267° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Il Primo Ministro armeno: la dipendenza per la sicurezza dalla Russia un errore strategico (Korazym 04.09.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 04.09.2023 – Vik van Brantegem] – «Il Premier armeno Pashinyan: “La nostra dipendenza dalla Russia per la sicurezza è stato un errore strategico. In Nagorno-Karabakh è in corso una pulizia etnica”». L’intervista di Luca Steinmann con Nikol Pashinyan per la Repubblica, 3 settembre 2023 [QUI]: «Il Premier armeno parla a Repubblica mentre è impegnato in trattative con l’Azerbajgian per raggiungere un accordo: “Il Primo ministro armeno Nikol Pashinyan è impegnato in trattative con l’Azerbagjan per raggiungere un accordo di pace, ma lancia l’allarme: “Vogliamo fare il possibile per ottenere la pace, ma nel Nagorno-Karabakh l’Azerbajgian mette in atto una pulizia etnica”. La popolazione armena della contesa regione in questione sta vivendo una catastrofe umanitaria senza precedenti a causa del blocco da parte delle truppe azere del Corridoio di Lachin, unico collegamento con l’Armenia, la cui viabilità dovrebbe essere garantita dai soldati russi».

«Il 3 settembre è un giorno della vergogna nella storia recente dell’Armenia, non un giorno di calcolo razionale», ha scritto ieri il giornalista di Yerevan, Robert Ananyan, nel giorno in cui Pashinyan ha condiviso le sue importanti riflessioni con la Repubblica: «Considero il 3 settembre 2013 un giorno nero nel calendario armeno. Ha interrotto il processo di integrazione europea dell’Armenia, aumentato la malsana dipendenza dell’Armenia dalla Russia, privato l’economia armena del progresso tecnologico, piani concreti per introdurre standard elevati, grandi investimenti, un modo garantito per aumentare il benessere dei cittadini della Repubblica di Armenia e modernizzare lo Stato. Invece l’Armenia non ha ottenuto nulla: falsa sicurezza e false promesse russe riguardo al Nagorno-Karabakh. Il nuovo piano di Lavrov per sciogliere il Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbajgian infligge un duro colpo alle già deboli giustificazioni per l’adesione all’Unione Economica Eurasiatica».

Riportiamo le analisi di Robert Ananyan, dopo la cronaca quotidiana dall’Armenia e dall’Artsakh.

Foto di copertina: resistere al #ArtsakhBlockade con amore – Monastero di Hakobavank (Monastero di San Giacomo), 3 settembre 2023 (Foto di David Ghahramanyan, fotoreporter a Stepanakert – email).

Ti sposeresti sotto un assedio genocida? La risposta in Artsakh è sì. Ecco, la resilienza degli Armeni dell’Artsakh e la loro volontà di vivere liberi nella terra ancestrale nonostante l’assedio azero da quasi 9 mesi, le difficoltà quotidiane, il terrore e la fame imposta dal regime autocratico di Ilham Aliyev dell’Azerbajgian che li vuole morti.

Come prevede la Costituzione, l’Assemblea Nazionale eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica di Artsakh l’8 settembre 2023.

Il sito Shamshyan.com riferisce che nella notte del 3 settembre 2023 alle ore 03.00, le forze armate dell’Azerbajgian nel territorio noto come Ahkyand da loro controllato, hanno colpito ancora una volta con armi leggere l’Aeroporto di Kapan nella regione di Syunik in Armenia, la cui pista corre parallela alla linea di contatto. Sono stati esplosi tre colpi, che hanno colpito i muri esterni della sala arrivi dell’aeroporto e la torre di controllo, e una finestra, danneggiando i mobili. Non ci sono state vittime a seguito della sparatoria. Il dipartimento investigativo regionale di Syunik ha avviato un procedimento penale con l’accusa di tentato omicidio. Minacce e provocazioni sono l’unica espressione dell’Azerbajgian e del suo Presidente, l’autocrate da padre in figlio, Ilham Aliyev.

L’esercito di difesa della Repubblica di Artsakh ha comunicato:
– Ieri, 3 settembre 2023 intorno alle ore 14.20, un cittadino dell’Artsakh è rimasto ferito vicino al villaggio Janyatagh nella regione di Martakert vicino alla miniera di Kashen, mentre le forze armate dell’Azerbajgian, violando il cessate il fuoco, prendevano di mira un veicolo civile per la fornitura d’acqua con armi leggere e proiettili di un lanciagranate HAN-17 da 30 mm.
– Oggi, 4 settembre 2023 intorno alle ore 10.10, le forze armate azere ha violato il cessate il fuoco a Sarushen prendendo di mira il trattore di un contadino che effettuava lavori agricoli.

