ARMENIA. Inizia la delimitazione dei confini con l’Azerbaigian (Agccomunication 22.04.24)

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha elogiato l’accordo sulla delimitazione dei confini con l’Azerbaigian, affermando che “per la prima volta Armenia e Azerbaigian hanno risolto una questione attorno a un tavolo negoziale”.

L’accordo di delimitazione è arrivato più di tre anni dopo l’avvio della prima riunione delle commissioni competenti in seguito alla vittoria dell’Azerbaigian nella seconda guerra del Nagorno-Karabakh nel 2020, riporta BneIntelliNews. Secondo l’accordo, la prima fase della delimitazione inizierà nelle province di Tavush in Armenia e di Gazakh in Azerbaigian, con l’Armenia che restituisce unilateralmente i territori conquistati all’inizio degli anni ’90. L’Azerbaigian, tuttavia, non è obbligato a restituire i territori armeni che controlla nella stessa area.

Nonostante la sua recente dichiarazione secondo cui l’accordo è stato raggiunto attraverso negoziati, Pashinyan in precedenza aveva affermato di aver accettato concessioni unilaterali per fermare la guerra nella regione. Le dichiarazioni di Pashinyan sono state seguite dalla propaganda statale azera che ha avvertito l’Armenia di un’altra escalation se avesse ritardato la restituzione dei villaggi. L’Azerbaigian aveva chiesto la restituzione dei villaggi come precondizione per un accordo di pace.

Al di là degli elogi di Pashinyan, tuttavia, sono scoppiate proteste tra i residenti delle comunità di confine nella provincia di Tavush in Armenia, esprimendo preoccupazione per le implicazioni del processo di delimitazione e demarcazione. I residenti di Tavush temono che il processo di delimitazione e demarcazione possa comportare la perdita di accesso ai terreni agricoli e una maggiore vulnerabilità agli attacchi.

In risposta, Pashinyan ha rassicurato l’opinione pubblica che il governo avrebbe adottato misure per mitigare i rischi. Ha dichiarato: “Non abbiamo una linea del fronte qui, ma avremo un confine, e il confine è un segno di pace”. Ha inoltre riaffermato l’impegno dell’Armenia a salvaguardare la propria sovranità.

Pashinyan ha anche confermato il ritiro delle guardie di frontiera russe da Tavush dopo la delimitazione. Ha dichiarato: “Le guardie di frontiera dell’Armenia e dell’Azerbaigian saranno in grado di proteggere autonomamente il confine interagendo tra loro”, evidenziando una nuova fase di cooperazione.

L’Armenia ha anche recentemente chiesto ai soldati russi di ritirarsi dall’aeroporto di Yerevan, mentre si muove per riorientare la politica estera del paese. Il premier armeno ha anche sottolineato l’importanza vitale di raggiungere un accordo di pace con l’Azerbaigian, anche se ciò implica concessioni e l’abbandono del Nagorno-Karabakh, che Baku ha riconquistato a dicembre.

A livello internazionale, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno espresso sostegno al processo di delimitazione dei confini, considerandolo un passo positivo verso una pace sostenibile. Nel frattempo, l’Azerbaigian ha salutato l’accordo come una pietra miliare storica, celebrando il ritorno dei villaggi sotto il controllo armeno dagli anni ’90.

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Armenia e Azerbaigian verso un accordo di pace auspicato dall’Ue: “I confini sono un passo essenziale” (Eunews 22.04.24)

Bruxelles – È ancora difficile dire se il conflitto più che trentennale tra Armenia e Azerbaigian stia per indirizzarsi verso una fine, ma gli ultimi sviluppi sul piano diplomatico sono i più positivi da quando a fine maggio 2022 l’Unione Europea ha intensificato gli sforzi per riavvicinare il premier armeno, Nikol Pashinyan, e il presidente azero, Ilham Aliyev, per una risoluzione definitiva delle tensioni sul terreno (sfociate nell’autunno 2023 nella conquista della regione del Nagorno-Karabakh da parte dell’esercito di Baku). “Accolgo con grande favore l’accordo tra Armenia e Azerbaigian sulla Dichiarazione di Alma Ata del 1991 come base per la delimitazione dei confini tra i due Paesi“, è il commento del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, all’annuncio della restituzione da parte di Yerevan di alcuni paesi all’Azerbaigian.

