posizioni dure e inasprite dell’Azerbaigian rimangono invariate. La minaccia di ulteriori interventi militari è nell’aria. L’Azerbaigian è sostenuto dalla Turchia, mentre la Russia non onora i suoi obblighi di alleanza nei confronti dell’Armenia dal 2020. Ciò rende la situazione sul terreno una polveriera.

La risposta dell’Armenia alla situazione precaria di lunga data è di rivolgersi sempre più all’Europa, in particolare all’UE, a partire dal 2020. Anche la Svizzera ha dichiarato ufficialmente la propria disponibilità ad avvicinarsi all’Armenia da una prospettiva politica europea.

Per Giustizia e Pace, i seguenti aspetti della politica estera svizzera sono di primaria importanza dal punto di vista dell’etica della pace.

Il Consiglio federale e, se competente, il Parlamento dovrebbero:

  • insistere sull’attuazione di tutte le decisioni e raccomandazioni pertinenti della Corte internazionale di giustizia e della Corte europea dei diritti dell’uomo in relazione al conflitto tra Armenia e Azerbaigian;
  • adoperarsi per il rilascio di tutti i prigionieri di guerra e degli ostaggi detenuti dalle autorità azere arbitrariamente e, secondo il diritto internazionale, illegalmente;
  • fare pressione su entrambe le parti, in particolare sull’Azerbaigian, per risolvere tutte le questioni in sospeso esclusivamente attraverso negoziati e con mezzi pacifici, nel pieno rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di ciascun Paese e del diritto internazionale. Occorre astenersi dall’uso della forza e dalla minaccia della forza;
  • adoperarsi per garantire che l’Azerbaigian si astenga da discorsi di odio discriminatorio e da continue dichiarazioni istigatorie volte a denigrare la comunità etnica armena;
  • fornire ai circa 150.000 rifugiati e sfollati in Armenia un’assistenza per l’integrazione e l’avviamento economico commisurata alla tradizione umanitaria e alle risorse finanziarie della Svizzera;
  • perseguire l’obiettivo di un ritorno sicuro, volontario e permanente di tutti gli armeni sfollati dalla loro patria del Nagorno-Karabakh e contribuire a far sì che possano condurre una vita libera da paure, intimidazioni e discriminazioni nella loro patria;
  • contribuire attivamente a garantire che una missione guidata dall’UNESCO, composta da esperti internazionali e locali indipendenti, abbia accesso al Nagorno-Karabakh per documentare lo stato degli antichi siti di fede cristiana e garantirne la conservazione;
  • contrastare qualsiasi altra violazione da parte dell’Azerbaigian che non tenga conto delle rivendicazioni dell’Armenia all’integrità territoriale secondo il diritto internazionale, alla rinuncia alla forza armata richiesta a livello internazionale e alla protezione delle minoranze, con mezzi legali, economici e politici i più rigorosi possibili, comprese sanzioni mirate contro i responsabili.

Con una simile posizione, la politica estera svizzera può contribuire, nel proprio interesse, in modo credibile e preventivo a uno sviluppo più stabile e pacifico del Caucaso meridionale.

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L’antica iscrizione del Duomo di Salerno: sulle tracce degli armeni a Salerno e in Italia” (CronacheSalerno 08.05.24)

L’Ufficio Cultura e Arte dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, in collaborazione con la Fondazione Alfano I, ha organizzato “L’antica iscrizione del Duomo di Salerno: sulle tracce degli armeni a Salerno e in Italia”, iniziativa volta a valorizzare l’incisione in lingua armena che si trova sullo stipite sinistro della porta centrale della Cattedrale di Salerno. L’appuntamento è per sabato 25 maggio 2024, presso il Portico del Duomo, alle ore 11:30. Per l’occasione, sarà presentato l’opuscolo bilingue che racconta e descrive il significato dell’iscrizione lasciata da un pellegrino armeno giunto a Salerno per venerare le Reliquie di San Matteo Apostolo. In programma, inoltre, l’inaugurazione di una colonnina descrittiva che consentirà ai visitatori di interpretare l’incisione.

A seguire, dunque, la conferenza in Cattedrale tenuta dall’Arcieparca di Costantinopoli degli armeni, Monsignor Levon Zekiyan, luminare di storia e spiritualità armena che si soffermerà sulla presenza del popolo armeno a Salerno e in Italia. All’incontro, interverranno l’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, Sua Eccellenza Monsignor Andrea Bellandi, il Sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, la Teologa, nonché promotrice dell’evento, la professoressa Lorella Parente e il Vicepresidente della Fondazione Alfano I, Don Ugo De Rosa.

“La Conferenza di Monsignor Boghos Lévon Zékiyan, Arcivescovo cattolico turco e, dal 21 marzo 2015, Arcieparca di Costantinopoli degli armeni, si terrà in occasione della presentazione di un opuscolo, curato dal Direttore  dell’Ufficio Cultura e Arte dell’Arcidiocesi  professoressa Lorella Parente, in cui si offre la traduzione dell’iscrizione scritta in lingua armena, opera, probabilmente, di un pellegrino devoto a Matteo, il Santo Apostolo, le cui spoglie riposano nella Cattedrale –annuncia S.E. Monsignor Bellandi – L’opera di trascrizione e traduzione, ovviamente complessa, si deve alla profonda competenza del Professor Don Matteo Crimella, docente di Sacra Scrittura e studioso di lingue antiche della Facoltà Teologica di Milano”.

“Indubbiamente, tale lavoro contribuisce ad offrire un ulteriore elemento di conoscenza e valorizzazione di quel patrimonio inestimabile di arte, spiritualità e cultura di cui la nostra Cattedrale è affascinante custode e testimonianza da quasi due millenni. – ha aggiunto l’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno – E che intendiamo rendere ancora più fruibile non solo ai fedeli salernitani, ma anche ai sempre più numerosi turisti e visitatori che accorrono ogni giorno a visitare il luogo più sacro della nostra città”, ha concluso S.E. Monsignor Bellandi.

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Curiosità: opuscolo bilingue e conferenza con l’Arcieparca di Costantinopoli degli armeni sull’antica incisione al Duomo (Salernotoday)