Plaudite pure all’intesa tra Armenia e Azerbaigian. Io invece mi ribello (Temp 19.09.25)

Sembra tanto un contratto leonino: la gazzella armena bacia il leone turcomanno, davanti all’elefante Trump che vuole sì la pace, ma deve imparare a non lasciarsi ingannare dai turchi
Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e il primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan, Casa Bianca, Washington, 8 giugno 2025 (Ansa)
Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e il primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan, Casa Bianca, Washington, 8 giugno 2025 (Ansa)

Non fidatevi di me, preferite la speranza di Leone XIV alla mia miscredenza. Ha detto il Papa rallegrandosi: «Mi congratulo con l’Armenia e l’Azerbaigian che hanno raggiunto (l’8 agosto a Washington) la firma della dichiarazione congiunta di pace». Dunque come si può non essere plaudenti, davanti a una promessa? Le mani si sono strette, la guerra trentennale è dichiarata chiusa davanti a un Donald Trump garante del patto. Ed è un fatto. Ma poi? Il saggio vescovo di Roma all’Angelus del 10 agosto ha aggiunto una frase che nel latino di sant’Agostino si scriverebbe “utinam + congiuntivo”: «Che questo evento possa contribuire a una pace stabile e duratura nel Caucaso meridionale».
Io sono cattivo, lasciatemi fare la mia parte in commedia: ribellarmi. Il Molokano, che vi scrive dalla riva del lago di Sevan, vede le trote principesse guizzare lacrimando sulle acque nere, e come loro teme che la storia continuerà a srotolarsi schiacciando il mio popolo. La dichiarazione di pace (non ancora u…

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