272° giorno del #ArtsakhBlockade – Parte 1. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Mentre Aliyev è intento a sterminare gli Armeni, il mondo guarda altrove e permette il genocidio (Korazym 09.09.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.09.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi, 9 settembre 2023, il Parlamento della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica. Tutti i partiti nell’Assemblea Nazionale, ad eccezione del partito Patria Unita guidata da Samvel Babayan, hanno nominato il Ministro di Stato, Samvel Shahramanyan, per la carica. Patria Unita ha nominato Samvel Babayan per la carica, ma la nomina è stata respinta, perché non soddisfa i requisiti di cittadinanza della Repubblica di Artsakh da dieci anni e della residenza permanente nella Repubblica di Artsakh da dieci anni. Nel luglio 2023 Patria Unita è stata l’unica fazione parlamentare a votare contro la modificato della costituzione per consentire all’Assemblea Nazionale di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica durante la legge marziale. Dopo le dimissioni di Arayik Harutyunyan la scorsa settimana, il partito di Babayan è rimasto esplicito nella sua opposizione al voto.

Questa mattina a Stepanakert: «Barricate e cordone di polizia davanti al Parlamento. Nagorno-Karabakh/Artsakh elegge il Presidente» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh – e-mail).

«Per l’Azerbajgian la questione del Karabakh è una questione di ambizione, per gli Armeni del Karabakh è una questione di vita o di morte», affermava il fisico sovietico Andrej Sacharov, famoso nel mondo dapprima per il contributo alla messa a punto della bomba all’idrogeno e successivamente per la sua attività in favore dei diritti civili che gli valse il Premio Nobel per la pace. Lo disse nel novembre 1989, durante la prima guerra scatenata dall’Azerbajgian contro il Nagorno-Karabakh tra il febbraio 1988 e il maggio 1994, che è difficile da comprendere e quasi impossibile da apprezzare in tutta la portata e l’orrore.

«Armenia deve fermare i suoi tentativi di ostacolare la reintegrazione degli Armeni residenti in Karabakh come cittadini con pari diritti dell’Azerbajgian. Tutti i tentativi di Armenia di sostenere e perpetuare il separatismo armato in Azerbajgian devono essere respinti dalla comunità internazionale» (Nasimi Aghayev).

In questa intervista l’Ambasciatore dell’Azerbajgian – che è una vergogna personificata per la diplomazia – ripete ovviamente tutto l’arsenale di menzogne e disinformazione, come fa ogni giorni assiduamente sui social, godendo del diritto di libertà di parola (e di spargere propaganda di odio anti-armeno), che è negato dal regime autocratico del suo padrone Aliyev ai “cittadini con pari diritti dell’Azerbajgian”.

Ma a parte di questo, quello che dice l’armenofobo guerrafondaio genocida Aghayev è come dire ai sopravvissuti al genocidio di tornare indietro e vivere con gli autori del genocidio. Ha senso?

Come gli Azeri ad esempio di Aghayev comprendono l’integrazione degli Armeni dell’Artsakh come “cittadini con pari diritti dell’Azerbajgian”, lo vediamo da più di 30 anni e da mese ne diamo quotidianamente degli esempi comprensibile anche per gli occhi e i cuori più chiusi.

«Le scuole materne statali di Stepanakert sono ancora chiusi per carenza di cibo. Da giugno, nessun bene vitale o medicinale salvavita è stato importato nell’Artsakh perché l’Azerbajgian ha mantenuto chiuso il Corridoio di Lachin, l’unica strada che collega l’Artsakh con il mondo esterno» (Hagop Ipdjian, Consigliere del Presidente della Repubblica di Artsakh).

«Non riesco più a vedere… La situazione è davvero critica. Due donne escono dal panificio gridando: “Vita disgustosa, insopportabile… Siamo qui dalle cinque del mattino”. A mani vuote… Tutti parlano di pane per le strade. Riconoscendomi al bazar di Stepanakert, una donna mi mostra il pane nero sottile, dice che ne ha ricevuto un pezzo e mezzo aspettandolo per 3 giorni, e quasi mi urla: “Capisci, non posso mangiarlo, sto morendo di mal di stomaco…”. Che dire? Non posso comprarlo neanche io, mi spiace… Cari giornalisti stranieri, mi dispiace di non riuscire sempre a rispondere alle vostre e-mail. Detto francamente, non so se cercare cibo/pane/medicinali o concentrarmi sul lavoro. Per favore accettate le mie scuse» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh – e-mail).