Armenia Azerbaijan UE
Da sinistra: il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e il primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan

L’accordo di sabato (20 aprile) tra i due Paesi ex-sovietici potrebbe costituire uno dei passi più concreti per raggiungere quell’accordo di pace generale che il premier armeno Pashinyan dall’Aula del Parlamento Europeo aveva prospettato per fine 2023. “La Repubblica di Armenia riceve una riduzione dei rischi associati alla delimitazione del confine e alla sicurezza”, ha commentato l’ufficio del primo ministro per spiegare la decisione di cedere alcuni villaggi – deserti, ma in posizione strategica per il transito del gas russo – che il portavoce del ministero degli Affari esteri azero, Aykhan Hajizada, ha definito “sotto occupazione dai primi anni Novanta” in un post su X (con allegata mappa dei confini). La delimitazione dei confini “basata sul riconoscimento inequivocabile dell’integrità territoriale” di ciascun Paese è stata “un elemento chiave anche delle discussioni a Bruxelles” degli ultimi due anni, ha voluto sottolineare Michel a proposito dell’intesa siglata dalle commissioni di confine: “Servirà come passo essenziale verso la normalizzazione e l’apertura pacifica dell’intera regione“.

Mentre per oggi (22 aprile) è atteso al Cremlino un incontro tra il presidente azero Aliyev e l’autocrate russo, Vladimir Putin, sul partenariato strategico e sulle questioni regionali – a seguito del ritiro completo delle forze di pace russe dal Nagorno-Karabakh – l’Armenia sta inevitabilmente considerando un ri-orientamento delle alleanze. La tradizionale sponda russa si sta sostituendo con quella dell’Unione Europea, l’unico attore internazionale che davvero si è speso negli ultimi mesi per sostenere Yerevan di fronte all’esodo della popolazione di etnia armena dall’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh (oltre 100 mila profughi riversatisi in un Paese di 2,8 milioni di abitanti) a seguito della conquista da parte dell’esercito azero il 20 settembre 2023. Oltre all’erogazione di oltre 30 milioni di euro a sostegno dei rifugiati, a inizio aprile la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrellhanno annunciato al premier Pashinyan di aver iniziato i preparativi per un Piano di resilienza e crescita da 270 milioni di euro in sovvenzioni per i prossimi quattro anni.

Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian

Nagorno Karabakh Armenia AzerbaijanTra Armenia e Azerbaigian è dal 1992 che va avanti una guerra congelata, con scoppi di violenze armate ricorrenti incentrate nella regione separatista del Nagorno-Karabakh. Il più grave degli ultimi anni è stato quello dell’ottobre del 2020: in sei settimane di conflitto erano morti quasi 7 mila civili, prima del cessate il fuoco che ha imposto all’Armenia la cessione di ampie porzioni di territorio nel Nagorno-Karabakh. Dopo un anno e mezzo la situazione è tornata a scaldarsi a causa di alcune sparatorie alla frontiera a fine maggio 2022, proseguite parallelamente ai colloqui di alto livello stimolati dal presidente del Consiglio Ue, fino alla ripresa delle ostilità tra Yerevan e Baku a settembre, con reciproche accuse di bombardamenti alle infrastrutture militari e sconfinamenti di truppe di terra.

La mancanza di un monitoraggio diretto della situazione sul campo da parte della Russia – che fino allo scoppio della guerra in Ucraina era il principale mediatore internazionale – ha portato alla decisione di implementare una missione Ue, con 40 esperti dispiegati lungo il lato armeno del confine fino al 19 dicembre 2022. Una settimana prima della fine della missione l’Azerbaigian ha però bloccato in modo informale – attraverso la presenza di pseudo-attivisti ambientalisti armati – il corridoio di Lachin, mettendo in atto forti limitazioni del transito di beni essenziali come cibo e farmaci, gas e acqua potabile. Il 23 gennaio 2023 è arrivata la decisione del Consiglio dell’Ue di istituire la missione civile dell’Unione Europea in Armenia (Euma) nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune, ma la tensione è tornata a crescere il 23 aprile dopo la decisione di Baku di formalizzare la chiusura del collegamento strategico attraverso un posto di blocco. Da Bruxelles è arrivata la condanna dell’alto rappresentate Ue Borrell, prima della ripresa delle discussioni a maggio e un nuovo round di negoziati di alto livello il 15 luglio tra Michel, il primo ministro armeno Pashinyan e il presidente azero Aliyev.

