Ricercatore napoletano in Armenia „Geochimica ambientale, ricercatori campani in Armenia“ (Napolitoday 21.05.19)

Ricercatore napoletano in Armenia

ue studenti campani, dopo essere risultati vincitori ad un bando universitario, sono volati in Armenia per vivere un’esperienza di ricerca scientifica presso il CENS (Center for Ecological-Noosphere Studies National Academy of Sciences). Si tratta di Luigi Ammirati, 31enne di Atripalda (Av), studente magistrale di geologia e geologia applicata presso la Federico II di Napoli, e Antonio Aruta, 31enne di Napoli, studente con dottorato di ricerca in scienze della terra, dell’ambiente e delle risorse, gruppo di geochimica ambientale.

Borse di studio

L’esperienza armena, per il primo durerà un mese e mezzo, mentre per il secondo tre mesi. “L’università – spiegano i ragazzi a NapoliToday – grazie a fondi messi a disposizione dal MIUR, consente a studenti di varia carriera di poter accedere a borse di studio per la mobilità internazionale. In particolare abbiamo presentato la domanda per il bando DM 1047/2017, e siamo risultati vincitori, insieme ad altri studenti. La nostra partecipazione a questo progetto è stata incoraggiata e suggerita dal prof. Stefano Albanese, docente di geochimica presso il Distar (Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse), il quale ha rapporti con numerosi centri di ricerca e università internazionali, tra i quali il CENS in Armenia finalizzate alla ricerca scientifica”. Tale soggiorno in Armenia consente uno “scambio di competenze tra il gruppo di ricerca federiciano, di cui facciamo parte, e il gruppo di geochimica locale, i cui responsabili sono i dottori Olga Belyaeva e Gevorg Tepanosyan”. “In particolare – dicono i due ricercatori – la nostra presenza a Yerevan ci vedrà impegnati nella realizzazione di lavori scientifici di geochimica ambientale: lo studio delle emissioni radiometriche di campioni di roccia utilizzati nella pavimentazione della città di Napoli (basolato, porfido ecc…), realizzata grazie alle analisi su campioni della città partenopea, che effettueremo presso il CENS con la strumentazione specifica disponibile; le relative analisi di rischio per la salute umana ottenute da questi dati e da dati radiometrici precedentemente collezionati dagli operatori del CENS della città di Yerevan; e, infine, uno studio relativo alla geochimica di alcuni elementi chimici potenzialmente tossici nei suoli della città di Yerevan con le tecniche studiate dal gruppo di ricerca italiano, che le ha già applicate in parte per studi nel territorio campano”.

Armenia

Un lavoro delicato che, come ancora spiegano, potrà tornare utile per meglio studiare il territorio campano: “Queste ricerche ci consentiranno di acquisire nuove competenze che potremo sfruttare per conoscere sempre meglio il territorio campano dal punto di vista geochimico–ambientale e quindi di poter ottimizzare l’interpretazione dei dati ambientali, finalizzati a comprendere l’impatto delle sostanze chimiche presenti nelle matrici ambientali sulla salute umana. Inoltre, cercheremo di trasferire qualche nostra tecnica o metodologia al gruppo di ricerca che ci ospita, oltre a fare da apripista per numerosi altri lavori in cooperazione”. Una grande soddisfazione (ma anche una grande responsabilità) per le due eccellenze campane che in Armenia stanno vivendo anche una significativa esperienza umana, a contatto con un “mondo” che sembra distante anni luce, ma che in realtà li sta colpendo in maniera estremamente favorevole. Ciò si evince, ad esempio, dalle parole dell’irpino Luigi che racconta: “Sicuramente si tratta di un’esperienza formativa che mi consentirà di acquisire altre competenze, di crescita professionale e scientifica. La nazione mi ha sorpreso per la ricchezza culturale, il calore delle persone e l’ottimo cibo”. Per i due ragazzi, infine, tra i momenti più significativi di questa esperienza c’è l’incontro con l’Ambasciatore italiano in Armenia, S.E. Vincenzo del Monaco, con il quale hanno discusso dell’attivitá di ricerca e di scambio accademico che é stata attivata ed della possibilità di avviare studi ambientali in collaborazione nella capitale armena.