Come gli attenti lettori di questa coperture sul #ArtsakhBlockade ben sanno, Marut Vanyan è una giornalista nell’Artsakh sotto assedio, che pubblica post su Twitter sulle difficoltà che gli Armeni dell’Artsakh affrontano: tagli di elettricità/gas/acqua, mancanza di medicine/cibo ecc. mentre il regime dell’Azerbajgian li tiene sotto assedio da 9 mesi. Gli Azeri nei commenti sono quelli di sempre: odiatori di Armeni e vili gongolanti sul #ArtsakhBlockade.

«L’Artsakh è la nostra patria. L’Artsakh è nostro» (Organizzazione giovanile della Federazione Rivoluzionaria Armena-ARF del Libano).

Kim Kardashian: il mio appello a Joe Biden per fermare un altro genocidio armeno
Kim Kardashian e Dr. Eric Esrailian scrivono di come sia giunto il momento per l’America (e il mondo) di agire per proteggere gli Armeni dall’Azerbajgian
di Kim Kardashian e Dr. Eric Esrailian
Rolling Stone, 8 settembre 2023

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Siamo Armeni. Siamo i discendenti dei sopravvissuti al genocidio armeno e non vogliamo parlare del riconoscimento o della commemorazione di un altro genocidio in futuro.

Dal dicembre dello scorso anno, l’Azerbajgian ha bloccato l’unica ancora di salvezza tra gli Armeni Cristiani indigeni dell’Artsakh (noto anche come Nagorno-Karabakh) e il resto del mondo. Da molti anni sono dipendenti dal trasporto di cibo, forniture mediche e aiuti umanitari attraverso il Corridoio di Lachin. La guerra in Ucraina ha reso l’Azerbajgian un’alternativa apparentemente più favorevole al petrolio e al gas russi per alcuni Paesi. Tuttavia, questa dipendenza ha incoraggiato il governo autocratico azero a usare la fame come arma contro la popolazione armena nella regione. Non c’è più tempo per pensieri, preghiere o preoccupazioni.

La guerra del 2020, dopo che l’Azerbajgian ha attaccato non provocato gli Armeni nell’Artsakh, non è mai finita nella mente degli Armeni di tutto il mondo. Nonostante l’accordo di cessate il fuoco, gli attacchi contro i soldati armeni sono stati costanti e senza ripercussioni. Le politiche armenofobiche sono state progettate e ampiamente promosse dal governo azero e da altri. La pace regionale non dovrebbe implicare il sacrificio della sovranità degli Armeni nell’Artsakh, ma indipendentemente da ciò che si crede riguardo alla nostra opinione, è chiaro che questo spietato blocco ha oltrepassato tutte le linee rosse dei diritti umani e del diritto umanitario. Il blocco dei gruppi per i diritti umani, come il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), e la retorica piena di odio che accompagna il blocco sono segni di intenti genocidari.

Il governo dell’Azerbajgian e i suoi alleati sostengono che esistono percorsi alternativi da utilizzare. Utilizzare un passaggio alternativo controllato dall’Azerbajgian per la consegna occasionale di rifornimenti è, nella migliore delle ipotesi, falso. Più probabilmente, segnerà l’inizio della fine per gli Armeni Cristiani nell’Artsakh. All’inizio di questa crisi, nella repubblica vivevano circa 120.000 Armeni, tra cui 30.000 bambini. Sfortunatamente, a causa della fame e dell’impossibilità di ricevere cure mediche adeguate, si è già verificata una significativa e tragica perdita di vite umane – e la situazione potrà solo peggiorare senza un’azione immediata. Per coloro che sopravvivranno, il trauma sarà permanente. Sebbene ci fosse un tentativo in malafede di dipingere il blocco come legato a preoccupazioni ambientali, gli Armeni e gli osservatori internazionali sapevano che il desiderio era quello di rendere la repubblica così inabitabile che le persone morissero o accettassero di andarsene. Nel frattempo, i sostenitori di questa fame usano campagne coordinate sui social media per fingere che non sia in atto un blocco. Questa propaganda distopica può sembrare assurda per chi ne ha conoscenza, ma i difensori di questi abusi dei diritti umani stanno cercando di confondere le persone, dato tutto ciò che accade nel mondo.