Nagorno-Karabakh Azerbaijan e Armenia
Esplosioni in Nagorno-Karabakh

L’alternarsi di sforzi diplomatici e tensioni sul campo ha messo in pericolo anche gli osservatori Ue presenti dal 20 febbraio 2023 in Armenia per contribuire alla stabilità nelle zone di confine. Il 15 agosto una pattuglia della missione Euma è rimasta coinvolta in una sparatoria dai contorni non meglio definiti (entrambe le parti, armena e azera, si sono accusate a vicenda), senza nessun ferito. Solo un mese più tardi è sembrato che la situazione potesse pian piano stabilizzarsi, con il passaggio del primo convoglio con aiuti internazionali il 12 settembre attraverso la rotta Ağdam-Askeran e poi lo sblocco del corridoio di Lachin il 18 settembre dopo quasi nove mesi di crisi umanitaria. Neanche 24 ore dopo sono però iniziati i bombardamenti azeri contro l’enclave separatista che – per la sproporzione di forze in campo – ha determinato il cessate il fuoco e la resa fulminea dei militari di Stepanakert, con la presa totale del controllo da parte dei soldati di Baku e l’inizio dell’esodo verso Yerevan.

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Alfabeto dei piccoli armeni: un libro, 36 storie. L’olocausto dimenticato (Viverefermo 21.04.24)

Notte tremenda quella tra il 23 e il 24 aprile del 1915. I soldati del cadente Impero Ottomano iniziano lo sterminio del popolo armeno. I primi ad essere uccisi sono gli intellettuali e i capi delle chiese. Annientare la testa è annientare il pensiero. Questo il programma. Poi arriverà il resto: un milione e mezzo di morti, ammazzati direttamente o caduti nel corso delle marce forzate. Uno sterminio, un olocausto: il primo del Novecento, il primo che fa da apri-strada. Così come un secolo e mezzo prima era accaduto in Vandea: 300 mila annientati dalle Giacche blu della Repubblica francese. La memoria perduta e soprattutto occultata degli armeni massacrati farà dire ad Hitler, dando il via libera alla Shoah: «Chi ricorda più la strage armena!».

In una qualche stanza delle case dei sopravvissuti armeni fuggiti all’estero, campeggiano da allora le lettere del proprio alfabeto. Un alfabeto che agli inizi non esisteva: si scriveva in greco o in aramaico. Poi venne anche il proprio. Così, la parola scritta salvò e salva una cultura, un modo di essere, una civiltà: gli armeni furono i primi convertiti al cristianesimo. E quella cultura – annientati gli uomini, stuprate e rese schiave le donne, venduti i bambini – ha fatto da collante ad un popolo in esilio.

Ne ha raccontato in un drammatico, intenso e commovente, quanto seguito incontro in Biblioteca a Fermo, la scrittrice e giornalista armena Sonya Orfalian. Il suo libro è intitolato Alfabeto dei piccoli armeni.

Sono i racconti degli allora ragazzini scampati ai massacri.

Prima di ogni titolo c’è una lettera dell’alfabeto armeno che è l’immortale legame con il passato. Come legame con il passato sono i nomi dei tanti figli e nipoti di quanti riuscirono a sottrarsi alla morte. Nomi che ricordavano e ricordano chi non ce l’aveva fatta, caduto e abbandonato lungo le strade polverose dei trasferimenti forzati, nei lager dove si moriva per fame e malattia; oppure, bruciati vivi nelle chiese dove avevano cercato rifugio… si camminava sul grasso dei corpi liquefatti.

Sonya, sollecitata dal prof. Francesco Maria Castiglioni, docente di storia e filosofia al liceo classico Annibal Caro di Fermo, ha tenuto inchiodato il pubblico per quasi due ore.

«Negli anni della mia infanzia – ha scritto e ha detto – sentivo che c’era un segreto nella mia famiglia, qualcosa che non poteva essere detto, qualcosa che non si poteva raccontare…». Quelle stragi erano una ferita sanguinante e gli scampati preferivano non rammentarle. Un po’ come accadde ai superstiti dei lager nazisti, dei gulag comunisti nell’infame invasione della Russia o a chi aveva sopportato il gelo e i topi nelle trincee della prima guerra mondiale..

Poche le parole che i nonni, il nonno di Sonya, facevano trapelare: «Camminavano… camminavano… il deserto…» Erano gli unici riverberi di un genocidio pianificato a tavolino, voluto dai cascami dell’Impero Ottomano prima, ma anche dalla Repubblica di Ataturk, dopo!

