173° giorno del #ArtsakhBlockade. Silenzio, non azione e collaborazione rendono complice in genocidio (Korazym 02.06.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 02.06.2023 – Vik van Brantegem] – Nel 173° giorno dell’assedio delle forze armate dell’Azerbajgian alla Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh ricordiamo che i corpi di 41 cittadini dell’Artsakh, morti fuori dalla Repubblica durante il #ArtsakhBlockade, non hanno potuto essere rimpatriati e sono stati sepolti in Armenia.
Inoltre, i familiari di 438 persone decedute durante il #ArtsakhBlockade non hanno potuto dare l’ultimo saluto ai loro morti.

Secondo rapporti credibili, come riferito dal Nagorno Karabakh Observer, a dei militari dell’esercito di difesa della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh in servizio e in congedo è stato negato il transito dall’Artsakh in Armenia per cure mediche, al nuovo checkpoint dell’Azerbaigian presso il ponte Hakiri all’ingresso del Corridoio di Lachin, mentre erano accompagnati dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, che ha ripreso la sua periodica evacuazione dei malati critici per il trattamento in Armenia. In un caso, un paio di settimane fa, a un cittadino armeno dell’Artsakh, gravemente malato e partecipante alla guerra degli anni ’90 è stato rifiutato il transito dal checkpoint mentre veniva trasportato per le cure in Armenia con un veicolo del CICR.

Questo contradice palesemente le dichiarazioni di Aliyev che gli Armeni dell’Artsakh sono libero di uscire. Il significato che è altrettanto chiaro: Baku intende processare “i separatisti del Karabakh”.

Il Ministero della Difesa dell’AzerbaJgian ha diffuso un’altra disinformazione. Il comunicato del Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, come se le unità delle forze armate della Repubblica di Armenia oggi 2 giugno 2023 alle ore 12.25 avessero aperto il fuoco contro la direzione delle postazioni di combattimento azere situate nella parte orientale della zona di confine, non corrisponde alla realtà.

Pashinyan parteciperà alla cerimonia di insediamento di Erdoğğan

Il governo armeno ha comunicato che la Repubblica di Armenia ha ricevuto l’invito a partecipare alla cerimonia di insediamento del Presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan. Questa informazione è stata riportata dal governo armeno. Domani 3 giugno 2023 il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan si recherà ad Ankara per partecipare alla cerimonia.

Alla stazione della metropolitana di Piazza della Repubblica a Yerevan, la mappa un tempo presente della Grande Armenia è scomparsa ed è stata sostituita da uno schermo. Questa mappa ha suscitato l’interesse di molti, tra cui Nasimi Agayev, l’Ambasciatore dell’Azerbajgian in Germania, che ha recentemente espresso le sue lamentele in merito.

La metropolitana ha risposto alle accuse riguardanti la rimozione della mappa della Grance Armenia: «In risposta alla protesta pubblica, vorremmo chiarire che la mappa è ora presentata con una qualità superiore sullo schermo LED appena installato. Inoltre, vi informiamo che la mappa è stata rimossa dall’arco della stazione della metropolitana Piazza della Repubblica il 29 maggio a causa del deterioramento. È importante sottolineare che l’installazione dello schermo LED ha richiesto due giorni per essere completata Dal 1° giugno, l’intera mappa viene visualizzata sullo schermo LED della stazione».

Va detto che la nuova mappa sullo schermo LED sicuramente non è di una qualità superiore della vecchia mappa, che non era deteriorata. Certamente, in qualsiasi momento, una volta che la controversia si sarà calmata, questo diventerà uno schermo pubblicitario per far soldi. L’immagine di prima si adattava meglio all’intera area. Lo schermo LED è orribile.

Ieri sera 1° giugno 2023, si è svolto un incontro tra il Primo ministro armeno Nikol Pashinyan, il Presidente azero Ilham Aliyev, il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, il Presidente francese Emmanuel Macron e il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, nell’ambito del secondo vertice della Comunità politica europea a Chisinau. L’incontro si è tenuto presso la fortezza Mimi vicino alla città di Bulboaka, nelle immediate vicinanze di Chisinau, in Moldavia. L’incontro è durato un’ora e mezza. Prima dell’inizio della riunione a cinque, si è svolto un breve incontro con i leader di Armenia e Azerbajgian, promosso da Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo. Dopo questo primo incontro di 10 minuti, il Presidente francese e il Cancelliere tedesco Olaf Scholz si sono uniti alla discussione.

