Addio a Armen Mazloumian, erede della famiglia che fondò il Baron’s Hotel ad Aleppo (Lastampa 18.01.16)

Se n’è andato venerdì scorso Armen Mazloumian, senza riuscire a rivedere un’ultima volta l’albergo a cui aveva dedicato tutta la sua vita. Era l’ultimo erede della famiglia armena che aveva fondato il Baron’s Hotel ad Aleppo, l’albergo che ha ospitato cento anni di storia del Medio Oriente, da Lawrence d’Arabia a Agatha Christie, e poi uno dei testimoni chiave nel processo contro i Giovani Turchi autori del genocidio armeno ma anche De Gaulle, Nasser, Rockfeller, Ceausescu, Tito, re Feisal e Hafez al-Assad (padre dell’attuale presidente), Pier Paolo Pasolini e tutti gli archeologi che lavoravano nei numerosi siti della zona.

Ha resistito fino a dicembre Armen Mazloumian, come un capitano che non abbandona la nave che affonda. Poco prima di Natale il cuore e i reni duramente provati da quasi quattro anni di guerra lo hanno costretto a ricoverarsi. Erano stati anni durissimi: il Baron’s era il fantasma di sé stesso, colpito dalle bombe anche se non seriamente danneggiato, privo di acqua, di riscaldamento. Era così dall’inizio della guerra ma Armen non aveva mai voluto abbandonare le stanze dove ancora si conserva in una teca un conto non pagato da Lawrence d’Arabia e in un libro le firme dei tanti grandi del passato. Sapeva di essere l’ultimo custode di una memoria che sembrava allontanarsi sempre più ora che ad Aleppo il suq è stato incendiato, i siti archeologici sono stati saccheggiati e i potenti del mondo si tengono ben lontani da una città che non è più il crocevia del Medio Oriente.

L’avevo sentito più volte in questi anni. Nonostante le bombe, il freddo, le privazioni, si rivolgeva a me con la cortesia e i modi da gentleman che aveva sempre avuto. Era diversa solo una sfumatura di rassegnazione amara quando provavo a parlargli del progetto per un documentario che avrebbe dovuto raccontare ancora la sua storia. Aveva ragione lui, lo sapevamo entrambi, non era in condizione di programmare né di sperare in nulla ma la speranza resta un diritto inalienabile anche quando si mette da parte la propria salvezza. Avrebbe avuto mille occasioni di andare via Armen Mazloumian in questi anni, non l’ha mai fatto, non ha mai nemmeno immaginato di farlo: la sua vita era lì, qualunque fosse. Ora che Armen non c’è più nessuno sa che cosa accadrà al Baron’s, nessuno sa quanto resisterà né che cosa ne sarà dei ricordi che custodisce. Si sa solo che ancora una luce di speranza si è spenta in una città dove per secoli cattolici, ebrei e musulmani hanno vissuto in pace.  Continua