ALTRE ARMI AL DITTATORE AZERO: QUANTO È DEBOLE LA POLITICA ESTERA ITALIANA (Politicamentecorretto 21.06.23)

ALTRE ARMI AL DITTATORE AZERO: QUANTO È DEBOLE LA POLITICA ESTERA ITALIANA

Nelle scorse settimane è stata diffusa la notizia della vendita all’Azerbaigian di (almeno) due aerei da trasporto militare da parte di Leonardo. Tale fornitura si aggiunge a quelle precedenti nel solco di sempre più stringenti contatti, anche nel campo della Difesa, tra l’Italia e l’Azerbaigian.

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Le organizzazioni e associazioni armene in Italia osservano con estrema preoccupazione non solo il rafforzamento dell’arsenale bellico azero con crescenti forniture e addestramenti anche dallo Stato italiano, ma soprattutto l’assoluta assenza di Roma, ormai appiattita sulle posizioni del regime azero, nelle discussioni internazionali sul contenzioso armeno-azero, come peraltro ben evidenziato dalla mancata partecipazione ai recenti vertici organizzati sul tema dall’Unione europea.

In particolare:

–        L’Italia continua a fornire armi e assistenza a un Paese formalmente in guerra, in violazione della legge 185/1990;

 

–        Nell’attuale prima forza politica di governo è presente una qualificata lobby filo azera (parlamentari e ministri) che non ha alcuna remora nel manifestare la propria vicinanza al regime azero nonostante gli indici internazionali di settore collochino l’Azerbaigian agli ultimissimi posti per libertà di stampa, rispetto dei diritti civili e politici, percezione della corruzione (al riguardo: RSF, Freedom house, Trasparency)

 

–        La conclusione di accordi commerciali anche con le peggiori dittature non deve essere alibi per “dimenticare” quei principi e valori democratici che sono alla base delle istituzioni italiane;

 

–        La politica estera dell’Italia, nel caso specifico, è caratterizzata da debolezza, paura e incapacità di assumere un ruolo che non sia quello di mero esecutore di ordini altrui;

 

–        L’Italia non ha speso una sola parola di solidarietà o comunque di attenzione verso la popolazione armena del Nagorno Karabakh (Artsakh) che è isolata dal resto del mondo da oltre sei mesi a causa del blocco azero lungo il corridoio di Lachin;

 

–        L’Italia, nonostante sensibilizzazioni politiche e diplomatiche al riguardo, non ha inteso intervenire con azioni umanitarie – a differenza di quanto fatto da altre nazioni europee – per ottenere la liberazione di almeno alcuni prigionieri di guerra armeni ancora illegalmente detenuti nelle carceri azere a quasi tre anni dalla fine della guerra.

Come cittadini italiani di origine armena siamo sconcertati di fronte alla politica italiana e registriamo con amarezza i commenti internazionali sui social riguardo al comportamento delle istituzioni e la loro vicinanza a un autocrate guerrafondaio e ai sospetti che le azioni di taluni siano motivate solo da tornaconti economici.

Nonostante i secolari rapporti culturali, religiosi e sociali fra la nazione armena e quella italiana, con amarezza dobbiamo constatare come l’Italia abbia oggi fatto una scelta di campo, schierandosi dalla parte di una pericolosa dittatura come quella azera e rinunciando alla propria dignità politica e istituzionale.

Le organizzazioni e associazioni armene in Italia confidano che il governo italiano voglia modificare la propria posizione: gli antichi legami restano, il gas (e il caviale) di Baku prima o poi finisce.

Coordinamento delle organizzazioni e associazioni armene in Italia

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