Il 12 marzo 1946, ricorrendo il quinto anniversario della propria incoronazione, Pio XII designava a celebrare la solenne messa in Sistina il cardinale Gregorio Pietro XV Agagianian, Patriarca di Cilicia degli Armeni. Il giorno successivo ricevendo il Prelato coi membri dell’episcopato e laicato armeno-cattolico, teneva il seguente discorso di elogio all’Armenia cattolica.
La più viva esultanza C’inonda l’animo, diletti figli, nel darvi il benvenuto nella Nostra dimora. Quale commozione si desta in Noi dinanzi allo spettacolo che voi Ci offrite in questa memorabile circostanza! Il primo Cardinale scelto fra i figli del vostro popolo e accompagnato dai Venerabili Fratelli nell’episcopato; questo medesimo popolo rappresentato da religiosi, religiose, chierici e sacerdoti, in mezzo ai quali siamo lieti di notare i cari e benemeriti Monaci Mechitaristi; rappresentato anche da laici, compatriotti, venuti da quasi tutte le contrade, ove il popolo armeno ha trovato oggi un asilo; tutti infine adunati intorno a Noi per porgerCi l’omaggio della vostra venerazione e del vostro affetto!
Creando Cardinale l’eminente Patriarca di Cilicia degli Armeni, Noi abbiamo certamente inteso di premiare i meriti insigni del degnissimo e fedelissimo Prelato. Ma nel chiamarlo a far parte del Senato della Chiesa romana, e nel designarlo per celebrare ieri, in tutto lo splendore del suo magnifico rito, la Messa Pontificale alla Cappella Sistina, abbiamo voluto al tempo stesso significare e, per così dire, coronare con una solenne manifestazione le prove di sollecitudine e di amore che, fin dai più antichi tempi del Cristianesimo, la Cattedra di Pietro non ha cessato mai, nel corso dei secoli, di dare all’Armenia e al suo popolo. Noi possiamo ben dire che cotesta nobilissima Nazione, nelle avversità e nelle tribolazioni, ha sempre avuto nel Pontefice Romano il suo difensore e il suo avvocato.
Queste avversità e queste tribolazioni non sono mancate nella vostra storia. La quale, se è ricca di grandi azioni e di fatti gloriosi in pace ed in guerra, nel campo della coltura profana, come nel servizio della fede, offre una non meno abbondante messe di tragici avvenimenti. Tuttavia un tratto caratteristico la contrassegna; esso è in quella storia come il filo, il cui andirivieni lungo tutta la trama ne forma il tessuto: vogliamo dire il coraggio nella professione e nella difesa della fede cristiana. È perciò a Noi motivo di intensa gioia in questa occasione il congratularCene con voi. E nel Nostro lieto compiacimento per la vostra fedeltà passata, Noi vi rivolgiamo, in questi tempi di così profondi perturbamenti spirituali, una calda raccomandazione per il presente e per l’avvenire: State fermi nella vostra fede, nella vostra fede piena, integra, inalterabile, a tutte le verità rivelate che la Chiesa insegna, a tutti i misteri di grazia di cui è dispensiera, senza lasciarvi mai sedurre e trascinare da correnti, che finalmente non terminano se non in un superficiale razionalismo, in una morale puramente umana e terrena, o troppo spesso anche nell’ateismo.
Nella santa liturgia, che abbiamo ieri celebrata con voi, il diacono pronunzia questa bella preghiera: «La santa Genitrice di Dio e tutti i Santi ci siano intercessori presso il Padre che è nei cieli, perché si degni usarci misericordia e pietosamente salvi le sue creature … Onnipotente Signore Iddio, salvaci e abbi pietà di noi! » . E il coro risponde : «O Cristo, … per l’intercessione delle tue celesti Dominazioni, custodisci per sempre e rendi incrollabile la sede dell’Armenia ». Tale è il voto del Nostro cuore per voi. E affinché il Nostro desiderio sia soddisfatto, e la pace, l’amore e la grazia del Redentore vi siano abbondantemente concessi, impartiamo a voi qui presenti e all’intiero diletto popolo armeno con tutta l’effusione dell’animo Nostro l’Apostolica Benedizione.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-04-24 19:43:042023-04-26 19:46:06L’elogio di Pio XII all’Armenia cattolica. (Radiospada 24.04.23)
Rai Radio3, in occasione del 108° anniversario del genocidio degli Armeni, presenta Ermenì ghiavùr, monologo scritto per “Radio3 Suite – Il Teatro di Radio3” da Sonya Orfalian e interpretato da Graziano Piazza.
La messa in onda è per oggi, 24 aprile, alle 22.50 e all’interno del programma “Radio3 Suite” di Rai Radio3, riascoltabile poi sul sito www.raiplaysound.it
Era il 24 aprile del 1915 quando il governo dei Giovani Turchi diede il via al primo genocidio del Novecento.
Questa data è stata assunta simbolicamente come Giorno della Memoria di quel crimine contro l’umanità che tra il 1915 e il 1923 provocò un milione e mezzo di vittime innocenti, la distruzione sistematica di un intero popolo.
In lingua turca, ermenì ghiavùr significa “armeno infedele” ed è l’espressione fortemente dispregiativa con cui ancora oggi molti turchi si riferiscono agli armeni.
E’ dunque questo il titolo che Sonya Orfalian ha voluto dare al suo monologo, scritto in occasione del centottesimo anniversario del Genocidio degli Armeni.