Il Ministero della Difesa della Repubblica di Armenia e l’Esercito di Difesa della Repubblica di Artsakh hanno smentito 5 disinformazioni del Ministero della Difesa dell’Azerbajgian alle 13.30 di oggi. L’Azerbajgian sta costruendo basi informative per lanciare nuove provocazioni e aggressioni.

Un aereo cargo pesante AN-124-100 è decollato questa mattina dall’aeroporto di Istanbul ed è atterrato all’aeroporto Heydar Aliyev di Baku alle ore 09.00. Non c’erano informazioni disponibili su questo volo, indicando la segretezza del carico. Nelle ultime tre settimane, l’aereo della Silk Way Airlines (Il-76TD, registrazione 4K-AZ40), noto per il trasporto di armi da Israele all’Azerbajgian, ha completato quattro voli, di cui due atterrando a Gandzak (Ganja).

La prospettiva prevalente sugli Armeni tra numerosi Azeri è stata notevolmente modellata da vari fattori, tra cui la propaganda e l’incitamento su base quotidiana, che hanno portato al problema pervasivo dell’armenofobia all’interno della società azera. Ciò si riflette spessissimo nelle pubblicazioni delle notizie nazionaliste azere, di cui segue un esempio.

«L’errore più grande è catturare questi figli di puttana. Guardate la foto, i volti di questi zingari senza casa, questa è spazzatura biologica da riciclare. 8 animali, questi sono più o meno 16 futuri Ashot e Siranush che respireranno ossigeno, berranno acqua, la inquineranno, occuperanno diversi metri quadrati di terreno. Perché cazzo dovremmo tenerli in vita? Per cosa?»

Le autorità della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh inizieranno a distribuire il pane con tagliandi poiché la farina diventa sempre più scarsa a causa del blocco e della crisi umanitaria. Per ricevere una mezza pagnotta a testa a partire da domani è necessario preregistrarsi e mostrare il passaporto.

«Da ieri, non c’è pane a Stepanakert. Da domani 5 settembre 2023, in Artsakh il pane sarà venduto con tagliandi; mezza pagnotta (circa 200 grammi) a persona» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance nel Nagorno-Karabakh assediato).

«Sono il 257. Fin dal primo mattino la gente fa la fila nella speranza di ottenere tagliandi per il pane. Non c’è ancora pane a Stepanakert, nel Nagorno-Karabakh, ma la gente spera che con i tagliandi POTREBBERO essere in grado di acquistare il pane razionato dal governo: mezza pagnotta. Forse domani…» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance nel Nagorno-Karabakh assediato).

L’ex Segretario generale della NATO e Primo ministro danese, Anders Fogh Rasmussen, ha pubblicato il post su Facebook sul Nagorno-Karabakh che riportiamo qui sopra.

Thomas van Linge, un giornalista freelance dei Paesi Bassi ha visitato l’ingresso dalla parte dell’Armenia del Corridoio di Lachin, bloccato dall’Azerbajgian da quasi 9 mesi. Ha pubblicato filmati recenti della zona: «Ho visitato il confine armeno-azerbajgiano questo fine settimana nel punto in cui il Corridoio di Lachin è bloccato: il ponte sul fiume Hakari. A questo checkpoint le forze armate azere bloccano tutto il traffico tra l’Armenia e il Nagorno-Karabakh, lasciando 120.000 Armeni sotto assedio in Karabakh, da oltre 8 mesi».

Come era prevedibile, la Russia ha protestato dopo l’intervista a la Repubblica dil Pashinyan: «Non diventi strumento dell’Occidente». Per Mosca sono «inaccettabili il tono e i contenuti delle dichiarazioni» rilasciate da Pashinyan sulla Russia nel corso dell’intervista, così come la nota diffusa dal Ministero degli Esteri armeno «con l’obiettivo di scaricare la responsabilità dei propri errori di calcolo sulla Russia», di cui abbiamo riferito ieri.

La Repubblica informa oggi, che lo ha riferito l’agenzia TASS citando una propria fonte diplomatica, secondo la quale Mosca è “estremamente insoddisfatta rispetto alle ultime dichiarazioni pubbliche della leadership armena”.

