Armenia-Azerbaigian: per una narrazione lineare (Gente e Territorio 17.02.22)

Spett. redazione, abbiamo avuto modo di leggere lo scambio di interventi degli ultimi giorni riguardo la contrapposizione tra armeni e azeri.

Avendo i nostri canali di comunicazione denunciato le improvvide esternazioni della senatrice Papatheu che, senza alcuna cognizione di fatto, aveva lanciato un “appello a tutti i parlamentari italiani ed europei contro le provocazioni armene”, ci sentiamo in qualche modo parte in causa nella diatriba e ci permettiamo alcune considerazioni.

La senatrice in questione, nel suo slancio di simpatia per l’Azerbaigian – Paese che “Reporter senza frontiere” colloca al 168° posto su 180 nazioni per la libertà di informazione nel mondo (come dire che Aliyev sta giusto qualche gradino sopra il nordcoreano Kim Jong-un…) – aveva etichettato come “provocazioni armene” gli scontri tra reparti dei due eserciti. Senza alcuna verifica documentale, semplicemente rilanciando la tesi ufficiale del governo azero, trascurando la circostanza che gli scontri erano avvenuti alcuni chilometri dentro il territorio della repubblica di Armenia.

Non comprendiamo quindi per quale motivo il prof. Pommier Vincelli si sia sentito in dovere di giustificare la posizione della senatrice (“ella appartiene a un organismo parlamentare che ha nella sua mission contribuire a disinnescare le crisi internazionali”) il cui ruolo di parlamentare della repubblica italiana dovrebbe indurre piuttosto alla massima cautela quando si parla di relazioni estere.

Quanto alle sue valutazioni sulla storia del Caucaso meridionale ci sia concesso di suggerire la necessità di una narrazione che deve seguire sempre un ragionamento lineare evitando citazioni e omissioni dei fatti a seconda di una propria convenienza interpretativa.

Il dibattito storico è sempre utile e opportuno, ciascuno difendendo le proprie posizioni e i propri interessi in un chiaro posizionamento di campo; sicché davvero stona, in questa discussione,quella patente di aurea imparzialità (“il mio lavoro cerca di basarsi sulle evidenze scientifiche e non sul sostegno di una parte contro l’altra”) che il prof. Pommier Vincelli si autoriconosce e che cozza con il suo evidente sostegno alla causa dell’Azerbaigian e con certe affermazioni come quella sul genocidio degli armeni (“sofferenze del 1915”) che possono essere interpretate come un’offesa a un popolo che ha conosciuto pagine drammatiche della propria storia e che non merita, un secolo dopo, simili parole negazioniste.

La storia delle relazioni fra armeni e azeri nel Caucaso è molto complicata, sicuramente non può essere analizzata a senso unico. L’importante è farlo con obiettività e senza alcun recondito interesse che non sia il puro amore per la verità.

Consilgio per la comunità armena di Roma

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