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“Operazione Akhtamar”, prestigioso riconoscimento per Bruno Scapini (Informazione.it 20.05.19)

Roma,  (informazione.it – comunicati stampa – arte e cultura) Un premio autorevole e prestigioso per un libro intenso, originale e dall’alto valore simbolico. Bruno Scopini con il suo “Operazione Akhtamar” è risultato il primo classificato per la sezione libro edito di narrativa, in occasione della premiazione della sesta Ragunanza di poesia, narrativa & pittura, svoltasi domenica nel parco di Villa Pamphilj, presso la Cascina del Bel Respiro. L’evento da ben 6 anni ha l’intento e l’obiettivo di ricordare i raduni organizzati da S.A.R. Cristina di Svezia. La Giuria composta da Roberto Ormanni (Presidente di Giuria), Michela Zanarella (Presidente del Premio), Giuseppe Lorin, Fiorella Cappelli, Serena Maffia, Lorenzo Spurio, Alessandra Battaglia, David Cardarelli, ha decretato i vincitori, dopo attenta valutazione delle opere pervenute da ogni regione d’Italia e anche dall’estero.
Una grande soddisfazione per Scopini che ha messo anima e cuore per scrivere “Operazione Akhtamar, romanzo fantapolitico sul tema della rivendicazione armena per il genocidio subito: “Questo mio libro – ha detto – vuole essere una incitazionea riflettere in maniera profonda su questo genocedio che non può e non deve essere dimenticato. Con questa mia opera, dunque, voglio che si eviti l’oblio per un fatto storico che deve essere da monito per le generazioni future”. Ricordiamo che Bruno Scopini è una vita che si dedica alle relazioni internazionali e ha un rapporto profondissimo con l’Armenia. Nato a Roma nel 1949, laureato in Scienze politiche, ha iniziato la sua carriera diplomatica nel 1975, ricoprendo tra il 1978 e il 2014 diversi incarichi sia all’estero che in Italia. Ha svolto funzioni di console generale a Capodistria in Slovenia e a Losanna in Svizzera, venendo nel corso della carriera assegnato come consigliere presso le ambasciate d’Italia in GhanaTurchiaLussemburgo e Atene.

“Operazione Akhtamar”, prestigioso riconoscimento per Bruno Scopini

In Italia, presso il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale è stato capo ufficio del Servizio del contenzioso diplomatico ed ispettore del Ministero e, presso il Dipartimento degli italiani nel mondo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, tra il 1995 e il 2000, è stato capo ufficio dei diritti politici degli italiani all’estero e, successivamente, capo del Dipartimento medesimo. Da ultimo, ha ricoperto l’incarico di ambasciatore e ministro plenipotenziario in Armenia dal 2009 al 2013: una esperienza, questa ultima, che molto probabilmente ha inciso sulla scelta di scrivere “Operazione Akhtamar”.

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Giorgio e Armen Petrosyan/ “Fuga dall’Armenia, cittadini italiani grazie allo sport” (Ilsussidiario 20.05.19)

Storie Italiane, nella puntata di oggi, la storia di Giorgio e Armen Petrosyan, due fratelli arrivati in Italia dall’Armenia, oggi campioni mondiali di Thai Boxe. Nello studio della trasmissione di Raiuno, entrambi hanno ripercorso la loro incredibile storia dopo un passato di povertà, caratterizzata dall’arrivo nel nostro Paese in qualità di clandestini e dal grande riscatto grazie allo sport e, nel loro caso, al ring. A prendere per primo la parola è stato Giorgio, che ad Eleonora Daniele ed al suo pubblico ha commentato il caso di Antonio Stano, il 66enne di Manduria: c torturato dai bulli di cui si era parlato in precedenza. “Non c’è più rispetto, noi insegniamo nella nostra palestra a Milano ai ragazzini e ai bambini, a loro manca il rispetto, l’educazione e lo sport e quando vedo scene come quella di Manduria dico che devono fare un’ora nella nostra palestra, è inguardabile quello che accade oggi!”. Dello stesso parere anche il fratello Armen, che ha commentato: “manca il rispetto ma è colpa dei genitori, non insegnano il rispetto e lasciano fare quello che vogliono ai bambini. Io ho preso tanto e mi è servito, adesso i genitori non fanno bene”.