Il testo ruota attorno ai pensieri e al carattere ruvido di un personaggio solitario che tra le montagne d’Armenia cerca caparbiamente di coltivare la terra e di far fiorire un frutteto nel “paese delle pietre urlanti”, con la sola compagnia dei ricordi dello sterminio del suo popolo e dei nuovi eventi di guerra di cui gli giunge notizia dal vicino Nagorno-Karabagh.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-04-24 15:14:522023-04-25 15:17:5524 Aprile 2023: Rai Radio 3 e Sonya Orfalian in occasione del 108° anniversario del Genocidio degli Armeni (Raiplaysound 24.04.23)
Città del Vaticano – Dal mondo cattolico è l’Oevre d’Orient – la più antica associazione cattolica che si occupa da 170 anni dei cristiani in oltre 20 Paesi – a denunciare con dolore l’escalation di quanto sta capitando in Nagorno Karabakh. «Con il blocco del corridoio di Latchine, il genocidio armeno continua. Da 133 giorni il Nagorno-Karabakh, popolato esclusivamente da armeni, è totalmente isolato dal mondo esterno. Dal 12 di dicembre l’Azerbajgian ha dispiegato un blocco armato nel corridoio di Latchine, l’unica via che collega il Nagorno all’Armenia, unica fonte di approvvigionamento di cibo, medicine ed energia e dove c’è una situazione di carenza di beni di prima necessità (cibo, prodotti per l’igiene, medicine, carburante ed elettricità). Oggi, 20.000 studenti non frequentano più la scuola in Nagorno-Karabakh e 860 imprese locali hanno sospeso le loro attività economiche. I 120.000 armeni che vivono nella regione stanno soffrendo grandi difficoltà».
L’Oevre d’Oriente sottolinea che il governo di Baku “dimostra uno spirito non dissimile da quello degli autori del genocidio armeno del 1915. Con questo blocco, l’Azerbaigian intende svuotare l’intera popolazione armena del Nagorno-Karabakh, soffocandola.
A novembre 2022 il Senato francese aveva votato quasi all’unanimità una risoluzione che chiedeva il ritiro delle truppe azere dal corridoio di Latchine. Negli ultimi quattro mesi, molti organismi governativi e non governativi si sono uniti a questa condanna. Il 19 gennaio 2023, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulle conseguenze umanitarie del blocco chiedendo all’Azerbaigian di aprire immediatamente il corridoio. A febbraio la Corte internazionale di giustizia ha emesso una sentenza a favore delle Nazioni Unite, chiedendo all’Azerbaigian di aprire immediatamente il corridoio. Anche Amnesty International ha sollevato preoccupazioni e chiesto che il blocco venga rimosso senza ulteriori ritardi per porre fine alla crisi umanitaria.
Proprio oggi l’Azerbaijan ha annunciato di aver installato un posto di blocco all’ingresso del corridoio di Latchine, l’unica strada che collega l’Armenia alla regione contesa del Nagorno-Karabakh. Potrebbe essere un segno che l’escalation tra Baku ed Erevan sta ricominciando. Il Ministero degli Esteri azero ha sostenuto che l’installazione di un posto di blocco «servirà a garantire la trasparenza dei movimenti […], lo stato di diritto e quindi la sicurezza dei movimenti». Secondo gli azeri, la forza di pace russa dispiegata nella regione e il “centro di monitoraggio russo-turco” è stato “informato” della decisione.
Nel 2020, Armenia e Azerbaigian, due ex repubbliche sovietiche del Caucaso, si sono scontrate per il controllo dell’enclave del Nagorno-Karabakh. Il conflitto ha portato a una sconfitta militare armena e a un accordo di cessate il fuoco sponsorizzato dalla Russia. Tuttavia gli scontri al confine continuano periodicamente.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-04-23 21:50:092023-04-24 07:52:13«In Nagorno ben 120 mila cristiani armeni allo stremo per il blocco azero»: la denuncia choc delle associazioni cattoliche (Il Messaggero 23.04.23)
Domani gli Armeni di tutto il mondo celebreranno l’anniversario del Genocidio Armeno. Tra il 1915 e il 1920 oltre un milione e mezzo di persone: bambini, donne e uomini di etnia armena furono annientati attraverso varie tecniche sperimentate proprio in quell’occasione, tra cui i treni blindati, che sarebbero stati poi utilizzati massicciamente dalla Germania nazista per trasferire verso i campi di concentramento e sterminio coloro che venivano considerati «indesiderabili».
Accanto a questo metodo, riservato dagli Ottomani solo per trasportare i notabili armeni verso il deserto e il nulla, nella maggior parte dei casi per il genocidio armeno vennero utilizzate tecniche ben più antiche come le marce forzate, ispirate ai trasferimenti di popolazione narrati da Giulio Cesare nel De bello Gallico.
Migliaia di persone riuscirono comunque a salvarsi con l’aiuto di numerose associazioni benefiche internazionali, congregazioni religiose e grazie a una certa dose di fortuna. La diaspora armena creata in quell’occasione si sparse in tutto il mondo, anche in Italia grazie all’intervento del poeta Hrand Nazariantz, che si era trasferito in Puglia dal 1913 al seguito della moglie Maddalena De Cosmis, originaria di Casamassima. Nato da una famiglia di imprenditori liberali era convinto che il lavoro potesse offrire occasioni di reintegrazione e di riscatto per gli Armeni che avevano perso tutto. Con l’aiuto dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, istituzione filantropica guidata dal conte Umberto Zanotti Bianco, Nazariantz propose la costruzione di un villaggio denominato poi «Nor Arax» con annessi luoghi di lavoro. I primi Armeni giunsero a Bari nel 1924, ripercorrendo inconsapevolmente le orme dell’antica comunità armena del capoluogo pugliese, risalente al X secolo. Essi ignoravano, inoltre, che solo quattro anni prima, nel 1920, proprio in Armenia un francescano originario di Rutigliano, padre Francesco Divittorio, era stato ucciso nel tentativo di difendere circa 30 orfani Armeni a lui affidati.
