Armenia e Georgia, le chiese sui nidi d’aquila (La Stampa Viaggi 08.06.19)

L’Armenia e la Georgia sono isole cristiane sopravvissute per secoli, non si sa come, in mezzo a un oceano di Islam. Le loro chiese e i loro monasteri stanno abbarbicati in posizioni elevate e scenografiche sulle montagne, quasi volessero sfuggire ai pericoli che le circondano. La capitale armena Erevan ospita il memoriale (Tsitsernakaberd) di un genocidio riconosciuto ufficialmente come tale dal Papa e dell’Unione europea – ma non ancora dalla Turchia. La Georgia invece pone al viaggiatore il problema di percorsi stradali tortuosi per aggirare qualcuna delle repubbliche separatiste locali sostenute dalla Russia. Insomma una visita in questa parte di mondo, magari proprio un itinerario fra chiese e monasteri, fa scoprire due terre bellissime quanto tormentate. Ma niente paura, qui da molti anni non ci sono più guerre in corso, e il viaggio si fa in tutta sicurezza. Magari vedrete volare la colomba della pace, o quella di Noè e dell’Arca, che dopo il diluvio si posò proprio da queste parti, sul Monte Ararat, il più alto dell’Armenia.

Un’immagine notturna della cattedrale georgiana di Svetitskhoveli

Il Monte Ararat veglia con presenza quasi metafisica sull’Armenia e sulle sue chiese

Casomai il pericolo (si fa per dire) viene dalla gastronomia: il cibo locale è squisito ma d’altri tempi, di molto prima che il mondo cominciasse a preoccuparsi del colesterolo. Si mangia una quantità di formaggi eccezionali, che fanno da contorno a molti piatti, dall’antipasto al dessert (oltre che alle portate principali) e di certo non alleggeriscono la dieta. In Georgia, in particolare, è un’ottima idea annaffiare pranzo e cena con il caratteristico vino d’anfora di queste parti, invecchiato sottoterra; qui dicono che sia il primo vino creato al mondo, e gli storici confermano.

Due immagini del Monastero delle Sette Chiese di Geghard scolpito nella roccia

Se siete in Armenia e programmate un mordi-e-fuggi, la capitale Erevan e i dintorni offrono già un saggio adeguato; nelle vicinanze c’è il complesso di Echmiadzin, sede del Patriarcato e sintesi dell’architettura religiosa locale. Il sito archeologico di Zvartnost permette di gettare uno sguardo ancora più indietro nel passato di questo Paese che si presenta come il primo a essersi convertito al cristianesimo. Vi perdete il meglio, però, se non proseguite fino a Geghard dove c’è il Monastero delle Sette Chiese scolpito nella roccia, una montagna trasformata in luogo di culto a colpi di scalpello. Non lontano, a Garni, si trova anche un tempio ellenistico dedicato a Elio, doppiamente suggestivo in questa landa remota.

Amberd, o la Fortezza della Nubi, in una regione fuori mano dell’Armenia

Fin qui abbiamo girato attorno a Erevan. Allontanandoci (ma neanche tanto, l’Armenia è piccolina) il posto più bello che abbiamo viso è il Monastero di Noravank, un nido d’aquila; poi c’è Amberd nell’estremo Nord, che in lingua locale vuol dire la Fortezza delle Nubi: una scenografia degna del film Conan il Barbaro.

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Tre suggestive immagini (una delle quali violentemente controsole) del Monastero armeno di Noravank

Pure la Georgia è una terra antichissima, la terra del Vello d’oro e di Giasone. Sulle rive del Mar Nero, nella Colchide degli Argonauti, la città di Batumi sfoggia un’antica fortezza romana (ebbene sì, i Romani arrivarono fin qui). Coma l’Armenia, anche la Georgia vanta chiese antichissime, come in Italia si fa fatica a trovarne, perché da noi sono state quasi tutte rimaneggiate (nel Barocco diventavano un po’ barocche e così via) mentre qui sono rimaste intatte com’erano nel V o nel VI secolo.

Il monastero georgiano di Jvari nella tarda primavera, con gli alberi in fiore

Sembra una foto scattata in qualche località italiana e invece questa è la fortezza romana di Batumi, nella Colchide di Giasone e del Vello d’Oro

Nell’estremo Nord, alla frontiera con la Russia, la chiesa di Gergeti è in assoluto il più bel monumento che si trovi in Georgia: svetta a quasi 2200 metri in un posto metafisico con le cime della Catena del Caucaso a far corona. Per arrivarci si percorre una landa verdissima piena di animali al pascolo e quasi senza esseri umani in vista. L’avvicinamento è pellegrinaggio. Lungo il tragitto altre due perle: il monastero di Jvari e la cattedrale di Svetitskhoveli che ingloba, come succede ad Assisi con la Porziuncola, una chiesetta molto più antica.

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Il re georgiano Vakhtang Gorgasali fa buona guardia alla chiesa di Metekhi Case a strapiombo sul fiume Kura, in duplice versione serale e tardo pomeridiana

Nella capitale Tbilisi, a strapiombo su un’ansa del fiume Mtkvari, la statua equestre del re Vakhtang Gorgasali fa la guardia alla chiesa di Metekhi che risale al V secolo. Ancora più in alto, in cima a una collina rocciosa, i bastioni dell’antica fortezza di Narikala vanno conquistati a fatica, arrampicandocisi con l’aiuto delle mani; ma il panorama da lassù è un gran bel premio.

Il posto più strano della Georgia si trova nella città di Gori: lì ci sono la casa natale del compagno Stalin, il mausoleo ufficiale, il vagone ferroviario corazzato e tanta altra roba. Atmosfera strana, come se il suo fantasma potesse saltar fuori da un momento all’altro.

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