GIORGIO E ARMEN PETROSYAN: IL LORO ARRIVO IN ITALIA

Spazio quindi alla loro storia personale. Giorgio Petrosyan ha spiegato: “Siamo partiti nel ‘99, mio padre ha deciso di portare me e mio fratello grande in Italia”. Il viaggio è stato a bordo di un tir, “per 15 giorni, il viaggio è stato lungo e infernale, siamo arrivati a Milano e dormivamo in stazione”. La fuga dal loro Paese di origine è stata necessaria: “In Armenia non si viveva bene, siamo arrivati qui da clandestini, siamo scappati, arrivati in Italia illegalmente”. Ma con la legge italiana come si sono adeguati? “Non era facile, vivevamo in Caritas. Abbiamo preso un documento per poter lavorare, poi la cittadinanza per meriti sportivi. Attraverso lo sport sono riuscito a diventare un cittadino italiano”, ha rivelato. Lo stesso destino è poi capitato anche al fratello Armen, il quale è riuscito in egual misura ad imporsi in ambito sportivo, grazie al ring. Il prossimo 25 maggio Armen sarà impegnato in un altro importante incontro a Monza “contro un avversario inglese molto forte”, ha chiosato.

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ARMENIA. Pashinyan incontrerà Putin e spera in uno sconto sul gas Gazprom (Agcnews.eu 20.05.19)

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha confermato che incontrerà il presidente russo Vladimir Putin a margine del Forum economico di San Pietroburgo a cui intende partecipare. Come riporta la Tass, il premier armeno ha detto che partirà  per Nur Sultan il 29 maggio per partecipare alla sessione del Consiglio economico eurasiatico e poi andrà San Pietroburgo: «Incontrerò Vladimir Putin a San Pietroburgo», ha osservato Pashinyan, aggiungendo che le relazioni con la Russia si stanno sviluppando dinamicamente. Pashinyan ha anche espresso la speranza che i negoziati con Gazprom portino ad accordi per ridurre il prezzo per la fornitura di gas all’Armenia.

«Abbiamo raggiunto un accordo di principio per stabilire un mercato comune dell’energia e questi negoziati sono in linea con la logica di questi colloqui. Sono sicuro che sia realistico ridurre il prezzo del gas», ha detto, «non è solo un prezzo unico per il gas, questa nostra richiesta si riferisce all’efficienza del gruppo economico eurasiatico, Eaeu. Sul mercato, le nostre proposte sono coerenti con la logica di questi negoziati: i prezzi del gas e dell’energia non discriminatori sono molto importanti per l’efficienza della Comunità economica eurasiatica. Vorrei risolvere questo problema prima della fine dell’anno», ha aggiunto. Dal 1° gennaio 2019, Gazprom ha aumentato i prezzi del gas per l’Armenia portandoli da 150 a 165 dollari per 1.000 metri cubi.

In precedenza, agli inizi del mese, il primo Ministro armeno aveva annunciato i circa 100 cambiamenti nella vita sociale, politica, economica del paese, così come la sfera della difesa, nel primo anno del suo mandato. Secondo il capo del Gabinetto armeno, il suo governo ha migliorato il clima degli affari nel paese, fatto uscire dal lavoro nero più di 50.000 unità, aumentato le entrate del budget di 130 milioni dollari.

«L’Armenia ha migliorato gli indicatori dell’indice di libertà di parola, l’autorità del nostro paese nell’arena internazionale è aumentata, abbiamo lanciato una lotta senza precedenti contro la corruzione», aveva aggiunto il capo del governo. Il premier armeno è convinto che la corruzione sistemica sia stata sradicata nel paese. Secondo lui, questo è evidenziato dai processi tenuti anche contro personaggi di alto profilo del vecchio e del suo governo.

Pashinyan aveva già sottolineato che stava contando sulla visita del presidente russo Vladimir Putin a Yerevan nell’ottobre di quest’anno. Pashinyan si aspetta inoltre che i leader degli altri stati membri dell’Unione euroasiatica  vadano a Yerevan per partecipare alla riunione del Consiglio dell’organizzazione: «Il 1° ottobre Putin sarà a Yerevan e non solo lui, ma anche altri leader dei paesi membri verranno in Armenia e durante la visita discuteremo l’agenda bilaterale con il presidente russo», aveva detto Pashinyan. 