Commentando le parole di Pashinyan sulla possibilità che la Russia si allontani dalla regione, la fonte diplomatica citata dalla TASS afferma che «in effetti stanno cercando di estromettere artificialmente la Russia dal Caucaso meridionale, utilizzando Erevan come mezzo per raggiungere questo obiettivo. La Russia, in quanto vicino e amico più stretto dell’Armenia, non intende lasciare la regione. Tuttavia, anche l’Armenia non dovrebbe diventare uno strumento dell’Occidente per eliminare la Russia». Allo stesso modo, ha proseguito la fonte, la Russia considera le relazioni con l’Armenia nelle sfere della sicurezza e dell’economia «non come la dipendenza di un Paese da un altro, ma come una partnership paritaria, reciprocamente vantaggiosa e comprovata”».

Il diplomatico ha quindi parlato alla TASS della guerra del Nagorno-Karabakh del 2020, sostenendo che è stata in gran parte causata dai passi avventati e provocatori della leadership armena, comprese le dichiarazioni secondo cui “il Karabakh è Armenia”. Questo, afferma la fonte, «ha ampiamente svalutato gli accordi raggiunti dalle parti attraverso il Gruppo di Minsk dell’Organizzazione di Sicurezza e Cooperazione in Europa (OSCE). Se non fosse stato per l’intervento della Russia e del Presidente Vladimir Putin personalmente, i risultati delle ostilità sarebbero stati ancora più deplorevoli».

La fonte diplomatica ha anche definito infondate le accuse di presunta totale indifferenza della Russia nei confronti «dell’aggressione dell’Azerbajgian contro il territorio sovrano della Repubblica di Armenia». Al contrario, ha detto, si sono svolte consultazioni rilevanti tra i Ministeri degli Esteri e della Difesa dei due Paesi.

«La via principale per risolvere il conflitto armeno-azerbajgiano è l’attuazione degli accordi trilaterali al massimo livello, che sono stati ritardati in modo inaccettabile e non per colpa della Russia», ha sottolineato la fonte alla TASS. Allo stesso tempo, Yerevan «non sfrutta appieno il potenziale della CSTO» e «si è rifiutata di accettare la missione dell’organizzazione a favore di quella inefficace dell’Unione Europea».

Le analisi di Robert Ananyan

«La principale stampa occidentale sta discutendo attivamente le importanti riflessioni espresse dal Primo Ministro armeno in un’intervista a la Repubblica, riguardo al ritiro della Russia dal Caucaso meridionale.
In primo luogo, perché l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) non ha sostenuto l’Armenia durante gli attacchi militari dell’Azerbajgian? Pashinyan ha affermato che questo fatto parla dell’attuale crisi della CSTO e che il pubblico armeno ha sperimentato e continua a provare una profonda delusione riguardo alle pratiche dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva. Il giornalista ha citato dal messaggio di congratulazioni di Nikol Pashinyan in occasione dell’adozione della Dichiarazione di Indipendenza dell’Armenia il 23 agosto.
Il giornalista ha chiesto se si può dire che quando si cercherà di raggiungere la pace con l’Azerbajgian, questo è un modo per diventare più indipendente da Mosca. Pashinyan ha risposto che essere indipendenti significa avere meno dipendenza nel settore della sicurezza e diversificare le politiche del settore.
Il giornalista de la Repubblica, Luca Steinmann ha chiesto perché la Russia ha ceduto il controllo del Corridoio di Lachin all’Azerbajgian. Pashinyan ha collegato l’inattività dei Russi alla possibilità di un ritiro della Russia dal Caucaso meridionale.
Sono convinto che affinché l’Armenia possa superare questa situazione estremamente pericolosa, sia necessario lasciare l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva e l’Unione Economica Eurasiatica e avviare una profonda cooperazione con gli Stati Uniti e l’Unione Europea in ambito militare, economico, energetico e di politica estera. Nella fase iniziale, quando sarà necessario liberarsi dalle unità di integrazione neo-imperiali russe, penso che l’Armenia possa adottare lo status di Stato neutrale modificando la Costituzione. Ciò consentirà all’Armenia di spiegare facilmente alla Russia perché è necessario che Yerevan costruisca relazioni pacifiche e non conflittuali con l’Azerbajgian e la Turchia. Inoltre, lo status neutrale consentirà di sviluppare relazioni bilaterali con gli Stati Uniti, la Francia e altri stati dell’Unione Europea attraverso la cooperazione militare e di sicurezza. Lo status neutrale ridurrà anche l’aggressività del Cremlino e il rischio di possibili azioni minacciose dovute al ritiro dai progetti neo-imperiali russi.
Naturalmente, affinché tutto ciò avvenga senza intoppi, è necessario che la Russia si indebolisca gradualmente nella guerra contro l’Ucraina, a seguito della quale farà uscire le sue truppe dal Caucaso meridionale, e non sarà interessata su quale vettore politico straniero è salito l’Armenia.
La sconfitta della Russia è necessaria non solo per l’Ucraina e l’Europa, affinché diminuiscano le minacce alla loro sicurezza, ma anche per l’Armenia․ Ciò consentirà l’adesione all’Unione Europea e alla NATO nella fase successiva. Tutto ciò dovrebbe essere fatto con molta attenzione, in collaborazione con l’Occidente. Cerchiamo di essere ottimisti» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