Gli Armeni giunti a Bari, furono inizialmente alloggiati nel lanificio dell’ingegner Lorenzo Valerio dove fino al 1927 produssero pregiatissimi tappeti orientali venduti anche ad importanti notabili italiani tra cui ministri, vertici militari, intellettuali come Croce e Pirandello, Papa Pio XI e la Casa Reale. La produzione fu poi trasferita all’interno dello stesso villaggio, sito nell’attuale via Amendola per cessare definitivamente negli anni ’50.
Ancora oggi la comunità armena di Bari, rappresenta una delle più importanti d’Italia per attaccamento alle tradizioni, per la compattezza e la capacità di resilienza. Durante tutto il Secondo Novecento la comunità barese si è andata trasformando. Molti hanno lasciato la città principalmente per ragioni di lavoro, ricongiungendosi a parenti che erano riusciti a mettersi in salvo, trasferendosi negli Stati Uniti, in Francia, in Inghilterra o nel nord Italia. Attualmente la comunità armena di Bari è ben integrata. Ai discendenti degli Armeni, provenienti dal Genocidio, se ne sono aggiunti altri giunti dal resto del mondo.
Quest’anno, dopo le restrizioni della pandemia, gli Armeni di Bari, hanno richiamato nel capoluogo anche chi fa parte di altre comunità della Puglia. E domani, alle 18,30, presso la chiesa di San Gregorio, adiacente alla Basilica di San Nicola, sarà celebrata una messa in ricordo di tutti i martiri del genocidio armeno. Al termine della funzione religiosa i convenuti guidati dai membri dell’Associazione Armeni Apulia si trasferiranno presso il Khachkar (Stele Armena) sul Lungomare Cristoforo Colombo eretto esattamente 10 anni fa per volere dell’Amministrazione Comunale e con il contributo di Rupen Timurian, decano della comunità armena di Bari.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-04-23 19:06:322023-04-24 19:08:21Il genocidio degli Armeni e la memoria in Puglia nel segno di Nazariantz (Lagazzettadelmezzogiorno 23.04.23)
Korazym.org/Blog dell’Editore, 23.04.2023 – Vik van Brantegem] – Nel 133° giorno del #ArtsakhBlockade e nel 60° giorno della mancata attuazione dell’ordine vincolante della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, il regime autocratico di Aliyev ha rafforzato l’assedio dei 120.000 Armeni dell’Artsakh, entrando illegalmente nel Corridoio di Berdzor (Lachin) e installando un nuovo posto di blocco al confine tra Armenia e Artsakh, mantenendo nel frattempo il blocco stradale degli “eco-attivisti” vicino a Shushi, usando il falso pretesto della “fornitura di armi”, il che è del tutto impossibile.
Azioni sul Corridoio di Lachin
Comunicato Stampa
Dipartimento di Stato degli Stati Uniti
Vedant Patel, Vice Portavoce Principale
23 aprile 2023
«Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per il fatto che l’istituzione da parte dell’Azerbajgian di un posto di blocco sul Corridoio di Lachin comprometta gli sforzi per stabilire la fiducia nel processo di pace. Ribadiamo che ci dovrebbe essere libera e aperta circolazione delle persone e del commercio lungo il Corridoio di Lachin e chiediamo alle parti di riprendere i colloqui di pace e di astenersi da provocazioni e azioni ostili lungo il confine».
La situazione nel Caucaso meridionale sta deteriorando sempre di più soprattutto perché l’autocrate Ilham Aliyev sente che non verrà punito e può mettersi fuori dal diritto internazionale senza subirne conseguenze. E non finirà qui. Ha chiarito che una volta ripulito il Karabkh dagli Armeni, inizierà con la terra armena sovrana. I paesi occidentali non stanno facendo nulla oggi e non faranno nulla domani.
Khnapat. Le persone continuano a vivere e creare (Ani Balayan, fotoreporter in Artsakh [QUI]).
«Una donna che aspetta in una lunga coda di un negozio di ortaggi sapendo che sono una giornalista ha fatto una battuta: “Dica al governo di fornirci dei cuscini in modo che possiamo almeno sederci comodamente sulle pietre mentre aspettiamo queste lunghe file” #ArtsakhBlockade» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert). Ma questo ormai è il minimo che rappresenta da 133 giorni la “normalità” in Artsakh sotto assedio azero.
Il blocco stradale dell’Azerbajgian non solo rimane in vigore dal 12 dicembre 2022, ma oggi è ancora stato rafforzato. Tutto il transito civile e il commercio, la fornitura di gas ed elettricità dall’Armenia rimane interrotti, con gravi conseguenze per la popolazione e, inoltre, le forze armate e il servizio di frontiera statale dell’Azerbajgian hanno accumulato una grande quantità di equipaggiamento e personale militare all’ingresso di Artsakh dall’Armenia. Sono circa 2 anni che siamo allarmati per l’intenzione dell’Azerbajgian di pulizia etnica nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh.
Oggi, l’Azerbajgian ha chiuso illegalmente il ponte Hakari al confine tra Artsakh e Armenia, che si trova nel Corridoio di Berdzor (Lachin), in l’area di responsabilità delle truppe di mantenimento della pace russe. Ancora una volta l’Azerbajgian viola gravemente le disposizioni della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, la decisione vincolante della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite e altre norme fondamentali del diritto internazionale. Nel contempo, l’Azerbajgian diffonde continuamente disinformazione riguardo al non esistente trasferimento di armi dall’Armenia all’Artsakh, per giustificare le azioni illegali.
Tutto questo avviene sotto la silenziosa osservazione della comunità internazionale. Inoltre, questo è il risultato della mancata risposta alle continue gravi violazioni dei diritti umani, nonché della tolleranza delle passate atrocità commesse dall’Azerbajgian.