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Armenia: ingressi ai palazzi di giustizia bloccati da proteste su iniziativa del premier (Sputniknews 20.05.19)

Da questa mattina alcuni gruppi di protestanti stanno bloccando gli ingressi ai palazzi di giustizia su esortazione dell’attuale primo ministro Nikol Pashinyan, riporta un corrispondente di Sputnik.

Sabato l’ex presidente del paese Robert Kocharyan, fino a quel momento in stato di custodia, è stato liberato per decisione del palazzo di giustizia su garanzia dei leader della repubblica di Nagorno Karabakh, la cui autonomia non è riconosciuta dall’Armenia.

In risposta Pashinyan ha esortato i suoi sostenitori a bloccare gli ingressi a tutti i tribunali del paese e non fare entrare nessuno.

Le azioni di protesta sono ora in corso sia nella capitare Erevan che nelle altre regioni e sono documentate da foto e video degli utenti dei social network.

L’ex vice ministro della Giustizia Ruben Melikyan ha scritto su Facebook che il tribunale del quartiere della capitale Achapnyan ha delle finestre rotte. La polizia non ha ancora commentato l’accaduto.

Il presidente del paese Armen Sarkissyan ha chiesto ai cittadini di rispettare la legge e mantenere la calma.

L’ordine degli avvocati armeni ha espresso preoccupazioni riguardo alle vicende, sottolineando che si tratta di violazioni della costituzione, degli accordi internazionali e della legislazione.

Il difensore civico Arman Tatoyan ha detto che azioni di questo tipo sono pericolose e ha ricordato che la legge vieta qualsiasi intromissione nel funzionamento dei tribunali.

Anche l’Alto consiglio di giustizia ha sottolineato che ostacolare il normale funzionamento dei tribunali è inammissibile e ha esortato tutti a mantenere massimo ritegno e rispettare la legge.

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Anush Garsantsyan e le donne in Armenia tra tradizione e modernità (Estense.com 18.05.19)

In municipio l’incontro con la presidente del Club di Yerevan organizzato per promuovere la Nuova Carta dei Diritti della Bambina

Lunedì 20 maggio alle ore 15, presso la Sala dell’Arengo della Residenza Municipale, si terrà un incontro con Anush Garsantsyan, presidente del Club di Yerevan (Armenia) affiliato alla Bpw International, sul tema “Le donne dell’Armenia tra tradizione e modernità”.

L’evento è promosso dalla Sezione Fidapa Bpw Italy di Ferrara, e si pone in continuità con il Convegno su “La Nuova Carta dei Diritti della Bambina” del 27 ottobre 2018, realizzato dall’associazione in collaborazione con il Comune di Ferrara, che precedentemente l’aveva adottata.

L’iniziativa ha preso avvio quando la sezione ha deciso di far tradurre la Carta nelle lingue più parlate dalle donne e dagli uomini straniere/i presenti nel territorio del Nord Est, al fine di divulgarne i contenuti. Il documento è stato così tradotto in ben otto lingue, tra cui l’Armeno. La traduzione in quest’ultima lingua è stata compiuta da Anush Garsantsyan, Responsabile per l’Armenia delle adozioni internazionali in Italia, dati i rapporti fra la stessa e la Fondatrice e Socia onoraria della Sezione Fidapa di Ferrara, Carla Scoppetta, il cui nipote aveva adottato una bimba armena.

A seguito dei successivi contatti tra la sezione di Ferrara, Anush Garsantsyan e la Coordinatrice Bpw Europe e Membro dell’Esecutivo Internazionale, Pinella Bombaci, è nato, a marzo 2019, il nuovo di Club di Yerevan affiliato alla Bpw International per delibera del Bpw International Executive.

L’intensificazione dei rapporti tra la sezione di Ferrara e la presidente del club armeno ha consentito poi il verificarsi dell’incontro, programmato d’intesa con l’amministrazione comunale e volto a favorire collaborazioni future. L’iniziativa è aperta al pubblico.