«Il 3 settembre è un giorno della vergogna nella storia recente dell’Armenia, non un giorno di calcolo razionale. Esattamente 10 anni fa, il Presidente dell’Armenia, Serzh Sargsyan, annunciava l’adesione all’Unione doganale pianificata dalla Russia (attualmente, l’Unione Economica Eurasiatica). Questa decisione ha aggravato la malsana dipendenza dell’Armenia dalla Russia. Ricordo bene la situazione 10 anni fa.
Il Cremlino ha minacciato il Presidente dell’Armenia, Serzh Sargsyan, affinché abbandoni l’accordo di associazione con l’Unione Europea e si unisca al progetto neo-imperiale della Russia. Ora descriverò nei dettagli come è successo e quali sono state le conseguenze.
Il Cremlino considerava il progetto di “Partenariato orientale” dell’Unione Europea come una manifestazione dell’espansione dell’Occidente verso la Russia, con l’obiettivo di includere gli Stati sotto l’influenza russa nei programmi di integrazione occidentale. Pertanto, questa è diventata una questione di vita o di morte per il regime di Putin, che ha iniziato a sconfiggere le aspirazioni di Armenia, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Azerbajgian e Georgia di associazione con l’Unione Europea. Mi concentrerò solo su Armenia e Ucraina.
Il motivo dell’attuale guerra criminale della Russia contro l’Ucraina è stato l’accordo di associazione. Nel novembre 2013, il Presidente Viktor Yanukovich ha rifiutato di firmare l’accordo di associazione con l’Unione Europea, che era in fase di sviluppo da anni. Nel frattempo, era stato lo stesso Yanukovich ad approvare in precedenza l’accordo di associazione. Yanukovich si è invece dichiarato favorevole al riavvicinamento con la Russia.
Nell’autunno del 2013, la Russia ha avvertito l’Ucraina che se avesse continuato a procedere verso la firma di un accordo di libero scambio con l’Unione Europea, il Paese si sarebbe trovato ad affrontare un disastro finanziario e forse il collasso.
Sergey Glazev, Consigliere del Presidente russo, Vladimir Putin, ha annunciato che se l’accordo Unione Europea-Ucraina venisse firmato, la Russia sosterrebbe l’emergere di un movimento separatista nell’est e nel sud dell’Ucraina di lingua russa. A seguito di Euromaidan, gli Ucraini hanno rovesciato Yanukovich, e il nuovo Presidente dell’Ucraina Poroshenko ha firmato la parte politica dell’accordo con il Presidente del Consiglio Europeo, Herman van Rompuy, a Brussel il 21 marzo 2014, e la parte economica è stata firmata il 27 giugno. La Russia ha occupato la Crimea, Donetsk e Luhansk, che appartengono all’Ucraina.
Le radici della guerra russo-ucraina di oggi sono nascoste negli eventi storici accaduti 10 anni fa. Sicuramente, questa rimarrà una delle manifestazioni più interessanti e brutali della lotta geopolitica nella storia dell’umanità.
Putin e il suo entourage non nascondono di voler ristabilire l’Impero russo. Considerano l’URSS l’impero russo, ma con un sistema politico leggermente diverso. Lo stesso Putin ha definito il crollo dell’URSS la più grande tragedia del XX secolo. In questo senso, l’Unione Economica Eurasiatica e l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva sono strumenti degli obiettivi neo-imperiali russi. Una volta che le ex colonie sovietiche saranno completamente integrate nella Russia dal punto di vista militare ed economico, sarà più facile introdurle nello Stato dell’Unione Russia-Bielorussia.
L’inclusione dell’Ucraina nell’UEE e la sconfitta dell’adozione da parte di quel paese del corso politico occidentale erano un obiettivo estremamente importante per la Russia. Tuttavia, l’Armenia era più debole e vulnerabile dell’Ucraina, pertanto il governo di Serzh Sargsyan ha ceduto facilmente alle minacce di Putin aderendo all’Unione doganale (l’odierna Unione Economica Eurasiatica) il 3 settembre 2013, firmando un documento con Putin a Mosca.
