Diocesi di Monaco: un concerto a favore dei rifugiati armeni del Nagorno-Karabakh (Qemagazine 31.12.23)

La Diocesi di Monaco organizza un Concerto di beneficenza a favore dei rifugiati armeni del Nagorno-Karabakh, lunedì 8 gennaio 2024, alle ore 19.00, presso la Cattedrale Notre-Dame Immaculée con due protagonisti d’eccezione che hanno accettato di donare la loro arte alla causa: Patrick Fiori e Hakob.

E’ di sicuro un appuntamento importante da segnare in agenda, questo concerto organizzato dalla ONG EliseCare in collaborazione con la Diocesi di Monaco. Lo è perché si tratta di un’occasione unica per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione precaria dei rifugiati armeni e per raccogliere fondi destinati a sostenere le missioni umanitarie della Diocesi di Monaco impegnati per sostenere i rifugiati del Nagorno-Karabakh. EliseCare, si rende noto, è un’organizzazione non governativa di solidarietà internazionale riconosciuta di ‘interesse pubblico’ dal 2015. Apolitica e laica, il suo obiettivo principale è quello di è fornire assistenza medica e psicologica ai civili che vivono in zone di conflitto. . Il suo lavoro si concentra su donne e bambini vittime di violenze, con l’obiettivo di resilienza attraverso un trattamento completo del loro psicotraumi. Dalla guerra dei 44 giorni nel 2020, EliseCare lavora con la popolazione del Nagorno-Karabakh per aiutare i feriti di guerra e le vittime civili vicino alle linee del fronte a Martuni e Martakert. Dal luglio 2022, ha esteso le sue attività alle regioni armene di Shirak e Syunik, al confine con la Turchia e l’Azerbaigian, che stanno applicando un embargo che sta soffocando l’Armenia. Le attività della diocesi monegasca permettono di monitorare i bambini in più di 15 villaggi. Patrick Fiori, il cui vero nome è Patrick Chouchayan, è un cantautore francese, nato il 23 settembre 1969 a Marsiglia. Nel 1993, all’età di 23 anni, Patrick Fiori ha rappresentato la Francia all’Eurovision Song Contest. Nel 1998, il ruolo di Phœbus nel musical Notre-Dame de Paris di Luc Plamondon e Richard Cocciante lo ha portato all’attenzione del pubblico. La canzone Belle, interpretata insieme a Garou e Daniel Lavoie, ha venduto 2,5 milioni di copie ed è stata nominata canzone dell’anno ai Victoires de la musique del 1999. Dal 1994 ha pubblicato undici album di studio che hanno ottenuto il disco di platino, tra cui molti duetti con Jean-Jacques Goldman, Johnny Hallyday e Florent Pagny. Dal 1999 è membro della troupe degli Enfoirés. Dal 2015 è coach di The Voice Kids. Hakob invece, il cui vero nome è Hakob Ghasabian, nato il 24 giugno 2003 a Lille, è un cantante, violinista, pianista e attore francese di origine armena. Si è fatto conoscere nel 2015 quando ha vinto la categoria canto di Prodiges, in onda su France 2, ed è arrivato fino alla fase K.O di The Voice nel 2020. La prenotazione per assistere al concerto è obbligatoria e può essere effettuata tramite un servizio di biglietteria online cliccando su qui. L’ingresso, si evince dal comunicato stampa, è gratuito e i partecipanti avranno la possibilità di fare donazioni al momento della prenotazione o il giorno del concerto organizzato, lo ricordiamo, nella Cattedrale, a Monaco Ville

Vai al sito

Le 20 foto simbolo dal mondo del 2023, dalla guerra a Gaza al naufragio di Cutro + Karabakh (Skytg24 30.12.23)

  • Il 19 settembre l’Azerbaijan torna ad attaccare l’enclave armena del Nagorno-Karabakh, ufficialmente lanciando “un’operazione anti-terroristica”. Circa 100mila persone indigene di etnia armena – circa l’80% della popolazione della regione – hanno dovuto abbandonare le proprie case per paura di una pulizia etnicaIn foto: profughi del Nagorno-Karabakh

 

Nagorno-Karabakh, da dove nasce il conflitto

 

Vai al sito

Il più politico dei sermoni a Natale (Contropiano 30.12.23)

Il sermone tenuto alla vigilia di Natale nella città palestinese di Betlemme dal pastore luterano Munther Isaac sta circolando massicciamente su molti canali perché ha una forza morale, etica e politica indiscutibilmente notevole.

