Armenia, parlamento boccia leader opposizione come premier (Ansa 01.05.18)

(ANSA) – YEREVAN, 1 MAG – Sale ancora la tensione in Armenia: il parlamento a maggioranza ha bocciato il leader dell’opposizione e riferimento delle manifestazioni che riempiono le piazze da settimane, Nikol Pashinyan, come primo ministro. Un voto – 55 no e 45 sì – che avveniva mentre fuori dal parlamento di Yerevan decine di migliaia di persone sostenevano Pashinyan. Quest’ultimo, prima del voto in aula, ha affermato che se come leader dell’opposizione non fosse stato eletto premier, l’Armenia sarebbe stata travolta da uno “tsunami politico”, finirà nel caos.


Armenia, l’opinione di Simone Zoppellaro sulla “rivoluzione di velluto”.(Euronews.com 01.05.18)

Nelle scorse settimane, in Armenia, la cosiddetta “rivoluzione di velluto” ha posto fine allo strapotere del Repubblicano Serzh Sargsyan. Ora, gli occhi sono putati sul leader di quella rivoluzione, Nikol Pashinyan, che quasi certamente si appresta ad essere nominato primo ministro. Per saperne di più sulla sua figura e sulle ragioni soggiacenti alla protesta abbiamo intervistato Simone Zoppellaro, giornalista e scrittore (di recente autore di un acclamato libro sul genocidio degli Yazidi) che nella capitale armena Erevan ha vissuto per due anni, e il cui saggio “Armenia oggi- Drammi e sfide di una nazione vivente” (2016, Guerini e associati) è stato di recente pubblicato in un’edizione per il mercato armeno.

Zoppellaro, chi è dal suo punto di vista Nikol Pashinyan`?

“E’ il volto nuovo della politica armenia. Non è interamente nuovo, in realtà, perché già nel 2015 aveva preso parte, seppur con minor protagonismo, alla protesta denominata ‘Electric Erevan’, partecipando in seguito anche alla presa di una stazione di polizia. Viene dal giornalismo, oltre che da un piccolo partito d’opposizione, e nessuno immaginava potesse arrivare così lontano: se verrà nominato Premier, di fatto metterà fine a un decennio di strapotere repubblicano”.

L’ex presidente e premier Sargsyan, come il premier ad interim Karen Karapetyan, appartengono entrambi a una classe di oligarchi che per anni ha irregimentato la vita del paese: cosa esattamente rimprovera loro il popolo armeno?

“Innanzitutto la gestione familistica del potere economico e politico. In Armenia l’economia è strutturata in una serie di monopoli, e la politica funziona sulla base dei legami intrattenuti con i vari oligarchi. Sono inoltre biasimati per l’enorme corruzione che pervade ogni singolo aspetto della vita armena, dalle più alte sfere del potere politico all’ordinaria amministrazione degli ospedali o degli uffici amministrativi: anche per poter effettuare una semplice radiografia, in Armenia, è necessario corrompere un funzionario. La corruzione è presente anche nelle competizioni elettorali, dove brogli sono stati ripetutamente documentati in quasi tutte le ultime tornate. E sono incolpati infine per la debolezza di un paese la cui crisi economica si sta progressivamente aggravando con la guerra del Nagorno Karabakh. L’Armenia è un paese sempre più debole e povero, dal punto di vista economico, sociale e militare”.

Molto si è detto anche dei possibili risvolti geopolitici di questa protesta…

“Per quanto mi riguarda, credo che molte delle interpretazioni circolate nei media italiani ed europei fossero quantomeno forzate. La questione geopolitica è molto marginale nelle sollevazioni di questi giorni: lo stesso Pashinyan ha detto che la presenza russa nel paese non è in discussione e che le due basi russe con i loro 5mila soldati rappresentano un elemento di stabilità nel paese. Mosca, da parte sua, ha sottolineato come la “rivoluzione di velluto” sia una faccenda prettamente domestica e che il Cremlino non si sarebbe schierato. Ovviamente le cose potrebbero cambiare in futuro, ma l’egemonia russa – che è di certo l’elemento maggiormente caratterizzante dell’Armenia post-sovietica – al momento non è in discussione”.