Con penna leggera, e probabilmente con un senso di smarrimento iniziale, l’autrice ha messo insieme 36 storie tante quante le lettere dell’alfabeto armeno.

«I piccoli sopravvissuti – si legge nell’introduzione dell’autrice al libro– non hanno tenuto un diario di ciò che gli è toccato vivere, e allora ciò che non hanno potuto scrivere l’ho scritto io per loro».

Anche in questo caso, ancora una volta, la Biblioteca Spezioli e il suo staff hanno mostrato di essere un centro propulsore di cultura, ai massimi livelli.

Mentre scrivo di Sony Orfalian, l’occhio mi va ad un libro di recente lettura: Mussa Dagh-Gli eroi traditi. È la vicenda terribile dei cinquemila armeni che osarono ribellarsi alle deportazioni del governo turco. Si spinsero fino al mare, furono presi a bordo e salvati da alcune navi francesi. Vissero successivamente in un tendono a Porto Said, in Egitto. Combatterono con la Legione Orientale, sconfissero i turchi, tornarono alle loro case. Poi, traditi per interessi geopolitici dagli stessi francesi che prima li avevano salvati, dovettero di nuovo abbandonare i propri villaggi e trasferirsi in Libano, ad Anjar.

La giornata mondiale che ricorda la mattanza degli armeni è il 24 di aprile.

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Armenia: Istituita la giornata di ricordo del genocidio degli Ezidi (Osservatorio repressioni 21.04.24)

Con un decreto la Repubblica di Armenia ha stabilito che il 3 agosto diverrà la giornata ufficiale di commemorazione del genocidio subito dagli ezidi. E chi altro se non gli Armeni poteva farlo per la prima volta nel mondo?

di Gianni Sartori

Risale al 3 agosto 2014 l’attacco dello Stato islamico contro la regione di Shengal in Bakur (Kurdistan del Sud, nel nord dell’Iraq). L’intenzione delle milizie jihadiste era semplicemente quella di annientare gli Ezidi, una delle più antiche comunità religiose della regione. Almeno diecimila persone vennero massacrate, oltre 400mila costrette alla fuga. Inoltre più di settemila donne e bambini furono sequestrati. Circa 2500 di questi risultano ancora dispersi.

In marzo, rinnovando la condanna per tale iniquo massacro, il Parlamento della Repubblica di Armenia ha dichiarato il 3 agosto giornata ufficiale per la commemorazione delle vittime del genocidio perpetrato contro la comunità ezida di Shengal.

Una presa di posizione senza precedenti (si parla di una “decisione storica”) avviata dalla proposta di legge del deputato Rustam Bakoyan (esponente della comunità ezida in Armenia).

Come aveva sottolineato al momento della presentazione del progetto di legge al Parlamento: “il genocidio è un crimine contro l’umanità, il più grande dei crimini”.

In riferimento alle profonde analogie tra il genocidio degli Armeni del 1915 e quello subito dagli ezidi dieci anni fa, Rustam Bakoyan aveva poi aggiunto che “le vicende di Ezidi e Armeni sono molto simili. In diverse fasi della Storia, ci siamo spesso ritrovati nelle medesime situazioni”.

Il genocidio della comunità ezida di Shengal era già stato riconosciuto come tale e condannato dall’Assemblea nazionale armena nel 2018 in quanto “la prevenzione dei genocidi e dei crimini contro l’umanità è una delle priorità della politica estera dell’Armenia” (come ha dichiarato Paruyr Hovhannisyan, vice-ministro armeno degli Affari esteri.

Agli ezidi in questi giorni ha reso omaggio anche il KNK (Congresso nazionale del Kurdistan) in occasione della festa di Çarşema Sor (Mercoledì Rosso, creazione della Terra) con cui inizia il nuovo anno per la fede ezida.

In un comunicato il KNK ha esortato i popoli della regione a unirsi contro gli attacchi e l’occupazione militare di provenienza turca.

Ricordando in particolare “le minacce contro le persone di confessione ezida che proseguono sia a Shengal che Afrin e Serêkaniyê”.

Il KNK poi rassicura di essere “a fianco delle popolazioni di Shengal e delle forze di Êzîdxan (terra ezida nda)” e di voler continuare a portare loro sostegno.

Se l’attuale aggressione di Ankara contro Shengal non costituisce altro che “la continuazione dell’attacco dello Stato islamico del 2014″, i recenti accordi tra Hewlêr (Erbil nda) e Bagdad, posti sotto controllo turco “non tengono in alcun conto la volontà della popolazione di Shengal”.