Fino ad ora le prese di posizione tra i cristiani confessanti avevano sempre il limite, per me anche ipocrita, di mantenere una equidistanza tra quello che fanno i leader israeliani e la controparte palestinese, descritta tra le righe come vittima (anche) dell’organizzazione Hamas.

Il politicamente corretto è anche tra i cristiani confessanti e i loro rappresentanti religiosi, per cui non è consentito denunciare il razzismo zelota perché disdicevole e foriero di risentite critiche negative, sia rispetto alla vulgata “atlantista” per cui lo stato israeliano è pienamente democratico (e dai valori occidentali), sia dei rappresentanti ufficiali della comunità ebraica (vedi quella italiana in particolare).

Il predicatore luterano ha però descritto chiaramente a quale mostruosa situazione sono sottoposti i palestinesi, ovvero a genocidio e pulizia etnica, accuse sotto gli occhi di tutto il mondo ma semplicemente ignorato e negato dai leader occidentali come dai loro mass-media (che edulcorano nel migliore dei casi), leader che nell’intanto si stavano sperticando in auguri natalizi orbi della carneficina sistematica e programmata in atto.

Il sermone del pastore Isaac è ancora più incisivo perché la chiesa luterana è specialmente presente in Germania, paese in cui la classe dirigente (e in particolare al governo), persegue quasi fanaticamente la difesa del regime zelota israeliano, zittendo come possibile e con la massima cura ogni critica  verso lo Stato di Israele con l’accusa infamante di anti-semitismo, sperando con questo di lavarsi la coscienza della shoà fatta dai loro nonni nazisti.

La critica del reverendo luterano è però molto più ampia, perché rivolta a tutto il mondo politico e culturale occidentale (e io aggiungo guerrafondaio atlantista e suppostamente cristiano), che per ogni questione drammatica che quasi sempre ha provocato o favorito, o se ne tira fuori dicendosi incolpevole, o ignorandola quando l’ha provocata.

Un esempio?

La pulizia etnica del Nagorno Kharabak, costruita dagli yankee mettendo al potere un loro fantoccio in Armenia con l’obiettivo di mettere in difficoltà il governo russo nel Caucaso (che era quello che tutelava la popolazione armena di quella regione) con il risultato drammatico della fuga di 120 mila armeni e un commento di pochi minuti a fine di qualche TG: ci ha detto male, voltiamo pagina come in Afghanistan e facciamo finta che non è successo nulla.

Dietro la pulizia etnica recente degli armeni c’è anche e specialmente il governo turco (come nel passato), governo membro della NATO (tanto per rimarcare la qualità criminale di questa associazione) che è parte importante dell’occidente anche se con popolazione mussulmana, governo che è impegnato nel tentativo di pulizia etnica del popolo curdo e che ora, molto ipocritamente si scaglia contro il genocidio a Gaza:

Netanyahu si è risentito, e a ragione, perché il suo governo zelota non sta facendo nulla di diverso da quello riuscito in Nagorno Kharabak e contro i curdi, quindi non rompessero le scatole perché ognuno ha il suo razzismo da implementare.

Il natale è passato, il genocidio a Gaza continua ma sono sicuro che i nostri leader atlantisti ci faranno gli auguri di un sereno anno nuovo condito da qualche lacrimuccia di circostanza.

 * Anpi Trullo-Magliana Roma

Vai al sito

Henrikh Mkhitaryan giocatore dell’anno in Armenia: ecco il post sui social del centrocampista dell’Inter (Fcinter 29.12.23)

Henrikh Mkhitaryan giocatore dell’anno in Armenia. Ha esultato sui social il centrocampista dell’Inter, eletto ancora una volta come miglior calciatore del suo paese per il 2023. Undicesima volta per Mkhitaryan, autore di 2 gol e 4 assist in 17 partite di Serie A fin qui. L’armeno è uno degli intoccabili di Simone Inzaghi e sta vivendo un’altra stagione da assoluto protagonista con la maglia nerazzurra.