Le autorità della Repubblica di Artsakh hanno condannano fermamente questa ulteriore provocazione dell’Azerbaigian, considerandola un passo criminale volto ad approfondire il blocco dell’Artsakh e la pulizia etnica. Il Presidente della Repubblica di Artsakh, Araik Harutyunyan, ha convocato una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza durante la quale vengono discussi gli ultimi sviluppi e le relative azioni delle autorità dell’Artsakh.
Oggi, 23 aprile 2023, l’Azerbajgian ha istituito non solo un posto di blocco illegale nel Corridoio di Berdzor (Lachin), ma ha anche violato il regime di cessate il fuoco. Il Ministero della Difesa dell’Armenia ha informato che intorno alle ore 11.50, un soldato armeno, Artyom Poghosyan, è stato mortalmente colpito dal fuoco di un cecchino azero mentre si trovava in una postazione difensiva vicino al villaggio di Sotk nella regione di Gegharkunik, località ripetutamente interessata da violazioni azere nei giorni scorsi, come abbiamo riferito. Invece, il Ministero della Difesa dell’Armenia ha dichiarato che il messaggio diffuso dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, accusando le unità delle forze armate armene di aver sparato oggi il 23 aprile 2023 intorno alle ore 15.10, in direzione delle posizioni azere situate nella parte sud-orientale della zona di confine armeno-azera, è un’altra disinformazione. Inoltre, 2 militari dell’esercito di difesa dell’Artsakh sono stati feriti nel villaggio di Tagavard, quando le forze armate dell’Azerbajgian hanno aperto il fuoco la scorsa notte.
Risposta del Dipartimento Informazione e Relazioni Pubbliche del Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh alla disinformazione diffusa dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian: «Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha rilasciato un’altra dichiarazione provocatoria affermando che un camion militare dell’esercito azero ha colpito oggi una mina deliberatamente collocata dalla parte armena nella regione di Shushi. Questa affermazione è assolutamente falsa e non corrisponde alla realtà. Era preceduto da un’altra dichiarazione contenente disinformazione sul presunto trasporto di munizioni dall’Armenia all’Artsakh con l’accompagnamento delle forze di pace russe. La sequenza dei contenuti delle dichiarazioni di cui sopra sottolinea chiaramente lo scopo della campagna di disinformazione condotta dall’Azerbajgian, che è preparare il terreno per possibili provocazioni contro la Repubblica di Artsakh».
«Un camion militare azerbajgiano è esploso su una mina nella regione di Shushi del Nagorno-Karabakh, ferendo tre soldati. Come previsto, il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha accusato la parte armena di una presunta provocazione. Il talento delle autorità azere nell’incolpare la parte armena per ogni disgrazia sta raggiungendo il suo apice. L’Armenia ha consegnato le mappe dei campi minati all’Azerbajgian molto tempo fa, mostrando umanità. Per non liberare i prigionieri di guerra armeni, Baku ha falsamente accusato Yerevan di fornire mappe dei campi minati imprecise. E usando questo motivo, Baku non ha mostrato umanità reciproca e non ha restituito tutti i prigionieri di guerra armeni in Armenia.
Dopo che l’Armenia ha trasferito le mappe all’Azerbajgian, le segnalazioni di soldati azeri che esplodono e muoiono sulle mine sono diminuite in modo significativo. Ciò indica che Baku ha mentito sull’inesattezza delle mappe. Se erano inutili nello sminamento, perché i casi di esplosioni di mine sono diminuiti drasticamente? Pertanto, sono state utilizzate mappe accurate. Sono felice che meno persone abbiano iniziato a soffrire per l’esplosione delle mine, ma è comunque illogico organizzare un attacco informativo contro l’Armenia. Questo stile di lavoro è già logoro ed è ora di sostituirlo. L’esplosione di un camion azero su una mina nella regione di Shushi indica la negligenza militare dell’Azerbajgian. Perché il camion è finito in un luogo che non era stato controllato per il rischio mine? Questo incidente dimostra che gli sminatori azeri hanno agito in modo non professionale. Vi ricordo che nel 2017, a seguito del veto dell’Azerbajgian, l’ufficio OSCE di Yerevan è stato chiuso. L’Azerbajgian ha affermato che uno dei programmi attuati dall’ufficio relativo allo sminamento non era conforme al mandato dell’OSCE. L’attuale rappresentante dell’Azerbajgian ha affermato che questo programma contribuisce a mantenere lo status quo nella questione del Nagorno-Karabakh. Pertanto, l’OSCE è stata accusata di contribuire al conflitto finanziando il programma di sminamento. Nel frattempo, il programma non aveva scopo militare o politico ma era umanitario e basato sulla formazione. Il funzionario di Yerevan ha persino acconsentito a non proseguire con quel particolare programma in modo che l’ufficio dell’OSCE non venisse chiuso. Ma non ha influito in alcun modo sulla posizione di Baku, chiarendo che il loro compito principale è ottenere la chiusura dell’ufficio di Yerevan ad ogni costo. L’Azerbajgian ha abusato del principio della possibilità di porre il veto alle decisioni dell’OSCE. Anni fa, l’Azerbajgian ha impedito alla parte armena di attuare programmi di sminamento. E ora incolpano l’Armenia. Questa è un’altra isteria azera infondata. Mi dispiace che continuiamo ad avere vittime e feriti, ma è l’Azerbajgian che rifiuta l’idea di concludere un equilibrato accordo di #pace. Non rinunciano all’idea di capitolare la parte armena. Sto già aspettando che la propaganda di stato dell’Azerbajgian annunci che Ilham Aliyev è Armeno, motivo per cui il governo sta derubando il popolo azero, mantenendolo in povertà, falsificando le elezioni, torturando i militari, uccidendo o imprigionando i dissidenti. Non è più nemmeno divertente» (Robert Anayan)․
Quindi, Baku ha annunciato di aver allestito un posto di blocco (al posto di quello russo) nel Corridoio di Berdzor (Lachin) al confine con l’Armenia, vicino all’imbocco dell’autostrada interstatale Goris-Berdzor (Lachin)-Stepanakert, in collaborazione con le forze di mantenimento della pace russe, indicando che è stato concordato da entrambe le parti. Con questo, l’Azerbajgian ancora una volta viola gravemente la Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, non solo con l’inerzia ma in accordo con le forze di mantenimento della pace russe. Di conseguenza, l’accordo tripartito è da ritenere nullo in quanto Corridoio di Berdzor (Lachin) non esiste più. L’Azerbajgian sta creando le basi per la pulizia etnica e il genocidio prendendo il controllo del corridoio con la partecipazione attiva della Russia.