Shengal (suo malgrado un obiettivo ormai da secoli proprio per la sua particolare identità) ha subito “profonde ferite per gli attacchi dello stato islamico” per cui “la situazione e i problemi di Shengal devono essere particolarmente valutati e risolti. In base alla volontà stessa della popolazione”.

A conclusione, nel comunicato del KNK si ribadisce che per “proteggere la comunità ezida, tutte le nostre forze e il nostro popolo devono esserne ben coscienti e abbracciare la popolazione ezida”.

Questo del resto è “il senso profondo della festa “Çarşema Serê Nîsanê“, sia per i curdi che per gli ezidi e per tutti i popoli della regione”.

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A Cagliari due giornate in memoria del genocidio armeno (Shmag.it 21.04.24)

Prosegue a Cagliari la stagione di Teatro da camera de La Fabbrica Illuminata con due serate, martedì 23 e mercoledì 24 aprile, per ricordare il genocidio armeno, per la sezione “La storia non si cancella”.

Martedì 23 aprile, al Greenwich d’Essai si proietta alle 18:00 il film “Choeurs en exil” (2015, 1 ora e 17 minuti), documentario sulla diaspora armena diretto da Nathalie Rossetti e Turi Finocchiaro. Presenti in salai registi e i protagonisti del lungometraggio: i cantanti Aram e Virginia Pattie Kerovpyan. L’appuntamento è organizzato in collaborazione con La Cineteca sarda.

Nel documentario “Choeurs en exil” Aram e Virginia, coppia di armeni della diaspora, trasmettono ad una troupe di attori europei una tradizione di canti ancestrali armeni minacciati di sparizione. In vista della creazione di una pièce teatrale, la coppia porta la compagnia in viaggio in Asia Minore, dove la civilizzazione armena è stata annientata. Strada facendo, gli interrogativi degli attori fanno emergere la ricchezza di questa cultura: il canto diventa allora lingua di creazione e di condivisione, soffio di vita. Un percorso iniziatico dove i suoni, la musica, le parole, i corpi e le grida raccontano una memoria e un futuro.

L’indomani, mercoledì 24 aprile, si celebra la giornata in memoria della deportazione ed eliminazione degli armeni da parte degli Ottomani tra il 1915 e 1916: circa 1,5 milioni i morti. Nella ricorrenza, Aram Kerovpyan Virginia Pattie si esibiscono alle 20:30 al sito Archeologico di Sant’Eulalia nel concerto dal titolo “Par monts et par vaux”: un progetto musicale per kanoun, strumento a 78 corde della tradizione araba, e canto. Con loro Anna Lou Toudjian nella lettura di poesie armene e dei testi delle canzoni, da lei tradotte.

Aram e Virginia Kerovpyan provengono dall’ensemble Kotchnak, fondato nel 1980. Perpetuando l’eredità dello stesso, presentano dei canti tradizionali armeni nella loro forma originale e modale. L’ interpretazione si iscrive in una tradizione di rigenerazione continua del repertorio che, attraverso l’improvvisazione e l’ornamento intriseco della lingua armena, rappresenta in ogni esecuzione concertistica, una première.

Sabato 27 aprile, i due cantanti saranno alla Fondazione Siotto per condurre degli ateliers di canto modale armeno.

L’ingresso alle serate di martedì e mercoledì è gratuito con prenotazione ai numeri 070/206153, 389/8787413 (solo WhatsApp).

 

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Cerimonia Commemorazione Genocidio Armeno (Polticamentecorretto 21.04.24)

Il 24 aprile è la Giornata della Memoria del popolo armeno che in tale data ricorda l’inizio di uno dei più atroci crimini contro l’umanità: il genocidio del 1915, che gli armeni ricordano come “Metz Yeghern” il “Grande Male”.

In tutta Italia e nel mondo, sono stati organizzati iniziative, convegni, incontri, preghiere, per ricordare il milione e mezzo di armeni e per ribadire insieme il forte “mai più” contro ogni violenza e contro ogni crimine contro l’umanità.

Cerimonia di Commemorazione

A Roma la giornata sarà ricordata con una cerimonia che si svolgerà alle ore 11,00, presso il Giardino del Genocidio Armeno di piazza Augusto Lorenzini (quartiere Portuense), alla quale parteciperanno oltre ai rappresentanti diplomatici della Repubblica di Armenia in Italia esponenti del mondo politico, diplomatico, ecclesiastico e della società civile.