Il servizio stampa del governo armeno nel comunicare i dettagli delle discussioni durante l’incontro a cinque ha dichiarato: «Durante l’incontro sono state affrontate questioni riguardanti lo sblocco delle infrastrutture regionali di trasporto ed economiche, la delimitazione e demarcazione del confine tra Armenia e Azerbajgian, l’accordo sulla regolamentazione delle relazioni, i diritti e la sicurezza del popolo del Nagorno-Karabakh, nonché il tema dei prigionieri di guerra, delle persone scomparse e di altre questioni umanitarie». Pashinyan aveva precedentemente respinto la prospettiva di concludere un accordo di pace con l’Azerbaigian a Chisinau il 1° giugno.

Dopo l’incontro l’Azerbajgian ha comunicato semplicemente che ha avuto luogo.

Comunque, da entrambe le parti aspettative erano basse per i colloqui tra Armenia e Azerbaigian a margine della Comunità politica europea in Moldavia oggi. Sembra che i progressi nelle ultime settimane siano in stallo rispetto alle principali linee rosse. Yerevan è irritata dalla recente retorica di Baku e dall’apparente mancanza di reazione da parte di USA/Unione Europea. L’Armenia si è impegnata a riconoscere il Nagorno-Karabakh come territorio azero, ma afferma che il discorso del Presidente Aliyev del 28 maggio ha violato i principi dei colloqui di pace mediati dall’Unione Europea.

Yerevan solleva nuovamente la prospettiva di un “meccanismo internazionale” per garantire i diritti degli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. Punto molto critico per Baku l’insistenza di Yerevan su questo tema. Parlando il 28 maggio a Lachin, il Presidente azero Ilham Aliyev ha detto che il libro sul separatismo armeno del Karabakh è chiuso, dopo che il loro status è andato all’inferno. I “leader separatisti locali” dovrebbero ora “piegare il collo”, consegnare il Presidente dell’Artsakh, dimettersi dai loro incarichi e accettare di essere governati come cittadini azeri.

Indipendentemente dalle concessioni, Aliyev non intende firmare un accordo di pace con l’Armenia. Se l’Occidente ha seguito la logica secondo cui Aliyev sta agendo su indicazione del Cremlino, allora dovrebbe concludere che Aliyev e Putin preferiscono l’attuale status quo. L’Occidente deve finalmente iniziare ad esercitare pressione sul regime autocratico dell’Azerbajgian.

A conclusione dell’incontro a cinque, il Presidente del Consiglio Europeo Michel ha detto che l’incontro è stato “molto buono”, ma chiarisce che c’è ancora molto da fare. Ha annunciato che il prossimo incontro tra Pashinyan e Aliyev si terrà il 21 luglio a Brussel. Durante questo incontro, i leader continueranno le loro discussioni sul processo di regolamentazione delle relazioni armeno-azerbajgiane.

Secondo il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, un altro incontro con i leader di Francia e Germania dovrebbe svolgersi in Spagna il 5 ottobre 2023.

La dichiarazione della Francia dopo il vertice a cinque, tuttavia, è la più corposa. Dice che i leader europei hanno invitato entrambe le parti a restituire i prigionieri di guerra e «hanno sottolineato l’importanza di definire diritti e garanzie per gli Armeni del Nagorno-Karabakh”. Macron ha esortato ad astenersi dalla retorica ostile.

Qualsiasi sforzo da parte del Presidente del Consiglio Europea, del Servizio di Azione Esterna Europea e del Dipartimento di Stato americano per promuovere la pace nel Caucaso orientale sarà fruttuoso il giorno in cui il regime autocratico di Aliyev sarà ritenuto responsabile delle sue continue violazioni delle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, tra cui in riferimento dell’imposizione del #ArtsakhBlockade illegale e genocida. L’appeasement non ha alcun effetto di deterrenza su autocrati, dittatori e dispotici; anzi, li sollecita a fare peggio.

L’Azerbajgian accusa Macron di “distorcere” i colloqui di pace con l’Armenia dopo il vertice Unione Europea
Arriva il battibecco tra gli avvertimenti sul rischio di un nuovo conflitto nel Caucaso meridionale
di Gabriel Gavin
Politico, 2 giugno 2023

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Uno sforzo sostenuto dall’Unione Europea per evitare un nuovo conflitto nel Caucaso meridionale è stato oscurato da una crescente lite diplomatica, con l’Azerbajgian accusa il Presidente francese Emmanuel Macron di aver distorto ciò che è stato discusso durante i colloqui di pace ad alto rischio con l’Armenia.

Il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, e il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan si sono incontrati ieri sera a margine del vertice della Comunità politica europea in Moldavia per il più recente di una serie di negoziati su un potenziale trattato di pace. Macron, insieme al Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e al Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si sono uniti al colloquio come mediatori.