Vai al sito

Armenia, un Natale tra paura e solidarietà (Vaticannews 29.12.23)

Marine Henriot – Città del Vaticano

“Si avvicini il giorno della pace definitiva tra Armenia e Azerbaigian. La favoriscano la prosecuzione delle iniziative umanitarie, il ritorno degli sfollati nelle loro case in legalità e sicurezza, e il mutuo rispetto delle tradizioni religiose e dei luoghi di culto di ogni comunità”. Il messaggio di pace del Papa per i due Paesi del Caucaso è risuonato lo scorso 25 dicembre, alla Benedizione Urbi et Orbi. Parole che, in qualche modo, segnano un percorso per la sopravvivenza dell’Armenia, il primo Stato cristiano del mondo che vive una situazione estremamente difficile. Impegnati da decenni in un conflitto territoriale sulla regione di Nagorno-Karabakh, l’Azerbaigian e l’Armenia hanno combattuto diverse guerre, una tra il 1988 e il 1994, l’altra nell’autunno del 2020. A settembre 2023, dopo un’offensiva lampo dell’Azerbaigian, la regione è ufficialmente tornata sotto il controllo di Baku. Subito dopo questa operazione militare di 24 ore, le autorità di Baku avevano arrestato diversi rappresentanti del Nagorno-Karabakh si era svuotato della quasi totalità dei suoi abitanti, con più di 100 mila persone su 120 mila registrate in fuga verso l’Armenia.

Giorni di festa all’orfanotrofio

Verso il confine turco, a Gyumri, seconda città del Paese, tre suore della congregazione armena dell’Immacolata Concezione gestiscono un orfanotrofio che attualmente accoglie una trentina di bambini. Le celebrazioni natalizie sono l’occasione per portare un po’ di sollievo ai piccoli ospiti, molti dei quali provengono proprio dal Nagorno-Karabakh. “Disegniamo presepi, organizziamo pasti, si fa festa”, spiega suor Nariné, mentre è nel pieno dei preparativi per la giornata di fine anno in cui, all’orfanotrofio, sono attese più di 300 persone, tra ex ospiti e famiglie. Tuttavia, la paura di un’altra guerra è sempre viva: “Non siamo abituati a vivere in pace”, sospira suor Nariné. Nell’orfanotrofio, gli psicologi forniscono supporto ai bambini sfollati, perché a Gyumri, anche se lontana geograficamente dal Nagorno-Karabakh, la guerra è onnipresente. “Possiamo vedere i soldati in città e le famiglie sfollate. Vorremmo che i bambini dimenticassero questa guerra, ma non è facile”. Per quanto riguarda i bambini, suor Nariné ha un solo desiderio per il 2024: “La pace, prima di tutto vogliamo la pace. Tutti la vogliono e noi preghiamo”.

Vai al sito

“AMICI LECCO-VANADZOR”: RACCOLTA FONDI PER LA POPOLAZIONE ARMENA (Lecconews 28.12.23)

LECCO – L’associazione “Amici Lecco-Vanadzor Italia Armenia” ha lanciato una campagna di informazione e di raccolta fondi che durerà il tempo necessario per raggiungere gli scopi e le finalità solidali con la popolazione armena costretta forzatamente ad abbandonare le proprie case, le loro terre ancestrali, scacciate dal Nagorno-Karabakh dal governo dell’Azerbaijan.

Un grazie particolare va agli studenti dell’Istituto Leopardi di Lecco che si sono prodigati con varie attività alla raccolta fondi, raggiungendo la somma di 770 euro, versati sul fondo appositamente aperto alla Fondazione Comunitaria del Lecchese. Le somme che verranno raccolte saranno destinate alla “scuola dei mestieri” forzatamente chiusa a Stefanakerkh, ex capitale del Nagorno, e dedicata alla scrittrice Antonia Arslan, che verrà ricostruita a Yerevan.

Inoltre l’associazione favorirà la promozione della lingua e cultura italiana in Armenia sostenendo il progetto già intrapreso dalla scuola di Vanadzor. È un esempio significativo che l’associazione vorrebbe fosse replicato anche in altri Istituti e scuole della provincia lecchese. La campagna raccolta fondi proseguirà per tutto l’anno prossimo e troverà un sostegno della associazione per informare gli studenti e promuovere tra loro oltre ai contatti didattici anche degli scambi e visite di reciproca conoscenza.