Numerosi gruppi di studio del genocidio e relatori speciali indipendenti delle Nazioni Unite – tra cui il Primo consigliere speciale delle Nazioni Unite sulla prevenzione del genocidio, il Professor Juan Méndez – cercano da mesi di allertare il mondo su queste imminenti atrocità. Il mese scorso, Luis Moreno Ocampo, il Primo procuratore capo della Corte Penale Internazionale, ha pubblicato il suo rapporto indipendente. Ha concluso che un genocidio è già in corso perché, ai sensi dell’Articolo II, (c) della Convenzione sul genocidio, l’Azerbajgian sta “deliberatamente infliggendo al gruppo condizioni di vita calcolate per provocare la sua distruzione fisica”.

La Rete universitaria per i diritti umani, in collaborazione con studenti, avvocati e accademici della Harvard Law School Advocates for Human Rights, del Promise Institute for Human Rights dell’UCLA, della Wesleyan University e del Lowenstein Project di Yale, ha condotto due viaggi conoscitivi nel Nagorno-Karabakh e quattro in Armenia tra marzo 2022 e luglio 2023. Il loro documento informativo recentemente pubblicato afferma: “Inoltre, gli abusi che abbiamo documentato non sono una serie di violazioni di diritti indipendenti; Nel loro insieme, questi abusi rivelano una campagna sincronizzata e globale per svuotare il Nagorno-Karabakh e parti dell’Armenia dagli Armeni”.

Il silenzio collettivo o l’inazione di individui, governi e organizzazioni governative come le Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno perpetuato la crisi. Ogni giorno che passa mette in pericolo sempre più vite.

I vostri dollari delle tasse ora facilitano e consentono questo comportamento fornendo aiuti esteri a una nazione ricca di petrolio. Attraverso le sanzioni economiche, il taglio degli aiuti esteri all’Azerbajgian, il boicottaggio di eventi internazionali in Azerbaigian (come concerti ed eventi sportivi come il calcio e la Formula 1) e attraverso procedimenti nei tribunali internazionali, possiamo ottenere collettivamente risultati, ma questo processo è stato troppo lento e il tempo stringe. Come cittadini, facciamo appello a leader come il Presidente Biden, il Segretario di Stato Blinken e i loro colleghi affinché prendano immediatamente posizione. Devono fare pressione sull’Azerbajgian affinché apra il Corridoio di Lachin senza precondizioni.

Siamo solo due persone. Abbiamo lavorato dietro le quinte per sostenere i nostri fratelli e sorelle armeni, ma questo approccio diplomatico non ha prodotto risultati significativi. È chiaro che a questa crisi non potranno porre rimedio i singoli individui, ma continueremo a fare il possibile per sfruttare tutta l’influenza di cui disponiamo. Non siamo politici o leader di governo e, nonostante i nostri sforzi diplomatici, questa crisi umanitaria è continuata senza una fine chiara in vista, fatta eccezione per il potenziale di pulizia etnica della popolazione armena. Continueremo a usare le nostre voci per diffondere la verità.

La gente dell’Artsakh vuole vivere in pace. Ora è il momento della vera leadership. Abbiamo bisogno che coloro che hanno un ruolo significativo in questi affari chiedano immediatamente che il Corridoio di Lachin venga aperto per fermare un altro genocidio. Vogliamo attirare maggiore attenzione sulla crisi e fare appello a coloro che all’interno del nostro governo hanno veramente a cuore l’umanità affinché intervengano. Gli Stati Uniti hanno la capacità di mobilitare una risposta. I leader che sono efficaci e aiutano il nostro popolo saranno ricordati per il loro eroismo. Anche se ben intenzionati, coloro che sono inerti e inefficaci saranno ricordati per aver permesso che un genocidio avvenisse sotto il loro controllo. La scelta è loro.

Il Centro Rabbinico d’Europa viene criticato per la lettera alla leadership armena

Il gruppo di 50 importanti rabbini europei di alto livello del Centro Rabbinico d’Europa (RCE) hanno ricevuto forti critiche per la loro lettera alla leadership armena, volta a minimizzare la portata della catastrofe umanitaria in corso in Artsakh, di cui abbiamo riferito il 6 agosto [QUI] e il 7 agosto [QUI].

