Cosa c’è dietro il flusso di profughi siriani dalla Turchia all’Ue? (Ilsussidiario.it 17.09.15)

Negli ultimi anni la politica neo-ottomana attribuita a Erdogan aveva dato un paio di buoni frutti, derivanti da una ripresa dei caratteri multinazionali dell’impero ottomano frantumatosi con la Prima Guerra mondiale, rispetto al principio “unica nazione in unico Stato” del modello francese laicista creato dai Giovani Turchi. L’anno scorso, per la prima volta da parte turca, Erdogan aveva ammesso la tragedia armena del 1915, cioè la deportazione forzata della popolazione armena che viveva in Turchia, che causò  da un milione a un milione e mezzo di morti. Erdogan ha respinto ogni accusa di genocidio, ma ha offerto le sue condoglianze “ai nipoti degli armeni uccisi nel 1915”. Una timida, seppur importante, apertura che si è rapidamente richiusa lo scorso aprile in concomitanza del centenario del genocidio, in occasione del quale Erdogan ha violentemente criticato anche Papa Francesco per aver utilizzato tale termine, con un raffreddamento notevole rispetto alle accoglienza dell’anno prima durante la visita papale ad Ankara. La manovalanza utilizzata per deportare gli armeni era costituita in buona parte da curdi e nei loro confronti è stata la seconda apertura di Erdogan, accettando l’invito di Ocalan, capo dei marxisti curdi del PKK, ad aprire trattative per porre fine alla lunga guerra terroristica della sua organizzazione contro lo Stato turco. Ocalan è noto agli italiani per aver cercato asilo politico anche in Italia nel 1998, per poi essere catturato a Nairobi da agenti turchi e portato in Turchia, dove è tuttora in prigione. Continua