Papa Leone XIV e l’incontro col primo ministro dell’Armenia (Ticinolive 02.11.25)

Città del Vaticano, 20 ottobre – Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza, presso il Palazzo Apostolico, il Primo ministro della Repubblica di Armenia, Nikol Pashinyan. Successivamente, il leader armeno ha incontrato il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, e monsignor Paul Richard Gallagher, responsabile per i Rapporti con gli Stati.

Un dialogo improntato alla cordialità, che ha ribadito l’ottimo stato delle relazioni tra la Santa Sede e l’Armenia, prima nazione al mondo ad adottare il cristianesimo come religione di Stato nel 301 d.C. La delegazione armena ha espresso gratitudine per il costante sostegno della Chiesa cattolica, soprattutto nei momenti più drammatici della sua storia.

Il grido del Nagorno-Karabakh

Accanto ai temi religiosi e culturali, l’attenzione si è concentrata sulla situazione esplosiva del Nagorno-Karabakh (Artsakh), regione dove negli ultimi anni si sono consumate atrocità e violazioni dei diritti umani ai danni della popolazione armena.

Dopo la guerra del 2020 e l’attacco lampo del settembre 2023, oltre 100.000 armeni sono stati costretti a fuggire dalle loro terre ancestrali, in una crisi umanitaria che molte istituzioni internazionali e giuristi hanno definito pulizia etnica.
Villaggi storici svuotati, chiese e cimiteri minacciati, testimonianze di brutalità e persecuzioni sono state documentate da numerose organizzazioni indipendenti.

È un dramma che richiama alla memoria la ferita del genocidio armeno del 1915, riconosciuto pubblicamente da più Pontefici.

«Nessun popolo dovrebbe essere costretto a scegliere tra la vita e la propria identità», ha affermato Leone XIV in un recente discorso, richiamando la comunità internazionale alle proprie responsabilità.

Il ruolo del Vaticano per la pace

Nel colloquio, la Santa Sede ha riaffermato il proprio impegno perché nel Caucaso meridionale si arrivi a una pace giusta, stabile e duratura, basata sul rispetto della dignità e dei diritti di tutti gli abitanti della regione.
Non bastano tregue precarie: è necessario un processo politico trasparente, garanzie internazionali e la tutela del patrimonio culturale e religioso armeno minacciato.

Una speranza che nasce dall’incontro

La presenza del Primo ministro armeno in Vaticano assume così un valore simbolico e concreto insieme: è un segnale di dialogo, riconciliazione e vicinanza tra Roma e Yerevan.
Il Papa guarda all’Armenia come a una nazione martire e testimone, che ancora oggi difende la propria identità cristiana in condizioni difficilissime.

Il messaggio che giunge dal Vaticano è chiaro: la pace non può nascere dal silenzio sulle ingiustizie, ma dal coraggio di chiamare per nome il dolore dei popoli.

La Santa Sede non dimentica l’Armenia.
E la Chiesa non resterà in silenzio davanti alla sofferenza dei suoi figli.

 

Una fraternità che non fa notizia, ma cambia la storia

Papa Leone XIV ha più volte sottolineato come i rapporti con l’antichissima Chiesa apostolica armena occupino un ruolo privilegiato nella sua visione pastorale: condividono la stessa fede in Cristo, la stessa eredità dei Padri e, soprattutto, una storia di martirio e testimonianza.

Durante l’incontro, il Pontefice ha richiamato la memoria della tragedia del genocidio armeno, riconosciuto dal magistero cattolico come uno dei più grandi crimini contro l’umanità del XX secolo. La sofferenza del popolo armeno — ha ricordato Leone XIV — è una ferita che interpella tutti i cristiani alla solidarietà e alla cura reciproca.

Una Chiesa antica quanto la fede cristiana

Il Catholicosato di Etchmiadzin, cuore della Chiesa armena, affonda le sue radici nel IV secolo, quando l’Armenia fu la prima nazione al mondo a proclamare il cristianesimo religione di Stato. Il Patriarca degli Armeni porta il titolo di Catholicos, successore spirituale di san Gregorio l’Illuminatore.

L’incontro con Roma non è dunque un fatto diplomatico come gli altri: riguarda l’incontro tra due tradizioni apostoliche che si riconoscono sorelle, separate nei secoli da questioni teologiche che oggi appaiono sempre più superabili.

Oltre le divisioni, la cura dei cristiani d’Oriente

Al centro del dialogo vi sono oggi:

  • la difesa dei cristiani in Medio Oriente e nel Caucaso, sempre più vulnerabili
  • la collaborazione nel campo della carità e dell’aiuto umanitario
  • il riconoscimento reciproco dei sacramenti
  • il desiderio di una comunione piena e visibile

Il Papa ha espresso ammirazione per la resilienza della Chiesa armena, che ha custodito la fede in condizioni politiche e sociali tra le più dure dell’intera storia cristiana.

Vai al sito


 

Leone XIV sventa il “complotto” contro il patriarca armeno Minassian e il patriarca siro Yousef III (Il Messaggero)