Inoltre, la società armena non ha protestato in maniera massiccia contro la decisione di ritirarsi dall’Associazione, come invece ha fatto la società ucraina. Solo la società civile armena e alcuni politici hanno sottolineato i pericoli derivanti dall’ingresso nell’Unione Economica Eurasiatica (UEE).
E nel 2013-2014, le principali forze di opposizione politica in Armenia erano più filo-russe di Serzh Sargsyan. Sono convinto che l’alleanza politica chiamata “Quartetto” sia stata uno degli strumenti della Russia per portare l’Armenia nell’UEE.
A quel tempo, l’associazione dei partiti Prosperous Armenia-Dashnaktsutyun-Congresso nazionale armeno-Patrimonio sotto il nome di “Quartetto” sollevò questioni puramente interne armene, ma riuscì a cambiare il Primo Ministro.
Nel 2013-2014 in Armenia c’è stata la minaccia di un’esplosione politica interna, che poteva diventare un ulteriore strumento di pressione contro Serzh Sargsyan. Per quattro anni ha negoziato con l’Unione Europea sulla questione della firma di un accordo di associazione, ma ha ceduto alle pressioni esterne e interne.
All’inizio del 2013, Serzh Sargsyan è stato eletto presidente con una frode elettorale. Tuttavia, i funzionari europei dell’epoca ignorarono questo fatto, sperando che l’accordo di associazione venisse firmato. Oggi è già evidente che Putin, che ha scatenato la guerra contro l’Ucraina, ha anche minacciato Serzh Sargsyan che l’Armenia avrebbe avuto seri problemi in termini di conflitto e sicurezza del Nagorno-Karabakh.
Nel 2013, infatti, l’Armenia si è ritirata dall’Accordo di Associazione con l’Unione Europea perché la Russia ha trasformato il conflitto del Nagorno-Karabakh in uno strumento di pressione.
L’Armenia aveva un altro punto vulnerabile, ovvero il suo sistema di sicurezza. In quegli anni, l’Armenia acquistò la maggior parte delle sue armi e dell’equipaggiamento militare dalla Russia, il che fu un grave errore di Serzh Sargsyan. Uno Stato che riceve componenti di sicurezza da un’unica fonte non può condurre una politica estera indipendente. Se l’Armenia avesse firmato un accordo di associazione con l’Unione Europea, la Russia si sarebbe rifiutata di vendere armi all’Armenia.
Ciò sarebbe stato fatale per l’Armenia, che si stava preparando alla guerra con l’Azerbajgian. Tuttavia, la firma dell’adesione all’UEE non ha portato sicurezza o posizione pro-Karabakh della Russia in Armenia.
Fu durante quel periodo che la Russia aumentò le vendite di armi all’Azerbajgian.
L’errore strategico di Serzh Sargsyan è stato quello di non aver notato l’armamento dell’Azerbajgian da parte della Russia e di non considerarlo un problema. Sì, dopo la guerra di aprile si è rivolto a Medvedev a Yerevan, ma quella denuncia non ha avuto conseguenze politiche. Il mercato dell’acquisto di armi non era diversificato.
Serzh Sargsyan sembrava aver calcolato che se l’Armenia fosse entrata nell’UEE, la Russia avrebbe sostenuto la parte armena nel conflitto del Nagorno-Karabakh e non avrebbe permesso all’Azerbajgian di iniziare una guerra. Tuttavia, due o tre anni dopo, Sergej Lavrov presentò un piano russo per risolvere la questione del Nagorno-Karabakh, lasciando al futuro la soluzione della questione dello status.
Intanto l’aspirazione del governo di Serzh Sargsyan era che in cambio di 5 o 7 regioni il Nagorno-Karabakh ottenesse o l’indipendenza oppure la possibilità di un referendum che non escludesse l’indipendenza.
Due anni fa, nel 2011, la firma del documento armeno-azerbajgiano sulla questione del Nagorno-Karabakh fallì a Kazan. Ilham Aliyev ha rifiutato di firmare il documento che non escludeva l’indipendenza del Nagorno-Karabakh. Dopo il fallimento dell’accordo di Kazan, la Russia ha aumentato significativamente le vendite di armi all’Azerbajgian, privilegiando essenzialmente le idee di Aliyev di risolvere il conflitto, che il Nagorno-Karabakh non poteva immaginare al di fuori dell’Azerbajgian e si stava preparando alla guerra.
