Armenia, conflitto Nagorny Karabakh: Erdogan sostiene l’Azerbaigian (Globalist 03.04.16)

Dopo la pace firmata nel 1994, la regione Nagorny Karabakh rischia di tornare una zona calda di guerra. Il conflitto è rieploso ieri. L’Azerbaigian contro i separatisti della regione del Nagorno Karabakh, appoggiati dall’Armenia.
Era dal 1994 che non si registravano scontri così violenti nel Nagorno Karabakh, la regione dell’Azerbaigian contesa dalla vicina Armenia. Secondo fonti locali non verificate ci sarebbero decine di morti tra i soldati delle due contrapposte forze armate, anche se un bilancio ufficiale è difficile da stabilire.

Lo scontro e il cessate il fuoco. L’Azerbaigian ha annunciato che rispetterà un cessate il fuoco unilaterale nel conflitto rieploso ieri. Nei combattimenti di ieri Baku ha riconosciuto di aver persone 12 soldati, un elicottero ed un carro armato, mentre l’Armenia ha stilato un bilancio di 18 morti e 35 feriti nelle sue file. Ci sarebbero state anche vittime tra i civili.

Gli armeni hanno abbattuto un elicottero azero. Decine di persone sarebbero rimaste uccise ieri nei combattimenti scoppiati dopo che l’esercito armeno ha riferito di aver abbattuto un elicottero azero, sostenendo minacciasse di penetrare nel territorio del Nagorno Karabakh. Ma la situazione è in continua evoluzione.

La Turchia. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha promesso di sostenere l’Azerbaigian – alleato di Ankara – “fino alla fine” del conflitto con l’Armenia sulla contesa regione di Nagorny Karabakh. Ieri in nuovi scontri sono morti almeno trenta soldati, su entrambi i fronti. “Preghiamo che i nostri fratelli azeri prevalgano in questi combattimenti con il minor numero possibile di vittime”, ha dichiarato Erdogan, secondo la presidenza, a un giornalista azero durante la sua visita negli Stati Uniti. “Supporteremo l’Azerbaigian fino alla fine”, ha aggiunto.
Il presidente armeno Serzh Sarkisian ha dichiarato che diciotto soldati armeni sono stati uccisi e trentacinque feriti nelle “ostilità su più larga scala” dalla tregua del 1994, che ha messo fina a una guerra che ha visto i guerriglieri appoggiati dall’Armenia sottrarre il territorio all’Azerbaigian.
In precedenza il ministero della Difesa azero ha dichiarato che dodici suoi soldati sono stati uccisi e un elicottero militare abbattuto. Erdogan ha inoltre criticato i fallimenti del Gruppo di Minsk – che ha guidato gli sforzi dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) per arrivare alla pace sotto la presidenza di Francia, Russia e Stati Uniti – per risolvere il conflitto.
“Siamo di fronte a simili incidenti perchè il Gruppo di Minsk ha sottovalutato la situazione”, l’accusa di Erdogan.

L’appello dell’Onu per il rispetto del cessate il fuoco. Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban ki-Moon, ha esortato Armenia e Azerbaigian a rispettare il cessate il fuoco in Nagorno Karabakh, evitando una escalation del conflitto per il controllo del territorio la cui sovranità è contesa dai due Paesi dal 1988. Ban, si legge in una nota, “è profondamente preoccupato per le recenti notizie di violazioni su vasta scala del cessate il fuoco” dichiarato nel 1994, a seguito della guerra separatista, ed è “particolarmente allarmato dal riferito uso di armi pesanti e dall’alto numero di vittime, tra cui civili”.

Invito alla calma anche da Mosca e Washington. Anche Russia e Stati Uniti sono intervenuti nella crisi del Nagorno Karabakh, invitando Erevan e Baku ad astenersi da ulteriori azioni che potrebbero portare a un’escalation del conflitto. Diversi appelli a moderare la tensione sono arrivati dalla comunità internazionale, tra cui dal presidente russo Vladimir Putin, il cui Paese è un mediatore chiave. Il tema dell’escalation nell’enclave, dove le schermaglie sono frequenti, è stato affrontato a Washington dal presidente armeno, Serz Sargsyan, con il segretario di Stato americano John Kerry. Il presidente azero, Ilham Aliev, ha intanto insistito sul fatto che Baku non rinuncia a recuperare con la forza il Nagorno Karabakh. Gli scontri fanno temere l’allargamento del conflitto nella regione, attraversata da oleodotti e gasdotti.

La storia della zona contesa: Nagorno Karabakh. Un’enclave, molte tensioni e una guerra con 30mila morti Il Nagorno Karabakh si trova in Azerbaigian ma è controllato da armeni, ed è proprio l’Armenia a sostenere il territorio a livello militare ed economico da quando la guerra separatista è finita nel 1994. La zona è contesa dai due Paesi dal 1988. Tra quell’anno e il 1994 sono rimaste uccise oltre 30mila persone, mentre ora comunità internazionale considera la regione come parte dell’Azerbaigian. Dalla fine della guerra sono in corso negoziati promossi dal Gruppo di Minsk (creato dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa -Osce- per monitorare il cessate il fuoco, guidato da Francia, Russia e Stati Uniti).

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