Per giustificare l’imposizione del blocco completo all’Artsakh/Nagorno-Karabakh, l’Azerbajgian lancia false accuse sul trasferimento di armi dall’Armenia. Quell’accusa è solo uno strumento per giustificare questa azione, l’installazione del posto di blocco. Per questo passo illegale, l’Azerbajgian ha anche accusato la parte armena di aver fatto esplodere una mina nella parte del Corridoio di Berdzor (Lachin) precedentemente occupato dalle forze armate dell’Azerbajgian.
Il fatto che l’Azerbajgian installa un posto di blocco nel Corridoio di Berdzor (Lachin), dice che è ‘iniziato la preparazione della violenza di massa sulla popolazione armena civile dell’Artsakh e della fase finale della pulizia etnica in Artsakh. L’Azerbajgian si prepara ad arrestare le autorità della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, che ha illegalmente dichiarato criminali di guerra. Quel nuovo posto di blocco diventerà un posto di arresti e persecuzioni nelle mani della Repubblica di Azerbajgian e la Federazione Russa partecipa a questo crimine. Secondo la dichiarazione del 9 novembre 2020, le forze di mantenimento della pace russe si sono impegnate a monitorare il libero transito lungo il Corridoio di Berdzor (Lachin). La Russia avrebbe dovuto impedire che l’Azerbajgian avesse istituito un posto di blocco nel corridoio, ma non lo ha fatto, nonostante nell’Accordo trilaterale del 9 novembre 2020 non è prevista l’installazione di un checkpoint azero nel Corridoio di Berdzor (Lachin).
L’installazione di questo checkpoint azero, lungamento annunciato da Baku era prevedibile. Settimane fa, il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che il Nagorno-Karabakh dovrebbe far parte dell’Azerbajgian, con quali meccanismi e con quali diritti delle persone, portando come i modelli della minoranza serba in Kosovo e dl Donbass in Ucraina.
Da mesi Russia e Azerbajgian cercano di rendere complice l’Armenia nell’allestire un posto di blocco azero nel Corridoio di Berdzor (Lachin). Dopo aver chiuso il corridoio il 12 dicembre 2022, l’Azerbajgian e la Russia hanno invitato l’Armenia a un incontro per negoziare la questione del corridoio. Tuttavia, l’Armenia ha rifiutato di partecipare all’incontro trilaterale, perché in quell’incontro la parte armena avrebbe dovuto ricevere un ultimatum: il “Corridoio di Zangezur” sarebbe stato concesso all’Azerbaigian sotto il controllo russo, oppure l’Azerbajgian avrebbe istituito un posto di blocco sul Corridoio di Berdzor (Lachin). Entrambe le opzioni sono inaccettabili per l’Armenia. Ora l’Azerbajgian e la Russia stanno violando la Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, mettendone in dubbio la legittimità. L’Armenia non ha partecipato a questa illegalità e non ha consentito ai militari russi di controllare il collegamento Nakhichevan-Azerbajgian attraverso il territorio dell’Armenia. Baku e Mosca hanno attraversato un’altra linea rossa. La Russia agisce contro gli interessi armeni con l’Azerbaigian. L’Armenia continua a sollevare la questione del dispiegamento di una forza internazionale di mantenimento della pace nell’Artsakh/ Nagorno-Karabakh. Gli USA e l’Unione Europea dovrebbero sostenere questa richiesta e condannare gli atti criminali di Russi e Azeri-Turchi e proporre chiari meccanismi di sicurezza per l’Artsakh/Nagorno-Karabakh.