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Lunedì 20 maggio 2019 alle 15 nella sala dell’Arengo della residenza municipale si terrà un incontro sul tema “Le donne dell’Armenia tra tradizione e modernità” con Anush Garsantsyan, presidente del Club di Yerevan (Armenia) affiliato alla BPW International.
L’evento, che si aprirà con i saluti istituzionali del Vicesindaco e assessore alle Pari Opportunità e Diritti, è promosso dalla Sezione FIDAPA BPW Italy di Ferrara, e si pone in continuità con il Convegno su “La Nuova Carta dei Diritti della Bambina” del 27 ottobre 2018, realizzato dall’Associazione in collaborazione con il Comune di Ferrara, che precedentemente l’aveva adottata.
L’iniziativa ha preso avvio quando la Sezione ha deciso di far tradurre la Carta nelle lingue più parlate dalle donne e dagli uomini straniere/i presenti nel territorio del Nord Est, al fine di divulgarne i contenuti. Il documento è stato così tradotto in ben otto lingue, tra cui l’armeno. La traduzione in quest’ultima lingua è stata compiuta da Anush Garsantsyan, responsabile per l’Armenia delle adozioni internazionali in Italia, dati i rapporti fra la stessa e la Fondatrice e Socia onoraria della Sezione Fidapa di Ferrara, Carla Scoppetta, il cui nipote aveva adottato una bimba armena.
A seguito dei successivi contatti tra la Sezione di Ferrara, Anush Garsantsyan e la Coordinatrice BPW Europe e Membro dell’Esecutivo Internazionale, Pinella Bombaci, è nato, a marzo 2019, il nuovo di Club di Yerevan affiliato alla BPW International per delibera del BPW International Executive.
L’intensificazione dei rapporti tra la Sezione di Ferrara e la presidente del Club armeno hanno consentito il verificarsi dell’incontro, programmato d’intesa con l’Amministrazione comunale e volto a favorire collaborazioni future.
L’iniziativa è aperta al pubblico.

(Comunicazione a cura di Fidapa-Federazione italiana donne arti professioni affari, sezione di Ferrara)


 

ASIA/SIRIA – Assad ai profughi armeni: tornate in Siria e aiutateci a ricostruire il Paese (Agenziafides 18.05.19)

Damasco (Agenzia Fides) – Un appello a ritornare in Siria e a ricostruire le proprie case devastate dal conflitto è stato rivolto dal Presidente Bashar Assad agli armeni siriani che negli anni del conflitto sono fuggiti dal Paese, trovando rifugio in Libano, in Armenia o in altri Paesi del Medio Oriente e dell’Occidente. L’esplicita richiesta di rimpatrio rivolta ai profughi armeni è stata espressa dal leader siriano in occasione del suo recente incontro con Aram I, il Catholicos armeno apostolico della Gran Casa di Cilicia, ricevuto a Damasco dal Presidente Assad martedì 14 maggio. I media ufficiali siriani hanno riportato anche gli elogi rivolti in quella circostanza da Assad allo “spirito patriottico” dei siriani armeni, da lui definiti “cittadini esemplari”: il Presidente siriano ha esaltato il contributo da loro offerto alla difesa dell’unità nazionale di fronte al tentativo di smembramento del Paese messi in atto da quella che Assad ha definito come “barbarie terrorista”. Assad ha anche paragonato la brutalità da lui attribuita a tale “barbarie terrorista” con la ferocia dei massacri commessi più di un secolo fa dagli ottomani contro il popolo armeno. Mentre il Catholicos Aram ho ricordato che la Siria è stato un rifugio sicuro per gli armeni che in quelle tragiche circostanze fuggivano dai massacri sistematici perpetrati contro di loro nei territori dell’attuale Turchia. Il Catholicos ha ringraziato Assad anche per il contributo offerto al restauro della cattedrale armena apostolica dei Quaranta Martiri ad Aleppo, devastata durante il conflitto.
Degli armeni siriani fuggiti dal Paese durante il conflitto, almeno 22mila hanno trovato accoglienza in Armenia. Nel giugno 2018 (vedi Fides 26/6/2018) l’Unione europea aveva stanziato un contributo di 3 milioni di euro finalizzati a sostenere progetti per l’integrazione dei rifugiati armeni fuggiti dalla Siria che hanno trovato rifugio nell’ex repubblica sovietica.
Nel 2015, mentre il conflitto siriano esasperava lo scontro tra Damasco e la Turchia di Erdogan, la Siria ha riconosciuto il Genocidio armeno (definizione contestata dal governo di Ankara) perpetrato in Anatolia cento anni prima. Il 4 marzo 2015 l’Assemblea del popolo siriano dedicò una sessione commemorativa al centesimo anniversario del Genocidio armeno. L’iniziativa, promossa in particolare dalla parlamentare siriana cristiana Maria Saadeh, vide il coinvolgimento dei membri dei Comitati parlamentari per le relazioni estere. (GV) Agenzia Fide