In una dichiarazione dopo il vertice, l’Eliseo ha affermato che “i leader europei hanno invitato Armenia e Azerbajgian a rispettare tutti i loro impegni”, esortando le due nazioni vicine a rilasciare i prigionieri di guerra ed evitare “retorica ostile”. Inoltre, ha aggiunto il servizio stampa di Macron, i tre leader occidentali “hanno sottolineato l’importanza di definire diritti e garanzie per gli Armeni del Nagorno-Karabakh”, la regione separatista per la quale Armenia e Azerbajgian hanno combattuto una brutale guerra nel 2020.

Tuttavia, oggi, il Portavoce del Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian, Aykhan Hajizada, ha affermato che “la dichiarazione fatta unilateralmente dal Presidente francese sull’incontro non riflette e distorce la posizione delle parti. Sfortunatamente, questo non è il primo caso di un simile comportamento da parte della Francia e non contribuisce positivamente al processo di pace”

Rispondendo alle affermazioni, il Ministero degli Esteri francese ha affermato solo che il comunicato stampa emesso dalla presidenza “ha esposto le conclusioni della riunione di ieri”. Hajizada, nel frattempo, ha rifiutato di approfondire quali parti della versione degli eventi da parte di Parigi, che Baku ritiene siano imprecise.

Un alto funzionario dell’Unione Europea, a cui è stato concesso l’anonimato per discutere la delicata questione politica, ha confermato a Politico, che “la questione dei diritti e della sicurezza, che è stata anche una parte importante delle recenti discussioni a Brussel, è stata affrontata ieri”. Michel ha commentato separatamente la questione in una breve dichiarazione ai giornalisti dopo i colloqui.

L’Armenia sta spingendo per un “meccanismo internazionale” per garantire la sicurezza della popolazione etnica armena del Nagorno-Karabakh e, in una lettura dell’incontro di ieri, ha affermato che la questione è stata sollevata. Ad aprile, Pashinyan ha dichiarato di essere pronto a riconoscere la sovranità dell’Azerbajgian sulla regione separatista, che è stata governata autonomamente da un’amministrazione sostenuta da Yerevan dalla caduta dell’Unione Sovietica, ma rimangono dubbi sul destino di coloro che vi abitano.

Aliyev ha insistito sul fatto che gli Armeni locali devono deporre le armi e accettare di essere governati da Baku in cambio di una “amnistia”.

In una lettera aperta prima dei colloqui in Moldavia, l’Istituto Lemkin per la prevenzione di genocidio ha scritto a Macron esortandolo a prevenire un esodo di massa della popolazione nel Nagorno-Karabakh, che descrive come un potenziale “genocidio” [*].

Macron è stato uno dei più stretti sostenitori dell’Armenia nell’Unione Europea ed è stato precedentemente oggetto di derisione in Azerbajgian.

[*] Lettera aperta al Presidente francese Emmanuel Macron sulla complicità in genocidio, 30 maggio 2023 [QUI].

Rappresentanti dell’Armenia e dell’Azerbagian si sono incontrati oggi a Mosca per i colloqui sullo “sblocco dei collegamenti di trasporto”. Erano presenti i Vice Primo Ministri azero Shahin Mustafayev, armeno Mher Grigoryan e russo Alexey Overchuk.

Il Primo Ministro dell’Armenia ha chiarito che l’Armenia non è allineata con la Russia nella guerra con l’Ucraina

Nell’intervista rilasciata al canale televisivo ceco CNN Prima News a maggio durante la sua visita ufficiale nella Repubblica Ceca, Nikol Pashinyan ha sottolineato che sebbene questo fatto possa non essere stato esplicitamente dichiarato prima, è evidente che l’Armenia non si considera un partner della Russia nella guerra in Ucraina. Ha espresso preoccupazione per l’impatto della guerra sulle loro relazioni bilaterali. Ha evidenziato la delicata posizione dell’Armenia, percepita come un alleato russo in Occidente, mentre la Russia non la vede così. Ha riconosciuto le difficoltà nel trovare una soluzione alla situazione, poiché le complessità aumentano, lasciando meno spazio di manovra. Ha precisato che il limitato coinvolgimento dell’Armenia non è dovuto a mancanza di opinione ma piuttosto alle numerose questioni interne che impediscono di impegnarsi più attivamente nella risoluzione di questioni esterne.

Il Cremlino ha preso atto delle osservazioni di Pashinyan sulla non alleanza dell’Armenia con la Russia nel conflitto ucraino. Dmitry Peskov, il Portavoce del Presidente russo, ha considerato molto significativa la dichiarazione del Primo Ministro armeno.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]