Armenia: storia di un popolo coraggioso e tenace (periodicolaesperanza.com 17.01.23)

L’Armenia storica è un territorio molto più vasto del piccolo stato caucasico che porta il nome di Repubblica di Armenia. Come regione storica, l’Armenia è situata a est del corso superiore dell’Eufrate, a sud del Caucaso e a nord della Mesopotamia; un vasto altopiano che congiunge il Continente Europeo a quello asiatico, da sempre crocevia di traffici commerciali che hanno determinato la storia della civiltà.

Su questa «terra di mezzo» domina il monte Arat, che supera i 5000 metri, su cui secondo la tradizione si è arenata l’arca di Noè: «Nel settimo mese, il diciassette del mese, l’arca si posò sui monti dell’Ararat. Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti» (Genesi, 8, 4-5). Oggi questa zona conta complessivamente circa 5 milioni di abitanti, fino agli inizi dell’Ottocento essa era popolata prevalentemente da Armeni, cristiani, sedentari e dediti all’agricoltura, da curdi, pastori nomadi e musulmani, e da minoranze di Iranici, Turchi, Tatari, Russi, Circassi e Georgiani. La Repubblica di Armenia occupa solo il territorio della vecchia Armenia sovietica, mentre la maggior parte dell’Armenia storica si trova entro i confini attuali della Repubblica di Turchia.

La storia dell’Armenia è molto antica, un continuum culturale lunghissimo che è per noi impossibile riassumere in un breve articolo: i primi reperti di arte armena risalgono al terzo millennio avanti Cristo. In origine il territorio che formò la Grande Armenia era un insieme di piccole entità statali popolate da indoeuropei, le quali si saldarono insieme nel Regno di Van-Urartu (860-585 a.C.), un nome che dovrebbe rimandare ancora all’Ararat biblico. Diverse invasioni posero fine alla prosperità dello stato, prima vennero i Cimmeri e gli Sciti, poi i Persiani (VI-IV sec. a.C.) e Alessandro Magno. In estrema sintesi, nel I secolo avanti Cristo, l’Armenia fu unificata da Tigrane II detto il Grande (140 a.C. ca.-55 a.C., Re dal 95 a.C. alla sua morte), che nel 69 a.C. fu sconfitto da Lucullo (117 a.C.-56 a.C.), e nel 66 a.C. la regione accettò la protezione romana.

L’Armenia fu il primo stato ad adottare il Cristianesimo come religione ufficiale; Re Tiridate III (250-330), si convertì con la sua corte e venne battezzato da Gregorio Illuminatore (257 ca.-332 ca.): nel 301 dichiarò il Cristianesimo Religione di Stato. Nel 387 l’Armenia fu spartita tra l’Impero Romano d’Oriente e quello Persiano, nel VII secolo fu colpita dalle invasioni arabe e dopo un periodo di indipendenza fu conquistata dai Selgiuchidi nel 1064. Seguirono invasioni mongole e infine la sottomissione ai Turchi Osmanli nel 1473, da allora l’Armenia fu terra di scontro tra la potenza turca e la Persia. Le burrasche che si abbatterono sugli armeni li spinsero già molti secoli or sono a lasciare la loro Patria per trovare fortuna altrove. Nel 1715 approdò a Venezia l’Abate Mechitar di Sebaste (1676-1749), che due anni dopo fondò la Congregazione armena dei Padri Mechitaristi, insediata nella laguna veneta presso l’isola di San Lazzaro, affidatagli dalla Repubblica di Venezia.

Niños armenios deportados y maltratados por los turcos. Imagen del genocidio armenio

L’Armenia persiana fu conquistata dai Russi nel 1828 e seguì le sorti di quel popolo. Nell’Armenia ottomana, invece, la nascita del nazionalismo turco coincise con persecuzioni sempre più violente verso gli Armeni (1894, 1895-96, 1909), sospettati di ordire tentativi insurrezionali per conseguire l’indipendenza. L’odio razziale dei nazionalisti turchi culminò nel genocidio del 1915-20, con una grande diaspora che si sommò alle precedenti. Il Medz Yeghern (il grande crimine) compiuto dai Turchi è stato raccontato dalla scrittrice padovana Antonia Arslan in un suo famoso romanzo edito nel 2004, La masseria delle allodole, che attinge da ricordi e testi storici: «[I Turchi] hanno ordini precisi. L’operazione deve essere condotta in modo molto moderno, con precisione chirurgica. Bisogna evitare di allarmare o coinvolgere, con spettacoli pietosi, i vicini di casa degli armeni, i loro amici turchi, i missionari americani, gli ebrei, i greci poi, che sono tanti. La partenza deve svolgersi con fredda regolarità, nessuno deve ricordarsi delle scomposte cacce all’uomo dei tempi del sultano, quando i cadaveri degli armeni morti venivano accatastati trionfalmente per le strade di Erzerum o di Costantinopoli e qualcuno si è fatto immortalare da reporter occidentali in piedi sul mucchio, appoggiato a un fucile». Il genocidio armeno fu programmato con freddezza e lucidità.

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