Il Ministero degli Esteri dell’Armenia ha invitato la Federazione Russa ad adempiere finalmente ai suoi obblighi assunti dal punto 6 della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020 e ad eliminare il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin), assicurando il ritiro delle forze azere dalla sua zona di sicurezza: Le azioni di Baku nell’installare posti di blocco nel corridoio costituiscono una flagrante violazione di una delle disposizioni fondamentali della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020. L’Armenia considera inaccettabile l’installazione illegale di posti di blocco da parte dell’Azerbajgian nel Corridoio di Lachin e la condanna fermamente. Queste azioni mirano a far fallire i negoziati sul documento per la risoluzione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian, ha dichiarato il Ministero degli Esteri dell’Armenia: «Il 23 aprile 2023 le autorità dell’Azerbajgian, violando gravemente il punto 6 della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, hanno già bloccato ufficialmente il Corridoio di Lachin, provvedendo nel corridoio per installare un checkpoint nella zona di responsabilità delle forze di mantenimento della pace russe. Questo passo, compiuto oggi dalle forze armate dell’Azerbajgian, non può essere considerato come un’altra provocazione dell’Azerbajgian. È una flagrante violazione di una delle disposizioni fondamentali della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, finalizzata alla coerente attuazione della sua politica di pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh e al completo spopolamento del Nagorno-Karabakh. Il continuo blocco illegale del Corridoio di Lachin con falsi pretesti ambientali dal 12 dicembre dello scorso anno e l’installazione di un checkpoint con pretesti falsi e infondati oggi sono i prossimi passi nell’attuazione coerente di questa politica pianificata. Nonostante le chiare dichiarazioni della comunità internazionale e una sentenza giuridicamente vincolante emessa dalla Corte Internazionale di Giustizia il 22 febbraio 2023, questa azione viene portata avanti. Inoltre, la leadership dell’Azerbajgian non solo non fa alcuno sforzo per adempiere ai famosi accordi, ma copre anche le sue continue violazioni delle norme fondamentali del diritto internazionale, aggrava in ogni modo la situazione regionale e prepara il terreno per l’uso di grandi forze. La Repubblica d’Armenia, in quanto firmataria della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, considera inaccettabile e condanna fermamente questo passo dell’Azerbajgian per installare un posto di blocco illegale nel Corridoio di Lachin. Essa, così come le azioni simili condotte fino ad allora dall’Azerbajgian, combinate con l’odio armeno continuo e la retorica minacciosa, mirano a far fallire i negoziati sul documento per la regolamentazione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian. Chiediamo alla Federazione Russa di adempiere finalmente ai propri obblighi ai sensi del punto 6 della dichiarazione tripartita, eliminando il blocco illegale del corridoio e garantendo il ritiro delle forze #azerbaigiane dall’intera zona di sicurezza del Corridoio di Lachin. Chiediamo agli Stati membri delle Nazioni Unite con mandato di sicurezza internazionale di registrare chiaramente le azioni dell’Azerbajgian che minano la sicurezza regionale e di compiere passi attivi verso l’esecuzione incondizionata della sentenza della più alta corte internazionale».
Foto di copertina: il Presidente turco Erdoğan si rivolge in un momento conviviale al Presidente russo Putin, seduto al centro tra il Presidente azerbajgiano Aliyev e il Presidente bielorusso Lukashenko, durante il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) a Samarcanda nel settembre 2022.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-04-23 19:05:212023-04-24 19:06:03133° giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian stringe ulteriormente il cappio e chiude anche l’ingresso del Corridoio di Lachin (Korazym 23.04.23)
“Non possiamo non tenere vivo il ricordo anche su un orrore di questo tipo caratterizzato da massacri, violenze e deportazioni che hanno cercato di annientare fisicamente, intellettualmente e moralmente la popolazione armena”. Lo dichiara il presidente del Consiglio regionale e del Comitato per i diritti umani e civili alla vigilia della Giornata dedicata alla memoria del genocidio armeno del 1915, che si celebra domani, 24 aprile.
La data scelta fa riferimento, in particolare, alla notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 quando a Costantinopoli vennero arrestati circa 2.500 esponenti dell’élite culturale e religiosa armena – politici, professionisti, giornalisti, avvocati, medici, sacerdoti e scrittori – per essere deportati nelle zone interne della Turchia ed eliminati. Vengono, infatti, considerati una minaccia per lo stato turco in quanto punti di riferimento importanti per la vita politica, civile e religiosa della comunità armena.
Quello del popolo armeno è stato il primo genocidio di massa del Novecento e si calcola abbia provocato almeno un milione e mezzo di morti tra l’aprile 1915 e il luglio 1916.
La presente comunicazione è mancante di virgolettati e nomi secondo quanto disposto dall’art.9 c.1 della legge 22 febbraio 2000 n.28 in tema di par condicio nei periodi pre elettorali e referendari.
Nella foto, tratta da Wikipedia, il Tsitsernakaberd, il Memoriale del genocidio, che sorge a Erevan, capitale dell’Armenia.
Domani gli Armeni di tutto il mondo celebreranno l’anniversario del Genocidio Armeno. Tra il 1915 e il 1920 oltre un milione e mezzo di persone: bambini, donne e uomini di etnia armena furono annientati attraverso varie tecniche sperimentate proprio in quell’occasione, tra cui i treni blindati, che sarebbero stati poi utilizzati massicciamente dalla Germania nazista per trasferire verso i campi di concentramento e sterminio coloro che venivano considerati «indesiderabili».
Accanto a questo metodo, riservato dagli Ottomani solo per trasportare i notabili armeni verso il deserto e il nulla, nella maggior parte dei casi per il genocidio armeno vennero utilizzate tecniche ben più antiche come le marce forzate, ispirate ai trasferimenti di popolazione narrati da Giulio Cesare nel De bello Gallico.
Migliaia di persone riuscirono comunque a salvarsi con l’aiuto di numerose associazioni benefiche internazionali, congregazioni religiose e grazie a una certa dose di fortuna. La diaspora armena creata in quell’occasione si sparse in tutto il mondo, anche in Italia grazie all’intervento del poeta Hrand Nazariantz, che si era trasferito in Puglia dal 1913 al seguito della moglie Maddalena De Cosmis, originaria di Casamassima. Nato da una famiglia di imprenditori liberali era convinto che il lavoro potesse offrire occasioni di reintegrazione e di riscatto per gli Armeni che avevano perso tutto. Con l’aiuto dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, istituzione filantropica guidata dal conte Umberto Zanotti Bianco, Nazariantz propose la costruzione di un villaggio denominato poi «Nor Arax» con annessi luoghi di lavoro. I primi Armeni giunsero a Bari nel 1924, ripercorrendo inconsapevolmente le orme dell’antica comunità armena del capoluogo pugliese, risalente al X secolo. Essi ignoravano, inoltre, che solo quattro anni prima, nel 1920, proprio in Armenia un francescano originario di Rutigliano, padre Francesco Divittorio, era stato ucciso nel tentativo di difendere circa 30 orfani Armeni a lui affidati.
