Armenia vs Azerbaigian: forze aeree a confronto (Analisidifesa 29.07.20)

Armenia e Azerbaigian tornano a scontrarsi, questa volta nei confini settentrionali, nella regione del Tavush, in quello che può chiaramente essere definito come il momento di tensione più alto tra i due paesi dal 2016.

Finora sono noti bombardamenti al confine con l’uso di artiglieria e armi leggere o al massimo attraverso l’impiego (e l’abbattimento) di droni da parte dei due paesi, ma in caso di escalation della crisi il coinvolgimento delle forze aeree sarebbe inevitabile.

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La composizione dell’Aeronautica Militare Armena è molto modesta. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica Yerevan ereditò una piccola quota di aerei ed elicotteri e inoltre all’inizio della guerra del Nagorno-Karabakh (1992-1994) la Difesa armena perse un certo numero di velivoli della sua già piccola flotta. Ecco il motivo per cui dai primi anni 2000 gli armeni hanno pensato ad un percorso di potenziamento ed espansione della locale Forza Aerea.

Secondo il FligtGlobal 2020 il numero totale di velivoli ad ala fissa e rotante dell’Armenian Air Force è di sole 56 unità.

Nel dettaglio: 4 (nuovissimi) Sukhoi Su-30SM, 9 aerei d’attacco Su-25, 3 aerei da trasporto Il-76, 12 elicotteri utility Mil Mi-8MT/9, 15 elicotteri d’attacco Mil Mi-24 e ancora 6 addestratori L-39, 6 elicotteri d’addestramento Mil Mi-2 e un Su-25UB d’addestramento e attacco.

Anche secondo il The Military Balance 2020 il numero finale è identico ma cambiano le quantità di alcune categorie di velivoli che qui riportiamo per completezza d’informazione: 14 Su-25/UBK, 1 Airbus A319CJ, 4 addestratori L-39, 11 elicotteri d’attacco Mil Mi-24P/R/K, 10 Mil Mi-8MT più 2 Mi-9 e 7 Mi-2. Inoltre, sempre il The Military Balance 2020 riporta il possesso di 40 droni di fabbricazione locale X-55, “Baze” e “Krunk”.

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Indubbiamente, nel complesso, l’Aeronautica di Yerevan ha ancora bisogno di nuovi aerei ed elicotteri poiché al momento è impossibile condurre con questi numeri operazioni di combattimento efficaci e prolungate.

I primi passi in questa direzione sono stati fatti così dal governo di Nikol Pashinyan all’inizio del 2019, quando è stato firmato un contratto con la Russia per la fornitura di quattro moderni caccia multiruolo Sukhoi Su-30SM (argomento ampiamente trattato sia sul nostro web-magazine sia sul canale Telegram); velivoli che sono giunti nel dicembre dello scorso anno presso l’aeroporto di Erebuni e sono stati accolti dal Primo Ministro locale e dall’intera comunità con grande orgoglio.

A tal proposito il Ministero della Difesa armeno prevede di ordinare nei prossimi anni dalla Federazione Russa lotti aggiuntivi di Su-30SM fino a giungere a non meno di 12 unità (fonti locali parlano addirittura di 16 Su-30SM in totale).

Degni di nota, nel quadro dell’alleanza tra Armenia e Russia nel quadro del Trattato di sicurezza collettiva (CSTO), la dotazione di sistemi missilistici di difesa aerea S-300 e Buk-M2 e inoltre la presenza della base militare russa (a Erebuni e a Gyumri) dotata di sistemi missilistici antiaerei S-300V, caccia MiG-29, elicotteri Mi-24P e Mi-8MT oltre ad un numero di militari di circa 4.000 effettivi (inclusa una brigata dell’Esercito) che concede a Yerevan la possibilità di programmare un riarmo della propria flotta aerea senza particolari ansie.

Sull’altro versante la flotta dell’Aeronautica Militare azera è quantitativamente superiore a quella armena ma praticamente non contiene (al momento) velivoli di fattura moderna. L’intera composizione è di chiara eredità sovietica o proviene ancora da una serie di acquisti di aerei ed elicotteri sovietici modernizzati effettuati in Ucraina e in Kazakistan nei primi anni 2000.

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La maggior parte dei piloti tuttavia ha seguito corsi e stage in Turchia, Germania e Stati Uniti e com’è noto la Difesa locale starebbe valutando alcune opzioni per l’aggiornamento della propria flotta aerea rivolgendosi all’Italia (vedi MoU degli addestratori avanzati M-346) e operando finanche nell’ambito della cooperazione con la Russia.

Secondo il FlightGlobal 2020 l’Azerbaigian sarebbe in possesso di 147 velivoli (esclusi gli UAV); inferiore invece la stima secondo il The Military Balance 2020 con 122 unità.

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Nel dettaglio, quest’ultima fonte riporta: 15 MiG-29/UB (12 per il FlightGlobal 2020), 2 Su-24 (non censiti per il FG), 19 Su-25/UB (12 per il FG), 12 L-39 (identico valore per il FG), un Antonov An-12 (non censito per il FG), 3 Yakovlev Yak-40 (non censiti per il FG), 26 Mil Mi-24 (17 per il FG), 33 Mil Mi-8/17 (65 per il FG), 3 Kamov Ka-32 (4 per il FG), 1 Bell-412 (2 per il FG) e infine 7 Mil Mi-2 (pari numero per il FG).

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Cospicua la presenza di UAV nell’Azerbaijian Air Force: un IAI Heron, 4 Aerostar, 10 Elbit Hermes 450, un Elbit Hermes 900, 40 Defense Orbiter e 10 IAI Searcher II.

In conclusione, seppur con numeri nettamente più ampi Baku ha problemi simili a quelli di Yerevan in termini di qualità delle proprie forze aeree e prima o poi dovrà giocoforza procedere alla sostituzione di numerosi velivoli obsoleti, anche se, come riportato da Analisi Difesa, il Ministero della Difesa dell’Azerbaigian ha proceduto ad esaminare i caccia russi Sukhoi Su-35 e MiG-35, così come gli aerei d’addestramento avanzati italiani Leonardo M-346 (anche nella versione caccia leggero M-346FA) e i caccia pakistani JF-17 .

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In poche parole un rinnovamento qualitativo della Aeronautica azera dovrebbe essere in cima alla lista delle priorità per Baku, poiché se per quantità di mezzi la stessa risulta vincente nei confronti di Yerevan, l’Armenia dal canto è già un passo avanti attraverso l’acquisizione di moderni caccia multiruolo Sukhoi Su-30SM di “generazione 4+”.

Infine, non bisogna dimenticare che i cieli dell’Azerbaigian sono coperti dai sistemi missilistici antiaerei S-300, Barak 8, Buk-M1 e Tor M2E.

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Né l’Armenia né l’Azerbaigian hanno in conclusione forze sufficienti per sostenere campagne aeree significative e prolungate così come è improbabile che a breve termine appaia un numero consistente di nuovi velivoli nei due paesi in grado di poter cambiare l’attuale situazione.

Mosca punta ad evitare l’aggravamento della situazione e sta mettendo in campo tutti gli sforzi diplomatici possibili per riconciliare i due stati ex sovietici.

L’interesse maggiore della Russia sembra essere quello di mantenere calme le acque e fare in modo che i due contendenti possano dedicare piuttosto maggiori sforzi economici al riarmo attraverso l’acquisto di nuove piattaforme e sistemi d’arma.

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