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Armenia: tribunale Erevan ordina rilascio ex presidente Kocharyan (Agenzia Stampa 18.05.19)

Erevan, 18 mag 16:18 – (Agenzia Nova) – Un tribunale di Erevan ha ordinato oggi il rilascio dell’ex presidente armeno Robert Kocharyan, sotto garanzia dei leader attuali e precedenti del Nagorno-Karabakh. “La corte ha deciso di cambiare la sentenza di condanna per Kocharyan, sulla base di garanzie personali”, ha annunciato il magistrato incaricato di leggere il verdetto. L’attuale presidente della repubblica non riconosciuta del Nagorno-Karabakh, Bako Sahakyan, e il suo predecessore Arkadi Ghukasvan, hanno dato garanzie personali per Kocharyan. (Res)

Genocidio Armeno (Tgyou24.it 17.05.19)

Durante la prima guerra mondiale (1914-1918), nell’area dell’ ex impero ottomano,in Turchia,il genocidio del popolo armeno (1915-1923),il primo del XX secolo. Il governo dei Giovani Turchi, preso il potere nel1908, attua la fine  dell’Etnia armena, presente nell’area anatolica fin da l7°secolo a.C.  I due terzi degli armeni dell’impero Ottomano perirono si contano circa 1.500.000 di persone. Molte furono i bambini islamizzati e donne inviate negli harem. La deportazione e lo sterminio del 1915 vennero preceduti dai pogrom del1894-96 voluti dal Sultano Abdul Hamid II, e da quelli di 1909, attuati dal governo dei Giovani Turchi. Le responsabilità dell’ideazione e dell’attuazione del progetto genocidio  vanno individuate all’interno del partito dei giovani turchi”ittihad ve Terraki ”(Unione e Progresso).l’ala più intransigente del Comitato Centrale del partito, pianificò il genocidio con la supervisione del  Ministero dell’interno e la collaborazione del ministero della giustizia.  I politici responsabili del genocidio furono:Talaat,Enver,Djemal,Mustafà Kemal, detto Ataturk,che ha completato e avvallato l’opera dei Giovani Turchi, sia con nuovi massacri, sia con la negazione delle responsabilità dei crimini commessi. Il Genocidio degli armeni, può essere considerato il più grande genocidio del XX secolo. L’obbiettivo era di risolvere alla radice la  questiona degli armeni, popolazione cristiana che guardava all’occidente. Il movente principale è da ricercarsi all’interno dell’ideologia panturchista, che ispira l’azione di governo dei Giovani Turchi, determinati a riformare lo Stato su una base nazionalista, e quindi sulla  omogeneità etnica e religiosa. La popolazione armena, di religione cristiana, che aveva assorbito gli ideali dello stato di diritto di stampo occidentale, con le sue richieste di autonomia poteva costituire un ostacolo ed opporsi al progetto governativo. L’obiettivo degli ottomani era la cancellazione della comunità armena, come soggetto storico, culturale e innanzitutto politico.

Non secondaria fu la rapina dei beni e delle terre degli armeni. Il governo e la maggior parte degli storici turchi ancora oggi rifiutano di ammettere che nel 1815 è stato commesso un genocidio ai danni del popolo armeno.

Il 24 aprile del 1915 tutti i notabili intrapresero un’opera di sistematica deportazione della popolazione armena verso  il deserto di Der Es-Zor. Deserto provvisorio di deportazione è del maggio1915, seguito dal decreto di confisca dei beni, decreti mai ratificati dal parlamento.