Il piano di Lavrov e la guerra dell’aprile 2016 miravano a costringere l’Armenia ad abbandonare le sue aspirazioni all’indipendenza dell’Artsakh. Serzh Sargsyan, che ha la reputazione di giocatore di scacchi e leader con forti capacità geopolitiche, è stato sconfitto.
L’adesione dell’Armenia all’UEE non ha assicurato il sostegno della Russia all’Armenia, ma ha accelerato il processo di attuazione della decisione russo-azerbajgiana di collocare il Nagorno-Karabakh sotto l’Azerbajgian.
L’Armenia era già nelle tasche della Russia. Era necessario soddisfare l’Azerbajgian. L’implementazione dello scenario del dispiegamento di un contingente militare russo nel Nagorno-Karabakh avrebbe dovuto aumentare l’influenza di Mosca nel Caucaso meridionale.
La Russia considera il Nagorno-Karabakh parte dell’Azerbajgian. E avere una presenza militare in Nagorno-Karabakh, secondo la logica del Cremlino, significherebbe che la Russia ha basi militari in tutti e tre i Paesi del Caucaso meridionale: Armenia, Azerbajgian e Georgia (Abkhazia, Ossezia del Sud).
Tuttavia, con l’accordo russo-azerbajgiano, lo scenario di guerra contro il Nagorno-Karabakh è stato ritardato. Le ragioni erano diverse: la rivolta di Sasna Tsrer, le promesse di Serzh Sargsyan di raggiungere una soluzione pacifica, la rivoluzione avvenuta in Armenia nel 2018 e l’istituzione di un nuovo governo. Mentre si preparava per una nuova guerra contro l’Ucraina, Vladimir Putin ha aspettato altri due anni.
Il governo di Pashinyan non ha accettato una soluzione pacifica al piano di Lavrov. Nel 2020, Russia, Turchia e Azerbajgian hanno condotto una “operazione di successo” congiunta contro il Nagorno Karabakh. Shoigu è ancora in salute e può confermarlo con maggiori dettagli. E coloro che non hanno un legame diretto con Shoigu possono porsi la domanda: di cosa è simbolo il centro di monitoraggio russo-turco situato ad Aghdam, se non del coordinamento russo-turco della guerra del 2020?
L’adesione dell’Armenia all’UEE è stato un errore strategico di Serzh Sargsyan. Non solo non ha risolto il conflitto del Nagorno-Karabakh, ma ha anche inibito la prospettiva di integrazione europea dell’Armenia e certamente non ha risolto il problema della sicurezza dell’Armenia. Dopo il 9 novembre 2020, gli attacchi militari dell’Azerbajgian contro l’Armenia sono avvenuti con il tacito consenso della Russia, per non dire che si trattava di operazioni congiunte russo-azerbajgiane contro l’Armenia al fine di occupare il corridoio [di Zangezur] nella regione di Meghri.
Penso che si calcolasse che uno dei risultati della guerra del 2020 sarebbe stata la perdita dell’indipendenza dell’Armenia, che sarebbe diventata un territorio vassallo a pieno titolo della Russia. Tuttavia, quel piano politico non è stato attuato a causa del comportamento pro-stato e del posizionamento del cittadino armeno.
Il 4 settembre 2013, il Presidente della Commissione per le relazioni estere del Parlamento Europeo, Elmar Brok, ha annunciato che la decisione di aderire all’unione doganale è stata presa dal Presidente dell’Armenia sotto la pressione della Russia.
I funzionari dell’Unione Europea si sono anche rifiutati di separare la componente economica da quella politica dell’accordo di associazione e di firmarlo con o senza una debole componente economica.