Vai al sito

Israele, il Patriarcato armeno di Gerusalemme denuncia un assalto di coloni: “Feriti i sacerdoti” (Agenzia Nova 28.12.23)

Il Patriarcato armeno di Gerusalemme ha denunciato recenti atti di violenza compiuti dai coloni israeliani contro la comunità della diocesi. Lo ha reso noto lo stesso Patriarcato armeno sul proprio profilo X (ex Twitter), dove si legge che 30 uomini armati e con il volto coperto “hanno stordito diversi membri del clero con potenti agenti nervini”.

Secondo quanto riferito dallo stesso profilo istituzionale, i coloni sarebbero entrati dal Giardino delle Mucche, un’ampia area all’interno del quartiere armeno, prima di iniziare il loro assalto “contro vescovi, sacerdoti, diaconi, seminaristi e altri membri della comunità armena a Gerusalemme”, aggiungendo che “diversi sacerdoti e studenti dell’accademia teologica armena sono rimasti gravemente feriti dall’attacco”.


Gerusalemme, coloni ebraici attaccano ‘Cow Garden’: arresti e feriti fra gli armeni

In una nota il patriarcato parla di 30 “provocatori” con indosso maschere, armi che hanno assaltato vescovi, sacerdoti e fedeli. Ma per la vice-sindaco della città i responsabili sarebbero “uomini arabi” che si sono “azzuffati” con gli armeni e la polizia ha effettuato dei fermi “da entrambe le parti”. Dietro il raid il controllo di un’area contesa della città santa.

Gerusalemme (AsiaNews) – Due giovani armeni arrestati dalla polizia israeliana e diversi altri feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. È il bilancio dell’attacco, avvenuto ieri pomeriggio, da parte di decine di estremisti ebraici in un’area contesa a Gerusalemme, appartenente al Patriarcato armeno ma da tempo nel mirino dei coloni e di un imprenditore dalle controverse origini. E, anche in questo caso come in altre vicende del passato, la comunità cristiana è due volte vittima: dell’assalto che ha provocato shock e feriti e della successiva operazione delle forze di polizia israeliana, che finisce per punire chi ha subito – e non chi è causa della – violenza.

Secondo quanto riferisce il Movimento per la protezione e la conservazione del quartiere armeno di Gerusalemme, in seguito a un “attacco” sferrato da “uomini armati” nell’area nota come “Cow Garden” due giovani armeni “sono stati arrestati”. “Domani [oggi, ndr] saranno portati in tribunale. Gli avvocati – prosegue la dichiarazione del movimento – li rappresenteranno durante il procedimento giudiziario”. Gli attivisti si rivolgono al Patriarcato armeno esortandolo a usare “tutti i mezzi possibili” attraverso i suoi collegamenti con la polizia, il comune e il governo per garantire “il rilascio immediato dei giovani” fermati ingiustamente.

Fonti locali riferiscono di almeno 30 “provocatori” con indosso maschere, altri ancora con armi in pugno, protagonisti di un assalto a vescovi, sacerdoti, diaconi e fedeli armeni ieri nella città vecchia, a Gerusalemme. In rete e sui social circolano immagini e video (clicca qui per il filmato) dell’assalto, che secondo una lettera inviata a governo e polizia dal patriarcato armeno sarebbe stato “coordinato e di massa”. “Diversi sacerdoti, studenti e armeni dell’area – continua la nota – sono rimasti feriti in modo grave”. “Ci hanno attaccato in modo deliberato” accusa il vescovo Koryoun Baghdasaryan, direttore del Real Estate Department del Patriarcato, intervistato da The Jerusalem Post (Jp). Per il cancelliere Aghan Gogchyan gli aggressori hanno usato spray al peperoncino e altre sostanze chimiche colpendo gli studenti del seminario, molti dei quali sono stati portati in ospedale.

Nel commentare l’attacco, i vertici della comunità armena di Terra Santa – secondo cui il raid è legato alla causa presentata in tribunale contro il tentativo di esproprio dei terreni – parlano di “un gruppo di 30 coloni estremisti israeliani” vestiti “con abiti neri, passamontagna e armati”. Poco prima dell’una del pomeriggio i componenti della banda si sono avvicinati muniti di “bastoni, pietre e granate lacrimogene”, nell’ennesimo tentativo di “allontanare violentemente la comunità armena dall’area”. Gli armeni “hanno combattuto i coloni ebrei fino all’arrivo della polizia”. Diversa, al limite del paradossale, la versione della vice-sindaco di Gerusalemme Fleur Hassan-Nahoum interpellata dal Jp, che parla di “spiacevole incidente” addossando la responsabilità dell’attacco a “arabi musulmani” che si sarebbero “azzuffati” con gli armeni. Gli agenti sono intervenuti prontamente, aggiunge, effettuando “arresti da entrambe le parti”.

