Al Biografilm soffiano forte i ’Venti di vita’ (ilrestodelcarlino 30.05.24)

Dal Nagorno Karabakh di ’Jardin Noir’ firmato Alexis Pazoumian alla Bolognina di ’Romina’ raccontata da Valerio Lo Muzio e Michael Petrolini, c’è tutto il mondo al Biografilm Festival, ventesima edizione, dal 7 al 17 giugno. Non è certo una novità, ma è importante ricordare che la kermesse dedicata ai documentari più importante d’Italia e fondamentale nell’agenda internazionale, è stata capace di portare a Bologna, dal 2005 quando nacque, gli argomenti più incredibili narrati dai cineasti di ogni angolo della terra, dando voce a storie marginali, a comunità sconosciute e a filmmaker intraprendenti che hanno aperto le nostre menti. Un bel salto dall’altra parte dell’industria cinematografica, quella del documentario, che nel 2005 sperimentò una sorta di anno zero.

I direttori artistici Chiara Liberti e Massimo Benvegnù, che guidano il festival dal 2022, proseguendo il lavoro di ricerca in quel terreno reso fertile da Andrea Romeo, che il Biografilm lo inventò (e pure il concetto di guerilla staff), per questa edizione del ventennale hanno guardato circa 600 film, portandone 77 in selezione ufficiale, 58 come anteprime di cui 19 mondiali e hanno scelto ’Venti di vita’ come titolo forte per un momento storico compresso dalle guerre. C’è sempre stato un effetto particolare al Biografilm, quest’anno fruibile in sette luoghi, dal pop up Arlecchino al Lumière e fino al chiostro di Santa Cristina, e si tratta di quello sdoppiamento tra guest reali e ospiti rappresentati sul grande schermo.

Chi sono i grandi protagonisti? Sono autori, registi, attori ma soprattutto coloro che sono rappresentati in queste storie cinematografiche per lo più tratte da episodi reali. Quindi, sui vari red carpet dislocati all’ombra delle Due Torri passeranno il produttore indipendente Ted Hope, il fotografo Joel Meyerowitz, il regista Abel Ferrara, l’attrice Talia Ryder (’The Sweet East’ di Sean Price Williams), l’attore Micha Lescot, la regista candidata all’Oscar Kaouther Ben Hania, l’attrice Barbara Ronchi e la regista Malgorzata Szumowska. Sulla passerella delle immagini però ci sarà un parterre incredibile composto da Enrico Berlinguer, Elsa Morante, i Nomadi, Tony Negri, Patti Smith, Peaches, John Galliano (’High&Low’ di Kevin Macdonald), Carnival of Fools, il regista palestinese Mohamed Jabaly ma anche i diritti delle donne con Olfa e le sue figlie, i migranti naufraghi a Lampedusa, Sanjivani e la sua lotta nell’India Rurale, un agricoltore di Amsterdam, il fiume sacro Whanganui, una comunità psichiatrica di Palermo.

Ecco le tante narrazioni possibili a un festival di cui lnon vogliamo più fare a meno. Basta dare un’occhiata al manifesto di questa edizione, per capire quanto si è imparato in fatto di cinema e biografie in tutti questi anni: abbiamo scoperto Iris Apfel da poco scomparsa, il mitico Sixto Rodriguez nel film Sugar Man, che se n’è andato nel 2023 e che quando venne a Bologna scatenò il mondo della stampa e abbiamo anche imparato a pronunciare il linguaggio del modo documentaristico di Roberto Minervini (sul manifesto non c’è) che finalmente quest’anno è stato consacrato da Cannes con il premio alla regia. Con la stessa curiosità di sempre Bologna aspetta l’inizio venerdì 7 giugno con l’anteprima italiana di Hors du Temps di Olivier Assays e poi la serata di premiazione il 17 quando sarà Abel Ferrara a fare il suo ingresso con ’Turn in the Wound’ sulla guerra in Ucraina.

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