La coltivatrice armena che ha mollato il lavoro fisso per fare agricoltura bio vicino Viterbo (Cibotodau 16.09.25)
Orto di Gelso è una piccolissima realtà agricola a Nepi, vicino Viterbo. Avviata dall’armena Hasmik Ghazaryan, che dopo aver lavorato nelle istituzioni internazionali oggi coltiva asparagi, fragole e frutta in regime biologico

Ameno di un’ora da Roma, a Nepi in provincia di Viterbo e in una zona collinare perfettamente collocata, tra boschi e coltivazioni, c’è una piccola azienda agricola seguita con attenzione artigianale. Si chiama Orto di Gelso e non è una tenuta di famiglia né una proprietà ereditata: è un campo cercato, scelto e avviato da sola, metro per metro, da Hasmik Ghazaryan, nata in Armenia, ma cresciuta nella Capitale. Niente grandi macchinari, niente serre né chimica nei campi: solo file ordinate di asparagi, una distesa compatta di fragole, alberi da frutto ancora giovani e un casale antico che aspetta di essere risistemato.

La storia di Hasmik Ghazaryan
Dietro la sua storia c’è un percorso che parte da molto lontano. “Sono nata in Armenia e cresciuta a Roma, dove sono arrivata qui con la mia famiglia all’età di sei anni. Dopo una laurea in filosofia, ha lavorato per oltre dieci anni in un’istituzione internazionale. Poi, una decisione radicale: lasciare un impiego stabile e strutturato per costruire qualcosa da zero, nella terra”, racconta. “Lavoravo in ufficio, ero soddisfatta ma pensavo all’agricoltura. Non avevo ancora un progetto chiaro, ma sapevo che volevo fare qualcosa di mio”. A 35 anni prende una decisione definitiva: cerca un terreno, non troppo lontano da Roma, da poter coltivare secondo principi sostenibili. Il terreno lo trova dopo molte ricerche: poco più di un ettaro e mezzo, soleggiato, in una zona con una lunga vocazione agricola. Non è terra facile né già pronta: manca l’acqua, le strutture sono minime, ma c’è una asparagiaia piantata da qualche anno e la possibilità concreta di iniziare.

Dagli asparagi alle fragole: il lavoro biologico e rigenerativi di Orto di Gelso
“Ho iniziato nel 2020, nel pieno del Covid. All’inizio facevo cassette di ortaggi per la consegna a domicilio, poi ho capito che dovevo concentrarmi su poche coltivazioni. Fare tutto da sola è complesso: ho scelto colture annuali più gestibili e con una buona resa”. Le due colture principali oggi sono asparagi e fragole. Gli asparagi sono piante longeve, che non richiedono semine continue e, se ben gestiti, resistono anche a condizioni difficili. “Per 4 anni non ho avuto acqua, irrigavo con serbatoi di emergenza. Gli asparagi tenevano, le fragole invece erano poche, ma di un gusto incredibile. L’acqua scarsa le concentrava”, ci spiega. Nel tempo, ha piantato quattromila fragole, affiancato un piccolo frutteto e innestato degli ulivi intercalati alle file di asparagi. “L’asparagiaia ha ancora qualche anno di produttività. Quando finirà, spero che gli ulivi siano già entrati in produzione. È un investimento lento, ma necessario”. L’orto iniziale, molto più esteso, oggi è stato ridimensionato a scala familiare.

Hasmik segue un metodo basato sull’osservazione e la cura del suolo. “In autunno le piante si seccano. Alcuni le tagliano subito, io le lascio come copertura naturale, per proteggere il terreno. Le taglio a fine inverno. Non uso concimi né trattamenti”. La sua agricoltura è completamente biologica e rigenerativa e il lavoro l’ha appreso da autodidatta: “Libri, ricerca, tentativi e confronti. Un aiuto importante arriva dalla Rete Agroecologica Microfarm Italia, una comunità di piccole aziende agricole che si supportano tra loro. Sono tutte realtà non convenzionali, che coltivano poco ma con grande attenzione. Qualunque domanda tu abbia, c’è sempre qualcuno pronto a rispondere”.

La vendita dei prodotti agricoli e progetti futuri
Nel 2024, dopo quattro anni dedicati interamente al campo, Hasmki prende un’altra decisione: rientrare temporaneamente al lavoro, accettando una consulenza. “Avevo bisogno di un’altra entrata. Continuo a seguire tutto, ma con l’aiuto di alcuni dipendenti stagionali riesco a reggere i mesi di punta e la produttività è aumentata”. La raccolta si concentra tra aprile e giugno, quando fragole e asparagi arrivano insieme. Oltre alla parte agricola, c’è un piccolo sogno in costruzione: ristrutturare il casale abbandonato nel terreno e avviare un progetto di agricampeggio, vista la presenza di un rudere che ha bisogno di fondi per essere ristrutturato. “È tutto ancora in fase di presentazione, ma vorrei che diventasse un luogo dove le persone possano fermarsi, vivere la campagna con semplicità, e magari partecipare alla raccolta”. Un modo per valorizzare la terra e garantire un reddito non solo agricolo.

Tutto quello che produce viene venduto direttamente a piccoli negozi di Roma, botteghe di quartiere, pastifici artigianali e ristoranti: “Collaboro con realtà che riconoscono il valore di questo lavoro. Non cerco quantità, ma relazioni. Ed è un modo per rimanere legata alla città anche da lontano”.
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Storia dell’azienda agricola Orto di Gelso a Nepi
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