Non solo le autorità armene, ma anche rappresentanti della comunità internazionale, diversi rapporti e dichiarazioni di organizzazioni internazionali indipendenti e gruppi per i diritti umani hanno messo in guardia contro la politica in corso da parte dell’Azerbajgian in Artsakh, che è nella sua essenza genocida. In un recente rapporto, l’ex Procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, ha sostenuto che esiste “una base ragionevole per ritenere che l’Azerbajgian stia attualmente commettendo un genocidio contro la popolazione indigena armena del Nagorno-Karabakh” e lo ha ribadito durante l’audizione d’emergenza del Congresso del 6 settembre, di cui abbiamo riferito il 7 settembre [QUI]. Ha avvertito che gli Stati Uniti rischiano di diventare complici del genocidio in corso nel Nagorno-Karabakh, dove 120.000 Armeni sono stati tagliati fuori da cibo e medicine, sono condannati a morte per fame dal governo dell’Azerbajgian. Non c’è nessun dubbio sull’intento genocida di Aliyev e Luis Moreno Ocampo esorta gli Stati Uniti a intervenire per prevenire nuove atrocità e il deputato Chris Smith mette in guardia dal genocidio contro gli Armeni in Artsakh.

Anche Genocide Watch ha emesso numerosi allarmi a questo riguardo. L’Istituto Lemkin per la prevenzione di genocidio ha pubblicato nel tempo otto rapporti sul rischio di genocidio nel Nagorno-Karabakh.

In una dichiarazione di risposta all’intervento del Centro Rabbinico d’Europa, l’attivista israeliano e analista sulle questioni del Caucaso meridionale, Yaron Weiss, ha scritto: «Come nipote dei sopravvissuti alla Shoah, residuo di una famiglia che fu quasi completamente sterminata, condanno la cinica appropriazione della memoria delle vittime della Shoah da parte di quel gruppo di rabbini. La tragedia del nostro popolo avrebbe dovuto istruire questo gruppo di rabbini sul dovere di sostenere le altre nazioni che sono in pericolo. Il governo dell’Azerbajgian viola gli accordi firmati e decreta la fame per una popolazione di 120.000 Armeni (di cui 30.000 bambini), con l’intenzione di spazzare via la popolazione armena dell’Artsakh».

Weiss prosegue: «Non è meno spiacevole che il gruppo di rabbini abbia scelto di tenere una Conferenza il prossimo novembre in Azerbajgian, un Paese noto per essere un violatore seriale dei diritti umani, che occupa il 168° posto su 180 nell’indice della libertà di stampa, perseguita le persone LGBT, danneggia la libertà di culto, è coinvolto in crimini di guerra e ora porta avanti una politica di chiusura e di fame contro la popolazione armena dell’Artsakh».

Inoltre, in riferimento agli omicidi di massa commessi durante la Shoah dai soldati della Legione azera [Israel fornisce armi all’Azerbajgian, nonostante l’elefante nella stanza, che la comunità internazionale esita ad affrontare a causa della geopolitica – 6 agosto 2023], Weiss afferma: «È doloroso che lo stesso gruppo di rabbini abbia scelto di non condannare i crimini della Legione azera durante il periodo più buio della storia. Così come evitano di condannare l’attuale atteggiamento discriminatorio delle autorità azere nei confronti delle minoranze etniche e dei membri di altre religioni».

Anche la Federazione Armena Europea per la Giustizia e la Democrazia (EAFJD) ha espresso in una Nota il suo profondo rammarico e la forte condanna della lettera del gruppo di rabbini del Centro Rabbinico d’Europa: «In quanto organizzazione euro-armena, l’EAFJD riconosce la delicatezza del termine [genocidio], soprattutto alla luce dell’immensa sofferenza sopportata dal popolo ebraico durante la Shoah, e sostiene pienamente l’importanza di rendere omaggio e di preservare la memoria di quei tragici eventi. Il termine non è usato come confronto storico; piuttosto, viene utilizzato in conformità con la definizione delineata nella Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio».

L’EAFJD osserva che da nove mesi l’Azerbajgian tiene sotto blocco i 120.000 nativi Armeni del Nagorno-Karabakh/Artsakh, tra cui 30.000 bambini, in palese violazione della dichiarazione trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020 da esso firmata. Dal 15 giugno 2023 le autorità azere hanno imposto un assedio totale bloccando l’accesso al cibo e ad altri beni essenziali. Ciò è avvenuto nonostante il fatto che gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Corte Internazionale di Giustizia, la Corte Europea dei Diritti Umani abbiano tutti chiesto all’Azerbajgian di revocare immediatamente il blocco. L’Azerbajgian sfrutta la fame e la privazione dell’accesso ai beni di prima necessità con l’obiettivo di costringere gli Armeni a lasciare la propria patria.