Gli Armeni giunti a Bari, furono inizialmente alloggiati nel lanificio dell’ingegner Lorenzo Valerio dove fino al 1927 produssero pregiatissimi tappeti orientali venduti anche ad importanti notabili italiani tra cui ministri, vertici militari, intellettuali come Croce e Pirandello, Papa Pio XI e la Casa Reale. La produzione fu poi trasferita all’interno dello stesso villaggio, sito nell’attuale via Amendola per cessare definitivamente negli anni ’50.
Ancora oggi la comunità armena di Bari, rappresenta una delle più importanti d’Italia per attaccamento alle tradizioni, per la compattezza e la capacità di resilienza. Durante tutto il Secondo Novecento la comunità barese si è andata trasformando. Molti hanno lasciato la città principalmente per ragioni di lavoro, ricongiungendosi a parenti che erano riusciti a mettersi in salvo, trasferendosi negli Stati Uniti, in Francia, in Inghilterra o nel nord Italia. Attualmente la comunità armena di Bari è ben integrata. Ai discendenti degli Armeni, provenienti dal Genocidio, se ne sono aggiunti altri giunti dal resto del mondo.
Quest’anno, dopo le restrizioni della pandemia, gli Armeni di Bari, hanno richiamato nel capoluogo anche chi fa parte di altre comunità della Puglia. E domani, alle 18,30, presso la chiesa di San Gregorio, adiacente alla Basilica di San Nicola, sarà celebrata una messa in ricordo di tutti i martiri del genocidio armeno. Al termine della funzione religiosa i convenuti guidati dai membri dell’Associazione Armeni Apulia si trasferiranno presso il Khachkar (Stele Armena) sul Lungomare Cristoforo Colombo eretto esattamente 10 anni fa per volere dell’Amministrazione Comunale e con il contributo di Rupen Timurian, decano della comunità armena di Bari.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-04-23 15:47:422023-04-23 15:49:04Il genocidio degli Armeni e la memoria in Puglia nel segno di Nazariantz (Lagazzettadelmezzogiorno 23.04.23)
Accadde oggi 23 aprile 1915: inizia il Genocidio armeno. Detto anche “olocausto degli armeni” o “massacro degli armeni”, si trattò delle deportazioni e uccisioni di armeni da parte dell’Impero ottomano tra il 1915 e il 1919. I turchi furono responsabili della morte di circa 1,5 milioni di armeni. Un massacro che iniziò di fatto il 23 aprile di 108 anni fa, anche se viene ricordato e commemorato dagli armeni, il 24 aprile di ogni anno.
Accadde oggi 23 aprile 1915: inizia il Genocidio armeno
Nello stesso periodo storico, l’Impero Ottomano aveva condotto attacchi simili contro altre etnie: come gli assiri e i greci. Per questo motivo alcuni studiosi hanno sempre sostenuto che in realtà esisteva un autentico progetto di sterminio. Altri storici, invece, come Bernard Lewis, Stanford Shaw e Guenter Lewy negano che si possa associare il termine Genocidio a quegli eventi. Mentre, sul piano internazionale, trenta Stati hanno ufficialmente riconosciuto come Genocidio questi eventi.
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REDAZIONE
Nando Tagliacozzo età
Le tensioni successive tra Unione europea e Turchia
Come molti storici, anche la Turchia è sempre stata negazionista. E in vista dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea, proprio il negazionismo del governo turco sul Genocidio armeno creò difficoltà al negoziato. Ma la Turchia continuò a negare e nega ancora oggi. La Francia considera invece reato negare il Genocidio armeno.
La posizione dell’Italia
Il nostro Parlamento si occupò del problema nel 1998 con una mozione presentata da Giancarlo Pagliarini per il riconoscimento dell’Olocausto armeno. Mozione che venne firmata da 165 parlamentari di diversi partiti. Poi, il 17 novembre del 2000, la Camera dei deputati, sulla scia del Parlamento europeo e della Città del Vaticano, votò una risoluzione che riconosce il Genocidio armeno e invita la Turchia a fare i conti con la propria storia (nella foto: un cartello con la scritta “gli armeni chiedono giustizia” esposto durante una manifestazione dell’anno scorso).
Le posizioni di alcuni storici negazionisti
L’orientalista Bernard Lewis, membro della British Academy, riconosce che i massacri del 1915 contro gli armeni dell’Impero ottomano si sono realmente verificati; ma sostiene che non possano rientrare nella definizione di Genocidio. In Francia, negli anni 90, la sua visione critica della violenza perpetrata dai “Giovani Turchi” contro la minoranza armena, causò a Bernard Lewis una causa civile e la condanna a un’ammenda simbolica di un franco francese.
La storia su Radio Cusano Campus e Cusano Italia TV. “La Storia Oscura”, dal lunedì al venerdì on air sulla radio dell’Università Niccolò Cusano dalle 13 alle 15. “A Spasso nel Tempo”, in onda sul canale 264 del digitale terrestre alle 20.30 del martedi.
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Ci sono 17 concerti, 50 artisti provenienti da tutto il mondo, il rettore della Luiss di Roma Andrea Prencipe che approfondisce l’opera di Italo Calvino (nel centenario dalla nascita), la proiezione di un film musicale del regista, musicista e scrittore Bruno Monsaingeon e la seconda edizione del concorso internazionale di composizione “Vladimir Mendelssohn Competition”. Ecco il ricchissimo programma della 27ma edizione del Festival internazionale di musica da camera, che quest’anno sarà “Leggero” pensando alla tanto invocata “leggerezza” che Italo Calvino ha così ben teorizzato nelle sue “Lezioni americane”. L’organizzazione è a cura dell’associazione culturale ascolipicenofestival in collaborazione con Comune di Ascoli Piceno, Ministero della Cultura, Camera di Commercio delle Marche, Fondazione Carisap, Comune di Offida e Cia.