La comunità armena di Terra Santa è da tempo al centro di una controversia sulla vendita di terreni nella città vecchia, a Gerusalemme, che ha già creato una profonda frattura interna. A originare lo scontro l’affitto per 99 anni – un esproprio di fatto – di proprietà immobiliari a un imprenditore ebreo australiano dall’impero economico opaco, che muove da dietro le quinte. Il prete “traditore” che ha mediato e sottoscritto l’atto è Baret Yeretzian, ex amministratore dei beni immobili del Patriarcato armeno di Gerusalemme, oggi in “esilio”. Con lui hanno manovrato il patriarca armeno ortodosso Nourhan Manougian, l’arcivescovo Sevan Gharibian e l’uomo d’affari Daniel Rubenstein (conosciuto come Danny Rothman), che nell’area intende costruire un hotel di lusso.

La vicenda ha toccato anche la carica patriarcale, con il primate armeno “sfiduciato” dalla comunità, parte dei fedeli ne hanno invocato le dimissioni, mentre Giordania e Palestina hanno “congelato” di fatto l’autorità. La vicenda è esplosa nel maggio scorso, ma il contratto è stato firmato in gran segreto nel luglio 2021 e prevede l’affitto per quasi un secolo del terreno denominato “Giardino delle Vacche” (Goveroun Bardez), oggi un parcheggio usato per recarsi al muro del pianto. Il suo uso da parte degli ebrei ha provocato l’ira degli armeni, che dal 2021 si battono per tornare a disporne a pieno titolo. Nel contratto sarebbero incluse quattro case armene, il ristorante Boulghourji, attività commerciali ed edifici Tourianashen in via Jaffa, fuori dalla città vecchia. La controversia finisce per interessare anche gli stessi “Accordi di Abramo”, perché una delle compagnie coinvolte è la One&Only, con base a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti (Eau).

Vai al sito

Ancona, Amnesty premia la regista armena Hasmik Movsisyan (Centropagina 28.12.23)

La regista armena Hasmik Movsisyan ha ricevuto ieri ad Ancona, negli spazi dell’Accademia 56, il Premio Amnesty International Italia “Short on Rights / A corto di diritti”, assegnato per il film 250 km nel corso dell’ultima edizione di Corto Dorico Film Fest. Per la stessa opera ad Hasmik Movsisyan è stato consegnato anche il secondo riconoscimento ottenuto nell’ambito del Festival: il Premio Gianni Rufini della Giuria Giovani, formata da studenti che hanno seguito un percorso di formazione su cinema e diritti umani.

Storia di coraggio e solidarietà tra persone in fuga dalla guerra, 250 km accende i riflettori su un conflitto poco noto, quello che coinvolge la popolazione civile del Nagorno-Karabakh, regione contesa tra Armenia e Azerbaigian. Un conflitto che risale ai tempi della dissoluzione dell’Unione sovietica e che si è riacceso nel 2020 causando uccisioni, torture e sfollamenti forzati.

Hasmik Movsisyan si è detta onorata di questi riconoscimenti, sottolineando che il suo film, basato su una storia vera, si concentra in particolare sull’impatto della guerra sui bambini mostrando il loro coraggio, non per farne degli eroi ma per sottolineare il loro diritto a vivere in pace e in sicurezza.

Grande interesse da parte dei ragazzi della Giuria Giovani, che hanno sollecitato Hasmik sulle scelte alla base del suo progetto; sulla situazione in Nagorno-Karabakh è intervenuto inoltre il giornalista Pierfrancesco Curzi.

L’evento di premiazione è stato organizzato da Amnesty Ancona in collaborazione con Corto Dorico e Accademia 56.

Vai al sito

Russia, Lavrov minaccia l’Armenia: “Vicini alla Nato? Perdità di sovranità” (Libero 28.12.23)

La mano di Vladimir Putin sul giardino di “casa Russia“. Mosca, spiega il minitro degli Esteri Sergey Lavrov, si aspetta che l’Armenia sia consapevole del fatto che l’avvicinamento alla Nato comporta il rischio di una “perdita della sovranità“, in particolare nel campo della difesa e della sicurezza nazionale.