Nella Notra, l’EAFJD invita i rabbini del Centro Rabbinico d’Europa a riconoscere la gravità della situazione nel Nagorno-Karabakh e a rimanere fedeli ai principi di giustizia e diritti umani come rappresentanti di una nazione che un tempo aveva urgentemente bisogno del sostegno e dell’empatia della comunità internazionale nella sua ricerca di giustizia.

Ieri, 8 settembre 2023, si è svolto presso la sede del Ministero della Difesa della Repubblica di Armenia un briefing con gli addetti alla difesa accreditati in Armenia sulla situazione attuale al confine armeno-azerbajgiano.

Una mappa a cura di Marilyn Rybar della situazione attuale lungo il nuovo confine armeno-azerbajgiano, che fa riferimento ad una nuova possibile incursione nelle regioni meridionali dell’Armenia.

Un’altra indicazione che qualcosa sta in fermento, oltre alle 20+ video sui social azeri negli ultimi giorni, che mostrano movimenti di truppe in Azerbajgian, è la pubblicazione da parte del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Pasdaran) iraniano di un video che mette in guardia Baku da quella che potrebbe essere un’altra incursione nel sud dell’Armenia, creando il Corridoio di Zangezur (che taglierebbe la connessione tra Armenia e Iran). All’inizio del video si vedono chiaramente missili o lancio di munizioni in aree occupati dall’Azerbajgan con la guerra dei 44 giorni del 2020, in precedenza controllate dalla Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. Nel video si vede il ponte che attualmente separa l’Iran dai territori occupati dall’Azerbajgian lungo il fiume Araz.

Un post su Twitter dell’eminente professore iraniano Seyed Mohammad Marandi, evoca le prospettive di un’altra guerra lungo i confini dell’Iran, questa volta con l’Azerbajgian che porta avanti il suo progetto del “Corridoio di Zangezur” che dovrebbe collegare l’Azerbajgian con sua exclave Nakhichevan, ovvero il controllo sui territori della regione di Syunik, nel sud dell’Armenia, al confine con l’Iran: «L’Iran ha sempre sostenuto il ripristino della piena sovranità della Repubblica di Azerbajgian e il pieno rispetto dei diritti dei suoi cittadini armeni. Tuttavia, l’Iran non tollererà alcun tentativo di minare la sovranità armena. Le strade dell’Iran verso Yerevan non saranno bloccate».

Il corrispondente senior dell’agenzia di stampa governativa iraniana IRIB afferma: «L’Iran impedirà qualsiasi modifica ai suoi confini… Il fiume Aras è il confine comune con l’Armenia e con la Repubblica di Baku» (come l’Azerbajgian viene avversamente chiamato da alcuni iraniani).

Come abbiamo riferito, nei giorni scorsi sono stati registrati numerosi voli dalla base aerea israeliana di Ovda a Ganja, in Azerbajgian. Ora da Ganja a all’exclave di Nakhichevan è stato visto volare l’aereo cargo IL-76 (Reg: 4K-AZ40; IACO 600828) sospettato di trasportare carichi militari visto volare da Ganja all’exclave di Nakhichevan, il terzo volo dello stesso giorno.

«È molto probabile che si stia pianificando un conflitto armato. Non solo gli utenti armeni e azeri postano e si accusano a vicenda, ma ora i social media russi, iraniani e turchi iniziano di nuovo a parlare di una possibile guerra tra Armenia e Azerbajgian.
Abbiamo motivo di credere che esista una seria minaccia di guerra con l’Azerbajgian che effettua un’altra incursione in Armenia (questa volta da entrambe le parti), e forse nel Nagorno-Karabakh. Si ritiene che la capacità deterrente delle forze armene e del Karabakh sia bassa. Situazione molto pericolosa» (Nagorno Karabakh Observer).