Il Festival, unico nel suo genere nelle Marche, che ha saputo conquistarsi un ruolo di primo piano in Italia e in Europa, si svolgerà ad Ascoli dal 3 settembre al primo ottobre.
Domenica prossima 23 aprile, presso l’auditorium E. Neroni, con inizio alle 18,30, ci sarà il concerto “APF a primavera”, un’anteprima dedicata alla musica del grande compositore e pianista russo Sergej Rachmaninov di cui ricorre quest’anno il 150mo dalla nascita e la presentazione ufficiale del Festival da parte del suo direttore artistico maestro Roberto Prosseda.
Si tratta di un concerto per pianoforte e voce, dal titolo “Sull’onda di Rachmaninov”. Ad esibirsi: la pianista Maya Oganyan, 17 anni, nata a Mosca, che ora vive e studia a Venezia, vincitrice di numerosi concorsi, considerata tra le giovani più talentuose nel panorama internazionale, e il baritono Gurgen Baveyan, ex allievo dell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda” di Pesaro, esibizioni anche con il maestro Riccardo Muti, recente Papageno al Regio di Torino, Figaro alle Muse di Ancona, eccetera. L’evento è in collaborazione con il Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena di Venezia. Al termine del concerto, un aperitivo/degustazione di prodotti eccellenze del nostro territorio offerto in collaborazione con la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) di Ascoli Piceno. Ingresso 10 euro, gratuito per i soci ascolipicenofestival che potranno in quella sede rinnovare la propria adesione.
“Ascoli vuole affermarsi per la qualità della vita? Noi – dice la prof.ssa Emanuela Antolini presidente Apf – diamo il nostro contributo attraverso la musica. Il cartellone 2023 di ascolipicenofestival è più ricco di sempre. Insieme alla musica ci sono anche incursioni nella letteratura e nel cinema. Il concerto di domenica prossima è dedicato a Rachmaninov il più grande compositore e pianista russo del Novecento. Le sue romanze, al centro del concerto di domenica, sono pagine del suo repertorio poco conosciuto. Eppure esprimono grande bellezza e passione. E sull’onda di Rachmaninov si inseriscono l’altro protagonista della musica russa del Novecento, Aleksander Scriabin, e il padre della Minimal Music americana Philip Glass, uniti dalla profonda ricerca lirica e introspettiva che conduce verso il sublime.
Ascolipicenofestival 2023 è “Leggero”. “Una parola – spiega il direttore artistico del Festival di Ascoli Roberto Prosseda, tra i pianisti più apprezzati e creativi della scena mondiale – che è particolarmente pertinente per gran parte della grande musica. Leggero è ciò che, essendo lieve, è in grado di volare, di volteggiare nell’aria, e di esprimere concetti complessi (e altrimenti “pesanti”) in modo immediato e intenso. Proprio come la vera musica è in grado di fare, arrivando, con leggerezza, dritta al cuore degli ascoltatori. Abbiamo concepito i programmi di ascolipicenofestival proprio perché ciò succeda, con leggerezza, a tutti gli ascoltatori che assisteranno ai concerti”.
A settembre i concerti sono concentrati nei giorni di venerdì, sabato e domenica per offrire al pubblico la possibilità di coniugare nei weekend l’emozione della musica con la scoperta e valorizzazione del Piceno. Il Festival è anche l’occasione per far apprezzare al pubblico le tipicità enogastronomiche del territorio grazie alla collaborazione con la Cia, che in ogni weekend fanno scoprire le migliori aziende produttrici nelle degustazioni del dopo concerto. Musica, cultura, turismo: il palcoscenico di ascolipicenofestival è a 360 gradi.
“A settembre torna il violoncellista Christophe Coin, dopo i meravigliosi concerti dello scorso anno, per suonare le due Sonate di Mendelssohn per violoncello e pianoforte. Alla musica strumentale italiana, ancora non abbastanza conosciuta e valorizzata, – fa notare Roberto Prosseda – sono dedicati due concerti pianistici: quello di Alberto Ferro, premiato lo scorso marzo al Concorso Rubinstein di Tel Aviv, che percorre un interessante excursus della musica per tastiera italiana, da Scarlatti a Emanuele Casale, e la “Maratona Clementi”, che vede 4 giovani pianisti alternarsi nell’esecuzione di rare sonate per pianoforte di Muzio Clementi. Il repertorio classico è alternato a concerti che esplorano altri stili musicali di diverse tradizioni, come quelli della Gugutke Band, del Trio Tempestoso, dell’Alma Saxophone Quartet e del Gomolan Brass Quintet, che concluderà il Festival”.
“Non mancano – conclude Roberto Prosseda – concerti dedicati ad altre tradizioni musicali nazionali: abbiamo una qualificata rappresentanza di musicisti dalla Polonia (Quartetto Szimanowski e Aleksandra Swigut in collaborazione con l’Istituto Polacco di Cultura di Roma), dalla Georgia (Orchestra da camera del Teatro dell’Opera di Tiblisi con il soprano Iano Tamar), dalla Svezia (con il pianista e compositore Roland Pöntinen) e dall’Armenia (con l’Orchestra da Camera della Filarmonica Armena e la grande violinista Anush Nikogosyan).
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-04-22 15:40:322023-04-23 15:43:10Ascolipicenofestival, domenica anteprima poi a settembre 16 concerti con 50 artisti Prosseda: “C’è la leggerezza di Calvino” .Pianista e baritono dall’Armenia per raccontare Rachmaninov (Ascoli.citurumors 22.04.23)
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