“Spero che Erevan sia consapevole – queste le raggelanti parole del braccio destro del presidente pronunciate nel corso di un’intervista alla Tass – che l’approfondimento dell’interazione con l’Alleanza porta ad una perdita di sovranità nel campo della difesa e della sicurezza nazionale”. “Ciò non può che preoccuparci – aggiunge Lavrov -. Abbiamo ripetutamente attirato l’attenzione dei nostri colleghi armeni sul fatto che il vero obiettivo della Nato è rafforzare le sue posizioni nella regione e creare condizioni per la manipolazione secondo lo schema del divide et impera“.

Nel frattempo, la partita nel Caucaso tiene banco anche a livello europeo. L’ambasciatore azero Elchin Amirbekov, inviato speciale del presidente Ilham Aliyev, ha spiegato al quotidiano britannico The Guardian che l’Azerbaigian e l’Armenia non sono lontani dal concordare un accordo di pace. “In questa fase cruciale del processo di pace, quando le parti nel loro insieme non sono lontane dal concordare un accordo di pace, è necessario un atteggiamento sincero di Erevan per ottenere risultati concreti”, ha osservato Amirbekov. “Dopo aver consegnato la scorsa settimana alla parte armena l’ultima versione del testo dell’accordo di pace, Baku ora aspetta da Erevan una risposta alle sue proposte”.

Sul punto si è espresso anche l’Iran, altra potenza regionale coinvolta da vicino nella guerra. “Riteniamo che la pace, la stabilità, la tranquillità e lo sviluppo nel Caucaso possano essere raggiunte attraverso la collaborazione tra i Paesi regionali e i vicini di questa regione”, ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian su X dopo avere incontrato a Yerevan le principali autorità armene. “Durante il mio viaggio in Armenia, ho incontrato il primo ministro Nikol Pashinyan, il ministro degli Esteri Arsen Mikayelyan e il Segretario del Consiglio di sicurezza Grigoryan per colloqui riguardo agli ultimi sviluppi nel Caucaso, a modi per raggiungere una pace duratura nella regione, come anche rispetto alle relazioni bilaterali”.

Vai al sito

Iran. Ministro Esteri, sosteniamo integrità e la sovranità dell’Armenia. Relazioni storiche si sviluppano ogni giorno di più (AgenPress 27.12.23)

AgenPress – La Repubblica islamica dell’Iran sostiene l’integrità territoriale e la sovranità dell’Armenia, ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian durante la conferenza stampa congiunta, esprimendo le congratulazioni al popolo armeno a nome del governo e del parlamento iraniano per il prossimo Capodanno e Natale.

“L’Iran ha avuto relazioni storiche con la vicina Armenia, che si stanno ulteriormente sviluppando, approfondendo e raggiungendo giorno dopo giorno un livello elevato.

Abbiamo avuto importanti discussioni con la mia controparte armena e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan sulla necessità di stabilire una pace duratura nel Caucaso meridionale e sul ruolo dell’Iran in tale processo, che può essere una garanzia di stabilità e pace. Abbiamo un’opinione comune su varie questioni di cooperazione.

Attribuiamo grande importanza all’apertura del consolato della Repubblica dell’Iran a Kapan, che offre una gamma di servizi, promuovendo la cooperazione, soprattutto nel settore economico. Ho trasmesso alle autorità armene l’accordo ufficiale di Teheran riguardo all’istituzione del Consolato Generale della Repubblica d’Armenia a Tabriz.

Spero che io e il mio collega saremo testimoni di questo evento all’inizio del nuovo anno partecipando alla cerimonia ufficiale di apertura”, ha osservato il Ministro degli Esteri iraniano.

Secondo il ministro la parte iraniana apprezza molto lo sviluppo delle relazioni bilaterali, risultato del lavoro congiunto degli ultimi due anni, nonché gli importanti accordi raggiunti durante la conversazione telefonica tra Pashinyan e Raisi.

Il ministro degli Esteri iraniano ha sottolineato l’importanza di rafforzare la cooperazione tra le agenzie governative, i parlamenti e il settore privato per garantire che i popoli di entrambi i paesi ottengano risultati tangibili.

“Sosteniamo in particolare il lancio della rotta di transito Nord-Sud e il funzionamento ininterrotto dei canali di comunicazione regionali”.

Vai al sito