Aladura, la memoria del genocidio degli Armeni (Il Friuli 17.11.21)

Giovedì 18 novembre, all’Auditorium Vendramini, ‘viaggio’ attraverso il diario di una donna armena vissuta nei primi decenni del 1900 e testimone della tragedia di un popolo

Dopo la preziosa testimonianza di Lidia Maksymowicz, Aladura, giovedì 18 novembre alle 20.30 all’Auditorium Vendramini, propone la memoria del genocidio degli Armeni attraverso il diario di una donna armena vissuta nei primi decenni del 1900 e testimone del genocidio armeno. Un prezioso documento che in Francia è stato accostato al diario di Anna Frank …
L’incontro vedrà protagoniste due donne, Antonia Arslan e Anny Romand, la prima scrittrice e saggista italiana di origine armena, autrice di numerosi saggi, è  particolarmente conosciuta per il romanzo “La masseria delle allodole” (2004); la seconda scrittrice e traduttrice e autrice del libro “Mia nonna d’Armenia” (La Lepre Edizioni, 2020).

Nel 2014, riordinando le cose di famiglia, Anny Romand scopre un  quaderno di settanta pagine di cui non sapeva nulla. Scritto da sua nonna nel 1915 in armeno, francese e greco,  racconta il viaggio di un gruppo di donne e bambini armeni sulle strade dell’Anatolia, verso il deserto e la morte. Nel libro vengono pubblicati alcuni estratti di quel quaderno, in parallelo con le conversazioni che l’autrice aveva con la nonna che l’ha cresciuta. Confrontando il ricordo di quelle conversazioni con le terribili descrizioni del quaderno, Anny Romand rivive l’infinito dolore degli Armeni, filtrato attraverso gli occhi di una bambina. L’innocenza di fronte all’orrore. “Quando avevo otto anni mia nonna mi raccontava la sua storia, la storia tragica del massacro degli armeni, avvenuto cinquant’anni prima. Ero la sola ad ascoltarla, affascinata e sconvolta. Mia madre era molto contrariata quando ci trovava in lacrime, una nelle braccia dell’altra: la farai impazzire, questa bambina! …Ma dal racconto di mia nonna emergeva una giovane donna colta, bella, raffinata e libera. Vorrei condividere con voi quel  racconto”.

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