Lo slogan scelto per la cerimonia commemorativa è “La forza di un popolo che sfida l’oscurità dell’indifferenza” ed è rappresentato nell’immagine da un uomo che ha scalato la montagna arrivando in cima, come simbolo di fatica, ma anche di forza. Mentre la sfida all’indifferenza e all’oscurità viene presentata come l’alba alla quale l’uomo volge il suo sguardo di speranza, tenendo in mano la bandiera che rappresenta il popolo armeno.

Proiezione Film Aurora’s Sunrise

Giovedì 2 maggio 2024 alle ore 18.30, presso l’Institut français Centre Saint-Louis  – (Largo Toniolo 22) di Roma sarà proiettato il film vincitore del premio della giura del Francofilm Festival  “AURORA’S SUNRISE”  di Inna Sahakyan che narra la storia vera di una sopravvissuta al genocidio armeno.  L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

 

Consiglio per la comunità armena di Roma

www.comunitaarmena.it

 

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Martedì e mercoledì a Cagliari un film e un concerto con i cantanti armeni Aram e Virginia Pattie Kerovpyan (eportsardegna 20.04.24)

Prosegue a Cagliari la stagione di Teatro da camera della Fabbrica Illuminata con due serate, martedì 23 e mercoledì 24 aprile,  per ricordare il genocidio armeno, per la sezione “La storia non si cancella”.

Martedì, 23 aprile, al Greenwich d’essai si proietta alle 18 il film Choeurs en exil (2015, 1 ora e17 minuti), documentario sulla diaspora armena diretto da Nathalie Rossetti e Turi Finocchiaro. Presenti in sala i registi e i protagonisti del lungometraggio: i cantanti Aram e Virginia Pattie Kerovpyan. L’appuntamento è organizzato in collaborazione con La Cineteca sarda.

Nel documentario Choeurs en exil Aram e Virginia, coppia di armeni della diaspora, trasmettono ad una troupe di attori europei una tradizione di canti ancestrali armeni minacciati di sparizione. In vista della creazione di una pièce teatrale, la coppia porta la compagnia in viaggio in Asia Minore, dove la civilizzazione armena è stata annientata. Strada facendo, gli interrogativi degli attori fanno emergere la ricchezza di questa cultura: il canto diventa allora lingua di creazione e di condivisione, soffio di vita. Un percorso iniziatico dove i suoni, la musica, le parole, i corpi e le grida raccontano una memoria e un futuro.

L’indomani, mercoledì 24 aprile, si celebra la giornata in memoria della deportazione ed eliminazione degli armeni da parte degli Ottomani tra il 1915 e 1916: circa 1,5 milioni i morti. Nella ricorrenza, Aram Kerovpyan e Virginia Pattie si esibiscono alle 20.30 al sito Archeologico di Sant’Eulalia nel concerto dal titolo Par monts et par vaux: un progetto musicale per kanoun, strumento a 78 corde della tradizione araba, e canto. Con loro Anna Lou Toudjian nella lettura di poesie armene e dei testi delle canzoni, da lei tradotte.

Aram e Virginia Kerovpyan provengono dall’ensemble Kotchnak, fondato nel 1980 . Perpetuando l’eredità dello stesso, presentano dei canti tradizionali armeni nella loro forma originale e modale. L’ interpretazione si iscrive in una tradizione di rigenerazione continua del repertorio che, attraverso l’improvvisazione e l’ornamento intriseco della lingua armena, rappresenta in ogni esecuzione concertistica, una première.

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Giornata Memoria popolo armeno: mercoledì a Roma cerimonia al Giardino del Genocidio armeno (SIR 20.04.24)

