Armenia: disastro ambientale in Artsakh programmato da Baku? (Il primato nazionale 09.05.23)

Roma, 9 mag – Nonostante il grande occhio mediatico sia continuamente puntato sulla guerra in Ucraina, soprattutto in questa giornata nella quale Mosca festeggia la vittoria comunista contro i fascismi europei, in diverse ex repubbliche sovietiche la tensione rimane alta. Ancora una volta andiamo in Armenia, terra martoriata da secoli, stretta tra Turchia, Georgia, Iran e Azerbaigian. Proprio quest’ultimo Paese è da anni antagonista diretto del popolo armeno che vive nei territori di confine e, in modo ancora più grave, nelle enclavi presenti nei territori occupati da Baku. Tra questi, come sappiamo, la regione più al centro della lunga disputa tra i due stati è il Nagorno Karabakh: vera e propria roccaforte cristiano-armena circondata dai territori musulmani-azeri e da anni assediata dall’esercito dell’Azerbaigian. Ma in Artsakh i problemi non sono legati solo direttamente alla guerra o alle violente prepotenze che gli azeri puntualmente compiono nei confronti degli armeni: molti altri modi, non meno gravi, vengono usati da Baku per opprimere più o meno sotto traccia la popolazione del Nagorno Karabakh.

Il Nagorno Karabakh ancora sotto assedio azero

Negli ultimi anni vi abbiamo parlato, anche direttamente con reportage dal fronte, di come le truppe azere continuino a conquistare territorio armeno nel silenzio internazionale. Nonostante nel 2020 i russi aprirono un corridoio umanitario, in modo che la popolazione del Nagorno Karabakh potesse ricevere risorse e aiuti da Erevan, l’assedio azero nei confronti dell’Artsakh è continuato inginocchiando gli armeni in un embargo nemmeno troppo velato. Negli ultimi cinque mesi, infatti, la Repubblica dell’Artsakh è nuovamente sotto assedio. Un serrato blocco dei trasporti e dell’energia, giudicato “illegale” da Erevan, è divenuto ora “uno dei principali strumenti della politica di pulizia etnica costantemente e sistematicamente perseguita dall’Azerbaigian a livello statale”. A dichiararlo, oggi, è lo stesso ministero degli Esteri dell’Artsakh, che avvisa inoltre di un’imminente disastro ambientale provocato dall’Azerbaigian.

In Artsakh un disastro ambientale ordinato da Baku?

Secondo quanto dichiarato dal ministro degli esteri dell’Artsakh, le autorità azere stanno cercando non solo di creare condizioni socio-economiche insopportabili, ma anche di “provocare artificialmente un disastro ambientale e minare le basi dello sviluppo sostenibile dell’Artsakh”. In particolare, l’Azerbaigian starebbe ancora impedendo la riparazione della sezione danneggiata Aghavno-Berdzor dell’unica linea elettrica ad alta tensione che va dall’Armenia all’Artsakh. All’agenzia di stampa Armenpress, il ministro del Nagorno Karabakh ha spiegato che per aggravare la crisi energetica, “l’Azerbaigian ha anche regolarmente interrotto la fornitura di gas naturale dall’Armenia all’Artsakh”. A due mesi dall’ultima interruzione, infatti, la centrale idroelettrica sul bacino del lago Sarsang è divenuta l’unico mezzo per mitigare la crisi energetica. “La continua politica azera di assedio e blocco energetico – continua il comunicato armeno – ha inevitabilmente portato al rilascio di una quantità senza precedenti di acqua dal bacino per generare l’elettricità necessaria per gli assediati dell’Artsakh durante il freddo periodo invernale”.

Una crisi energetica scomoda per i catastrofisti del clima

Le autorità dell’Artsakh hanno più volte attirato l’attenzione della comunità internazionale sul fatto che, la continua deliberata ostruzione da parte dell’Azerbaigian alla fornitura di gas naturale ed elettricità dall’Armenia all’Artsakh porterà a conseguenze disastrose, in particolare per il bacino di Sarsang, che è il più grande e la più importante fonte di acqua dolce nell’Artsakh. Come avverte il ministero degli esteri armeno, lo svuotamento del bacino idrico di Sarsang “avrà gravi conseguenze ambientali per l’intero ecosistema della regione e priverà la popolazione, sia dell’Artsakh che di alcune regioni dell’Azerbaigian, delle risorse idriche necessarie per la vita quotidiana.

Armeni lasciati soli ancora una volta

Creando i presupposti per l’affondamento del bacino di Sarsang e provocando ciò che si può definire un disastro ambientale, secondo gli armeni le autorità azere perseguono diversi obiettivi, tra cui “creare condizioni di vita insopportabili nell’Artsakh e preparare il terreno per accuse di uso spregiudicato delle risorse idriche come pretesto per nuove provocazioni militari”. Infine, il portavoce della regione armena sotto assedio sottolinea ancora una volta che, “a causa delle continue azioni illegali e aggressive dell’Azerbaigian, la situazione umanitaria nella Repubblica dell’Artsakh e la situazione politico-militare nella regione si stanno rapidamente deteriorando“. Ad oggi, cercando in rete così come sulla carta stampata, pare che nessuna testata giornalistica italiana o europea ne abbia dato ancora notizia. Noi de il Primato Nazionale, però, ancora una volta ci sentiamo in dovere di dar voce a questa piccola regione martoriata da decenni, con la speranza che anche altri organi di informazione riescano finalmente a guardare i mali del mondo andando oltre le sanguinose “mode” del momento.

Andrea Bonazza

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