Anniversario del genocidio armeno Un forte impegno a non dimenticare (Corriere della Sera 22.04.19)

Alla vigilia del 24 aprile, data scelta per commemorare lo sterminio del 1915,
l’editore Guerini interviene su una tragedia che le stragi dei cristiani rendono attuale

Un gruppo di profughi armeni all’epoca del genocidio
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Il 10 aprile la Camera dei Deputati del Parlamento italiano ha approvato una mozione bipartisan di grande rilevanza storica e culturale, con cui il governo si impegna a «riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale».

Come Edizioni Guerini, sposiamo in pieno questa affermazione e, alla vigilia del 24 aprile, data commemorativa del genocidio armeno, facciamo nostro l’impegno a darne la massima risonanza. Una missione culturale che Edizioni Guerini porta avanti fin dal 1992, con la pubblicazione del Canto del pane di Daniel Varujan, grazie al prezioso contributo di Antonia Arslan (co-fondatrice della casa editrice), dedicando una parte importante del catalogo proprio alla valorizzazione di documenti, carte, testimonianze, studi relativi al genocidio.

Frutto di questo lavoro sono stati libri importanti e decisivi per l’interpretazione storica del genocidio come i lavori di Dadrian e Dedeyan (pubblicati in una serie dedicata, «Carte armene»), il Diario dell’ambasciatore americano a Costantinopoli Henry Morgenthau, il volume fotografico Armin T. Wegner e gli armeni in Anatolia, La Santa Sede e lo sterminio degli Armeni nell’Impero Ottomano. Dai documenti dell’Archivio Segreto Vaticano e dell’Archivio Storico della Segreteria di Stato di Karakhanian e Viganò L’inquietudine della colomba. Essere armeni in Turchia di Hrant Dink, per citarne solo alcuni.

Tra le pubblicazioni più recenti, vi sono l’importante testimonianza di Hasan Cemal, nipote di Cemal Pasha, uno degli esecutori materiali del genocidio (1915: Genocidio armeno) e il saggio I peccati dei padri della studiosa Siobhan Nash-Marshall, opera coraggiosa e stimolante pubblicata in Italia solo pochi mesi fa e che ha animato un vivace dibattito sulle pagine culturali dei principali giornali del nostro Paese.

Impossibile non citare poi i lavori di Taner Akcam, lo studioso che forse più di ogni altro ha avuto il merito di attirare l’attenzione pubblica, anche italiana, su questi temi così spesso trascurati. Di Taner Akcam uscirà nei prossimi mesi per le nostre edizioni l’ultimo libro, Killing Orders, con la traduzione di Vittorio Robiati Bendaud e la prefazione di Antonia Arslan, a coronamento dell’opera di diffusione e mediazione culturale avviata oltre venticinque anni fa.

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