«L’Azerbajgian ha pianificato di iniziare una nuova guerra e di sferrare devastanti attacchi militari su Yerevan. L’Azerbajgian è pronto ad attaccare la capitale dell’Armenia con missili a lungo raggio, che causeranno vittime tra la popolazione civile. Questo è un calcolo molto specifico di Aliyev. Perché l’Azerbajgian intende attaccare la stessa Yerevan e causare vittime tra la popolazione civile?
Come un dittatore medievale, Aliyev ha adottato le tattiche di Putin nella guerra contro l’Armenia. Aliyev vede che Vladimir Putin distrugge gli insediamenti pacifici dell’Ucraina, uccide persone pacifiche e bambini, ma non viene punito. L’impunità di Putin incoraggia Aliyev. L’Azerbajgian è fiducioso che colpire la capitale dell’Armenia e altri insediamenti non sarà punito a livello internazionale.
Nel 2020, Aliyev ha condotto guerra al Nagorno-Karabakh per 44 giorni. Dal 9 novembre 2020 ad oggi ha effettuato grandi e piccoli attacchi militari contro l’Armenia, uccidendo persone e occupando territori, ma non è stato punito per crimini di guerra. A proposito, l’impunità di Aliyev è stata una delle ragioni per cui Putin ha attaccato l’Ucraina. Anche il Presidente della Russia è rimasto impunito fino ad oggi.
Colpendo la capitale Yerevan e altre grandi città armene, Aliyev intende costringere le autorità armene a smettere di sollevare la questione della sicurezza e della tutela dei diritti degli Armeni del Nagorno-Karabakh nelle strutture internazionali e nei Paesi occidentali.
Dopo l’attacco all’Armenia e l’occupazione dei territori armeni del 13 settembre 2022, Yerevan non ha rinunciato a tutelare i diritti degli Armeni dell’Artsakh nelle strutture internazionali. L’Azerbajgian intende aumentare il livello di pressione militare sull’Armenia in modo che il governo di Pashinyan firmi un accordo che darà ad Aliyev l’opportunità di effettuare una pulizia etnica e un genocidio senza ostacoli nel Nagorno-Karabakh.
L’Azerbajgian vuole che l’accordo Armenia-Azerbajgian non menzioni il Nagorno-Karabakh, non avvii i negoziati attraverso il meccanismo internazionale Baku-Stepanakert e trasformi il conflitto del Nagorno-Karabakh in una questione interna dell’Azerbajgian attraverso la pressione militare e la fame.
Se nell’accordo non verranno fissati i meccanismi per garantire i diritti degli Armeni del Nagorno Karabakh, l’Azerbajgian invaderà il Nagorno-Karabakh prossimamente. Aliyev vuole avere questa opportunità.
La macchina di propaganda dell’Azerbajgian giustificherà la necessità di un attacco militare alla capitale dell’Armenia e ad altre grandi città come se avesse colpito obiettivi militari legittimi che minacciavano la sicurezza dell’Azerbajgian.
Un anno o due fa, Aliyev annunciò che non avrebbe permesso all’Armenia di avere un esercito e che avrebbe distrutto l’equipaggiamento militare che rappresenta una minaccia per l’Azerbajgian, indipendentemente dalla sua ubicazione.
Gli esperti sulle questioni dell’Azerbajgian testimoniano che l’Azerbajgian di solito annuncia in anticipo i suoi piani militari attraverso gli esperti e i giornalisti di Aliyev, e poi implementa questo scenario.