Violenze indiscriminate sulla popolazione civile,  infine i superstiti furono costretti  ad una terribile marcia verso il deserto, nel corso del quale gli armeni furono depredati di tutti i  loro averi  e moltissimi persero la vita. Quelli che giunsero al deserto non ebbero alcuna possibilità                                                  di sopravvivere, molti furono depredati di tutti i loro averi e moltissimi persero la vita e  gettati in caverne. Gli armeni non ebbero alcuna possibilità di sopravvivere, molti bruciati vivi, altri annegati nel fiume Eufrate e nel Mar Nero. Anche la presenza di alcuni Giusti permise al mondo di sapere quello che stava succedendo. Ne ricordiamo due: ArminT.Wegner e Giacomo Gorrini.

Anna Sciacovelli

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Turchia, in tv falsa conversione all’islam di un cristiano armeno (ILgiornale 17.05.19)

Nella Turchia di Recep Tayyip Erdogan e, soprattutto, in Armenia, sta scatenando grandi polemiche quanto accaduto in diretta tv relativamente alla conversione di un tredicenne cristiano all’islam.

Una conversione poi smascherata e che ha suscitato indignazione in una Armenia da sempre trafitta da quella tragedia passata alla storia come “genocidio armeno“.

Nel corso di una seguita trasmissione televisiva che va in onda sulla stazione televisiva AtvNihat Hatipoglu, accademico e teologo turco, presidente della Gaziantep University of Science and Technology, curatore del programma, ha portato in studio un ragazzo di 13 anni armeno che ha “voluto” convertirsi. Così, di fronte a migliaia di spettatori, il ragazzo ha ripetuto le parole della confessione musulmana, la shahàda, diventando quindi un musulmano.

Immediatamente, Hatipoglu ha chiesto al ragazzo che nome musulmano volesse assumere e, guarda caso, il giovane Arthur ha “scelto” il nome “Nihat”, lo stesso del presentatore del programma in onda in Turchia. Sul sito armeno Lurer.com, la madre, Alina Y., appena ha saputo del fatto, ha dichiarato che suo figlio non si era convertito all’islam. “Siamo armeni e cristiani. Se l’avessi saputo, sarei stato vicino a mio figlio. Arthur è un ingenuo ragazzo di soli 13 anni. Un suo amico siriano gli ha detto: ‘Andiamo, andiamo a parlare dal vivo alla televisione. Loro ci daranno dei giochi e possiamo mangiare fianco a fianco con le stelle’. E mio figlio è andato con lui. È un bambino, ha sbagliato, ma non si è convertito e non è circonciso“.

Alina ha anche chiamato il parlamentare turco di origine armena Garo Paylan, membro della Grande Assemblea nazionale della Turchia per il Partito democratico popolare (Hdp), per spiegare che suo figlio è stato invitato al programma senza l’autorizzazione dei suoi genitori. E Paylan ha deciso che invierà una lettera agli organizzatori del programma, accusandoli di “pedofilia”.

Per la comunità armena, il presentatore Hatipoglu ha violato il trattato di Losanna, in particolare gli articoli che difendono le minoranze etniche e religiose da qualsiasi genocidio. In effetti, il trattato, nello spiegare gli aspetti del genocidio, afferma che la conversione forzata è inaccettabile e che la conversione di un minore, senza la presenza dei suoi genitori, è equiparata a una conversione forzata.

Il ragazzo, infatti, secondo quanto spiegato dalla madre, non aveva nemmeno pensato di diventare musulmano prima di entrare in studio, né aveva ricevuto una formazione per preparare la sua presunta conversione. Hatipoglu si è difeso sul Independent Turkishsostenendo che avrebbe chiamato la famiglia del bambino prima della trasmissione per ottenere il permesso telefonico della madre e del patrigno. Ricostruzione smentita dalla madre del giovane. Hatipoglu ha rilanciato dicendo: “il mio obiettivo è mostrare la faccia pulita dell’Islam. Non faccio il mio programma secondo le reazioni nei social media. Nella tradizione islamica non puoi tornare indietro se diventi musulmano“.

Aram Atesyan, il vicario generale del Patriarcato Armeno in Turchia ha detto che vuole incontrare il bambino con i genitori ed ha spiegato che questa “conversione” è stata criticata non solo dalla comunità armena ma anche da vari settori della religione islamica. Anche l’associazione per i diritti umani ha annunciato che avrebbe presentato una denuncia penale per Hatipoglu.

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