La svolta occidentale dell’Armenia (Osservatorio Balcani e Caucaso 09.04.24)
La decisione di Yerevan di allontanarsi da Mosca e orientarsi verso USA e UE non è priva sfide economiche e complessità geopolitiche. In un recente incontro, Washington e Bruxelles hanno promesso aiuti economici, ma il premier armeno Pashinyan sembra deluso
In quella che potrebbe rivelarsi una mossa in gran parte simbolica, gli Stati Uniti e l’Unione Europea si sono impegnati a sostenere ulteriormente l’Armenia in un incontro ad alto livello tenutosi a Bruxelles venerdì scorso. In totale il paese, ancora scosso da una guerra devastante con il vicino Azerbaijan nel 2020 e dall’afflusso di 100mila rifugiati di etnia armena dal Karabakh, riceverà 270 milioni di Euro dall’UE e 65 milioni di dollari dagli Stati Uniti nei prossimi quattro anni.
Il vertice era stato annunciato in una dichiarazione congiunta rilasciata dal primo ministro armeno Nikol Pashinyan e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dopo il loro incontro a Granada lo scorso ottobre, e si è svolto nel momento in cui l’Armenia cerca di stringere relazioni più strette con l’UE e di allontanarsi dalla tradizionale dipendenza dalla Russia. A Pashinyan e von der Leyen si è unito il segretario di Stato americano Antony Blinken.
“L’Unione europea e gli Stati Uniti sostengono un futuro stabile, pacifico, sicuro, democratico e prospero per l’Armenia e la regione”, si legge in una nota pubblicata sul sito web del Dipartimento di Stato americano. “In questo contesto, miriamo ad espandere la cooperazione per rafforzare la resilienza dell’Armenia, anche in settori chiave come le riforme politiche, lo sviluppo economico e il sostegno umanitario”.
La svolta occidentale di Yerevan non è priva di problemi. Azerbaijan, Russia e Turchia hanno criticato l’incontro, avvertendo che potrebbe portare ad un maggiore conflitto geopolitico nel Caucaso meridionale e potenzialmente far deragliare ancora una volta le speranze di un accordo per normalizzare le relazioni tra Yerevan e Baku. Sia von der Leyen che Blinken si sono affrettati a chiamare il presidente azero Ilham Aliyev nel tentativo di dissipare i timori di un sostegno militare.
La scorsa settimana, le tensioni erano già aumentate al confine mentre Yerevan e Baku negoziavano la possibile restituzione di quattro villaggi non enclavi situati all’interno dell’Azerbaijan, ma sotto il controllo dell’Armenia dall’inizio degli anni ’90.
Tuttavia, secondo i media armeni, i membri del partito del Contratto Civile del primo ministro Pashinyan erano insoddisfatti dell’esito dell’incontro e si aspettavano molto di più. Alcuni avevano già espresso preoccupazione per il fatto che qualsiasi allontanamento dall’Unione economica eurasiatica (EAEU, la risposta di Mosca all’UE a cui l’Armenia ha aderito non senza polemiche nel 2013) potrebbe devastare l’economia del paese, dipendente come sarà per qualche tempo da Mosca.
L’Armenia dipende in modo significativo dalla Russia per il gas venduto ad un prezzo ben inferiore a quello di mercato, per le rimesse dei lavoratori migranti e come principale mercato per le sue esportazioni. Sebbene Yerevan cerchi di diversificare la propria economia e trovare nuovi mercati, nella settimana precedente l’incontro di Bruxelles molti commentatori hanno espresso dubbi sulla capacità dei produttori armeni di soddisfare i rigorosi standard di qualità dell’UE. Il paese deve inoltre affrontare ulteriori vincoli dato che due dei suoi quattro confini terrestri rimangono chiusi.
Questa realtà non è sfuggita a Blinken e von der Leyen, che hanno sottolineato l’importanza di sbloccare le vie di trasporto regionali, anche nel contesto del “Crocevia della pace” che Pashinyan ha recentemente resuscitato, e anche se la questione deve ancora essere pienamente discussa con i vicini Iran e Georgia o addirittura con Azerbaijan e Turchia. “Esploreremo anche il trasporto transfrontaliero, se e quando le condizioni lo consentiranno”, ha affermato von der Leyen nel suo discorso .
Blinken ha ribadito l’importanza dell’integrazione regionale come “chiave per la sicurezza e la prosperità”, mentre il sottosegretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici James O’Brien ha aggiunto in una conferenza stampa tenutasi successivamente che un accordo finale tra Armenia e Azerbaijan rimane un obiettivo importante. Tuttavia, ha anche lasciato intendere che gli Stati Uniti sperano di vedere i collegamenti di trasporto aggirare Russia, Cina e Iran, aumentando potenzialmente il confronto geopolitico.
“Questa è la strada migliore affinché la regione possa avere sicurezza a lungo termine e sviluppare prosperità, in particolare nuove rotte commerciali che potrebbero andare dal Mediterraneo all’Asia centrale”, ha affermato.
Nel frattempo, sebbene gli Stati Uniti e l’UE avessero precedentemente sottolineato l’importanza di facilitare il ritorno di 100mila armeni fuggiti dal Nagorno Karabakh a fine settembre prima del suo scioglimento, von der Leyen si è invece concentrata sulla loro “integrazione a lungo termine in Armenia”. Pashinyan ha parlato solo di “consentire ai rifugiati di ricostruire la propria vita con dignità attraverso politiche abitative e di attivazione economica”.
Anche se alcuni media dell’opposizione affermano che il primo ministro armeno è rimasto deluso dall’esito dell’incontro, quest’ultimo indica comunque l’approvazione e il sostegno internazionale alla sua leadership in un momento di crescente pressione in patria. “Credo che la nostra visione condivisa di un futuro democratico, pacifico e prospero continuerà a fungere da spina dorsale e stella polare delle nostre relazioni”, ha detto Pashinyan.