Il destino dell’Armenia. Cosa spera di ottenere Pashinyan consegnandosi a Erdoğan? (Korazym 07.08.25)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.08.2025 – Renato Farina] – Ci sono movimenti intorno al destino dell’Armenia. E che cosa si intende qui per Armenia?

  1. Anche ma non solo: la Repubblica di poco più di tre milioni di abitanti, con capitale Erevan, situata nel Caucaso Meridionale (o Transcaucasia). Micro-territorio grande come la Lombardia e dotato anch’esso di un lago bello come il Lario, e che si chiama Sevan.
  2. Anche ma non solo: la galassia fluorescente di dieci-undici milioni di persone che, dovunque esse abitino (Americhe, Europa, Asia, Africa, Oceania) hanno le loro radici in quell’entità spirituale-corporale, storica e metastorica, Cristiana e traditrice del Cristianesimo, ma inesorabilmente legata a Gesù Cristo e a Sua Madre, in una maniera particolarissima, una specie di predilezione che come tutte quelle divine spande molto sangue e petali di rose.
  3. Anche ma non solo: segno misterioso dell’ultimo giorno proprio perché è stata la prima nazione battezzata fino alle sue midolla dal vino di Noè appeno sceso dall’Arca, preparata al martirio perenne da quello degli apostoli Bartolomeo (a cui fu cavata anche la pelle) e Taddeo, qui giunti insieme con la lancia di Longino che trafisse il fianco del Nazareno e si piantò a Echmiadzin profezia di genocidi senza fine.
  4. Infine, cosa che direte infima: è l’oggetto del mio amore, e motiva il mio essere qui su questa pagina a rompervi le scatole, essendomi preso questo diritto benché io sia l’ultimo a potersi fregiare dell’alito misterioso e carnale del suo nome, oltretutto per adozione eretica, afferrato per il mignolo del piede sinistro da una forza attrattiva che non mi lascia in pace.

Insomma. Mettiamocelo in testa: l’Armenia è molto più dell’Armenia. Va bene se dico che è la dracma perduta dalla donna del Vangelo di Luca? E allora perché non spazziamo la casa per impedire che sparisca? È la perla più bella del tesoro.

Lo scontro con il Catholicos

Eravamo rimasti al fatto che il Presidente del Consiglio, Nikol Pashinyan, insieme alla moglie Anna, ha rinnegato il Catholicos di Echmiadzin, Karekin II, dichiarandolo decaduto e pretendendo di convocare un comitato per eleggere il nuovo Papa della Chiesa Apostolica Armena. Karekin II avrebbe violato il voto di castità generando una figlia, cosa che lo renderebbe indegno di mantenere il soglio primaziale. Mi fermo qui. La gerarchia e il clero sono con Karekin (in comunione con Roma), ed è un fatto ahimè già visto ai tempi dell’Unione Sovietica la pretesa del capo politico di scegliere il Patriarca. Pashinyan ha arrestato un paio di vescovi (cose già viste in Italia dopo il 1861, peraltro) così da avere le mani libere e stabilire una pace durevole con i vicini. Si rincorrono le voci. E le fotografie. Ce n’è una dove si vede il nostro cinquantenne Premier Nikol accanto a Recep Teyyip Erdoğan, che lo sovrasta. Nulla di male a incontrare il potente vicino. Occorre tutelare il popolo. Lo capiamo benissimo. Realpolitik, ovvio. Bisogna fare in modo che il neo-Sultano tenga le briglie all’alleato Ilham Aliyev, dittatore dell’Azerbajgian, per impedire che dopo essersi ingoiato il Nagorno-Karabakh (il nostro Artsakh) costui si prenda l’intera Repubblica che chiama Azerbajgian Occidentale. Il prezzo è giusto? Solo la Chiesa Apostolica Armena, nelle persone sia del Catholicos di Echmiadzin sia di quello della Cilicia, si è opposta a questa violazione efferata. Nessuno nella comunità mondiale, e neppure la Santa Sede, ha eccepito. Si è accettata la guerra di aggressione come l’equivalente del diritto. Del resto il mondo ormai è questo.

Fidarsi del Sultano?

E cosa dice il nuovo ordine in cerca di convenienze nazionali e non di giustizia? Tra una settimana non so, quando leggerete chissà. Adesso che sto scrivendo seduto ai bordi del lago di Sevan, mentre l’argentea principessa del lago guizza cercando di farmi felice: va be’, lo dico, il Caucaso ha per Signore e Padrone Erdoğan. E all’Occidente sta bene così. E la Russia? Digrigna i denti oppure è d’accordo? Non si capisce. Di certo prima ha lasciato ad Aliyev il bottino dell’Artsakh, come ringraziamento per il traffico di gas e petrolio russo da lui triangolato, ma adesso l’Azerbajgian, amatissimo da Israele e perciò da Trump, si sente tutelato meglio da Erdoğan, che sta riuscendo ad ottenere un collegamento diretto con Baku attraversando l’Armenia come si fa con un panetto di burro. Fidarsi di Erdoğan?

Pashinyan è sicuro che sia il passaporto per l’Europa. Ottimo. Ma quale Europa? La Chiesa e la maggioranza degli Armeni del mondo recalcitrano. Pashinyan, d’accordo con il suo grande protettore Macron, vuole laicizzare la Repubblica, farne uno Stato “liberale” anonimo, senza più pesantezze sacrali, lance di Longino, fede popolare, ciascuno privatamente si arrangi con Dio.

Posso tradurre? Fare un patto con chi non riconosce il genocidio che hanno patito i tuoi lombi, lo rifarà. Si comincia – diceva il vostro Pasolini – con un genocidio culturale. È il prezzo giusto per evitarne uno di sangue? Come diceva il vostro grande pensatore ribelle, da poco defunto, Goffredo Fofi: “Qualche volta per sopravvivere si può vendere il culo, ma l’anima no”.

Il Molokano

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di agosto 2025 di Tempi.

Foto di copertina: 20.06.2025 – Si è svolto a Istanbul l’incontro tra il Primo Ministro della Repubblica di Armenia, Nikol Pashinyan, e il Presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdoğan. Durante l’incontro, le parti hanno discusso del processo di normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Turchia, sottolineando l’importanza di proseguire un dialogo costruttivo e di raggiungere risultati concreti. Gli interlocutori hanno inoltre affrontato gli sviluppi regionali e le possibili direzioni della cooperazione bilaterale in questo contesto. Il Primo Ministro Pashinyan ha sottolineato l’impegno dell’Armenia nel processo di garanzia della pace e della stabilità nella regione e ha ribadito il suo impegno nel proseguire la politica di normalizzazione delle relazioni con i paesi vicini. I leader dei due Paesi hanno ribadito la loro disponibilità a proseguire i contatti diretti e il dialogo. Hanno scambiato opinioni sul processo di pace tra Armenia e Azerbajgian, nonché sul progetto “Crocevia della Pace” del Governo della Repubblica di Armenia (Fonte: Primo Ministro della Repubblica di Armenia)

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