Un anno dopo il 3 settembre 2013, Serzh Sargsyan ha ammesso indirettamente che la decisione dell’Armenia di aderire all’UEE è stata presa durante la notte a Mosca. Nel numero del 23 settembre 2014 del quotidiano Aravot è stato pubblicato un articolo sulla visita di Serzh Sargsyan nella Repubblica Ceca nel gennaio di quell’anno, in cui Sargsyan rispondeva alle domande degli Armeni locali presso l’Ambasciata armena a Praga. La sessione di domande e risposte ha avuto luogo dopo che i dispositivi di registrazione video erano stati rimossi dalla stanza. Il giornalista residente a Praga, Shushan Ghazaryan, ha registrato o trascritto la sessione di domande e risposte.
Quando Bagrat Arakelyan gli ha chiesto perché non avesse chiesto l’opinione di tutti gli Armeni e non avesse indetto un referendum sull’adesione all’unione doganale, Serzh Sargsyan ha risposto: “Non potrei chiedere a tutti voi la vostra opinione da un giorno all’altro”.
Questa è una testimonianza del fatto che Serzh Sargsyan una notte è stato in grado di pensare all’adesione all’EEU. Ovviamente, tale decisione è stata presa da Vladimir Putin o da Serzh Sargsyan a seguito delle minacce russe. Oppure Putin ha descritto le conseguenze che attendono l’Armenia e ha spaventato Sargsyan.
Sebbene l’accordo di partenariato globale e rafforzato Armenia-Unione Europea firmato nel 2017 fosse basato sull’accordo di associazione negoziato prima del vertice di Vilnius, a differenza dell’accordo di associazione del 2013, la componente economica è significativamente più debole. L’Armenia ha ceduto molti diritti della sua politica economica all’UEE della Russia.
La decisione presa da Serzh Sargsyan il 3 settembre 2013 ha aggiunto un ostacolo significativo alla prospettiva dell’adesione dell’Armenia all’Unione Europea. Se il 2 settembre 2013 l’Armenia doveva solo firmare e attuare con successo l’accordo di associazione per una reale prospettiva di adesione all’Unione Europea, oggi ha creato un ulteriore rischio.
Per aderire all’Unione Europea, l’Armenia dovrà prima lasciare l’Unione Economica Eurasiatica (EEU), cosa che naturalmente sarà osteggiata dalla Russia. A seconda del successo o del fallimento dell’esercito russo nella guerra in Ucraina, ci sarà una reazione debole o forte da parte della Russia.
Sono sicuro che gli Europei possano fare del ritiro dell’Armenia dall’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) una condizione per l’adesione all’Unione Europea. Tuttavia non credo che qualcuno abbia cancellato l’arte dei piccoli passi.
Considero il 3 settembre 2013 un giorno nero nel calendario armeno. Ha interrotto il processo di integrazione europea dell’Armenia, aumentato la malsana dipendenza dell’Armenia dalla Russia, privato l’economia armena del progresso tecnologico, piani concreti per introdurre standard elevati, grandi investimenti, un modo garantito per aumentare il benessere dei cittadini della Repubblica di Armenia e modernizzare lo Stato. Invece l’Armenia non ha ottenuto nulla: falsa sicurezza e false promesse russe riguardo al Nagorno-Karabakh. Il nuovo piano di Lavrov per sciogliere il Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbajgian infligge un duro colpo alle già deboli giustificazioni per l’adesione all’Unione Economica Eurasiatica.
Ma sono ottimista. Rispetto al 2013 la società armena è cambiata. C’è stata solo una piccola manifestazione contro la decisione del 3 settembre 2013, alla quale anch’io ho avuto la fortuna di partecipare. Nel 2013, il rating dell’83% della Russia in Armenia è stato ridotto 3-4 volte a causa delle azioni anti-armene della Russia.
Anche i valori della società armena sono cambiati. L’eterno sentimento filo-russo, pieno di nostalgia sovietica, si è notevolmente ridotto e le idee di sovranità, indipendenza, sviluppo democratico e cooperazione profonda e senza restrizioni con l’Occidente sono diventate dominanti.
Sono sicuro che la liberazione definitiva dall’influenza nauseante della Russia e il ripristino della sovranità dell’Armenia saranno una questione di tempo. Credo nel potere dell’evoluzione» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]