Se la strada della politica è riprendere l’orizzonte morale di Pietro Kuciukian (Gariwo 26.06.25)
Ritrovare lo spirito dell’Onu, rinnovare l’animo originario dell’Onu attraverso l’esempio dei Giusti e la creazione dei Giardini, antidoto all’odio e via per la prevenzione dei genocidi, è l’appello che Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, ha lanciato nella sede del Palazzo di vetro di New York, realtà internazionale costituita da Stati sovrani, nata nel 1945 per garantire la pace dell’Umanità. Chiaro l’orizzonte etico degli Stati fondatori trasfuso nella Carta dell’Onu, un trattato che secondo le normative è vincolante per tutti gli Stati che lo hanno ratificato: condannando l’uso della forza nelle relazioni internazionali, fa riferimento ai diritti umani, alle libertà fondamentali, ai principi di cooperazione tra le nazioni.
Se la strada della politica oggi è riprendere l’orizzonte morale, particolarmente incisivo risulta un passaggio dell’appello: “I Giardini dei Giusti”- afferma Nissim – “…sono come piccole Nazioni Unite dal basso, luoghi in cui persone diverse si incontrano, dialogano, si impegnano per il bene comune”.
Viviamo tempi in cui l’appello alla difesa della pace giunge dal basso e non dall’alto dove si è installato il dominio dell’autoritarismo, del militarismo, della forza. Dall’esempio dei Giusti è necessario ripartire perché si possa sperare nella ricostituzione di relazioni amichevoli tra le nazioni così come auspicato dall’Onu al suo sorgere.
Per questo è importante oggi fare anche memoria del popolo armeno e della sua storia recente, della quale segnalo due tappe importanti: la prima nell’ottobre del 2023 quando l’enclave armena del Nagorno Karabakh, nell’ultimo attacco sferrato dagli azeri invece di resistere si è arresa, opponendo alla violenza lo status di profughi, un esodo di 120.000 persone; una resa il cui significato sta nella scelta di salvare vite umane, così come dichiarato dal Primo ministro Nikol Pashinyan. (https://it.gariwo.net/magazine/editoriali/il-nagornokarabakh-tra-ieri-e-oggi-26715.html).
Appare paradossale che un popolo perseguitato, massacrato, scacciato dalla sua terra per migliaia di anni, un popolo che ha subito un genocidio, che ha accolto di recente con grandi sacrifici gli esuli del Karabakh, possa proporre oggi un progetto morale e umanitario di portata internazionale quale quello nato recentemente a Yerevan, mentre altri popoli con storie millenarie stanno percorrendo strade opposte. L’altra tappa recente del popolo armeno e del suo difficile cammino di indipendenza è la nascita del Centro per l’Etica negli Affari Pubblici (ETICA).
Il 22 maggio 2025, l’Università Americana di Armenia (AUA) ha ospitato l’evento pubblico del nuovo Centro, finanziato da Horizon Europe nell’ambito della Cattedra ERA (Spazio Europeo della Ricerca). Ad oggi, l’Armenia è il primo paese del Caucaso meridionale a ricevere tali finanziamenti. Il Centro è guidato da Maria Baghramian, e coordinato da Arshak Balayan. Di particolare interesse il fatto che le principali attività di ricerca, didattica, divulgazione al pubblico e riforma sono inserite nel tema di fondo:”Fiducia e Speranza in Tempo di Crisi”. La piattaforma ufficiale dell’Unione europea per la presentazione di iniziative innovative (Cordis: https://cordis.europa.eu/it ) colloca e riconosce ETICA tra i progetti di maggiore interesse che segna una pietra miliare significativa per l’Armenia e per altri paesi.