Gli attacchi militari su Yerevan sono necessari per l’Azerbajgian e il suo alleato, la Russia, per provocare sconvolgimenti politici interni in Armenia e portare al potere le forze appoggiate dalla Russia. Questo scenario è abbastanza realistico. L’Azerbajgian calcola che l’Armenia riceverà colpi militari devastanti, e se non riesce a costringere l’Armenia a firmare un documento che autorizza il genocidio nel Nagorno-Karabakh, allora c’è un secondo piano.
Dopo aver effettuato attacchi militari contro l’Armenia, Aliyev ritiene che occuperà facilmente il Nagorno-Karabakh e conquisterà nuovi territori dall’Armenia. In particolare, oltre a Yerevan, il secondo obiettivo forte dell’Azerbajgian sarà Syunik, la regione meridionale dell’Armenia. In particolare, un attacco a Syunik consentirebbe all’Azerbajgian e alla Russia di costringere finalmente l’Armenia a cedere il corridoio sovrano che collega l’Azerbajgian a Nakhichevan, che sarebbe controllato dalla Russia.
L’Azerbajgian ha calcolato che con l’imminente attacco militare, dovrebbe finalmente risolvere la questione del Nagorno-Karabakh, impadronirsi di nuovi territori dall’Armenia e privare l’Armenia delle sue capacità di autodifesa. L’Occidente dovrebbe prendere molto sul serio le intenzioni dell’Azerbajgian e della Russia contro la sicurezza dell’Armenia.
Questo scenario di morti di massa può essere evitato solo in un caso. Gli USA e l’Unione Europea devono aumentare notevolmente la pressione sull’Azerbajgian per prevenire un brutale attacco militare contro l’Armenia e il Nagorno-Karabakh e per riportare l’Azerbajgian ad un processo negoziale pacifico.
Seguo quotidianamente i media azeri. Ilham Aliyev e i media che lo servono, esperti, annunciano i piani azeri di attaccare il territorio stesso dell’Armenia. Inoltre ne parlano in russo o in inglese in modo che il pubblico armeno possa conoscere queste minacce.
Penso che sia dovere di tutti noi mettere in guardia i nostri partner internazionali dalle minacce pubbliche che stanno lanciando contro Yerevan e che sia necessario prevenire questo terribile scenario.
Lo scenario, il pericolo di cui ho parlato in questo post, lo sappiamo perfettamente dalle recenti dichiarazioni pubbliche dei media e degli esperti controllati dall’amministrazione Aliyev» (Roberto Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Ieri, 8 settembre 2023, l’Ambasciatore dell’Armenia nella Federazione Russa, Vagharshak Arutyunyan, è stato convocato al Ministero degli Esteri russo a causa di una serie di azioni “ostili” di Yerevan, come riporta il Ministero: «Al Ministero degli Esteri della Federazione Russa, l’Ambasciatore dell’Armenia a Mosca, V.V. Arutyunyan, è stato convocato e gli è stata presentata una forte protesta». Il Ministero ha specificato che queste azioni includono l’avvio del processo di ratifica dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale in Armenia, la visita della moglie del Primo Ministro Nikol Pashinyan in Ucraina, la fornitura di assistenza umanitaria al regime di Kiev e lo svolgimento di esercitazioni militari che coinvolgono gli Stati Uniti sul territorio armeno. Oltre alla Nota di protesta su questi argomenti, è stata consegnata all’Ambasciatore armeno una Nota di protesta in merito alle “dichiarazioni offensive” del Presidente dell’Assemblea Nazionale armena, Alen Simonyan, rivolte a Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri russo, e al Ministero nel suo complesso.

«Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri russo, continua la sua serie di dichiarazioni assurde rivolte all’Armenia. Oggi [8 settembre 2023], durante il forum sui media russo-armeno, ha affermato che la Russia è preoccupata per l’aumento del numero dei media filo-occidentali in Armenia. “Consideriamo inaccettabili i tentativi di seminare inimicizia e odio tra i nostri popoli e di incolpare la Russia per tutte le disgrazie dell’Armenia. Partiamo dal presupposto che né noi né voi possiamo essere soddisfatti della chiara tendenza apparsa recentemente nell’arena dell’informazione armena”, ha dichiarato Zakharova. Ha affermato che la diffusione di informazioni “unilaterali, negative e false” sulla Russia contraddice la tradizionale natura amichevole delle relazioni tra i due Paesi.
Ha anche lamentato che i personaggi russi sono inclusi nella lista nera e non possono visitare l’Armenia. “La decisione di definire ‘persone indesiderabili’ i leader dei media e gli scienziati politici nel nostro Paese, che non hanno infranto la legge ed espresso le loro opinioni personali, danneggia gravemente la cooperazione tra Russia e Armenia”, ha insistito.
È assurdo che il portavoce del regime dittatoriale, che ha soppresso la libertà di parola e perseguitato la libertà dei media con metodi goebbelsiani, si preoccupi del divieto di ingresso in Armenia ai giornalisti e ai propagandisti russi. La Russia considera non liberi i discorsi che non elogiano la guerra criminale di Putin.
Oggi in Russia non esistono giornalisti liberi, perché il regime dittatoriale del Cremlino ha creato condizioni mortali, a causa delle quali i media liberi sono stati costretti a fuggire dal Paese. Il portavoce della Russia non ha il diritto di interferire negli affari interni dell’Armenia e di esprimere un’opinione sulla questione se i media debbano essere filo-occidentali o filo-russi.
E cosa significano i media filo-occidentali? Secondo la logica del Cremlino, tutti i media che definiscono la guerra della Russia contro l’Ucraina un crimine contro l’umanità, presentando cioè la realtà, sono media filo-occidentali. Il fatto è semplicemente che l’Armenia è uno stato democratico e c’è libertà di parola. Nessuno in Armenia, sia esso un rappresentante del governo o dell’opposizione, può ordinare ai media liberi di tacere o di distorcere la verità sulla guerra russo-ucraina.
Naturalmente, la Russia ha una vasta rete di agenzie e i canali televisivi russi di propaganda vengono trasmessi in tutta l’Armenia, ma in realtà non sono riusciti a fare il lavaggio del cervello agli Armeni e a giustificare la guerra russa. Ecco perché il portavoce di Lavrov è preoccupata.
Anche se i media “filo-occidentali” tacciono, gli abitanti dei villaggi di confine dell’Armenia hanno visto come i soldati russi di stanza al confine armeno-azerbajgiano hanno lasciato le loro basi poche ore prima dell’attacco dell’Azerbajgian e le hanno consegnate all’Azerbajgian. Chi può vietare ai giornalisti di parlarne?
Dopo il 13 settembre 2022, la Russia e l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) si sono rifiutate di adempiere ai loro obblighi di sicurezza nei confronti dell’Armenia, non hanno fornito armi e munizioni, non hanno inviato gruppi di reazione rapida in Armenia, che insieme avrebbero protetto l’Armenia con soldati armeni da un attacco dall’Azerbajgian.
L’Azerbajgian ha occupato almeno 150 chilometri quadrati di territorio dell’Armenia. La Russia e la CSTO sono obbligate a valutare questa occupazione e a sostenere la liberazione di questi territori armeni. Il Cremlino si rifiuta di farlo, sebbene ne sia obbligato. Se i media “filo-occidentali” tacciono su questi tradimenti russi, resta il fatto che la Russia non sta adempiendo alle proprie responsabilità in materia di sicurezza, e i cittadini lo vedono tutto. È impossibile nasconderlo.
La Russia ha rinnegato il suo impegno nei confronti del Nagorno-Karabakh, a seguito del quale l’Azerbajgian ha chiuso il Corridoio di Lachin e condanna alla fame 120.000 Armeni. Dal dicembre 2022, le forze di mantenimento della pace russe hanno chiesto tangenti agli Armeni nel Nagorno-Karabakh in cambio del trasporto di beni umanitari. In altre parole, hanno approfittato della difficile situazione dei 120.000 Armeni sotto assedio. Oggi, le forze di mantenimento della pace russe usano i loro elicotteri per trasportare cibo nell’Artsakh, ma solo per se stessi, e non forniscono quel cibo agli Armeni. Se i media “filo-occidentali” non presentano i fatti dell’inerzia e della corruzione della Russia nel Nagorno-Karabakh, i 120.000 Armeni del Nagorno-Karabakh non capiscono tutto questo?
Nel 2010-2020, Russia e Bielorussia hanno fornito all’Azerbajgian armi per miliardi di dollari, che costituivano il 67% dell’arsenale di Baku. A causa dell’uso delle armi russe, migliaia di Armeni furono uccisi durante le guerre. Maria Zakharova vuole che i media “filo-occidentali” nascondano questa verità ai cittadini armeni.
Oggi la Russia propone che il Nagorno-Karabakh venga integrato nell’Azerbajgian, come la minoranza serba in Kosovo. Tuttavia non si propone di introdurre un programma internazionale di sicurezza chiaro e garantito e diritti. È diventato noto il nuovo piano di Lavrov, secondo il quale l’Azerbajgian ottiene il diritto di arrestare gli Armeni che hanno partecipato alla guerra nel Nagorno-Karabakh. Maria Zakharova vuole che i media “filo-occidentali” non mettano in guardia sul possibile genocidio?
La Russia deve fare i conti con il fatto di perdere l’Armenia e il popolo armeno. Non ha più potere sull’Armenia e saranno i cittadini armeni a decidere chi salirà al potere qui.
Il governo armeno dovrebbe far sparire i canali televisivi di propaganda russa che operano nei multiplex pubblici. La democrazia in Armenia è irreversibile e nessuno, nemmeno lo zar russo, può decidere cosa dovrebbero trasmettere i media armeni.
È interessante notare che ieri [8 settembre 2023] in Armenia sono stati arrestati il blogger filorusso Mikayel Badalyan e il giornalista di Sputnik Armenia Ashot Gevorgyan. Sono accusati di traffico illegale di armi. Mika Badalyan era già stato arrestato per aver diffuso false informazioni su “attacchi terroristici in preparazione a Yerevan e oltre”, ma è stato rilasciato su cauzione. Maria Zakharova ha presentato Mika Badalyan come un blogger filo-russo. Mi chiedo se tutti i blogger filo-russi siano coinvolti nel traffico illegale di armi, oltre alla propaganda filo-Cremlino. Questa domanda è retorica» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]