Il 24 aprile è la Giornata della Memoria del popolo armeno che in tale data ricorda il genocidio del 1915, “Metz Yeghern”, il “Grande Male”. In tutta Italia e nel mondo, sono stati organizzati iniziative, convegni, incontri, preghiere, per ricordare, si legge in una nota del Consiglio per la comunità armena di Roma, “il milione e mezzo di armeni e per ribadire insieme il forte ‘mai più’ contro ogni violenza e contro ogni crimine contro l’umanità”. A Roma la giornata sarà ricordata con una cerimonia che si svolgerà alle 11, presso il Giardino del Genocidio armeno di piazza Augusto Lorenzini, alla quale parteciperanno oltre ai rappresentanti diplomatici della Repubblica di Armenia in Italia esponenti del mondo politico, diplomatico, ecclesiastico e della società civile. Lo slogan scelto per la cerimonia commemorativa è “La forza di un popolo che sfida l’oscurità dell’indifferenza” ed è rappresentato nell’immagine “da un uomo che ha scalato la montagna arrivando in cima, come simbolo di fatica, ma anche di forza. Mentre la sfida all’indifferenza e all’oscurità viene presentata come l’alba alla quale l’uomo volge il suo sguardo di speranza, tenendo in mano la bandiera che rappresenta il popolo armeno”. Giovedì 2 maggio, alle 18.30 presso l’Institut français Centre Saint-Louis di Roma, sarà proiettato il film vincitore del premio della giura del Francofilm Festival “Aurora’s Sunrise” di Inna Sahakyan che narra la storia vera di una sopravvissuta al genocidio armeno.

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Capo d’Orlando: seminario per ricordare lo sterminio degli armeni alla biblioteca comunale (98zero.com 19.04.24)

Tra gli altri, intrerverranno Agop Monoukian (Sociologo e Presidente on. Unione Armeni d’Italia) e Arsen Hakobyan (antropologo, Yerevan State University)

Nell’ambito delle iniziative che ricordano il terribile genocidio del popolo armeno (medz yeghern – il grande crimine), il 23 aprile alle 18.30, si terrà, presso la biblioteca comunale di Capo d’Orlando, un seminario dal titolo “Zartir Lao. Armenia e Nagorno-karabakh. Il genocidio dimenticato”.

Una tragedia e un crimine contro l’umanità che fino al 1973 il mondo ha finto di ignorare.

Solamente allora, infatti, la Commissione dell’Onu per i diritti umani ha riconosciuto ufficialmente lo sterminio di circa un milione e mezzo di armeni da parte dell’Impero ottomano (tra deportazioni ed eliminazioni perpetrate tra il 1915-1916 – come il primo genocidio del XX secolo).

Ancora oggi, in Turchia, l’argomento è tabù.

Ufficialmente, quella armena fu una “rivolta” e le vittime non superarono le 300.000.

Pochi turchi osano parlare apertamente di genocidio, anche perché l’articolo 301 del codice penale turco (introdotto nel 2005) punisce il reato di “offesa allo Stato turco”.

All’evento interverranno Agop Monoukian (Sociologo e Presidente on. Unione Armeni d’Italia) Arsen Hakobyan (antropologo, Yerevan State University), Leone Michelini ( antropologo, Universita’ di Messina), Marcello Mollica (antropologo, Universita’ di Messina), Massimo Ingrassia (psicologo, Universita’ di Messina), coordina il Dr.Calogero Sapone Responsabile della Biblioteca.

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Un modello di rocca Armenia donato alla Pro Loco di Brancaleone (Ntacalabria 19.04.24)

Un modello in scala del complesso storico-monumentale di Rocca Armenia di Bruzzano Zeffirio, in provincia di Reggio Calabria, é stato donato alla Pro Loco di Brancaleone APS da parte dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria del “Corso integrato di Studi del Dipartimento Architettura e Territorio”, guidato dal Prof. Gaetano Ginex.

L’opera si inserisce nel cotesto della collaborazione avuta con la Pro Loco di Bruzzano Zeffirio già dallo scorso anno, quando 45 studenti del Corso hanno effettuato lunghe e meticolose indagini e rilievi sul campo per arrivare alla realizzazione di questo modello in scala, che riproduce fedelmente il complesso urbano di Rocca Armenia.

Consegna modello Rocca Armenia

Durante la consegna, il Presidente della Pro Loco di Brancaleone Carmine Verduci ha espresso le sue congratulazioni a tutti gli studenti del corso che hanno lavorato in sinergia con le associazioni del territorio, che con passione e amore per il proprio paese, lavorano da anni ai processi di valorizzazione dei luoghi, che si sono cimentati nella fattiva collaborazione con tutti gli studenti del corso che hanno condotto i rilievi della Rocca Armenia, valutando anche la possibilità di effettuare anche un lavoro sul sito di Brancaleone Vetus, progetto che per ora rimane in cantiere.