Il Presidente dell’AUA, Dr. Bruce Boghosian, ha sottolineato l’importanza di ETICA in questo momento storico dell’Armenia e del mondo: “In un momento in cui le società di tutto il mondo, e la nostra società armena in particolare, stanno attraversando un periodo di turbolenta trasformazione e si trovano ad affrontare profonde scelte etiche, il ruolo della ricerca interdisciplinare è diventato vitale per ispirare una governance responsabile, le politiche pubbliche e i dibattiti sociali. Il nostro Paese sta coraggiosamente forgiando un nuovo contratto sociale basato sui principi democratici, affrontando al contempo problemi del XXI secolo, tra cui il cambiamento climatico, la tutela ambientale, l’ascesa dell’intelligenza artificiale e l’abuso dei dati per diffondere disinformazione. A mio avviso, tali sforzi, intrapresi di fronte a così tante avversità, esemplificano il miglior comportamento etico di cui l’umanità è capace. Spero che questo finanziamento contribuisca a far crescere la consapevolezza di questo momento storico unico e del ruolo dell’Armenia in questa lotta”.
Di primaria importanza nella sua essenzialità l’analisi del Dr. Stephan Astourian che nell’Università Americana di Yerevan dirige il “Turpanjian Institute of Social Sciences” (TISS). Il professor Astourian è un accademico armeno-americano, formatosi in Francia alla Sorbonne, docente all’Università della California, Berkeley, esperto in storia diplomatica, relazioni internazionali, crisi e risoluzione dei conflitti, psicologia politica. Dopo avere contestualizzato il ruolo di ETICA nell’ ambito degli sviluppi geopolitici contemporanei, ha dichiarato: “Il Centro insegnerà agli studenti a pensare”.
Ricordo il pessimismo analitico dell’amico Stephan quando in Armenia ci si ritrovava ogni anno come membri della giuria del Premio che il Presidente della Repubblica assegnava al migliore lavoro sul tema del genocidio. Interminabili dialoghi notturni a cui partecipava anche lo storico armeno-francese Raymond Kevorkian, ambasciatore della Fondazione Gariwo, sui temi della memoria e della storia, della testimonianza, della verità tradita, della perdita irreparabile di pensieri critici e di idee alternative. La domanda ricorrente di Astourian quando parlava dell’insegnamento e della formazione dei giovani, domanda che poneva a se stesso e a noi interlocutori attenti, era sempre una: “come posso farli diventare better thinkers?”. Si arrivava poi in modo unanime a considerare il fatto che avere accesso alla conoscenza è la prima conquista ma che ancora più importante è la capacità di usarla in modo “etico” se si vuole presidiare la democrazia.
Fare di ETICA il polo regionale di eccellenza nella ricerca, nella formazione e nella divulgazione nei settori pubblici e professionali, ha insistito il Professor Baghramian, è il valore da perseguire nella vita dei singoli, nelle formazioni sociali nella politica, ed è una responsabilità che ci dobbiamo assumere, perché l’Armenia – ha concluso – è l’unico paese della regione ad avere una democrazia funzionante, seppur imperfetta. Colpisce nell’evento del lancio del Centro di ETICA la determinazione a diffondere e comunicare al pubblico le iniziative e gli obiettivi raggiunti.
I risultati della ricerca dell’area universitaria saranno portati all’esterno, utilizzati a beneficio del pubblico, una osmosi necessaria legata agli scopi stessi per i quali è nato il progetto: migliorare i livelli di convivenza, il riconoscimento reciproco, l’accettazione dell’altro in tutti i campi, realizzando un nuovo “contratto sociale” basato sulla rivitalizzazione dei principi democratici necessari per affrontare le sfide della contemporaneità: i temi della pace, del diritto internazionale, dei diritti umani, delle disuguaglianze, della tutela dell’ambiente, dell’intelligenza artificiale, della globalizzazione.
Stiamo assistendo in questi giorni al rinnovarsi di scelte incoerenti, guerre e attacchi giustificati come difese preventive. Da praticare attivamente è invece la prevenzione contro l’odio e i nuovi genocidi. L’Armenia ora pone mano a scelte che presidiano la democrazia e esprime fiducia nei governanti che contengono la paura di invasioni territoriali attraverso l’apertura e la costruzione di un dialogo che ha come obiettivo la pace con i paesi confinanti.
Dal cambiamento e dalla presa di coscienza dei singoli al cambiamento delle politiche pubbliche. Tappe queste della realtà dell’Armenia che andranno seguite nei loro sviluppi e risultati.
