Globalia. La partita del Caucaso e il ruolo dell’Azerbaigian (Barbadillo 08.07.25)

l Caucaso non è mai stata una area tranquilla e benché i riflettori mediatici siano concentrati su altre aree della terra, l’aria continua a essere calda fra i monti e le vallate di questa regione. Le ultime notizie segnalano rinnovati nervosismi fra l’Azerbaigian e la Russia a causa di alcune indagini russe che hanno portato all’arresto (e anche all’uccisione) di alcuni cittadini azeri (ma anche con cittadinanza russa) appartenenti alla malavita organizzata. In realtà le tensioni fra i due Paesi si accumulano da tempo: il conflitto nel Nagorno-Karabakh (o Artsakh in armeno) nel 2023, che si è concluso con la riconquista totale della regione a maggioranza armena nonostante la presenza di forze di peacekeeping russe a garanzia del rispetto dei precedenti accordi di cessate il fuoco; e l’aero azero abbattuto dalla contraerea russa nel dicembre scorso sono sicuramente i due passaggi più significativi per delineare un certo nervosismo fra i due Paesi.

Non c’è dubbio che la vittoria nel Nagorno-Karabakh abbia ringalluzzito le ambizioni del presidente azero Aliyev che adesso mira a ricongiungere l’enclave del Nakhchivan con il resto del Paese. Per completare il progetto e realizzare il cosiddetto “corridoio di Zangezur” che non solo riunirebbe l’intero Azerbaigian ma addirittura porrebbe il Paese come un ponte diretto fra la “madre” Turchia e i paesi dell’Asia centrale, anche questi di origine turcica. Progetto ambizioso ma che passa necessariamente dall’invasione e conquista della regione armena del Syunik, cosa che sarebbe provocherebbe la reazione negativa non solo da Russia e Iran ma anche da Cina e una parte del mondo occidentale (Usa e Francia su tutte che al loro interno ospitano una forte e influente comunità armena). 

Collegare la Turchia all’Asia centrale significa non solo cercare di portare gli “-stan” turchici in una sfera di influenza occidentale ma significa mortificare il corridoio commerciale “sud-nord” che dovrebbe collegare la Russia all’India, passando per l’Iran fino ad arrivare fino in Cina. Bisogna anche considerare che la maggior parte delle risorse energetiche azere sono gestite dalla British Petroleum e da altri investitori inglesi che hanno tutto l’interesse per deviare il traffico delle merci lungo un vettore “ovest-est” oltre che a destabilizzare in primis la Russia. 

In questo teatro geopolitico c’è un ulteriore attore protagonista, ovvero Israele la cui influenza pare crescere sempre di più sull’alleato azero. È ormai notizia certa che l’Azerbaigian abbia concesso il suo spazio aereo agli israeliani nei recenti attacchi all’Iran così come ormai sono conclamati gli accordi di condivisione di intelligence fra i due Paesi. Una posizione decisamente scomoda per l’Azerbaigian che, se da un lato ha deciso di emanciparsi definitivamente dall’influenza russa, rischia comunque di essere schiacciata fra il peso degli interessi turchi e quelli israeliani che certamente collidono fra di loro e che restano in contesa per l’egemonia sul Medioriente.

Il Caucaso continua a ribollire perché continua a trovarsi al centro di interessi contrastanti fra più imperi che vogliono sancire la loro potenza regionale e dove la più grande vittima potrebbe essere l’Armenia, nazione ancestrale e che già solo per cultura e storia dovrebbe suscitare l’interesse e la protezione di un’Europa che ancora una volta non trova voce in capitolo.

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