Il plastico, realizzato con la tecnologia di stampa 3D adesso è una realtà a completa fruizione del territorio, – ha spiegato Carmine Verduci (di recente ha ricevuto da parte di Epli la nomina di responsabile Nazionale per la Società Geografica Italiana, una delle Istituzioni più prestigiose Nazionali – l’opera sarà esposta presso la sede della Pro Loco di Brancaleone, ma sarà esposta anche in momenti particolari in collaborazione con la pro loco di Bruzzano Zeffirio, con la quale condividiamo gli stessi scopi e interessi per ciò che riguarda la promozione del territorio e delle sue risorse storico-culturali presenti nell’area di pertinenza.

Dichiarazioni Carmine Verduci

E’ un onore per me – ha continuato Verduci – poter ricevere in dono questo lavoro prezioso ed eccellente, che consentirà a tutti noi di non disperdere la memoria degli antichi ruderi della Rocca Armenia, che consideriamo uno dei siti più importanti dell’intera “Vallata degli Armeni” che ci darà modo di ampliare i nostri orizzonti nell’ottica della promozione di questo antico insediamento, importante per comprendere la storiografia locale, legata indissolubilmente alla presenza Armena in Calabria, con i comuni che ne fanno parte, penso anche a Staiti e Ferruzzano. Ringrazio il Prof. Gaetano Ginex per la sua disponibilità nel perseguire questo progetto, che ha portato oltre 40 studenti sul nostro territorio tra la primavera e l’estate 2023, che hanno potuto apprezzare non solo il nostro patrimonio storico-culturale, ma anche saggiare la nostra ospitalità che si è manifestata in maniera del tutto naturale e genuina, come è nostra tradizione fare- Vorrei fare un ringraziamento particolare ai nostri concittadini Danilo e Bruno Ferraro (neo-laureati in Architettura) che hanno condotto con estrema professionalità tutte le operazioni di approccio allo studio del sito di Rocca Armenia, coordinando le nostre associazioni e curando i contatti Istituzionali fra le parti, che hanno prodotto, uno dei risultati più importanti della storia della nostra Associazione – ha concluso Verduci

Dichiarazioni prof Gaetano Ginex

” Oltre agli aspetti architettonici e culturali, – spiega il Prof. Gaetano Ginex – ai fini del nostro lavoro è stato necessario tenere conto dell’elevato valore architettonico e paesistico della Rocca, la sua posizione, la sua storicità, soprattutto la sua bellezza e fascino, che ha portato ad un processo di “scoperta” delle funzioni originali nascoste nei ruderi e abbracciate dalla vegetazione. Ciò si è potuto attuare solo evidenziando le caratteristiche “primigenie” ancora oggi leggibili, gli elementi dello stato attuale, i muri interrotti, i resti di antiche strutture che assumono ancora un ruolo determinante nel paesaggio attuale. Al sito viene così riconosciuto uno stato primigenio raccolto e custodito nella memoria collettiva. Tutte le immagini e i disegni prodotti dal lavoro degli studenti del Corso riescono a creare una nuova memoria del luogo in cui gli archetipi da sempre restano la chiave di lettura dell’intero paesaggio calabrese. E’ stata nostra intenzione – continua Ginex – aver prodotto un materiale di rilievo del sito attuale, oltre ad un modello tridimensionale e video di tutta l’area della Rocca Armenia e farne dono a chi oggi custodisce la memoria degli Armeni nella terra di Calabria e dare vita a manifestazioni che ne divulgano i risultati e ne amplificano la memoria e il ricordo. A tal proposito – ha concluso Ginex- rivolgo un particolare ringraziamento agli studenti del Corso, che con molta determinazione si sono prodigati alla pulizia del sito dalla vegetazione invasiva, in sinergia e con il supporto del Presidente e della Vicepresidente della Pro Loco Bruzzano Zeffirio che hanno restituito una nuova immagine dell’antica Rocca Armenia, svelandola a noi nella sua essenza.

Sito Rocca Armenia

Il sito di Rocca Armenia recentemente è stato oggetto di recupero e restauro grazie ad un progetto portato avanti dall’Attuale Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Giuseppe Cuzzola che sta restituendo un’immagine straordinaria di tutto il complesso urbanistico e monumentale. I cantieri sono iniziati già prima dell’estate scorsa e stanno continuando a mettere in luce tutta la bellezza intrinseca di un sito tra i più importanti di tutto il territorio, sia come valore storico, sia come valore culturale che a lavori conclusi attirerà sempre più visitatori da tutto il mondo.

Pro Loco Brancaleone

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IL LAVORO DI OLTRE 40 STUDENTI SU ROCCA ARMENIA DIVENTA UN MODELLO DONATO ALLA PRO LOCO DI BRANCALEONE